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RICOSTRUIRE DALLE MACERIE : 11 SETTEMBRE 2001-2011

a cura di Sandra Zagatti
 

Capita con le esperienze importanti. Capita che ne cominciamo il racconto dicendo “Ricordo perfettamente quel momento”! E in effetti possiamo fornire dettagli impressionanti, che in altri contesti verrebbero dimenticati ma che un’esperienza significativa riesce invece ad immortalare in immagine: dove eravamo, con chi, come eravamo vestiti, che clima c’era, cosa stavamo facendo prima, cosa abbiamo fatto dopo…

Ed è così, per l’11 settembre di dieci anni fa. Credo che ognuno di noi possa facilmente ricordare i dettagli del momento in cui ha appreso la notizia. Era primo pomeriggio, in Italia. Precisamente le 14:45 (8:45 ora locale), quando il primo aereo si è schiantato contro una delle due torri gemelle del World Trade Center di New York; alle 15:05, l’impatto del secondo aereo sull’altra torre; alle 15:37 un terzo aereo precipita sull’eliporto del Pentagono, facendo crollare e incendiare un’ala dell’edificio. Intanto vengono evacuati la Borsa del Nymex, il New York Mercantile Exchange, Wall Street: poi la Casa Bianca, il Dipartimento del Tesoro, il Congresso, il Palazzo di Vetro. Nel giro di mezz’ora scoppiano incendi sul Mall di Washington, davanti alla Casa Bianca, al Dipartimento della Difesa, al Dipartimento di Stato. Tutti gli aeroporti USA vengono chiusi, i voli transatlantici dirottati in Canada. Dopo alcune esplosioni, alle 16:07 (10:07 ora locale) crolla il primo grattacielo; dopo venti minuti crolla il secondo, e dopo due ore anche un palazzo adiacente al World Trade Center si abbatte al suolo.

Quando cominciò questo inferno, nelle nostre case assopite nel tepore di un qualsiasi dopo pranzo di fine estate, molti televisori erano accesi e magari guardati sbadatamente tra una fiction e una pubblicità, mentre qualcuno schiacciava un pisolino o riordinava la cucina. Poi le edizioni straordinarie dei TG, le telefonate, gli interrogativi (incidente? attentato? cosa sta succedendo?) e quelle immagini terribili, riviste poi all’infinito: gli aerei che entrano nelle torri come nel burro; la gente alle finestre che chiedeva aiuto e tentava di respirare; quelli che si buttavano di sotto, preferendo alle fiamme una morte solo apparentemente suicida… Gli incendi, il fumo, i crolli: strutture ingegneristiche tra le più avanzate che si infossavano come castelli di carta, implodendo in una nuvola di polvere e detriti estesa per chilometri sulle case, i passanti, gli eroici soccorritori.
Oltre ai 19 attentatori, le vittime accertate furono 3043: 246 sugli aeroplani (nessun superstite), 2672 a New York, 125 al Pentagono; tra questi 343 Vigili del Fuoco, 60 poliziotti, 55 militari, mentre la maggioranza era composta da civili di 90 nazionalità diverse.

Ho voluto dettagliare queste tristi cifre per doveroso rispetto, perché spesso si legge o si sente dire che le vittime furono “quasi tremila”, ma un conteggio approssimativo e massificato mi sembrerebbe rendere ancor più anonimo chi era invece un individuo con un lavoro, una famiglia, i suoi crucci e i suoi sogni, la sua storia personale, che è finita improvvisamente e violentemente – ingiustamente – in una mattina iniziata come tante altre…
E ho voluto dilungarmi in questa premessa, tornare a dieci anni fa, non tanto per ricordare ciò che nessuno può aver dimenticato, quanto per riattivare quell’emozione, quel dolore, quello choc che fu individuale e collettivo insieme. Una domanda che non ha ancora trovato una risposta soddisfacente, ammesso che possa esistere.

