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LA TRATTA DI NOTIZIE

a cura di Sandra Zagatti
 

Chi mi legge da tempo, conosce la mia antipatia per il giornalismo moderno, e mi riferisco a quello approssimativo, sgrammaticato, fatto solo di scoop, di melodrammi o di “allerta”…

Ne abbiamo avuto un esempio di recente, con lo sciame sismico che ha fatto ballare molte zone d’Italia. La nostra penisola è in costante movimento, e terremoti di magnitudo 3 o 4 non sono né una rarità né un pericolo serio, tant’è che ci sono persone che nemmeno li hanno sentiti e ne hanno avuto notizia solo dai media… E non mi piace, quindi, l’enfasi allarmistica con cui sono stati commentati. Non mi piace perché è un inutile contagio di ansia e preoccupazione, ma soprattutto perché – con la quadratura tra Urano e Plutone in orbita precisa – il periodo è indubbiamente a rischio sismico e, almeno in Italia, dovremmo sapere che tante scossettine sono meglio di una scossa grossa, ed anzi possono evitarla proprio impedendo all’energia tellurica di accumularsi; e sarà pure per scaramanzia, ma mi sembra veramente di dubbio gusto giocare mediaticamente all’allarme sismico quando i terremoti gravi sono ben altri.

Perché, invece, nessuno ci informa più sul Giappone, sullo stato delle centrali nucleari o dell’aria e dell’acqua esposte alla contaminazione radioattiva? Perché le questioni veramente gravi (sismi devastanti, incidenti petroliferi o nucleari, catastrofi ambientali) vengono trattate a suon di titoloni per pochi giorni e poi cadono nell’oblio? Questa non è informazione, non è comunicazione: è solo commercio di notizie, che sfrutta la reazione emotiva immediata e, appena si esaurisce, la dirotta su altri allarmi più o meno motivati o ingigantiti. Omicidi irrisolti, scandali politici, squilibri climatici (a marzo si prospettava l’estate più calda del secolo, adesso è diventata ovviamente quella più fredda)… ma sempre e soltanto in modo allarmistico, oppure morboso, comunque emozionale.

E’ così, evidentemente, che si vendono i giornali o si mantiene l’audience televisiva: ed è triste ammettere che, in questa dinamica, la complicità di noi utenti – spettatori o consumatori, come vogliamo chiamarci – non è certo secondaria. I media ci hanno diseducati all’approfondimento e allevati alla partecipazione viscerale (“che tragedia! che tristezza! che vergogna! che tempi!”), ma l’assuefazione è inevitabile e allora ci vuole sempre qualcosa di nuovo, una qualsiasi notizia “forte” che riesca a catturare l’attenzione, un altro titolone con cui andare avanti e nutrire questo avido ma superficiale circolo vizioso…

Da anni osservo tale deriva culturale della cosiddetta opinione pubblica, e provo un crescente rammarico e disgusto. E mi scuso con Nettuno, pianeta altrimenti sublime, se spesso ho incolpato il suo passaggio in Acquario (con la complicità della mutua ricezione di Urano in Pesci) di un tale andazzo: di questa emotività che si trasmette come un contagio tramite mezzi tecnologici, e che ha modificato radicalmente le stesse modalità di fare giornalismo e/o spettacolo. Penso alla diffusione dei cosiddetti reality; delle varie piazze o forum in cui si espongono disgrazie e fatti privati; oppure ai trenini dei sogni, alla “posta per te” o alle sorpresone in stile “carramba” in cui si ritrovano parenti lontani da secoli, si riconciliano famiglie o amori infranti… Trasmissioni solo apparentemente diverse in cui, comunque, l’importante è piangere, senza alcun filtro critico e senza mai dubitare della veridicità di storie o personaggi coinvolti.

