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L'IO E L'INCONSCIO

a cura di Lidia Fassio
 

L’inconscio è il grande regno di Nettuno che è sempre stato collegato agli abissi, al mare e a tutto ciò che è senza forma e, pertanto, poco definibile pur possedendo un’enorme potenza.
Il Mito lo lega a Dioniso il Dio greco che si contrapponeva ad Apollo e, mentre il primo rappresentava il caos e la necessaria destabilizzazione del vecchio ordine, il secondo è invece legato al bisogno di organizzazione delle cose in modo da poterle in qualche modo contenere e gestire.
Il caos, a livello psicologico, può essere senz’altro messo in relazione alla perdita di senso e alle fasi di dis-orientamento in cui la coscienza sembra sprofondare e non tirare più le fila di ciò che sta accadendo ma, soprattutto, sembra non avere più un ordine (Vergine) e non trovare un nuovo orientamento (Sagittario).
In genere l’uomo si angoscia durante i momenti di disorientamento mentre, invece, dovrebbe comprendere che quello è il momento in cui le risposte sono più vicine ad arrivare anche se bisogna saperle ascoltare e cogliere.

Tutti noi abbiamo un passato che, come diceva Nietzche, ci permette di sprofondare nella pigrizia, nel senso che, se da un lato rappresenta una sicurezza, dall’altro troppo sovente ci impedisce di trovare strade nuove più in linea con noi stessi oltre che con i tempi in cui viviamo. Spesso siamo enormemente appesantiti da falsi problemi al punto da non occuparci dei bisogni più profondi che, invece, il nostro inconscio, continua a proporci non permettendoci così di trovare stabilità e serenità. Sappiamo che Nettuno, nel suo domicilio Pesci, è messo in relazione alla “risanazione” e alla “completezza” a cui l’uomo aspira profondamente; l’inconscio, pur di portarci in quella direzione, è pronto a destabilizzare l’ordine apparente che la coscienza ha creato e che, troppo spesso, non è reale per noi.

Oggi si parla moltissimo di coscienza e di inconscio ma, spesso, con alcune confusioni che vanno chiarite.
La coscienza è quella piccola porzione di psiche che riconosciamo e che astrologicamente abbiamo strutturato attraverso il Sole, la Luna e i tre pianeti personali: è ciò che chiamiamo naturalmente IO. Sappiamo tutti però che nella psiche non abita solo l’Io giacchè, esso è immerso nell’inconscio da cui è nato e con cui deve mantenere una dialettica costante, pena il nichilismo e la morte psicologica.
Questo porta l’Io ad essere costantemente sollecitato dall’inconscio (che Jung chiama il Sè) ad andare oltre, a non rimanere chiuso nei suoi angusti limiti e, affinchè questo accada, il Sè si prodiga con ogni mezzo per mandare i suoi segnali e farceli percepire, seppure con forme non sempre facili da comprendere.
Le crisi, gli sconvolgimenti e i momenti di grande destabilizzazione in cui perdiamo il senso della vita perché non abbiamo più punti di riferimento certi ma anche i sogni, i bisogni di cambiamento e la creatività sono gli strumenti che vengono utilizzati dall’inconscio per richiamare l’attenzione e permettere all’Io di ri-conoscere ciò che, solitamente, è invisibile.
Nettuno è quell’istanza, quell’archetipo interiore che ci spinge a cercare una verità diversa ed assoluta quella che, appunto, può scaturire solo dal non arrendersi alla pura realtà che l’Io tenta con ogni sforzo di mettere in piedi pur di crearsi un senso di stabilità e di sicurezza.
L’inconscio però è senza forma e, dunque per essere accolto, deve essere “modellato” dalla coscienza perché, solo in questo modo, lo si può avvicinare senza viverlo nel suo lato di ombra.
Come avevano ben visto i greci, se c’è Apollo, Dio della luce e della chiarezza che servono a dar forma e rendere visibili le cose, ci deve essere anche Dioniso, il Dio delle menadi, del caos e di ciò che non si vede ma c’è in quanto lo si avverte per permetterci di fare nuove esperienze psichiche.
Sono due dimensioni che non possono essere vissute separatamente ma devono essere sintetizzate proprio perché si tratta di una coppia di divinità complementari a cui l’uomo non può certo sfuggire.
Ovviamente, la coscienza fatica ad accogliere Dioniso e, troppo spesso, si sintonizza esclusivamente su Apollo; quando questo accade però regna all’interno una grande paura che tutto possa essere fragile e pieno di dubbi per cui si procede con il difendersi e con il non riconoscere Dioniso incuranti del fatto che esso tenderà a vendicarsi da un lato sclerotizzando completamente la visione del mondo e, dall’altro, eruttando con potenti incursioni che finiscono con il destabilizzare completamente la vita trascinandoci in una solitudine interna che sembra far perdere contatto con tutto.

Nettuno ci parla di una grande forza che giunge dalla “resa” dell’Io ma, proprio in questo c’è grande confusione giacchè spesso si pensa che l’Io debba dissolversi ed annientarsi fino al punto di non esistere più. Niente di più falso in quanto l’Io è e resta il  punto di riferimento essenziale dato che anche la più insignificante esperienza deve essere consapevolizzata perché possa diventare parte di noi e, l’unica istanza in grado di fare questo è proprio la coscienza.
In questo prende forza il bisogno che tra Apollo e Dioniso possa esserci un patto ed una interazione che preveda un reciproco rispetto giacchè, se questo non esiste, non c’è scampo e finiamo per vivere una vita esclusivamente esteriore che, tuttavia, non ci basta perché ci impoverisce. Per questo abbiamo bisogno che Dioniso faccia le sue incursioni trasmettendoci i suoi messaggi; ha bisogno anche che l’uomo resti di tanto in tanto nella sua solitudine per essere aperto al Dio perché è da questi momenti che giunge la liberazione che deriva da un senso di maggior completezza.
Poi, sarà nuovamente la volta di Apollo che saprà abilmente prendere i contenuti informi che sono penetrati nelle coscienza dando loro una forma precisa che aprirà nuove porte ma che, soprattutto, darà un senso all’esperienza fatta riempiendola di nuove prospettive ed energie.

