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IL TALENTO E LA CAPACITÀ DI SVILUPPARLO

a cura di Lidia Fassio
 

La parola “talento” indica qualcosa di grande valore che una persona possiede. Un tempo questa parola era usata per indicare una moneta e quindi, qualcosa a cui dobbiamo dare importanza e ascolto.
Il talento però, nel comune modo di pensare, è la summa di qualità che una persona possiede e che dovrà sviluppare al meglio.
In effetti, noi nasciamo tutti con una serie di risorse che, tuttavia, possono o meno diventare talenti e questo dipenderà da noi, dal modo in cui prestiamo attenzione a queste risorse, da come le coltiviamo e da quanta passione metteremo nel farle crescere in modo da poterle poi esprimere.
In pratica, il talento è qualcosa che parte da un potenziale innato ma che, in qualche modo ha anche bisogno di essere raffinato perché può presentarsi in natura in modo grezzo e, pertanto, non completamente utilizzabile.

Faccio un esempio esplicativo: un soggetto può avere un grandissimo potenziale musicale: possiede il così detto orecchio, il senso del ritmo, il senso dell’armonia e  quella che si chiama musicalità.. tuttavia, queste che possiamo considerare “risorse innate” potrebbero restare latenti senza mai diventare talenti e veri e propri se non saranno coltivati e raffinati per cui, per arrivare ad esprimere il proprio talento bisognerà appropriarsi di tecniche e di metodi che potranno elevare all’ennesima potenza quello che la natura ha fornito all’origine. Ci vogliono dunque entrambe le cose nel senso che non si può diventare talentuosi in qualcosa che non ci appassiona e che non ci piace; così come non basta che una cosa ci piaccia per fare di questa un talento.

Il potenziale c’è in ognuno di noi ma va scoperto: moltissime persone hanno grandi risorse ma non le avvertono perché nessuno li ha aiutati ad individuarle e a credere in esse.
Questo ci riporta al fatto che solo uno stretto connubio tra natura e ambiente può dare risultati straordinari e che, in assenza di uno di questi due, non avremo mai l’ottimale.
Senza dubbio però noi tutti abbiamo al nostro interno dei “semi” che sono naturalmente destinati a germogliare, sempre che trovino spazio ed ambiente adatti. I semi sono le nostre tendenze innate, quella “ghianda” di cui parla esaustivamente Hillman nel suo “Codice dell’anima”, qualcosa che ha un suo preciso nucleo e che dovrà trovare accoglienza per esprimersi e che, in ogni modo, cercherà di mostrarsi a volte destabilizzandoci affinchè prestiamo orecchio. La tendenza innata è quella di “essere sé stessi” e di “mettere in gioco le nostre risorse” il che ci richiama ad essere fedeli alle nostre potenzialità e, se queste in qualche modo vengono bloccate o amputate, ecco che molte delle possibili realizzazioni future verranno messe in discussione.

Astrologicamente parlando il segno che poggia sulla seconda casa e i pianeti che sono al suo interno indicano con precisione le nostre potenzialità innate e le nostre risorse. Si tratta però di “potenzialità” e non ancora di veri e propri talenti.
Non a caso due dei  pianeti simbolici presenti in questa casa (X e Giove) li ritroviamo poi in casa nona in cui più specificamente dovremmo entrare in contatto con quella che normalmente si chiama “vocazione” che altro non è se non la voce che urla dal nostro interno affinchè procediamo verso la  raffinazione di quelle che sono le risorse evidenziate nella casa seconda.

In seconda casa troviamo anche Venere, terzo pianeta, considerato nella tradizione come il signore della casa. Sappiamo che questo archetipo è    legato alle cose che possono darci piacere e, in questo senso, possiamo comprendere meglio ciò che è ed ha valore per noi; il punto è che un bambino ha bisogno di essere rispecchiato nelle relazioni che incontra nella prima parte della vita, solo così potrà imparare a rispettare sé stesso e a credere nei suoi potenziali fino a farli diventare talenti.
Venere è l’archetipo che, con il suo tocco delicato ed armonico, può  migliorare e raffinare tutto ciò che si presenza in noi come risorsa grezza. Esattamente come l’amore rende bello tutto ciò che guarda, anche le nostre risorse se rispecchiate e valorizzate ci consentono di entrare in contatto profondo con noi stessi regalandoci in seguito le gratificazioni di cui abbiamo bisogno per vivere.
Venere infatti non rappresenta l’arte ma è tuttavia una componente indispensabile per le capacità di rendere armonico e bello tutto ciò che ci piace.