Ma adesso, Urano è ormai in Ariete e Nettuno farà solo un ultimo passaggio di sei mesi in Acquario prima di entrare definitivamente nel segno del suo domicilio: ci si potrebbe aspettare quantomeno un ridimensionamento di questo malvezzo, se non proprio un recupero qualitativo. Peccato che Plutone in Capricorno e Saturno in Bilancia abbiano intanto spostato una buona parte di attenzione dal palco emotivo a quello morale (o moralistico), unendo paradossalmente, ma con ottimi risultati, il piacere morboso dello scandalo o della cronaca nera all’istinto giudicante che addita il mostro per meglio isolarlo dal gruppo, proprio come facevano le antiche tribù con il capro espiatorio. Siamo passati da Sarah Scazzi a Yara Gambirasio a Melania Rea senza soluzione di continuità. Un omicidio è stato protagonista di ogni dibattito televisivo, di ogni commento su Internet o al bar per mesi… fino a quello successivo, che ha semplicemente sostituito il precedente; e noto solo marginalmente la triste associazione tra queste dissonanze al segno del Cancro (Luna) e il fatto che si tratti spesso, se non sempre, di vittime femminili.

La novità, rispetto a Urano in Pesci, è comunque evidente nel diverso linguaggio di Urano in Ariete: non c’è più l’identificazione con il protagonista della storia ma un distacco tanto più ostentato quanto alimentato, costruito e foss’anche inventato nella versione televisiva o mediatica. Resta (e ci mancherebbe) la solidarietà e il dolore per le vittime reali e le famiglie, il trasporto emozionale che ci porta a pensare che potrebbero essere nostre figlie, nostre parenti, amiche … ma a guardar bene l’oggetto principale dell’interesse è il colpevole o i colpevoli, nonché i contesti ambientali in cui il crimine è andato preparandosi nelle motivazioni e si è poi palesato come atto. Non è un caso che negli ultimi anni siano aumentate a dismisura serie televisive in stile CSI, NCIS, Criminal Mind e simili: come durante i mondiali di calcio diventiamo tutti Commissari Tecnici, di fronte ai delitti più efferati siamo ormai tutti investigatori, e l’onda lunga di Nettuno in Acquario è quasi irriconoscibile ma forse per questo ancora più insidiosa, laddove il rischio è di trattare la realtà alla stregua di un telefilm.

Il degrado qualitativo dell’informazione, come dei programmi televisivi, è aumentato proporzionatamente all’offerta: oggi i canali disponibili sono pressoché infiniti e ci si aspetterebbe una maggiore differenziazione, ma evidentemente la domanda è quella che è. Come dicevo non possiamo lamentarci, se in qualche misura siamo complici: spettatori voyeuristici e assai poco interessati a servizi professionali o educativi. Inutile negare che il pubblico medio segua con maggiore bramosia lo sporco scandalo politico, l’avvincente gossip sessuale o l’efferata cronaca nera, piuttosto che un reportage serio sulle condizioni dei popoli africani o sugli squilibri ecologici del pianeta… ma il circolo vizioso, appunto, richiede che l’offerta si orienti verso i gusti, oltre che influenzarli. Sempre più immagini e storie a forte impatto, quindi: di quelle che una volta sarebbero state consigliate “ad un pubblico adulto” e che adesso invece vengono piazzate tra la pubblicità dei pannolini e un quiz. E poi sempre meno limiti, regole, moderazioni e men che meno censure.

In omaggio alla libera informazione viene ormai autorizzato ogni eccesso, e la recente bufera che ha travolto il News of the World e il magnate dell’editoria Rubert Murdoch, ha evidenziato le tante e profonde ombre di questo tipo di giornalismo, che fa scempio di ogni deontologia e pur di ottenere uno scoop non esita a procurarsi informazioni riservate con intercettazioni illegali o corrompendo investigatori… La Gran Bretagna ha gridato allo scandalo e il resto del mondo ha fatto eco, come se cadessimo tutti da nuvole candide di ingenua innocenza. Eppure, nel nostro piccolo noi italiani non ci siamo fatti mancare Fabrizio Corona: anche lui accusato e pluricondannato per estorsioni ai danni di personaggi dello sport o dello spettacolo, fotoricatti, aggressione, ricettazione e porcate varie, ma da anni continua ad imperversare sulle copertine, a vendere dichiarazioni e immagini personali alle riviste di gossip, mentre la sua Belén viene addirittura innalzata agli onori di San Remo e premiata dal gradimento di pubblico come fondoschiena più presente nelle pubblicità.