La coscienza ha dunque bisogno di essere forte, ben strutturata il che vuol dire che tutte le sue parti devono essere ben definite; necessita di valori cognitivi, affettivi ed affermativi che ci permettano di distinguere, di dare un valore e di scegliere le strade più consone a noi e al nostro essere e, per far questo, deve avere una sua struttura, deve essere solida e non deve lasciarsi intimorire da ciò che, di tanto in tanto, emana dalla parte con cui è in relazione. Questo significa che devono esserci confini ben delimitati, ma non per questo rigidi,  che permettano di restare curiosi di ciò che non si conosce ma che possono  arricchire permettendo di avere visioni più ampie che consentano di approcciare la vita in modo più vero ed autentico eliminando pian piano i falsi bisogni che, invece, mantengono bisognosi e fragili in quanto dipendenti.

Nettuno vuole dissolvere i confini che separano i due mondi ma, quando si esprime al meglio, ovvero quando viene riconosciuto il suo valore, non ha alcun bisogno di dis-organizzare la coscienza in quanto è proprio quest’ultima a dosare e a permettere che i suoi contenuti entrino in modo semplice e non devastante. Al tempo stesso Apollo saprà dar forma a ciò che emerge e ne farà tesoro, alimentano la crescita psicologica che trova nutrimento proprio in ciò che sta nel regno di Dioniso.
Le modalità “confondenti” vengono invece messe in campo allorchè la coscienza non ha struttura e teme fortemente che le sue mura difensive possano essere distrutte. Nettuno vuole semplicemente che ogni individuo ritorni ad essere completo il che può avvenire solamente “partecipando” al più grande progetto di cui deve l’Io essere protagonista attivo e consapevole. Solo in questo caso non ci saranno più paure e bisogni di essere sostenuti e nutriti da qualcun altro.

Senza ombra di dubbio è proprio l’Io il grande filtro che può mettere ordine nell’inconscio senza lasciare che deflagri in modo irrimediabile sconvolgendolo e dissolvendolo. In effetti, la continua ricerca di riempire il senso di vuoto attraverso qualche placebo è data da una mancanza di relazione vera con l’inconscio e dal fatto che non si riescono a trovare dentro di sé quelle risposte che non possono giungere solamente dalla coscienza e ancor meno dalla mente ma che devono essere trovate altrove, in quel mondo di infinite potenzialità che condividiamo con l’umanità intera attraverso il contatto con l’inconscio collettivo.

E’ fondamentale quindi essere continuamente aperti a Nettuno ma esserlo in piena consapevolezza vuol dire aver lavorato sull’individuazione ed essere in grado di sentirsi “separati e distinti” per potersi avventurare nel suo mondo senza rischi. Dissolvere l’Io ha un significato solo: essere in balia dell’inconscio e non avere punti di riferimenti, non saper distinguere esperienze possibili da quelle impossibili; significa in pratica, abbandonare la nave e non governarla più il che non può che portare a gravissime patologie psicologiche che, appunto, intervengono laddove Apollo non è onorato e non abita stabilmente dentro di noi per cui non è in grado di fare la sua funzione di rendere chiaro, definito e formalizzato ciò che tale non è.
L’Io è la parte che fa esperienza ma è anche l’osservatore di tutti i fenomeni che avvengono nella psiche e, proprio per questo è un punto di riferimento essenziale da cui nessuno può prescindere.

Spesso si confonde l’Io con l’Ego che, invece, è la parte inflazionata dell’Io ovvero quella parte che si forma quando l’altra è in difetto. Quando l’Io ha bisogno di ipertrofizzarsi significa che non ha struttura e cerca, di conseguenza, di crearsene una fittizia che, tuttavia, rischia di esplodere e di dissolversi ai primi sussulti dell’inconscio. L’Io forte non ha bisogno di iperstrutture, è in grado di far fronte in ogni momento è ciò che si prospetta davanti, sa anche che nella vita ci sono momenti di grande crisi in cui deve permettere di rimettere in discussione ciò che è stato dato per vero e per scontato e, quindi, accetta di buon grado che Nettuno si manifesti permettendo così alle sue frontiere di allargarsi e di accogliere ciò che prima era tenuto al di fuori.
Le paratie dell’Io sono saldamente nelle mani di Saturno che, come guardiano della soglia, ha il compito di aprire le sue porte quando la situazione interna è diventata troppo stagnante al punto da rischiare l’asfissia. Saturno sa che non potrà proteggere all’infinito le sue frontiere se l’Io non è forte e, pertanto, lavora giorno dopo giorno affinchè si diventi autonomi e indipendenti capaci di fronteggiare le circostanze senza ricorrere costantemente a sostituti esterni.
Saturno si “indurisce” di fronte alla parte emozionale e al sentimento laddove considera l’Io troppo fragile per poterli integrare ma, in questo modo, non permetterà di attingere alla profondità e tutto resterà in superficie con il grande rischio di essere travolto laddove Nettuno decida di farlo.

Nettuno, nella sua continua interazione con Apollo rappresenta dunque la possibilità di “cura e risanazione” in quanto, la coscienza ha bisogno di quel particolare balsamo che non solo la nutre ma la porta a distinguere l’illusione dalla realtà.




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