Chiaramente le potenzialità individuali sono ben presenti nei bambini e vengono espresse attraverso il gioco che può mostrare senza mezzi termini quelle che sono le risorse innate.
Il grande Eric Ericson sosteneva che il gioco è l’anticamera di ogni industriosità adulta. Ovviamente i bambini dovrebbero essere lasciati liberi di esprimere ciò che viene naturale senza per forza indirizzarli dove gli adulti vogliono: loro sono mossi da una sorta di “genio ispiratore” che giunge da dentro e che li porta nella direzione più giusta e corretta; si tratta di “risorse”, vere e proprie sostanze che circolano al nostro interno alla ricerca di uno sbocco che possa renderle visibili.
Tuttavia, se siamo stati ostacolati nella libera espressione di queste “sostanze”, esse tenderanno a rimanere latenti e sopite cercando poi di agire attraverso l’insoddisfazione e la percezione che vi sia qualcosa che impedisce di raggiungere la felicità.

Spesso quando si vive in uno stato di depressione e di inutilità non si è in presenza di grandi patologie ma si è lontani da sé stessi e c’è bisogno di comprendere meglio cosa alberga al nostro interno trovando così qualcosa che possa motivare e portare a livello cosciente le risorse dalla quali si potrà attingere per scoprire i veri talenti.
Senza dubbio l’educazione non sempre è rispettosa di ciò che siamo. Molti bambini vengono spinti a fare e ad essere qualcosa di preciso per cui non vengono lasciati liberi di scoprire cosa, invece, giunge dal profondo.
Il talento non può essere gestito, deve essere semplicemente accolto permettendogli di esprimersi.
Oggi siamo troppo pieni di sovrastrutture che spingono a dover essere qualcosa o qualcuno in particolare: si confondono talenti con capacità lavorative e, spesso, i bambini ed i ragazzi scelgono strade che daranno magari la garanzia di lavorare ma non di esprimere ciò che hanno dentro.

Il talento è collegato o meglio, si nutre dell’energia creativa della casa quinta; in effetti il naturale trigono che collega questa casa con la nona (due case di fuoco) indica il modo più naturale attraverso cui possiamo imparare ad esprimere ciò che abbiamo potenzialmente.
La quinta casa rappresenta la “scintilla divina” che c’è dentro di noi e che ci rende capaci di dar vita alle cose che abbiamo dentro. Ovviamente si tratta di una casa dove la spontaneità e l’immediatezza sono il corollario necessario che permette a questa energia di uscire e di essere vista.

Oggi esistono figure professionali che si sono formate con l’intento di seguire le persone che vogliono scoprire i loro veri talenti e accrescere le potenzialità. La figura del “coach” è una di esse. Questi soggetti sono dei veri e propri “allenatori” che lavorano sulle capacità innate per farle diventare veri e propri talenti. Sono persone addestrate all’ascolto profondo delle persone, qualcosa che ha lo scopo di far emergere l’essenza dell’individuo.

Ci sono poi in molti ambiti, soprattutto quelli dell’arte e dello spettacolo i  “talent scout”, figure che cercare di scoprire laddove si nasconde il talento. Trasmissioni del tipo “X Factor, Amici e Italian’s Got Talent” sono nate con questo intento; mentre la prima è legata al canto, la seconda riguarda canto e  danza e l’ultima ha lo scopo di mettere in luce talenti in varie specialità. Certo, molto di questo è legato allo spettacolo ma, ciononostante è interessante il fatto che l’intento è quello di scoprire  soggetti che altrimenti resterebbero con il loro talento senza avere possibilità di farlo conoscere.

Occorre tuttavia  dividere il “talento” dal “successo” che possono coincidere ma non necessariamente. Utilizzare i propri talenti può dare grandi soddisfazioni e contribuire all’autorealizzazione ma questo non significa necessariamente  successo esterno riconosciuto dagli altri.

In pratica il talento è qualcosa che può farci di vivere al meglio sfruttando il nostro potenziale regalandoci la possibilità di rigenerare in continuazione le nostre energie; in caso contrario sarà proprio la sensazione di essere in carenza di energia a ricordarci che non stiamo utilizzando al meglio le nostre risorse.

Il talento si nutre di libertà ma, se restiamo schiavi di vincoli posti da un ristretto senso di realtà, esso soffocherà insieme alla nostra creatività.
Il talento, essendo legato alla casa nona ci ricorda che è strettamente collegato ai nostri sogni, al nostro bisogno di esprimere il nostro essere nel modo più puro possibile il che vuol dire in contatto con la parte più profonda che alberga dentro di noi.
Tuttavia, in questa casa dobbiamo “concederci e sentire” questo nostro essere; bisogna uscire dall’esistere con tutti i limiti che vengono posti dalla realtà che ci vincola e che ci rende prigionieri di schemi che nell’essenza non esistono ma che sono legati alla “forma” che prima qualcuno e poi noi stessi abbiamo voluto darci a tutti i costi.




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