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L’INSOSTENIBILE COMPLETEZZA DELL’ESSERE

a cura di Sandra Zagatti
 

Sono anni importanti, sì: lo dicono gli esoteristi, i cultori della New Age, i millenaristi, persino gli ufologi… e lo diciamo ovviamente anche noi astrologi. Soprattutto, lo dice la realtà che ci circonda, le violente contraddizioni che manifesta, il disagio e l’allarme che provoca. Personalmente, ritengo che la “fine del mondo” paventata per il 2012 sia non tanto un evento imminente e più o meno metaforico, quanto un processo, compreso nel lustro tra il 2009 e il 2014 e quindi già in corso. E ciò mi pare verosimile proprio osservando le configurazioni astrologiche di questi anni, in cui tutti e tre i pianeti moderni, i lentissimi “transpersonali”, si portano in un nuovo segno zodiacale.

Il primo è stato Plutone, entrato in Capricorno nel 2009 (ne uscirà nel 2024); poi Urano, entrato in Ariete nel marzo di quest’anno (ne uscirà nel 2018); infine Nettuno, che farà il suo ingresso definitivo in Pesci nel febbraio 2012 (per rimanerci fino al 2025). In tutti e tre i casi, però, i pianeti hanno anticipato questi passaggi l’anno precedente, con un’escursione di qualche mese nel nuovo segno, prima di tornare indietro e concludere il loro ciclo. L’ha fatto Plutone nel 2008, l’ha fatto Urano nel 2010; e Nettuno lo sta facendo proprio ora, transitando in Pesci dal 5 aprile sino al 4 agosto. Non è un dettaglio secondario, né potremmo credere nel valore dell’astrologia se la ritenessimo una coincidenza. E dunque, se pianeti così importanti per il “mondo”, prima di terminare definitivamente il loro ciclo si affacciano su quello successivo, se saggiano l’esperienza del nuovo segno mentre stanno sintetizzando in coscienza quella nel segno vecchio… quale messaggio esprimono, quale significato simboleggiano? Forse, che fine e inizio non sono tappe lineari e successive, separate da margini spazio-temporali netti, ma convivono l’una nell’altra. Come il seme è dentro il frutto e il frutto è generato dal seme, questi pianeti ci stanno ricordando che la morte è compresa nella vita e la rinascita è compresa nella morte. E che dunque la Fine del Mondo è già qui proprio come la Nuova Era.

Anni di passaggio, di soglia, di “crisi”. Quanto inchiostro usato per scrivere e riscrivere questa parola, quanto fiato per ripeterla e conclamarla come la causa di tutti i nostri problemi! Eppure questa crisi – ogni crisi – è più un effetto che una causa; né più né meno di quanto lo sia una relazione adultera rispetto ai problemi matrimoniali, o una malattia nei confronti del nostro stile di vita. Ma siamo troppo abituati a cercare qualcuno da additare o qualcosa di cui lamentarci, per riconoscere il nostro ruolo diretto negli eventi, la nostra responsabilità sul divenire: il nostro ruolo come colpevoli ma anche come redentori, mai solo vittime o spettatori.
Krisis significa separazione, decisione, scelta, cambiamento. E quindi non è nemmeno soltanto un effetto, ma una possibile nuova causa: il superamento invocato e permesso dalla contraddizione, il movimento richiesto e generato dalla stasi. Ecco perché risulta così importante questo attuale passaggio di Nettuno in Pesci, ancor più di quelli precedenti di Plutone e Urano, che pure avevano mostrato gli esiti possibili di un cattivo utilizzo delle loro energie, come un monito. Di particolare, di speciale, Nettuno ha l’ingresso nel proprio domicilio zodiacale, e il fatto che inserisce energie completamente diverse da quelle in gioco da qualche anno: la tipologia Mobile, l’elemento Acqua, in un periodo in cui sono coinvolti i segni Cardinali, con la loro spinta propulsiva e assolutista, nonché gli altri Elementi, soprattutto il deciso, impaziente e aggressivo Fuoco. Un “tocco di femminilità”, si potrebbe dire, in un contesto fortemente caratterizzato dai segni che la tradizione definisce maschili…
E’ vero che Nettuno, almeno secondo il mito, di femminile aveva forse soltanto l’instabilità e imprevedibilità emotiva, quella che oggi chiameremmo “lunaticità”. Proprio come il mare di cui era sovrano, poteva essere placido oppure violento, burbero, intrattabile; dal suo umore incostante dipendeva la bonaccia come la tempesta, e quando era davvero irritato generava maremoti ed anche terremoti! L’associazione ad una femminilità intuitiva e creativa è frutto di successive interpretazioni simboliche, che ne hanno riscattato il principio anche nell’astrologia moderna. Da questo punto di vista, parlare di maschile e femminile non è certo questione di genere sessuale ma, semmai, di valori. E se il maschile costruisce, conquista e mantiene, il femminile genera, difende e trasforma; il maschile è affermativo, competitivo e lineare quanto il femminile è dubitativo, accogliente e ciclico. Ovvio che, in quanto archetipi, sono entrambi necessari ma non sufficienti, e soprattutto sono entrambi alieni ad un giudizio preferenziale. Ma proprio in questo momento, in cui la nostra cultura materialista e razionalista insiste a confermare il suo dominio, irrigidendosi nel tentativo di mantenere in piedi strutture e istituzioni “maschili”, contemporaneamente si diffonde l’esigenza e l’urgenza di valori diversi, di stili di vita diversi. Non solo scienza, non solo evidenza, non solo potere, ma anche spiritualità, interiorità, solidarietà… Tutti bisogni essenziali dell’uomo, che stanno già riemergendo e credo lo faranno con maggiore intensità con Nettuno in Pesci, tanto più simili a mancanze vitali perché dimenticati da tanto tempo, nonché contrastati dalle spinte autoaffermatrici e autoconservatrici di Plutone in Capricorno e Urano in Ariete.