In questo anniversario molti si chiedono cosa sia cambiato da allora, e indubbiamente è cambiato molto, tant’è che oggi tendiamo a parlare in termini di “prima” e “dopo”; proprio com’è già accaduto in altre situazioni cruciali della storia collettiva. Dall’estinzione dei dinosauri al lancio della bomba atomica, dalla Rivoluzione Francese alla caduta del Muro di Berlino, i grandi eventi di trasformazione parlano sempre un linguaggio di fine, più che di inizio. La morte che portano sottintende, evoca e anela una rinascita, e questa appare come una conquista possibile ma non garantita, anzi tutta da guadagnare e non certo da attendere come tappa naturale o inevitabilmente conseguente. Ed è interessante, seppur triste, notare che gli eventi dell’11 settembre vengono quasi sempre ricordati come il “crollo” delle Torri Gemelle; quasi fossero crollate da sole, emblema e monito di un sogno infranto senza apparente colpa, come nel sedicesimo arcano dei Tarocchi. Non a caso, i temi del reale crollo dei due grattacieli presentano entrambi Ascendente Scorpione.

Nessuno di quei morti aveva colpa. Ma eventi del genere trascendono il singolo e scandiscono processi collettivi, anzi universali, di portata talmente complessa e profonda da poter essere compresa, nonché ricomposta nella sua dualità stridente di “bene e male”, “buoni e cattivi”, “giusto e sbagliato”, solo in tempi assai lunghi. Ognuno di quei morti è vittima di un odio cieco e assoluto, folle eppure lucidissimo nella sua volontà distruttiva, in quanto tale ingiustificabile, imperdonabile. Un odio razziale, religioso, sociale, ideologico, culturale… che tuttavia l’Occidente non ha saputo fermare o voluto capire in tempo, per arroganza o superficialità, o per non dover ammettere le responsabilità storiche, altrettanto imperdonabili, nella sua nascita e crescita. Quindi ragionare in termini di “bene e male”, separandoli in modo netto e semplicistico, è fuorviante. Plutone porta sempre a galla ciò che è nascosto: rimosso, negato, mascherato od occultato che sia. Con il suo transito in Sagittario concentrò la sua opera proprio sulle contraddizioni accumulate da decenni e secoli, nella conflittuale dialettica tra “simile e diverso”, “vicino e lontano”, “conosciuto e ignoto”… ma è stata l’opposizione critica con Saturno a sgretolare i residui e ormai fin troppo precari equilibri, complice la quadratura tra Giove in Cancro e Mercurio in Bilancia (“lo straniero è in casa, ma il linguaggio reciproco è incomprensibile”).

Gli attacchi dell’11 settembre hanno avuto indubbie ripercussioni a livello sociale, politico, economico. Le Borse rimasero chiuse per una settimana, registrando poi enormi perdite a cui si aggiunsero quelle delle compagnie aeree e assicurative. L’allora Presidente Bush, fresco di un’elezione contestatissima, raccolse però intorno a sé l’onda emotiva di sdegno, smarrimento e dolore, paradossalmente ricevendo dalla congiunzione di Giove al Sole un imprevisto e quasi unanime consenso del suo popolo, unito per la difesa dell’America contro i suoi nemici. Da ogni parte del mondo ci furono risposte di solidarietà e la condivisione di una tale tragedia fu evidenziata dai media che un po’ ovunque titolavano “siamo tutti americani”… Sì. Anche questa è una cosa che ricordiamo, un’emozione lacerante che ci unì sinceramente intorno a comuni interrogativi: perché? com’è possibile arrivare a tanto? cosa ci aspetta da ora in poi? E questo senso di precarietà, di paura, la percezione di essere ormai fragilmente esposti, mai più sicuri in nessun luogo, è l’eredità psicologica più grave che abbiamo ricevuto da quell’evento, purtroppo emblematica dell’opposizione Plutone-Saturno tra seconda e ottava casa nei relativi temi (dal primo impatto all’ultimo crollo).

Domande così scomode generarono una reazione che a tutt’oggi non può essere considerata una risposta, e che ha anzi amplificato gli stessi iniziali interrogativi come un’eco assordante. Il primo decennio del XXI secolo è cominciato insomma con una fine: tremila vittime, il mondo intero che si sveglia bruscamente e dolorosamente da un sogno, e una dichiarazione di “guerra al terrorismo” non solo ideologica e culturale. Quello che fu avvertito come un attacco all’America e a tutto l’Occidente, alla stessa civiltà, si tradusse nell’immediata invasione dell’Afghanistan, controllato dai Talebani accusati di ospitare i terroristi, mentre in tutto il mondo molti Stati rinforzarono le norme anti-terrorismo; poi fu la volta dell’Iraq, accusato nella persona del suo dittatore di possedere armi di distruzione di massa e appoggiare il terrorismo internazionale. E a dieci anni di distanza, la rinascita è ben lungi dall’essere stata conquistata: la guerra della libertà contro la paura, della democrazia contro gli integralismi e le dittature è non solo ancora in corso ma ormai talmente decontestualizzata da apparire uno scontro di valori interno agli individui e alle società.

