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LA FEBBRE DEL GIOCO

a cura di Lidia Fassio
 

La precarietà del lavoro e della vita aggiunte al desiderio di avere tutto e subito e al gusto per l’improvvisazione e il rischio tendono a portare le persone verso l’illusione di guadagni facili o meglio ancora verso il gioco che può alimentare la speranza di fare il “colpo della vita”, quello che risolve tutti i problemi per sé e per la propria famiglia.

Il gioco occupa spesso la mente delle persone e non è detto che resti confinato all’infanzia, anzi, diciamo che mantenere il gusto per il divertimento e per giocare è una delle cose che possono contribuire ad avere una mente giovane. Se restiamo in contatto con il nostro “bambino interiore” possiamo mantenere una mente molto giocosa che può trarre nutrimento anche dallo svago e da tutto ciò che può divertire e “ricreare”.

Il gioco è dunque un’attività importante per l’essere umano e non solo per lui perché anche gli animali giocano e, soprattutto i cuccioli di ogni razza, dedicano una parte importante della vita al gioco; Eric Erickson dice che è dal gioco che nasce l’industriosità degli adulti e che i bambini che non giocano non saranno mai adulti industriosi. Vedere i bambini giocare è qualcosa che apre il cuore perché si comprende quanto sia fondamentale per la crescita e per l’apprendimento e non solo per l’appagamento. Il gioco è prima di tutto affinamento delle proprie capacità, scambio con gli altri e superamento di difficoltà e di limiti.

Astrologicamente parlando Gemelli e Leoni sono i segni che più hanno nel loro DNA l’attività ludica e, non a caso, le case corrispondenti, la terza e la quinta, rappresentano anche due età magiche in cui i bambini giocano, socializzano, si inseriscono nel mondo ma scoprono anche le loro potenzialità e, soprattutto, esprimono la loro identità.
Questi due segni sono anche in assoluto quelli che segnano persone la cui voglia di giocare non termina mai; se c’è una cosa che i Gemelli desiderano è appunto giocare: per loro la vita stessa è un gioco. Anche il Leone è un gran giocatore magari con qualche problema in più rispetto alla perdita ma, in ogni caso, il desiderio di animare e di divertire e di essere al centro dell’attenzione è molto forte ed accomuna entrambi portando i nativi a intrattenere e divertire utilizzando il gioco come strumento.

Il gioco in questo senso è un vero e proprio piacere, diverte ma al tempo stesso, fa scoprire nuove risorse ed apre strade infinite all’intelligenza. Per intenderci tutti dovremmo mantenere un rapporto con il gioco perché può aiutarci a socializzare meglio e nello stesso tempo ad impiegare in maniera piacevole e divertente una parte del nostro tempo libero.

Certo, occorre distinguere tra il gusto sano per il gioco che tutte le persone mantengono soprattutto quando sono in compagnia o nelle feste più importanti dell’anno, al gioco inteso invece come desiderio di vincere del denaro scommettendo su una squadra, oppure giocando dei numeri al lotto o al superenalotto che può interessare molte persone che provano e che investono una piccola cifra per tentare la fortuna. Non si possono confondere queste due modalità di praticare il gioco che restano ancorate al puro divertimento o alla speranza di vincere qualcosa con il gioco o la scommessa dal vero e proprio gioco d’azzardo che, invece, immette quasi sempre nella patologia da dipendenza vera e propria.

Quando si parla di gioco d’azzardo, quello per intenderci in cui si diventa giocatori abituali e si è mossi da spinte incontrollabili, siamo di fronte al gioco compulsivo considerato una vera e propria patologia che non ha più nulla a che fare con lo svago ma anzi, diventa ossessivo ed immette direttamente nel tunnel della dipendenza sottraendo letteralmente la vita a chi ne diventa vittima.

Quando dal semplice gioco socialmente innocuo si passa al rischio e alla dipendenza ci troviamo di fronte ad una vera e propria piaga sociale, spesso sottovalutata e tollerata salvo nel caso in cui tocchi qualcuno della propria famiglia.
In questo caso siamo di fronte ad una situazione che può paragonarsi alla dipendenza da alcool o da droga in cui il soggetto diventa un vero e proprio schiavo in cui sono presenti tutte le problematiche della dipendenza ovvero: la tolleranza, l’astinenza e la perdita di controllo.