Lo insegna il Tao, con l’eterna dialettica tra yin e yang: un equilibrio impossibile da mantenere eppure continuamente ricercato o spontaneamente imposto come alternanza o compensazione. L’energia vitale ha bisogno di muoversi, e per farlo in modo creativo ha bisogno di polarità. Ma negli ultimi decenni maschile e femminile, esterno e interno, yin e yang si sono allontanati amplificandosi separatamente e producendo uno squilibrio non soltanto sociale, economico, ecologico, ma anche psicologico. Il pianeta soffre, e soffrono i suoi abitanti: metà del mondo soffre di obesità mentre l’altra metà soffre la fame, tanti paesi sono in guerra contro un nemico esterno e desiderano la pace, mentre quelli che sono in pace sembrano fare di tutto per combattersi all’interno; nello stesso Occidente civilizzato, post-illuminista, tanto consumista quanto inquinante, dove la scienza detta legge e la farmacologia è onorata come un moderno idolo salvifico, sempre più persone ricercano gli antichi Dei e si avvicinano a nuove forme di religiosità, medicine alternative, stili di vita più sobri, congrui, equilibrati…
A guardarla dall’alto, nelle foto che ci mostrano i satelliti, la nostra “Gaia” sembra davvero l’espressione vivente del Tao, della convivenza tra yin e yang. Una crosta solida superficiale che galleggia su un magma in perenne variabilità tellurica e vulcanica, continenti emersi che si impongono sulle acque o che dalle acque sono circondati… Chissà perché l’abbiamo chiamato “terra” questo pianeta fatto in maggioranza di elemento liquido: un “pianeta blu” come il mare e come il cielo, che si muove continuamente nella sua sostanza tettonica ed anche ruotando su sé stesso od orbitando intorno al sole, mentre noi lo consideriamo fermo e solido, autorizzati come siamo – dalla forza di gravità – a credere che “tenere i piedi per terra” sia garanzia di durata, sicurezza, stabilità anche esistenziale.
Quando penso che Nettuno, Sovrano delle Acque, era chiamato anche “il dio che racchiude e imprigiona la terra”, non posso che ricordare quel bel verso di Lucio Battisti, artista nato con Sole in Pesci, in cui si chiedeva “come può uno scoglio arginare il mare?”… E risolvo astrologicamente l’apparente paradosso della convivenza terra-acqua, pensando che sono entrambi Elementi vitali e preziosi, ma ancor più nel reciproco ruolo: acqua che nutre e feconda la terra, terra che contiene e direziona l’acqua; essendo l’una troppo rigida e statica, o troppo mutevole e sfuggente, senza l’altra. Anche noi abitiamo sulla terra, ci chiamiamo terrestri, eppure il nostro stesso corpo è fatto di acqua in misura media del 70%, proprio come il nostro pianeta è coperto di acqua per il 70%, e dunque la vita – così come la conosciamo e la sperimentiamo – non può rinunciare all’elemento Acqua nemmeno nelle sue manifestazioni simboliche. Nettuno, al governo dei Pesci, ultimo segno d’Acqua, ce ne ricorda le espressioni estreme, più alte o più basse che siano: l’empatia che rischia di farsi contagio emotivo e inflazione psichica, la creatività artistica che rischia il distacco dalla realtà, la sensibilità che può rendere fragili e dipendenti; e soprattutto la spiritualità… che dovrebbe dare senso, non vie di fuga, alla vita.

