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NARCISO : BELLO E IMPOSSIBILE

a cura di Lidia Fassio
 

Nel mese dedicato alla Bilancia non si può non affrontare il problema dell’amore; oggi però parleremo di quella particolare ricerca dell’impossibile amore, l’unico che non si può avere. 
In una società come la nostra di stampo narcisistico, non è facile arrivare ad un vero scambio anche perché i valori sono contrabbandati e confusi e, per arrivare all’amore e viverlo come scambio e donazione di sé, occorre avere valori profondi e, soprattutto autentici.
La parola “narcisismo” è oggi molto usata e spesso abusata; per fare chiarezza cercheremo di capire cosa si nasconde dietro al mito del personaggio da cui deriva il nome di questa sindrome.

Il Mito

Narciso era un giovane uomo molto bello, la sua bellezza era così perfetta che era considerato “divino”. Essendo così perfetto moltissime donne si innamoravano di lui; non si trattava solo di donne, perché anche le Dee erano sensibili alla sua bellezza; tutte tendevano a perdere sé stesse per questo ragazzo.
La sua caratteristica principale era quella dell’insensibilità: lui era incurante delle persone che lo amavano e non riusciva minimamente a sentire il dolore che procurava con la sua durezza e la sua insensibilità: lui non guardava nessuna di loro, era “irraggiungibile” ed “intoccabile”.
Fra le tante donne ce n’era una particolare Eco condannata a poter ripetere solo le ultime parole pronunciate da qualcun altro senza poter dire nulla di suo, in pratica, non poteva comunicare. A condannarla a questo tristissimo destino era stata Era la perfida moglie di Zeus, in parte gelosa della sua bellezza e del fatto che il marito si era interessato a lei.
Un giorno mentre Eco stava passeggiando nel bosco, vide Narciso e si innamorò di lui. Narciso stava cercando i suoi amici e quindi stava urlando “c’è qualcuno?” .. ed Eco rispose “qualcuno”.. e così si incontrarono.
Narciso respinse l’amore di Eco e lei soffrì tantissimo fino a che la dea della vendetta Nemesi decise che lui non poteva continuare a comportarsi in questo modo e, come conseguenza, lo condannò a potersi innamorare solo di sé stesso.

Fu così che un giorno, mentre stava bevendo dentro ad un laghetto con l’acqua cristallina e trasparente vide la sua immagine riflessa per la prima volta e si innamorò senza mezze misure di quello che vide.
Accadde così che, esattamente come era successo a molte donne di innamorarsi di lui e di perdersi nel dolore dell’impossibilità, lui si innamorò di sé stesso senza più riuscire a staccarsi da quell’immagine riflessa.
E’ chiaro che il suo dramma fu quello di non poter avere “ciò che vedeva nel lago” anche perché era solo un pallido riflesso di sé stesso, qualcosa che non avrebbe mai potuto raggiungere.
Cominciò così anche lui a soffrire giorno dopo giorno e, non riuscendo ad uscire dalla sua situazione, si consumò di dolore fino alla morte.
Eco non potè far nulla per lui se non ripetere in continuazione “addio”, la parola che Narciso disse nel momento in cui stava morendo. Il mito vuole che dove lui morì nascesse un fiore che, ovviamente, prese il suo nome.

E’ interessante l’interpretazione di questo mito, molto attuale.
Narciso è ovviamente la caricatura di un soggetto troppo autocentrato, troppo coinvolto da sé stesso mentre Eco è il ritratto di una donna che non può essere sé stessa e non può comunicare (e noi sappiamo che comunicare significa mettere in relazione le due parti di sé) per cui può soltanto ripetere e “imitare” gli altri poiché non possiede una identità da proporre giacchè questa esiste solamente dal momento in cui la mente e la ragione comunicano con gli affetti, unici capaci di “dare valore”.

In questa condizione manca Venere che non può esistere laddove non c’è scambio e non c’è una relazione prima di tutto interna.  
In senso più profondo, la personalità narcisistica è molto autocentrata, sorda agli altri, incapace di coinvolgersi e di mettersi in rapporto con il mondo; non può amare dal momento che non è mai stata amata.

Narciso nasconde al suo interno una ferita grandissima, quella che viene chiamata “narcisistica”. Lo psicanalista che più ha parlato di questa patologia è senza dubbio Lowen che descrive chi ne è affetto come soggetti che hanno avuto gravissimi traumi affettivi che li hanno obbligati a ritirarsi in sé stessi e a non occuparsi più di ciò che c’è fuori se non per momenti che, comunque, sono finalizzati a gratificare sé stessi.

