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I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO

a cura di Lidia Fassio
 

Il pianeta Mercurio e il segno dei Gemelli, tra i loro numerosi significati sono anche interessati all’apprendimento in quanto, soprattutto a Mercurio, viene accreditato il forte legame con la  mente “razionale, o meglio, logico causale”.
Non possiamo tuttavia immaginare che la mente riguardi esclusivamente questo pianeta in quanto, alla parte razionale della nostra natura, si affianca quella analogica e simbolica che, interagendo con la prima consegna a tutti noi, la capacità di pensare e di elaborare fatti ed esperienze traendone quindi i debiti significati che ci portano all’acquisizione del “senso della vita”.
E’ interessante il fatto che nella primissima parte della vita si formano i primi importanti schemi mentali che diventano vere e proprie “credenze e copioni” che ci inducono poi a percepire in essi una verità.
La mente tuttavia si forma prima di tutto sulla base dei desideri che si fondano più che altro su stati fisiologici (pulsioni) e sulle emozioni primarie a cui si aggiungono le credenze che, invece, derivano da ciò che si apprende dall’ambiente circostante e dalle esperienze percettive dei cinque sensi.

Infatti, proprio nella fase di case terza il bambino ha la capacità di riconoscere sé stesso come distinto dagli altri; è in grado di riconoscere che ci sono stati mentali differenti che permettono in seguito di formulare concetti e di  interagire con il mondo. In pratica, Mercurio con l’ausilio di Giove e della casa nona, consentono di fare delle vere e proprie rappresentazioni mentali che pian piano formeranno il personale senso di realtà che poi potrà a sua volta, essere comunicato.

Sappiamo che Mercurio e Giove hanno un ruolo importantissimo anche nell’adattamento: non a caso, questo è fondamentale per poter interagire meglio con l’ambiente circostante e avviare così il delicato sviluppo della socializzazione che passerà essenzialmente attraverso il pensiero, la verbalizzazione e l’interazione.

Tutte queste delicate funzioni che il bambino inizia a sviluppare a partire dall’età di un anno circa, sono in buona parte dipendenti dal “movimento e dalla deambulazione”, veri e propri motori che aiutano l’esplorazione rispondendo così al desiderio di conoscere e di impossessarsi gradualmente di tutto ciò che si muove attorno. Affinchè lo sviluppo possa avvenire in modo regolare è necessario che il bambino abbia intorno un ambiente sereno e possa contare su persone stimolanti che riescano a soddisfare al meglio il suo bisogno di sapere e che rispondano alle percezioni che si attivano come mai nella vita soprattutto attraverso la curiosità. E’ però altrettanto necessario che continui in forma sempre più sofisticata il rapporto emotivo con le figure di riferimento perché, è da questo che parte l’intera architettura mentale.
Tutto questo significa che, mentre impara a riconoscere le cose, le situazioni e tutto ciò che gli sta attorno, apprende anche i primi rudimenti della socializzazione e della comunicazione avvalendosi di scambi fondamentali che collaborano alla formazione delle sicurezze interne interagendo al tempo stesso con il mondo esterno.
In effetti, in questo periodo è importante che il bambino possa avvalersi anche del contatto con altri bambini poiché la funzione del gioco è la modalità attraverso cui potrà imparare divertendosi e socializzando, scoprendo come reagiscono gli altri ai suoi comportamenti e al suo modo di essere il che darà vita alla divisione tra mondo interno e mondo esterno.

Mercurio è responsabile dei processi di socializzazione comuni a tutti gli animali superiori e assolutamente fondamentali per l’uomo.

Le difficoltà rispetto all’adattamento possono nascere allorchè il bambino si trova inserito in un ambiente troppo poco stimolante cosa che può spingerlo a limitare  le sue prime esperienze giacchè, non trovando risposte adeguate, può vivere una frustrazione troppo intensa con il conseguente desiderio di rinchiudersi in sé stesso e di limitare lo scambio.
La mente del bambino è in piena espansione ma, affinchè questo sia possibile, ci devono essere sollecitazioni e risposte che siano anche congruenti ai suoi bisogni.
Un ambiente troppo pieno di regole che non premia i primi successi del bambino può rendere complesso il suo essere attratto dal mondo esterno; per non parlare di un ambito e di persone che mostrano disinteresse verso le sue manifestazioni che ovviamente favorirà l’emergere di ferite che agiranno sul  suo naturale narcisismo, incidendo prepotentemente sulle sicurezze intellettuali e sulla futura socializzazione.
In questa fase si possono anche formare le basi per futuri comportamenti antisociali ed asociali: il bambino va normalmente verso gli altri e, soprattutto, consolida il processo di attaccamento verso le figure parentali; se queste due risultano insufficienti, distaccate, instabili o punitive, ci possono essere danni notevoli che si ripercuoteranno sul suo futuro.
La percezione di non essere adeguato e di non saper rispondere a ciò che l’ambiente esterno richiede possono portarlo a percepirsi come scarsamente intelligente e, quindi, a bloccarsi nell’apprendimento.

