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MIRAL

a cura di Francesco Astore
 
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Una cascata di stelle nel nuovo film del cineasta Julian Shnabel, Miral, frutto di un fortunato sodalizio artistico sentimentale tra la giornalista- scrittrice Rula Jebreal (che molti telespettatori italiani hanno conosciuto sugli schermi de La 7) e il regista americano: vi partecipano, accanto alla protagonista, l’incantevole Freida Pinto (attrice – rivelazione di Slumdog Millionaire), i veterani Vanessa Redgrave e Willem Dafoe, la coprotagonista, splendida Hiam Abbass (già conosciuta nel capolavoro Il giardino dei limoni), Alexander Sidding, Yasmine Al Massri, Omar Metwally, Makram Khoury, Ruba Blal fino alla figlia del regista Stella Shnabel.

Rula e Julian sono compagni anche nella vita e, appunto, il film è liberamente tratto dal romanzo autobiografico della giornalista “La strada dei fiori di Miral”.
Accusato da molti critici di essere stato girato e trattato in modo romanzesco, o ancora, sul piano estetico di “peccare” in ammiccamenti alla vituperata fiction televisiva, ha tuttavia il merito di esprimere in modo semplice, oserei dire didattico, tutto il dramma, il travaglio del conflitto arabo-israeliano.
Ma non solo. C’è forse uno sbilanciamento in direzione della causa palestinese, è vero, ma è la millenaria questione femminile (al di là delle critiche estetico formalistiche evidenziate dai cinefili più esigenti) a risaltare, realizzando un’opera degna di essere vista e degna di essere apprezzata.
Julian Shnabel è un regista in gamba, trasgressivo, capace di toccare aspetti insoliti e scottanti della cronaca del passato recente e dell’attualità.
L’ha dimostrato con Basquiat un film biografico sulla vita del pittore Jean-Michel Basquiat, poi con Prima che sia notte, dall’omonimo romanzo dello scrittore Reinaldo Arenas (con uno straordinario Javier Barden nel ruolo del protagonista) e, infine, con Lo scafandro e la farfalla, con cui ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 2007.
Rula Jebreal e Julian Shnabel, uniti nella vita, si “congiungono” anche nel film, lei araba e lui ebreo, (lei è anche la sceneggiatrice di Miral) allo scopo di illustrare a molti spettatori l’impotenza degli animi di buona volontà di fronte alla viscerale, crudele, violentante forza dell’ideologia, un’ideologia così falsamente intrisa di ideali e sogni di rivendicazione patriottica.

Come ha rilevato il commentatore Renato Volpone: “Il film lascia una profonda impronta sul cuore. È un film sulle donne, sul loro coraggio, sulla loro fragilità, sulla loro capacità di amare. Ognuna delle donne presenti nel film penetra nell’animo umano come un coltello affilato e la morte di alcune di esse viene percepita come una privazione dolorosa. La sensazione è la sofferenza del conflitto, della guerra, dei soprusi, e le donne ne sono le vittime sacrificali. Il riscatto avviene attraverso la lotta, la capacità di mettersi in gioco, il sapersi dare senza chiedere nulla in cambio, anzi dando tutto se stesse per un mondo migliore. E questo film è dedicato a tutte le persone che vogliono un mondo migliore”.

Il racconto parte dal 1948 e ha come teatro degli eventi Gerusalemme, la giovane Hind Husseini (Hiam Abbass), palestinese, si trova un mattino davanti un gruppo di bambini orfani (i genitori sono morti in un attacco israeliano): prevale in lei il sentimento materno, sceglie di accoglierli in una struttura che fonderà e che costituirà lo scopo della sua vita. Questa “casa dei bambini” sarà l’Istituto Dar Al Tifel (una sorta di collegio-orfanatrofio) che, grazie alla capacità di pacifica convivenza con le autorità israeliane, grazie agli abili sforzi politico diplomatici di Hind, diverrà una sorta di oasi di ricovero in mezzo all’inferno dell’eterna guerra.
E in questo recinto di serenità approderà Miral, a sette anni, dopo il drammatico suicidio di sua madre, portata dal padre, un uomo illuminato che cercherà con tutti i mezzi a disposizione di tenere lontana la sua bambina dalla follia dello scontro sanguinoso tra i due popoli.
Non ultimo con l’espediente di cambiarle il cognome arabo.
L’Istituto dove Miral sarà educata consentirà di ricevere un’istruzione e una cultura raffinate che permetteranno alle ragazze di Hind Husseini di riscattarsi non solo dalla condizione di arabe orfane ma addirittura da quella di donne nate in una zona del mondo tristemente famosa per i maltrattamenti (soprattutto alle donne!).
Insomma questa educazione sarà tale da permettere loro di conquistarsi un posto di rispetto e forse anche di prestigio, nello sfondo della guerra israeliano-palestinese, un’educazione che alle ragazza viene impartita costituendo uno dei punti-cardine del pensiero di Hind e la salvezza dell’Istituto: l’equidistanza dalle parti in conflitto.

