ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Parliamo di amore

I COPIONI DI VITA

a cura di Lidia Fassio
 

Nella prima parte della nostra vita introiettiamo non solo immagini ma anche comportamenti, schemi mentali ed emotivi che, successivamente, diventano imperanti fino a farla da padroni all’interno delle nostre relazioni.

Spesso sentiamo dire che ognuno di noi ha un “copione” il che significa che ha una traccia su cui si muove; questa traccia non lascia però grande spazio alla libertà personale perché, in un certo senso, ha ruoli prestabiliti da cui il soggetto non può più di tanto allontanarsi.

Sono parecchi gli psicologi e le scuole che hanno studiato questi copioni ed ognuna ha individuato una parte importante utile per comprendere come, certe modalità relazionali, finiscono per diventare automatiche.

Abbiamo spesso sentito parlare del fatto che sono i nostri stessi schemi mentali a creare per una buona parte la nostra vita. Se ad esempio una persona è troppo diffidente e vede la vita come un luogo inospitale da cui difendersi, questo schema mentale finisce per diventare il suo “copione” che la porterà ad incontrare preferenzialmente situazioni e persone dalle quali dovrà difendersi e che confermeranno la giustezza dei suoi comportamenti.
In effetti questo ci fa comprendere come, ognuno di noi, si trovi a suo agio con ciò che conosce al punto da preferirlo anche se continua a creare sofferenza piuttosto di affrontare cambiamenti che, inevitabilmente, richiedono tempo e lavoro di trasformazione.

L’analisi transazionale con Eric Berne è tra quelle che hanno individuato tre tipi diversi di ruoli corrispondenti a tre diversi stati dell’Io che lui chiama “genitore, adulto, bambino” che influiscono in modo prepotente all’interno delle relazioni che si formano.

Anche Roberto Assagioli però ha dato un grande contributo individuando il modo in cui le nostre tante sub personalità tendono a tenerci prigionieri all’interno di ruoli precisi non permettendoci di utilizzare la nostra intierezza.

Interessante a questo proposito anche il lavoro di Hal e Sidra Stone i quali hanno individuato attraverso il “dialogo delle voci” le tante parti che ci giochiamo nel contesto relazionale.

In pratica, tutte queste scuole hanno notato che molte delle difficoltà che le persone incontrano nelle loro relazioni dipendono dal fatto che utilizzano ancora dei “personaggi interiori” che sono legati al passato e che continuano ad interferire proprio perché obbligano ad interpretare “ruoli” rigidi e fissi che impediscono sia la crescita personale che l’uscita dalle fasi di conflitto che si presentano all’interno dei loro rapporti.

Ovviamente questi ruoli finiscono per esser dei veri e propri copioni che, tuttavia, hanno lo scopo di proteggere le parti più vulnerabili quelle che non si sono potute sviluppare e che esercitano a vario titolo una assoluta dominanza.

Così un soggetto può interpretare a lungo il ruolo del “bambino” e, in questo modo, continua a cercare protezione, quella che, con molta probabilità, non ha avuto a tempo debito. Tuttavia, se si interpreta questo ruolo, senza dubbio, si attirano nella vita sempre e soltanto coloro che interpretano il ruolo di “genitore” dando così vita a relazioni altamente disfunzionali in quanto ognuno deve restare perniciosamente all’interno di uno schema che impedisce anche la crescita personale oltre a bloccare e a rendere insoddisfacente il rapporto.
In effetti, chi interpreta il ruolo di “genitore” è colui che si assume sempre e comunque la responsabilità e, di conseguenza, non può mostrare le sue debolezze e fragilità che, ovviamente, sono interamente proiettate su colui che deve fare la parte del “bambino” il quale, senza ombra di dubbio, dovrà mostrare sempre quella parte proprio perché rinnegherà quella più matura, quella che lo costringerebbe a prendersi la responsabilità della sua vita.

Questi modelli relazionali danno vita a legami di vincolo molto difficoltosi anche perché permettono di rinnegare altri personaggi interni che, invece, vorrebbero esprimersi e che aiuterebbero a uscire dallo stallo.
Nelle coppie sono molto visibili questi ruoli; ne abbiamo parlato proprio affrontando il tema delle “proiezioni” che, ovviamente, devono intervenire in maniera massiccia per costringere a riconquistare quelle parti rinnegate che, inevitabilmente, diventano visibili in quanto incarnate ed interpretate dai  partners.