Ciò che più di altro può interferire con lo sviluppo intellettivo ha una radice nelle difficoltà emotive che, più di ogni altra cosa, possono interferire fino a inibire e  bloccare gli sforzi del bambino che non trova nell’ambiente e dentro di sé quella serenità e quella stabilità che sono necessarie per procedere con l’apprendimento.
In effetti la vita si afferma proprio nell’interazione tra le potenzialità individuali e l’ambiente educativo che devono cooperare favorendo la conciliazione tra le  capacità emotive, affettive ed intellettive.
In effetti, la capacità non solo di “capire” ma di “afferrare il significato simbolico” apre alla possibilità di creare il proprio mondo provando poi a dargli espressione all’esterno. Ogni bambino parte da una mente che produce immagini libere e staccate le une dalle altre e, attraverso la funzione mercuriale, impara a formare dei ponti logici che via via le collegano dando vita a particolari associazioni (Giove); al tempo stesso si formano anche ponti tra le varie emozioni ed è in questo modo che la mente inizia ad “organizzarsi” e a sintetizzare le esperienze.

La capacità di credere nelle sue possibilità e di continuare ad apprendere nasce dall’amore che prova per le persone che lo accudiscono che gli trasmettono un vero apprezzamento per i suoi progressi alimentando così il desiderio di comunicare e di intessere relazioni.

E’ il genitore che trasmette al figlio il desiderio di tradurre gli impulsi in immagini interne e poi a comunicarli ad un’altra persona: è così che si insegna e si impara a riflettere su di sé, funzione fondamentale per poi poter trasmettere ciò che pensa e, soprattutto, ciò che si sente.

Una mancanza di interazione autentica può limitare di molto questi processi creando un’impossibilità di adattamento che pian piano può sfociare in difficoltà di apprendimento. Ci sono bambini che, intorno ai tre anni, hanno un repertorio estremamente limitato di comunicazione giacchè avvertono le difficoltà che i genitori hanno di fronte ad alcune loro manifestazioni. Quando il bambino mostra aggressività, competizione, o anche solo un potente bisogno di affermazione di sé, i genitori si mostrano ansiosi, disinteressati o, addirittura, punitivi il che fa partire paure nel figlio che non si sente accettato e compreso e di conseguenza penserà di non aver diritto ad esprimere ciò che è.
Altri genitori invece si ritraggono e si inquietano nel momento in cui il figlio mostra il desiderio di “separazione” il che metterà a dura prova i passi verso una maggior autonomia bloccando così i processi evolutivi.
Ci sono famiglie in cui queste situazioni non vengono mai affrontate per cui, passano di generazione in generazione intatte e mai risolte.

In questi casi il bambino diventerà ansioso anche di fronte al suo apprendere perché avvertirà tutto ciò come inconciliabile con l’ambiente esterno.
Sappiamo infatti che il vero significato di “comunicazione” dell’asse terza nona e del rapporto tra Mercurio e Giove riguarda essenzialmente la possibilità di collegare la mente con la parte emotiva che servirà ad organizzare idee e significati. Se questo processo non ha luogo, intervengono gravi problemi di elaborazione che portano ad ansia e angoscia che mantengono il sé assolutamente frammentato.
I collegamenti che vengono fatti dagli adulti entreranno inevitabilmente a far parte della modalità di collegare le cose nel bambino.
Se ad esempio il bambino dice “sono triste” e il genitore rifiuta questo rispondendo “non è vero perché hai tutto per essere felice”, il bambino non troverà risposta al suo stato d’animo e, necessariamente, all’interno avverrà una distorsione che lo renderà confuso ogni volta che tenterà di esprimere un suo modo di “essere e di sentire”.
Il suo pensiero resterà frammentato e questo darà luogo a grandi problemi proprio nell’apprendimento rischiando vere e proprie patologie di pensiero.

In questo modo sarà difficile creare quei ponti necessari a collegare pensieri, immagini, sentimenti e azioni senza i quali non si completerà mai il puzzle interno. Se un bambino si è sentito trascurato nell’infanzia ed ha percepito una scarsa disponibilità emotiva da parte della figure genitoriali bloccherà a questo stadio lo sviluppo del sé il che lo porterà a rappresentazioni molto frammentate di sé stesso e ad una difficoltà nell’interazione con l’esterno; resterà quindi nel bambino un sottofondo ansioso che consentirà di esprimersi e di comunicare solamente in maniera disorganizzata e sconnessa poiché questa modalità verrà adottata come difesa per non entrare in contatto con la sofferenza dovuta alla privazione; in pratica, ogni volta che un’associazione farà percepire il disagio emotivo, si precipiterà in uno stato di regressione che,  se da un lato allevierà il dolore, dall’altro impedirà la crescita cognitiva. 

Ancora una volta è importante che i genitori rispondano con empatia ai pensieri, alle sensazioni e alle idee dei bambini poiché quando ci sono ansie e risposte incoerenti che dipendono dalla struttura caratteriale finiscono per interpretare male, condannare o per cercare di cambiare ciò che giunge dal figlio che, in questo modo, bloccherà il collegamento tra le varie istanze psichiche, portando a ritardi nello sviluppo cognitivo che potranno manifestarsi poi sia nella capacità di relazione sia nel rendimento scolastico o in entrambi i campi della vita.

In quasi tutti i casi in cui il bambino mostra incapacità cognitive e disturbi nell’apprendimento, le cause sono da ricercarsi in un problema di organizzazione emozionale giacchè l’architettura psichica trova il suo fondamento in questa prima e fondamentale potenzialità.




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