Intanto, la storia procede in direzioni ignote e inquietanti, ma con ritmi accelerati da questa arma a doppio taglio che chiamiamo “modernità”: Plutone in Capricorno continua la sua opera di smascheramento impietoso, incattivito dalle dissonanze di Saturno e Urano, mentre Giove in Toro dilata, come sempre, ciò che trova. E così, la paura della bomba che esplode in treno, nella metropolitana o in piazza si è forse diluita nella paura di perdere il lavoro, le sicurezze economiche, i risparmi di una vita… ma resta, di fatto, paura di morire. Una paura che ha corroso le fondamenta dell’esistenza multirazziale e interculturale con cui si presenta il mondo attuale, che piaccia o no.

Una contraddizione dopo l’altra, una peggio dell’altra; ammesso che possa esserci una graduatoria in tal senso. Lo “straniero in casa” è ormai una realtà ma ben poco è stato fatto perché questo processo naturale risultasse anche equilibrato, e gli eventi in Nord Africa hanno ancora una volta amplificato le domande senza che ci fosse tempo, modo, volontà o capacità di rispondere; e se a tal proposito mi sento di difendere l’Italia e criticare, semmai, il comportamento europeo e internazionale, è solo per sottolineare che l’errore di fondo continua ad essere un errore culturale, assai prima che politico. Il mondo è unito dalle migrazioni, spontanee o forzate che siano, e pure da Internet, dai media, dai mercati, dal turismo, dalle dipendenze energetiche e blablabla… ma resta un mondo diviso per tradizioni, costumi, approcci, leggi; divinità e demoni.

Unità nella diversità. Questa appare come l’unica via d’uscita, ma richiede di essere accettata prima come via d’entrata: perché non c’è cura se non si accoglie e comprende la malattia. Questo è anche l’invito – e insieme il monito – di Nettuno in Pesci, unico elemento diverso nella dialettica conflittuale in corso da anni tra gli altri pianeti lenti e che in quanto tale può a buon diritto essere considerato il vero “iniziatore” del secondo decennio del XXI secolo.

Non è detto, purtroppo, che Nettuno riesca ad unire ciò che al momento appare sempre più separato e competitivo. Tra illusioni e delusioni, potrebbe insomma non riuscire ad esprimersi al meglio nel cruciale salto di qualità tra i suoi domicili, facendo sentire ogni individuo “cittadino del mondo” (Sagittario) e superando i confini delle confessioni religiose sotto l’egida di una più ampia – e quindi comprensiva – spiritualità (Pesci).

D’altra parte, lo stesso avvento del nuovo Presidente fu accolto dagli americani e dal mondo con enfatiche aspettative nettuniane (e con Nettuno in Acquario, segno ascendente di Obama), come se l’elezione di un nero, pur rivoluzionaria e importante di per sé, bastasse anche a risolvere contraddizioni e problemi in poco tempo. Prova ne è quel Nobel per la Pace, assegnato al Presidente quasi “sulla fiducia”, appena insediato. La sua elezione fu sostanzialmente un’elezione “contro” la gestione repubblicana e in particolare di Bush, e per quanto Obama abbia conquistato il mondo occidentale, per carisma e per una campagna indubbiamente convincente, riceveva un testimone scomodissimo e non era credibile che le speranze collettive così facilmente incarnate come proiezioni (non a caso il suo Sole natale è quadrato a Nettuno) si concretizzassero in una nuova era di dominio democratico, libero da interferenze e immune da compromessi…

