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Giasone e il vello d'oro

C’era una volta un drago gigantesco, che abitava in un luogo fuori dal mondo dei mortali, aldilà di rupi azzurro cupo e rocce nere sempre serrate, che si aprivano solo per far passare le colombe di Zeus che portavano l’ambrosia agli dei. Questo terribile drago nascondeva tra le sue fauci un montone dal lucente vello d’oro.In un altro paese lontano da lì, c’era un re che voleva tanto avere quello splendente montone, ma non trovava nessuno che avesse tanto coraggio, audacia, iniziativa e, perché no, incoscienza, da esaudire il suo desiderio. Finché un bel giorno arrivò Giasone che non si fece pregare due volte, ma detto fatto, radunati una cinquantina di spericolati eroi come lui, si imbarcò con la sua ciurma sulla «rapida Argo», una nave speciale, velocissima che, per non essere stritolata dalle rocce azzurre e nere, doveva volare come le colombe di Zeus.«Mission impossible», ebbene sì missione impossibile, ma perbacco ci vuole pure qualcuno che si getti nell’impresa senza fare troppe domande e sollevare cavilli: per gli ideali si combatte, non si pretendono garanzie. E Giasone, un arietino doc., affronta e supera insieme ai suoi indomiti compagni ogni genere di prove e difficoltà, e uscito più morto che vivo dalle fauci del drago col caprone d’oro in pugno, può vittorioso ritornare in patria.Ah dimenticavo, non fu tutto merito suo, venne abbondantemente aiutato dalla tragica Medea perdutamente innamorata di lui, e ahimè, una volta a casa anche il prode Giasone se ne dimenticò, e la pagò cara, perché anche nei miti come nella vita con l’amore non si scherza.