Il gioco ha a che fare con la fuga temporanea dalla realtà, con l’alleggerimento della vita quotidiana: una partita a pallone, o a carte distende i nervi e allontana per un attimo dai problemi; trascorrere invece le giornate in un casinò o in una sala giochi, al Bingo o ai video poker è cosa del tutto diversa che ci mette di fronte alla labilità di confini tra la normalità e la patologia.

Chi ha studiato il fenomeno del gioco sostiene che esso è presente da sempre, in tutte le culture e in tutte le civiltà; soprattutto è presente la “scommessa” che sembrerebbe sostituire la competitività o meglio, portarla ad un livello meno drammatico e più ludico. Le civiltà odierne hanno tuttavia aumentato di molto le possibilità di giocare; sono tantissime oggi le occasioni di giocare e, generalmente sono anche forme innocenti che, tuttavia, non è detto che rimangano tali.
Di certo il responsabile non è il gioco che, in sé stesso, non ha alcuna controindicazione; ciò che è patologico sono i comportamenti delle persone che possono diventare vittime della dipendenza da gioco; in questo caso possiamo parlare di fattori altamente soggettivi che riguardano senza dubbio specifiche predisposizioni individuali e alcune caratteristiche della personalità.

In fondo tutti gli individui hanno giocato, quasi tutti sono andati almeno una volta al casinò a tentare la fortuna, molti giocano a carte, oppure giocano regolarmente la schedina  o al lotto senza mai sviluppare una dipendenza; altri invece, dopo i primi contatti con il gioco, sviluppano una sorta di morbosità verso di esso fino a che si trovano immersi in un rapporto patologico molto difficile da risolvere.

Come sempre ci troviamo di fronte a risposte di tipo individuale che si innescano su una sorta di predisposizione; in effetti, possiamo dire che una casa quinta piena di pianeti, oppure una forte concentrazione di pianeti in Gemelli o in Leone possono riflettere una natura “giocosa” a cui si può aggiungere una buona predisposizione per la competizione ma, questo non è detto che debba tradursi in una patologia da giocatore.
Certo, le cose si complicano quando a queste combinazioni si aggiungono anche forti componenti scorpione e/o quadrature tra la quinta casa e l’ottava che spingono ad amare il rischio come compensazione di insicurezze e di problemi che riguardano prevalentemente l’autostima e l’identità personale.

Tuttavia, sappiamo anche che non bastano le segnature del tema natale per darci delle verità; esse infatti rientrano nelle potenzialità che poi alcuni individui svilupperanno in modo creativo ed altri in modo più distruttivo e problematico. Infatti, le segnature quinta ottava possono anche dare individui molto creativi che utilizzeranno certe pulsioni in modo originale, traendo da esse soddisfazioni di ben altro livello.

In fondo il gioco può essere considerato alla stessa stregua dell’alcool: il 90% delle persone viene a contatto con l’alcool, il 40% di esse lo utilizzerà con parsimonia, a tavola e in particolari occasioni mentre, il 2% delle persone diventerà alcolista: il gioco è la stessa cosa, tutti sperimentano il gioco, quasi tutti giocheranno ancora nella vita senza problemi e, circa il 3% diventa dipendente e si rovina la vita anche se ci sono circa un 30% di persone che giocano d’azzardo.

Come per le altre dipendenze la difficoltà sta nel rendersi conto e nel comprendere che si sta scivolando dentro ad essa: spesso la presa di coscienza avviene solamente quando la dipendenza si è già instaurata e il gioco è diventato un impulso che non si sa più gestire in quanto si è già totalmente asserviti e sottomessi ad esso, come ad una forza invisibile che non dà tregua.
Un grave errore sta nel considerare il gioco un vizio: si tratta di qualcosa di ben diverso e molto vicino alla malattia.

La psicologia ha individuato alcune cose interessanti che caratterizzano la personalità del giocatore. Si parla di “azione, passione ed avventura” tre parole magiche del giocatore che, quindi comincia a “riempire” con il gioco un vuoto legato alla noia, all’insoddisfazione, alla depressione, alla bassa autostima e alla mancanza di senso e di motivazione. In effetti, la personalità del giocatore ha al suo interno un nucleo depressivo che si innesta su impulsività, sulla ricerca di emozioni forti, sull’amore per il rischio e la competitività.