Se oggi un paparazzo viene considerato un giornalista, chi cerca e compra scandali viene ripagato dagli editori, chi piomba sul luogo del delitto, del terremoto, dell’attentato per cogliere immagini strazianti o chiedere a chi ha perso tutto “come si sente, cosa ha provato”… se, insomma, il commercio di notizie diventa pure illecito allora siamo alla vera e propria “tratta”: delle notizie e della privacy e dignità delle persone coinvolte. E bisogna riconoscere che il termine tv spazzatura è fin troppo gentile: Plutone stesso dovrebbe sentirsene offeso.

E così, abbiamo visto infiniti processi in trasmissioni praticamente identiche su tutte le reti che coinvolgevano criminologi, psicologi, patologi, legali e tecnici forensi, responsabili delle forze dell’ordine, sociologi e opinionisti più o meno improvvisati, dibattere fin nei dettagli più intimi della tragedia in esame (dal reperto anatomico alla vita privata dei soggetti coinvolti), e in tutto questo spettacolo le indagini reali, le prove “al vaglio degli inquirenti” e persino l’eventuale sentenza giuridica sembravano comparse, dettagli secondari: se ci sono, bene; altrimenti è lo stesso e avanti il prossimo.

Anche qui, infatti, obiettività e filtro critico continuano a brillare per la loro assenza, seppur sul sottofondo di una sottile ma disturbante ipocrisia, che associo al dovere formale (e alle sue occasionali scivolate sul perbenismo) di Saturno in Bilancia: “la famiglia ha chiesto il silenzio stampa e noi lo rispettiamo, ma vogliamo solo dedicare un ricordo alla povera ragazza”… “non c’è nulla di concreto che provi la colpevolezza di costui ma è comunque sospetto che quel giorno abbia fatto o detto questo”… “chiediamo scusa per la pubblicazione di queste mail private o dell’immagine del reggiseno della vittima, ma è solo per tentare di far luce sulla verità”…

Ed eccola di nuovo la verità: giustificazione (o scusa) pret-à-porter. E’ un concetto tanto complesso quanto purtroppo labile, più facilmente identificabile nelle sue componenti ed espressioni relative, ma con il quale i pianeti lenti hanno sempre a che fare. C’è la verità nascosta o interiore da svelare con Plutone, la verità personale da affermare come autenticità con Urano, la verità giuridica o comportamentale da accertare o stabilire come coerenza con Saturno. Tuttavia, se invece di integrarsi queste parziali e pur sacrosante verità rimangono separate o, peggio, confuse e interscambiate all’occorrenza o a piacimento, il risultato è come minimo la perdita di obiettività. Oppure il caos, se consideriamo che la Verità Universale di Nettuno (essenza dell’umanità) rischia di assumere in questo modo le vesti di una verità collettiva variabile, cangiante, instabile ed effimera (apparenza della società), proprio come i costumi etici o mentali, o persino gli abiti di moda.

Su basi socioculturali del genere, non so davvero se o quanto Nettuno in Pesci riuscirà ad essere fautore di autentica e profonda metamorfosi, sia di valori che, conseguentemente, di abitudini e atteggiamenti; o se andrà solo a peggiorare l’andazzo massificante, diluendo sempre più la coscienza individuale in quella sorta di tutto-nulla che è diventata la “vita moderna”…
Forse non dovrei augurarmelo, visto che non sarà un processo indolore, ma credo che toccherà a Saturno in Scorpione farci capire quanto invece sia antico, anzi vecchio – terminale – questo modo di vivere.




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