In queste personalità vi è un netto rifiuto del lato emozionale, sempre difficile da esprimere e, di conseguenza, anche  dell’intimità profonda che di emozioni si nutre. Così, quando qualcuno si interessa a loro, non scatta in essi un vero interesse in quanto manca quella tensione verso l’altro che è l’anima stessa dell’amore, di quella a cui si interessa  Afrodite.
Gli altri diventano così oggetti che possono gratificare ma che non saranno mai visti come persone con cui avere uno scambio preciso.
Nel narcisista manca l’espressione del dare e del darsi; è sempre sulla difensiva ed ha paura di fidarsi per cui mantiene contatti sempre del tutti superficiali. La difesa sta appunto nel respingere gli altri di cui non si può fidare.

Quando si elimina il rapporto profondo lo scopo è sempre quello di ridurre la sofferenza, quella che è stata sentita profondamente nei primissimi mesi di vita allorchè si è consumato l’abbandono e il tradimento emotivo ed affettivo ai suoi danni.
Nel narcisista è importante la gratificazione immediata e diventa  importantissima l’immagine di sé, che sostituisce l’ESSERE che, ovviamente, non esiste.
Il narcisista manca di valori autentici per cui non ha neppure una vera identità; se avesse fatto questo passaggio non sarebbe costretto a creare un’immagine vincente di sé da dare in pasto agli altri.
In fondo il narcisista ha messo a tacere la sensazione di non esistere e di non valere isolandosi dal mondo interno e così non consente più a nessuno di  raggiungerlo.

Nel narcisista c’è dunque una mancanza di sviluppo del fattore affettivo che consente di strutturare prima un senso di valore di sé che, a sua volta, consentirà di costruire valori esterni, autostima e capacità di scegliere.

A Narciso sembra essere mancato uno specchio rassicurante, quello che la figura di riferimento rimanda al bambino aiutandolo a dare un senso ed un valore alla sua esistenza. Sono i giochi di sguardi che si scambiano madre e bambino il vero preludio all’amore per altri incontri: questo sguardo è la radice della vera consapevolezza di essere.
E’ la certezza di essere amato che spinge ad avere un valore ed è proprio il riflesso rimandato dalla madre a dargli la forza di potersene un giorno staccare per differenziarsi e iniziare il suo viaggio di relazione.

E’ la madre che crea quella traccia profonda che permetterà altri incontri ed altri amori allorchè permette al bambino di staccarsi da sé stesso in primis e poi da lei.

In fondo narciso è alla ricerca della sua identità e, nel momento in cui si vede nello specchio, resta affascinato ed irresistibilmente attratto perché è il primo riflesso che incontra nella sua vita. Narciso è un essere “senza madre” e, pertanto, senza memoria di un riflesso rimandato da lei e quindi non può trovare qualcosa che non c’è nella sua psiche. Egli rimane indifferenziato e, come tale, non separato dal mondo originario e così, quando vede la sua immagine, rimane sconvolto ma al tempo stesso, è come se da quel momento prendesse consapevolezza di esistere: staccarsi da esso significherebbe perdersi nuovamente.

Certo, quello che incontra è uno specchio che ferisce ed uccide, in quanto lo trattiene e lo bracca senza più farlo uscire da questo stato che, ovviamente, è uno stato mortifero.

Astrologicamente la casa seconda rappresenta una fase della vita che, per ovvi motivi, è narcisistica ma da cui il bambino si distacca grazie all’amore che avverte nei suoi confronti. Quando l’amore non c’è, quando, pur avendo una madre si è orfani di questo rimando d’immagine, è possibile rimanere bloccati in questo stadio senza più uscirne.

Una seconda casa molto lesa accompagnata da rapporti difficili di Venere e/o Luna con Saturno può segnalare una profonda ferita che può portare il soggetto a non “voler essere toccato” dai sentimenti e a sviluppare successivamente un forte bisogno di essere vincente nel mondo e di creare un’immagine di sé grandiosa, soprattutto se nel segno solare sono presenti forti ambizioni da realizzare all’esterno; in effetti questi soggetti hanno gravi problemi di autostima che viene gonfiata a dismisura.
In pratica nel mondo esterno il narcisista è un soggetto “vincente e ammirato”, spesso molto raffinato nei modi e, pertanto, ricercato e braccato, esattamente come Eco cerca di braccare Narciso che è bello ma impossibile da amare.

Certo, come contropartita abbiamo Eco che perde sé stessa cercando l’amore laddove non può trovarlo: chiaramente, per via delle leggi di somiglianza, sappiamo che  due soggetti con le stesse problematiche speculari si incontreranno nella vita; Eco è la rappresentazione di quelle donne che, avendo erotizzato l’assenza e la mancanza di relazione con il padre, inseguono a lungo l’impossibile amore, quello che hanno idealizzato ma mai avuto. In questo caso Nettuno sicuramente dice la sua spingendo a coltivare solamente ciò che non può esistere nel mondo reale.




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