Vivere ed esprimere Nettuno, oggi più che mai, richiede un cambiamento qualitativo, prima che comportamentale. Un cambiamento di valori, di riferimenti, di motivazioni e finalità, che per risultare efficace non può essere generato né dall’imposizione né dalla compensazione o sublimazione: deve partire da dentro, e manifestarsi all’esterno come naturale conseguenza e insieme nuova causa, proprio come il frutto e il seme. Oggi più che mai potrebbe esporre l’individuo all’alienazione o all’incomprensione, perché Nettuno è sempre “diverso”, tanto da apparire non solo strano ma persino pericoloso se si inserisce come alternativa all’interno di istituzioni o convenzioni irrigidite, se destabilizza certezze o abitudini, poteri o costumi consolidati, difesi o subiti comunque per consuetudine, forse per comodità. D’altra parte, anche nel mito Nettuno era ben accetto finché restava nella sua reggia in fondo al mare, coccolato dalle ninfe oceaniche; mentre quando emergeva sulla terra, armato di tridente, alla guida di un carro trainato da cavalli bianchi e scortato da delfini, tritoni ed ippocampi… beh, non poteva certo passare inosservato! E quelle creature degli abissi, quelle strane figure al suo seguito, altro non sono che archetipi, forse caricaturali o persino onirici, di una realtà inusuale ma non per questo meno autentica: dimenticata ma non per questo ignota.
La realtà intrinseca dell’uomo, fatto di terra ed acqua – di corpo ed anima – è appunto una “res altera”, che lo completa e lo nobilita nella misura in cui lo espone a un’avventura di coscienza nell’inconoscibile, di contatto con l’intangibile.