Ma a diciassette anni Miral ritrova il possente richiamo alle sue radici arabe, scopre i gruppi politici d’azione, ribellione, sedizione palestinesi e in questa rete di contatti conosce l’uomo di cui si innamora, un attivista palestinese che sta lottando per liberare la sua gente. Valgono a poco gli sforzi della sua madrina Hind, Miral abbraccia la causa palestinese (in un primo momento) e sceglie la lotta segreta e armata, le cospirazioni, gli attentati.
Ma non sarà questo il suo destino.
Educata agli ideali di rispetto per la vita, di ricerca della libertà autentica per la sua gente, Miral individuerà presto insanabili contraddizioni nella lotta armata palestinese: sarà la assurda perdita del suo amore (naturalmente, a causa dell’irrazionalità della guerra) a far ritrovare definitivamente la strada alla ragazza. Guidata dalla saggezza della sua madrina Hindi Husseini, vero suo angelo custode, Miral, col cuore colmo di dolore sceglierà di andar via dalla sua amata terra, approderà in Italia dove l’aspetta un futuro di giornalista di successo.
Facile a questo punto individuare le suggestioni autobiografiche (fin troppo evidenti) tra Miral e Rula.
Nel film la bellissima Freida Pinto è quasi indistinguibile e scioccante anche nella sua somiglianza con la giornalista!
Non sappiamo tuttavia quanto di vero ci sia nel vissuto di Rula del racconto esposto nel film.

Rula Jebreal nasce ad Haifa il 23 aprile 1973 (l’ora di nascita è purtroppo sconosciuta).
Nel suo Tema Natale si ravvisano tutti i segnali della sua vicenda intensa e drammatica.
Toro con il Sole nei gradi zodiacali che corrispondono all’amore per la Terra, per il territorio che ci ha visti nascere, per la volontà di nutrirsi e vivere in quell’habitat natale, Rula ha anche Venere nel segno, testimone della sua personalità femminile portata all’espressione di valori pacifisti-ecologisti-libertari.
Tra parentesi Venere (bellezza) è in congiunzione con il Sole (personalità) definendo l’aspetto estetico che è di grande avvenenza nella Jebreal.
Ma questa congiunzione è al negativo quadrato di Giove in Aquario, ricordando, in modo molto preciso, le condizioni economiche di partenza, i patimenti economici e le difficoltà con l’ambiente stesso subite da Rula.
Mercurio nel battagliero Ariete opposto a Plutone nella utopista Bilancia (e al trigono di un infuocato Nettuno in Sagittario), ben evidenzia le tormentate lotte in età giovanile e la possibile perdita, da ragazza, dell’uomo amato (inserito, ovviamente, questo aspetto di opposizione drammatica nelle Case astrologiche adatte: Prima e Settima ad esempio, Quinta e Undicesima, o anche Terza e Nona).
Venere nel Toro è anche nel suo domicilio di Terra, una Terra primaverile, genuinamente materna, uterina, una madre-mondo contenitiva dei figli che ha generato, delle sue creature.
Come non riconoscere in questa Venere congiunta al Sole la madrina della giornalista, la donna che nel film è identificata come Hind Husseini, personalità carismatica e al contempo vibrante una concretezza autentica (valori Toro)? Tanto “fattiva” che all’epilogo del film fornisce i mezzi economici (ancora valori Toro!) affinché Miral/Rula possa compiere il suo lungo viaggio verso la salvezza?
La Luna di Rula è invece nel severo Capricorno contrassegnando il legame con la figura della madre naturale: altero e sicuramente “distante” (indipendentemente dagli aspetti, che comunque sarebbero un quadrato con Plutone o uno con Urano, quindi molto negativi).

Un’altra “luce” nel Tema di Rula/Miral è invece il trigono “a stella” tra i tre segni d’Aria: Saturno in Gemelli, Urano in Bilancia, Marte in Aquario.
Non è forse questa versatile stella d’Aria a investire il destino di Rula di svolte determinanti e fortunate?
E probabilmente grazie al coraggio di osare, di ribellarsi (con la forza delle idee, con la brillantezza dell’intelligenza, non dimentichiamolo) alle vessazioni del potere?  Non è forse questo aspetto che le ha permesso la sua professione di giornalista (valori Gemelli-giornalismo in cui si inserisce un rigoroso Saturno) la sua fecondità letteraria (non è lei che ha scritto, ricordo ancora, il romanzo “La strada dei fiori di Miral” da cui è stato tratto il film)?
E poi non è ancora l’incontro con un uomo molto più grande di lei (Schnabel Scorpione – segno dialettico al suo!) un uomo saturnino (Saturno al trigono di Marte) anticonvenzionale (Marte Aquario) e indirizzato a far emergere la sua donna (Marte trigono a Urano- realizzazione pratica e nel segno della Bilancia, segno della coppia)?
Ma probabilmente, nel percorso esistenziale (verificabile poi nei nostri astri!) di Rula e Julian anche questo era scritto.




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