In fondo, se consideriamo la quinta casa e l’ottava vediamo che sono molto legate a questi simboli: una quinta piena regala un forte amore per la vita; il soggetto riesce a trovare passione nelle cose che fa, è creativo e vuole contare nel mondo, fare qualcosa di importante: ha una natura eroica che lo spinge all’avventura e all’essere protagonista. Le quadrature con l’ottava inseriscono una nota di insoddisfazione, di mancanza di potere sulla vita e, in genere creano un senso di vuoto e di impotenza che va  a minare il senso di autostima e di valore personale; su questo ci sono anche aggressività, ansia e frustrazione. Da qui in genere nasce il desiderio di rivendicazione che, misto al bisogno di avere emozioni forti e di rischiare, può fare il resto.

In effetti a stimolare il giocatore è proprio la speranza di vincere che tuttavia comporta l’incertezza dell’esito e l’eccitazione per il rischio che si corre.
Il giocatore tuttavia nutre anche l’illusione di avere tutto sotto controllo (vero e proprio pensiero magico” che permette di stare in uno stato d’animo artificioso ma di beatitudine.
Nel giocatore manca il controllo del Super Io e quindi lascia libero accesso al pensiero magico (quinta casa) e alla fantasia.
In effetti, possiamo dire che nel tema dei giocatori Saturno è spesso un pianeta poco in evidenza anzi, solitamente emerge solo per il lato frustrante e la mancanza di disciplina e di autocontrollo. In questo modo non sono in grado di fronteggiare le pulsioni che giungono dall’inconscio perché non trovano barriere adatte ad arginarle e a convogliarle su qualcosa di positivo.

In pratica i giocatori dicono di “sentirsi vivi” quando giocano e qui entriamo in un clima tipico da casa ottava in cui, senza stimoli e motivazioni profonde si è preda nel senso di morte e della conseguente mancanza di speranza.
Inoltre, il gioco d’azzardo consente anche di sentirsi inseriti in alcuni valori che sono riconosciuti dalla nostra società come ad esempio la competitività, l’audacia e  la capacità di assumersi rischio; i giocatori sono anche totalmente irrazionali e non hanno capacità di controllo.

Spesso, prima di diventare giocatori incalliti, queste persone avevano corteggiato il gioco ed  anche vinto occasionalmente “fase vincente” ed è  stata questa fase  a rinforzare la presunzione di essere più abili degli altri, di avere il controllo della situazione e di essere sicuramente in grado di utilizzare sistemi infallibili.
Dopo questa prima fase, entrano sempre in una fase “perdente” in cui alimentano l’illusione di essere solamente entrati in una fase sfortunata per cui, necessariamente, devono tornare a giocare e scommettere per recuperare il denaro perso in precedenza.
Da questo punto in poi le perdite si fanno ingenti e qui comincia il delirio dei prestiti per coprire i debiti: questa è la fase “della disperazione” in cui il bisogno di giocare è sempre più pressante al punto da giungere ad attività illegali; compaiono anche sintomi fisici quali ansia, panico, rabbia, frustrazione ed assoluta perdita di controllo.

Da questa fase generalmente il giocatore comincia a pensare di chiedere aiuto perché sa di “aver toccato il fondo”. Questo è un momento molto delicato in cui è possibile la guarigione ma dovrà essere aiutato: non è possibile far da sé, come in ogni altro tipo di dipendenza.

Oggi è  in continua crescita la quantità di denaro che viene investita nel gioco: più le condizioni sociali si fanno precarie e non sicure e più alcuni giochi hanno successo tipo le lotterie, il lotto, il Superenalotto e tutti i giochi della Lottomatica, quasi a compensare la mancanza di sicurezza che, comunque, genera ansia. Stiamo parlando qui di rapporti tra la seconda e l’ottava;  laddove mancano le sicurezze (seconda) si lavora per compensare con il rischio, l’improvvisazione e la sfida (ottava).
In Italia si è passati dai 18 mila miliardi spesi negli anni ’90 per il gioco, ai 35 mila del 2000 per arrivare oggi a spendere all’incirca il triplo.

Oggi i giocatori d’azzardo hanno un’occasione in più: Internet che mette a disposizione numerosi siti in cui si può giocare a poker, al casinò e ad altri giochi in cui, comunque, bisogna sempre puntare denaro.

In ogni caso tutto ciò fa anche parte dell’amore per il “denaro facile” che sembra essere il leit motiv delle società occidentali che, come sappiamo, sono spesso preda del “pensiero magico”.




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