Eppure, lo scontro con i pianeti di Terra (Saturno in Vergine e Plutone in Capricorno) si è tradotto in fretta in una disillusione. A un passo dalle nuove elezioni americane, Barack Obama non è riuscito a chiudere Guantanamo, ha ritirato dall’Iraq solo i contingenti di guerra, mentre il ritiro dall’Afghanistan continua ad essere rimandato. In più, è accusato di aver perso leadership dando troppo potere al Congresso e di fatto perdendo punti non solo sulla riforma sanitaria ma soprattutto su quella finanziaria. Che l’attacco alle Torri Gemelle abbia reso evidente la vulnerabilità dell’America, aprendo un decennio critico sul fronte diplomatico, militare ed economico era ormai evidente, tant’è che già la guerra in Iraq ha contribuito ad aumentare – e non certo viceversa – l’antiamericanismo nel mondo; ma quello che prima Bush poi lo stesso Obama sembrano aver sottovalutato è il peso finanziario delle stesse azioni militari, che si è affiancato alla crisi di un modello di crescita basato su un’egemonia ormai non più esistente.

A poco è servita l’uccisione di Bin Laden. Troppo improvvisa e occultata per risultare efficace o convincere che davvero “sia stata fatta giustizia”. Il 2 maggio scorso, un potente stellium in Ariete si opponeva a Saturno in Bilancia, che era ancora quadrato a Plutone in Capricorno, e persino per gli ignari di astrologia il tempismo di quel blitz è apparso sospetto. C’è chi dice che Bin Laden era già morto da dieci anni oppure che sia ancora vivo, d’altra parte c’è pure chi afferma che la tragedia del World Trade Center non fu causata da Al Qaeda ma da certi poteri statunitensi, per autorizzare (o costringere) Bush a dichiarare guerra al terrorismo e trarne vantaggi economici, a partire dal controllo del mercato petrolifero, per riconquistare il dominio sul mondo intero…

Ma noi poveri mortali, spettatori passivi delle cronache televisive e di una storia che ci riguarda senza però chiederci il permesso o un parere, cosa dobbiamo pensare? a cosa possiamo credere? quanto riusciamo a comprendere e decifrare? Questa, purtroppo, è l’era di Plutone in Capricorno. La prima era, mi auguro: quella in cui menzogna e verità ancora si mescolano, e per ogni maschera che si sgretola ce n’è un’altra – forse la stessa – che si costruisce, pur con nuove sembianze o diversi colori.

Bin Laden è morto ma non per questo siamo meno esposti al terrorismo; anzi, dopo l’attentato di Oslo dobbiamo mettere in conto un insidioso viraggio verso iniziative singole o autonome (Urano in Ariete), per cui quel “nemico” invisibile ma organizzato e strutturato, in linea con la coppia Saturno-Plutone, potrebbe dilagare in forme altrettanto fanatiche ma ancor più sfuggenti, con Nettuno in Pesci. Anzi, tutto sembra sfuggire e diluirsi in un unico oceano di insicurezza. Gli americani hanno perso le loro illusioni di potenza o intoccabilità, e alle perdite traumatiche e violente dell’11 settembre si sono sostituite quelle più sottili, lente e insidiose, ma non meno drammatiche, dovute alla crisi economica. C’è chi ha perso la casa, il lavoro, chi teme per i propri risparmi o per la pensione, ma la delusione ancor più insidiosa riguarda le istituzioni, perché tra politici che litigano e banchieri che si arricchiscono, nessuno sembra aver fatto granché per difenderli: per prevenire, frenare o contenere la bolla finanziaria di cui tutto è stato conseguenza; così, al pessimismo e all’impotenza si è unito un senso di abbandono assolutamente inedito per il cittadino americano.

Paradossalmente, non fu così dieci anni fa. Perché la minaccia veniva dall’esterno, e per quanto terrifica non incrinava – semmai lo esaltava e rinforzava – il senso di appartenenza alla patria. Al potere fa sempre comodo un nemico da additare al popolo, ma bisogna riconoscere che anche il popolo preferisce temere e odiare quel nemico, piuttosto che veder vacillare i valori istituzionali, ideologici e sociali sui quali è abituato a cullarsi. E questo è stato forse l’errore degli ultimi dieci anni: un errore culturale, come ho già detto, non solo politico. L’America, anche quella di Obama, ha continuato a fare guerre per eliminare un nemico, un dittatore, un tiranno dopo l’altro: prima Saddam Hussein, poi Bin Laden, adesso Gheddafi, e per quanto si trattasse effettivamente di criminali (anche quando erano comodi), c’è da chiedersi quale sarà il prossimo, e se nell’era di Nettuno in Pesci nasceranno altri “salvatori”, Nobel per la Pace o esportatori di democrazia, assieme ad altrettanti demoni da cacciare da presunti Eden…