Anche il gioco delle sub personalità è molto interessante in quanto spiega in modo chiaro il perché noi attraiamo nella vita soggetti che, inizialmente, trovano un incastro perfetto con noi ma che, inesorabilmente, finiscono per soffocarci proprio con quell’aspetto della loro personalità che prima ci piaceva infinitamente.

In effetti, i ruoli fissi nascono di solito per proteggere le nostre parti infantili, quelle che ancora urlano per ottenere riconoscimento.
Le dinamiche di vincolo prima appaiono molto positive in quanto sembrano gratificare le nostre parti rimaste irrisolte ovvero quel bambino interiore che è ancora in attesa di essere risarcito; tuttavia, proprio per la rigidità che mantengono nel tempo, finiscono per provocare le stesse identiche sofferenze che si è così fortemente tentato di evitare.
Come sempre, lo scopo delle dinamiche psicologiche che si inseriscono all’interno di una coppia è quello di far arrivare ad un punto morto i due soggetti in modo da costringerli ad intervenire per cercare di comprendere il perché di tanta sofferenza.

Non sono facili da individuare questi copioni; in effetti le persone spesso si sentono male ma avvertono anche una fortissima impotenza nel modificarli. Queste situazioni ci permettono di comprendere una volta di più come le “dinamiche di vincolo” che si sono instaurate nell’infanzia influenzino in modo evidente le nostre relazioni adulte.

Facciamo un esempio che possa chiarire due ruoli che spesso si trovano all’interno della coppia:

- Lei: è la figlia  primogenita di quattro fratelli e, fin da piccola, si è trovata a rivestire il ruolo di madre in quanto, la stessa era fragile, ansiosa e incapace di badare alla figlia e agli altri membri della famiglia; ovviamente, questa donna, quando era piccola, si è trovata costretta a mettere da parte i suoi bisogni di essere accudita, sostenuta e supportata in quanto non solo questi non potevano essere soddisfatti, ma venivano avvertiti come un qualcosa di molto egoistico da non mostrare. Entrando pienamente nel ruolo di “madre”, la donna ha cominciato a sentirsi meglio, più accettata e riconosciuta proprio perché ha imparato a prendersi la responsabilità della famiglia intera, lasciando da parte stessa. Il padre era un uomo distaccato, estremamente disconfermante nei confronti del femminile e pretendeva da lei, unica femmina, che facesse pienamente tutto ciò che i quattro maschi non dovevano fare. Nel fare questa operazione la donna ha, ovviamente, rinnegato la sua “bambina interiore” ed anche il suo “desiderio di realizzazione” in quanto non ha potuto studiare perché non c’erano sufficienti disponibilità. Alcune delle sue personalità sono state  messe da parte in attesa di potersi mostrare più avanti nella vita. Il suo ruolo è quindi quello di “madre” che si occupa, che sostiene e che lascia da parte i suoi bisogni ed è soprattutto quello di sostenere tutti gli altri che, ovviamente, hanno più diritti di lei.

- Lui: è un uomo che viene da una famiglia tradizionale la cui madre ha sempre fatto la casalinga; si tratta di una donna abbastanza fredda che, si occupa materialmente di tutto ma che non sa accudire in senso emotivo e, quindi, non lo abitua a relazionarsi e a comprendere gli altri e neppure a prendersi cura di sé e delle sue cose; in pratica non ha mai fatto nulla in casa e nessuno gli ha mai chiesto di rifarsi il letto o di mettere a posto la sua stanza; per tutto questo c’era la madre che ovviamente, si occupava nello stesso modo anche del padre che lui ha visto sempre lavorare tantissimo e trascorrere la maggior parte del tempo fuori casa e non riconoscere nulla al lavoro della madre. Cresce lasciando tutto in giro, come del resto fa il padre,  e si occupa  solamente dello studio e, successivamente della sua carriera. E’ abituato ad occuparsi del mondo esterno, ad inseguire risultati e successi. Non sviluppa minimamente il lato emotivo e non ha alcuna considerazione per chi si occupa di tutto il resto: idealizza il padre che ritiene un “vincente”  e ritiene la madre una “donnetta” senza possibilità; è molto controllante per quanto concerne il denaro ed è abituato a non prendere parte a nulla di ciò che accade dentro alla famiglia ma a pretendere di essere completamente accudito nel momento in cui rientra.
- Quando si sposa con lei entra appieno nel suo ruolo: lavora molto, guadagna e si occupa di tutto ciò che riguarda le spese, vuole le sue cose in ordine, i suoi vestiti stirati e lascia a lei tutte le incombenze nonché vuole che lei si dedichi esclusivamente a lui quando rientra a casa. Non si rende conto del lavoro che fa lei, ritiene che sia giusto che, siccome lui guadagna tanto, lei risponda a tutte le sue esigenze.