Dunque non è solo l’acqua a circondare la terra ma soprattutto il cielo, se consideriamo la terra come pianeta. E Nettuno ci invita anche a dilatare la percezione del nostro esistere, superando i confini del personale orticello e ragionando in scala più ampia e partecipe, dalla società all’umanità fino all’universo e oltre… Una percezione che può applicarsi a livello sociale, economico, ecologico e ovviamente in senso religioso, dando a questo termine il più giusto significato dell’etimo originale: re-ligere, cioè “riunire insieme”, “ricollegare”.
Non a caso, l’ultimo passaggio di Nettuno in Pesci (1847-1861) ha segnato rivolte e lotte di classe in Europa e in particolare i moti risorgimentali che hanno portato all’Unità d’Italia, superando barriere politiche e culturali per un’istanza di indipendenza dei singoli e di comunione dei popoli. Un processo lungo, difficile, che è costato sangue e dolore, e che ci ricorda quanto Nettuno parli sempre di metamorfosi e pure – come Urano – di rivoluzione. Non fu, ad esempio, una rivoluzione culturale da poco quella rappresentata dalla Riforma luterana, nei primi decenni del ‘500 (altro passaggio di Nettuno in Pesci). Martin Lutero non aveva intenzione di rinnegare i precetti cristiani, al contrario riteneva che la redenzione umana dipendesse direttamente dall’onnipotenza divina per tramite di Cristo. Ma così rinnegò di fatto la necessità di intermediazioni sacerdotali e l’autorità della Chiesa secolare; e questa fu la sua eresia, che destabilizzò fortemente il potere politico ed economico nonché gli equilibri sociali, portando ad insurrezioni da parte dei contadini sottomessi, che interpretarono il messaggio luterano come un proclama di uguaglianza e un incoraggiamento alla ribellione, alla liberazione. In verità, Lutero prese le distanze da questi movimenti e la sua stessa impronta teologica, di ispirazione paolina e agostiniana, era più restauratrice che innovatrice… ma ciò non toglie che il suo passaggio nella storia fu devastante e cruciale nei cambiamenti che generò, tanto che fu paragonato a un “diluvio” di portata biblica.
Quello stesso passaggio di Nettuno in Pesci accompagnò le scoperte geografiche non solo in America, con esploratori del calibro di Vespucci, Vasco de Gama, Magellano (che compì la circumnavigazione dell’intero globo terrestre); e il successivo, dal 1695 al 1699, segnò un’epoca di esplorazioni e colonizzazioni in tutto il mondo. Tornando poi all’ultimo passaggio, negli anni centrali del XIX secolo, c’è da ricordare l’apertura commerciale (forzata) del Giappone, che consentì agli occidentali di accedere alla cultura buddista e diffonderla oltre i confini asiatici. Nel medesimo periodo, nasceva e si diffondeva anche lo spiritismo, sul cui terreno si sarebbe poi fondata la Teosofia di Madame Blavatsky, filosofia mistico-esoterica che propugnava la comune origine e la condivisa verità di tutte le religioni.
Abbattimento di confini, sovvertimento di istituzioni tradizionali, superamento di regole, norme e consuetudini (opposizione Pesci-Vergine), dilatazione, unificazione, partecipazione: questo è Nettuno, sempre pronto – nel bene e nel male – ad andare “oltre”. I suoi cambiamenti di “forma” (mentale e comportamentale) sono processi lenti e sottili, ma possono sgretolare irreversibilmente le strutture che incontra, gli “scogli” che tentano di contenerne l’onda lunga… Lo stesso pianeta fu scoperto (nel 1846, pochi mesi prima del suo ingresso in Pesci), non grazie all’osservazione ma valutando “perturbazioni altrimenti inspiegabili” dell’orbita di Urano; e quando finalmente fu intercettato al telescopio, il suo colore azzurro-mare suggerì agli astronomi il nome da attribuirgli, proseguendo la prassi di associazione con le divinità mitologiche greco-romane. E per noi astrologi, oggi, Nettuno è Acqua archetipica, principio originale e fine ultimo verso cui tutti i fiumi della vita si dirigono; e in particolare in quanto acqua di mare sembra proprio accennare, con il suo contenuto di sale, quella parte di yang che il Tao inserisce nello yin, quasi che l’anima comprendesse in sè il seme della materia come matrice evolutiva di incarnazione, allo stesso modo in cui il corpo contiene l’anima che lo nutre e vivifica, pur trascendendolo.

Lo so, possono sembrare discorsi vaghi, chiacchiere filosofiche… Eppure credo che sia proprio questo il punto da cogliere, da realizzare, per dare un senso positivo alle configurazioni che ci aspettano; senza attendere il fatidico 2012, ma cominciando adesso a comprendere come l’Acqua di Nettuno in Pesci possa mitigare il Fuoco di Urano in Ariete e plasmare la Terra di Plutone in Capricorno. Da soli, questi ultimi due pianeti hanno già mostrato il loro potenziale negativo, sia come squilibri geologici e tellurici che come conflitti politici e militari. La spinta ribelle di Urano sta già destabilizzando regimi dittatoriali, istituzioni religiose dogmatiche, poteri economici e industriali, con il risultato di una reazione pari e contraria all’azione; la corsa al nucleare come risposta all’esaurimento o all’impatto ambientale dei combustibili tradizionali si è fermata forse solo momentaneamente e al prezzo di un immane disastro: abbiamo avuto una marea nera di petrolio nel Golfo del Messico e poi la catastrofe della centrale atomica a Fukushima… Non può funzionare così, non possiamo continuare a rispondere alla rigidità con la violenza, a illuderci di riparare i danni del consumismo senza rinunciare o cambiare in alcuna misura; non possiamo risolvere un male passando a un male diverso, perché il risultato può essere solo un male peggiore. L’umanità avverte questa contraddizione, percepisce il grido di dolore del pianeta e prova un senso di allarme sempre più insistente, urgente, pressante! E ancora una volta, traduce questi segnali con aspettative millenaristiche di catastrofi imminenti.
Nettuno, con il suo ingresso definitivo in Pesci il prossimo 3 febbraio, è l’emblema più rappresentativo di un archetipo di morte-rinascita antico più dell’uomo stesso, di una ciclica metamorfosi che oggi chiamiamo “2012” ma che, in quanto processo, potrà esprimersi come evento esterno solo se non saremo riusciti a promuoverlo e accoglierlo dall’interno: diventando nuovi, diversi, altri. In merito a tale aspettativa, di fronte a tale urgenza di cambiamento, dovremmo appunto renderci conto che la “fine del mondo” è già in atto, anzi che il nostro mondo – comodo, egoista, distruttivo – è già finito e che tentare di perpetuarlo, uguale a sé stesso, potrà solo rendere la metamorfosi più traumatica e forzosa. Ecco perché l’attuale passaggio di Nettuno in Pesci è così importante: perché indica una strada alternativa, suggerisce la cura proprio mentre diffonde la malattia; ricordandoci che non basta più sedarne i sintomi, ma è tempo di risvegliare la “vis medicatrix naturae” che è dentro di noi.
Non è una “coincidenza” interessante che proprio in questi mesi si parli tanto di energie veramente alternative, sicure, ecologiche? che in Europa si cominci (pur malamente, ma inevitabilmente) ad affrontare il tema della migrazione? che in Italia ci sia un referendum anche sull’acqua? Sempre in Italia, ma non certo solo per l’Italia, avrà luogo anche la cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II, Papa che come nessun altro riuscì ad unire l’ortodossia con l’innovazione, una religiosità apostolica ed istituzionale con un carisma morale e spirituale indiscusso (Giove e Nettuno congiunti al Medio Cielo). Il Papa che più viaggiò, che ascoltò i potenti della terra come i giovani e i poveri, che chiese scusa per le colpe della Chiesa e pregò insieme ai rappresentanti di tutte le religioni del mondo, all’insegna di ciò che li univa e non li separava: l’amore per Dio e per gli uomini…
Abbiamo ancora bisogno di Santi, forse più che mai. Non tanto di Santi a cui rivolgere una devozione confessionale, non solo di Santi “a cui votarci”; semmai a cui ispirarci, a loro volta come archetipi di un legame ancora possibile e irrinunciabile tra terra e cielo, tra Uomo e Dio. Non escludo affatto che un tale bisogno faccia spuntare ambigue figure di predicatori e guru, che adatti antichi culti a moderni idoli, tra angeli che volano su astronavi al posto delle ali, fantasmi dell’aldilà ed ombre intime, recuperi del mondo paranormale in cui Plutone potrebbe far rientrare dalla finestra deliri di potere più o meno innocui. Ma tutto ciò confermerà comunque la necessità – o si affiancherà alla crescente e creativa consapevolezza – di un cambiamento di valori epocale; da subire per forza o da attuare per amore e con amore.

Nei primi decenni del ‘500, gli esploratori del Nuovo Mondo aumentarono a dismisura e si trasformarono in cercatori d’oro. Pensavano a giacimenti immensi, a città fantastiche e scintillanti, a ricchezze generose e preziose. La leggenda dell’”Indio Dorado” – Eldorado – risuonò nell’anima collettiva come l’eco di una dimensione di benessere e armonia diluita ma ancora presente nell’oceano della memoria: Eden perduto che ridiscende dal cielo o Atlantide sprofondata che riemerge dall’acqua… comunque sia, un Paradiso “terrestre” da ritrovare.
Oggi, si tratta di recuperare una coscienza spirituale, un rapporto più rispettoso con la natura, più solidale con gli altri, più empatico con la vita in ogni suo aspetto; e quindi di diventare non tanto diversi quanto più veri perché più completi. In che modo o a che prezzo lo vedremo forse nei prossimi anni ma intanto è cruciale comprenderne l’esigenza e trasformarla in desiderio, in speranza, in prospettiva; perché saranno questi argomenti i protagonisti del “nuovo mondo” che ci attende, tra le infinite diramazioni del divenire, ma che ci sta chiamando ad essere, ora.




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