Il motivo per cui la tragedia dell’11 settembre ha turbato così profondamente le nostre coscienze, è davvero ben descritto dalla “hybris” del sedicesimo Arcano dei Tarocchi. Prima e dopo quella data, il mondo ha assistito a conflitti e stragi altrettanto violente e persino superiori in numero di vittime, ma in qualche modo non intaccavano i nostri sistemi di riferimento. Nell’era dei viaggi, della comunicazione globale, dei flussi migratori, l’attacco alle Torri Gemelle ha invece destabilizzato i cardini di questa società moderna: sono cambiate le modalità di scambio, umano e commerciale, è aumentata la diffidenza reciproca proprio mentre stava sviluppandosi il fenomeno inverso di apertura dei confini, gli strumenti stessi del movimento e della comunicazione sono diventate aree a rischio di attentati fisici, morali, alla privacy o alla routine ordinaria dei costumi (penso alle stazioni, agli aeroporti, ai centri commerciali ma anche alla rete Internet o alla telefonia), e il risultato è uno stravolgimento del modo in cui i popoli e le culture diverse dovrebbero osservarsi e interagire. Una regressione di paura inconscia e incosciente sulla strada già fatta e che, in un’ottica di vero progresso civile e umano, doveva avvicinare la gente valorizzandone le differenze e non appiattendole o negandole.

Il futuro migliore offerto da Nettuno in Pesci dipende dalla nostra capacità di uscire da questo tunnel di malintesi demagogici e arroganti pregiudizi: cioè combattendo senz’altro i nemici esterni ma anche – se non innanzitutto – quelli interni, e superando il piano duale per accedere al molteplice. Unità nella diversità, appunto. Il che richiede un dialogo culturale e non solo diplomatico, un confronto politico interno e non solo una lotta di potere, maggiore equilibrio nella distribuzione delle risorse, una solidarietà strutturata anche in senso sociogiuridico e non solo forzata dal populismo o cavalcata da bandiere elettorali, rinunce accettate e sacrifici condivisi, nonché il ripristino dell’autorità morale nelle istituzioni democratiche degne di essere considerate tali.

Sembra un’utopia e in fondo Nettuno è anche questo, ma Plutone in Capricorno vigilerà (ancor più, a mio avviso, quando scatterà la mutua ricezione con Saturno in Scorpione) affinché eventuali e ulteriori bluff vengano scoperti. E’ vero che si fa prima a protestare, a lamentarsi, a scioperare, a far guerra a uno Stato minaccioso come a odiare il “cattivo” di turno, e che con incredibile disinvoltura proiettiamo su Bush, Berlusconi, Putin, Obama oppure Gheddafi, Ahmadinejad o Mubarak a seconda dei momenti e come se fossero personaggi paragonabili e interscambiabili. E’ più facile, più comodo così; mentre pensare e parlare – parlarsi – richiede impegno, pazienza e una volontà stabilmente mirata sulla base di valori comuni: tutte doti che si sono perse nell’inerzia, vera ombra dell’epoca “dei consumi e dei rifiuti” a cui pure insistiamo ad essere accanitamente legati.

L’Occidente è in crisi per l’accumulo di zavorre materialistiche e la perdita di identità culturale e spirituale, ma finché resterà aggrappato al filo delle complicità di potere e di comodo, rischierà di attorcigliarsi alla corda invisibile della propria intrinseca correità, fino a strozzarsi da solo. E mentre già sentiamo il cappio alla gola, non sarebbe il caso di agitarsi tanto…
Soltanto singole teste pensanti potranno ricomporre quell’”anima mundi” che abbiamo smarrito, abbandonato, sbriciolato e disperso in mille dogmi. Indistruttibile per natura, non è certo merito nostro se da qualche parte, nelle invisibili profondità che chiamiamo Plutone, ne restano tracce di memoria: ma sta a noi, e al Nettuno migliore, riattivarle in scintilla di coscienza.




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