Inizialmente tutto sembra essere perfetto in quanto entrambi si ritrovano pienamente nei ruoli che conoscono bene, senza occuparsi di diventare più completi lavorando proprio sulla parte che nessuno dei due ha sviluppato. Lei è quella che si occupa di lui e della casa, lo sostiene emotivamente ma lascia a lui la gestione delle spese e non sa neppure quanto costano le cose e quanto spendono per la gestione familiare.

Tutto sembra funzionare a meraviglia fino a quando non nascono, uno dopo l’altro tre figli che, ovviamente, hanno bisogno di essere accuditi e che invadono sempre di più il tempo e la disponibilità emotiva della madre che, ovviamente, comincia a diventare insofferente rispetto alle richieste del suo uomo. Lei non capisce perché lui non si renda conto che le cose sono cambiate e vorrebbe da lui un po’ di aiuto e di considerazione in più. Lei lo considera insensibile e completamente distaccato da ciò che accade in famiglia e, quindi, spesso si allontana da lui emotivamente e sessualmente.
 
Da parte sua lui comincia a sentirsi messo da parte e rifiutato e, date le sue prerogative e le paure mai affrontate, diventa ancora più rigido cominciando a far sentire lei totalmente inadeguata e a rimproverarla costantemente delle sue carenze e dell’assoluta mancanza di realismo rispetto alle spese. A questo punto lei è costretta a risentire la sofferenza di quella bambina interiore che veniva ripresa e sgridata quando non era all’altezza della situazione. Lui, da parte sua, si sente rifiutato e, soprattutto, viene privato di quel sostegno che sentiva fondamentale e va in ansia il che lo fa reagire diventando sempre più controllante e soffocante in quanto, a suo modo di vedere, fa la sua parte che consiste nel guadagnare sempre di più, il che lo costringe a stare molto di più fuori casa proprio mentre lei pretenderebbe un aiuto in casa ma, soprattutto, vorrebbe che lui riconoscesse ciò che lei fa e che la sostenesse emotivamente quando si sente stanca e stressata. Lei si arrabbia sempre di più per il fatto che lui passa sempre più ore al lavoro anziché aiutarla a casa e con i figli e lui si difende sostenendo che ciò è dovuto ai  troppi impegni economici presi con la nascita dei figli che non gli lasciano tregua per cui deve lavorare sempre di più per tener testa alle spese accusando lei di non accorgersi delle sue crescenti difficoltà.

La loro vita diventa un inferno poiché, entrambi, si sentono disconfermati nel loro ruolo ma, soprattutto, nel loro bisogno più profondo. La relazione entra in una crisi profonda e, per risanarla, entrambi devono uscire dai loro ruoli e sviluppare quel lato che è rimasto a lungo ignorato. Più lei preme perché lui la sostenga e la aiuti più lui si allontana perché è proprio ciò che non sa fare e che gli fa tanta paura; più lui sta fuori per lavoro e si mostra distaccato e più lei si sente inadeguata e sconfortata reagendo con rabbia e rifiuto.

Come è possibile vedere, i ruoli troppo rigidi, hanno portato la relazione ad un punto di criticità tale da rischiare la separazione ed entrambi hanno dovuto rendersi conto che utilizzavano solamente una parte delle sub personalità mentre, invece, dovevano lavorare per diventare più solidi e completi.

In questo caso ognuno aveva un copione scritto che ha interpretato per una buona parte della vita e che ha condizionato a livello profondo. I copioni però possono essere lasciati imparando a vivere in maniera più flessibile e, soprattutto, adattandosi alle situazioni che via via cambiano nel corso dell’esistenza.




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati