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NUOVE LUCI DALLA MACCHINA DEI SOGNI

a cura di Francesco Astore
 

In tre dei segni che lo Zodiaco definisce artistici (Toro, Bilancia, Pesci) transitano, in questo inizio d’anno 2012, tre pianeti che creano tra loro aspetti celesti formidabili, in uno scambio ricco di proposte e stimoli. È un momento storico in cui i moti zodiacali sensibilizzano una più felice disposizione d’animo collettiva verso l’Arte. Un’Arte impegnata, calata nel tessuto sociale, compenetrata nel mondo.

Nettuno in Pesci, entrato nei gradi di cui è signore, forma un benefico aspetto di trigono a Saturno, stabilizzatosi alla fine della Bilancia, mentre, simultaneamente Giove, si trova nell’espansivo Toro. Fino allo scorso febbraio Giove Toro era riuscito a formare un promettente aspetto di sestile allo stesso Nettuno e una contemporanea, ma solo provocatoria, opposizione a Saturno.

È il Cinema, con Giove in Toro, che sta vivendo una stagione decisamente produttiva, attingendo a piene mani dal fertilissimo corredo di simboli zodiacali, proiettando immagini, evocando suggestioni, di straordinario impatto.
E suscitando, ad ogni modo, interrogativi sul presente, aprendo strade di confronto sul destino dell’individuo, del suo stare in società, ponendo domande che trovano risposte in visioni ideali e mistico- filosofiche della realtà.
Giove è sì in Toro ma coadiuvato da un Nettuno fortemente protagonista di questo Cielo. Nettuno, nel suo punto zodiacale “per eccellenza” (i primi gradi dei Pesci, “mistico” segno del domicilio primario del pianeta), squarcia il velo del dubbio nella comprensione del reale, riesce a spalancare dimensioni incognite, allargando gli orizzonti, permettendo una ricognizione della realtà nuova, “prospettica”.
E la tensione idealistica di Nettuno trova così due alleati di primordine, in Giove e in Saturno. Nello Zodiaco morpurghiano Giove, ospitato nei gradi che rappresentano “la luce” (primi del Toro) e Saturno sui gradi che rappresentano “la pittura e la grafica” (ultimi della Bilancia).

Temi prediletti da Nettuno e dai Pesci sono: un’evidente, più esplicita, capacità di commuoversi, di maggior pathos che inonda gli animi, la  contestazione delle regole, una nuova percezione della diversità, l’accoglienza, la cura dell’emarginato (di nuovo del “diverso dalla norma”), la riabilitazione del condannato. E, ancora, un nuovo sentire su ciò che chiamiamo “quotidiano”, quello scorrere del “Tempo della vita” nelle esistenze di ciascuno di noi.

Nel momento in cui il pianeta transita nei primi gradi dei Pesci attiva una dialettica con il punto opposto (i primi gradi della Vergine) dove troviamo situato (domiciliato) il pianeta del Tempo lento. Chiamato Eolo, Kronos, Apollo, è l’ancora non avvistato pianeta Y che stabilisce lo scandire del Tempo, delle ore, delle stagioni, delle ere, rappresenta il grande orologio cosmico che regola, lentissimamente, quasi alla maniera di un metronomo ancestrale, il rintocco del ritmo, l’avvicendarsi dei “cicli” sul pianeta Terra.
Con la provocazione da parte di Nettuno, transitante nel punto esattamente opposto, il Tempo è messo in discussione, il Tempo subisce una metamorfosi, o una fatale accelerazione, si contrae, si arresta, si immobilizza.

Lo strepitoso Hugo Cabret di Martin Scorsese rappresenta una esemplificazione di questa tendenza che rincorre/mette in scena il Tempo e il senso del Tempo.
Impossibile descrivere tutti i piani simbolici che il film, genialmente, tocca.
Basti solo rammentare che il protagonista del racconto (Hugo Cabret), vive dentro un grande orologio (Vergine, Y) posto al centro della stazione ferroviaria della Parigi Anni Venti del secolo scorso. La città di Parigi, sia detto tra parentesi, si colloca (ancora!) sotto il segno della Vergine (al 21°).
Hugo è un ragazzino “diverso” perché abbandonato, orfano di entrambi i genitori (Casa 12^) ma è un piccolo genio (Pesci/12^), sarà capace di realizzare quel che il padre aveva lasciato incompiuto (12^, le sfide supreme).
Il film ha il pregio di raccontare anche la storia di Georges Méliès uno dei padri del Cinema che fornisce lo spunto a Scorsese per una celebrazione del mezzo cinematografico, delle sue innumerevoli meraviglie.
In uno dei primitivi filmati si mostra come gli spettatori si spaventino nel vedere la partenza di un treno, pensando di esser da esso travolti al momento della proiezione! Invece ora, il film Hugo Cabret è realizzato grazie alla tecnica del 3D, strumento che consente allo spettatore d’oggi di venir letteralmente lanciati, catapultati diremmo, sulla scena del film (un’affollatissima stazione ferroviaria).
Effetto a dir poco sensazionale! 
Ecco allora che la stessa emozione (un’autentica vertigine) che provarono gli spettatori agli albori del mezzo cinematografico lo provano ancora adesso gli spettatori moderni!

E il Tempo, sembra dirci il film, continua la sua folle corsa verso la metamorfosi, verso cambiamenti (tecnologici, ma non solo!), inarrestabili.

Nel pluripremiato The Artist, scritto e diretto da Michel Hazanavicius, è l’avvento del sonoro a determinare quella rottura, quel “punto di non ritorno” nello scorrimento normale del Tempo, destinato a modificare per sempre la vita di un attore del muto, all’apice del successo mondano e artistico.

Girato come se fosse effettivamente un film muto, anche qui il Tempo precipitosamente accelera, mentre l’attore non capisce rimanendo ancorato al “suo tempo” (quello del film muto, appunto), convinto di poter riprendere fiato, riconquistando il posto di divo che aveva. Orgogliosamente arroccato sulla sua posizione, incapace di afferrare la velocità del tempo dell’evoluzione (Nettuno/Y), arriva sul punto di morire, compiendo un gesto disperato, quando capisce di aver sbagliato tutto.
Sarà poi recuperato dalla donna che avrà lui stesso avuto il merito, precedentemente, di scoprire e lanciare, nel nuovo Cinema sonoro, diventata, nel frattempo, un’acclamata star. Attrice innamorata del “suo” divo del muto che, in extremis, salverà l’amato e assicurerà il classico happy end.

The Artist combina la profondità del messaggio con un’ironica leggerezza di tocco, tanto da decretare al film un successo meritato e riconosciuto (cinque premi Oscar).

Si manifesta così, in termini di moti zodiacali, con particolare intensità, l’esaltazione (astrologica) del pianeta della vista (Giove) nel segno dell’immagine (il Toro) e l’esaltazione del Cinema è da intendersi anche in senso letterale, oltreché simbolico- astrologico.
Il Cinema insomma si festeggia, si autocelebra facendo scorrere nel tempo le sue funamboliche immagini, il Cinema si esalta come “scatola magica” e come “macchina dei sogni”, dal momento della sua nascita (seconda metà dell’Ottocento, circa) fino ad oggi.

Diverso, frizzante, il fantascientifico In Time, di Andrew Niccol, si rivela ancora più spettacolare perché drammaticamente attuale da un punto di vista socioeconomico e antropologico.

In un lontano futuro il pianeta è sovrappopolato e il mezzo di scambio non è più il denaro ma il tempo (contenuto e scandito sul polso). Grazie a una tecnologia avanzatissima è possibile ora fermare il tempo a venticinque anni d’età, cosicché la vecchiaia è definitivamente eliminata dalla faccia della Terra. Ma non la morte. I ricchi possono permettersi moltissimi anni (addirittura secoli!) di vita, i poveri no.
Il parallelismo con la situazione della crisi economica attuale appare evidente: lo squilibrio cui assistiamo tra una maggioranza di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più poveri, ne è la conferma.
C’è tuttavia, chi a questo assurdo e cinico sistema si ribella (anche facendo parte della maggioranza ricca), andando “contro le regole”, agendo contro il regime dominante. E naturalmente si tratta di pochi, di una minoranza “umanizzata” che riesce a riconoscere e a dar valore alla vita, all’altruismo, all’amore per il prossimo.
Pur giocato come un fumetto, confezionato in un look ricercato e alla moda, il film induce a profonda meditazione. La sceneggiatura è costruita utilizzando, sapientemente, molti modi di dire che hanno per oggetto il Tempo e la riflessione cui fa approdare poi lo spettatore è di grande bellezza, giunge a uno spessore quasi mistico- filosofico.

Qui entra in azione, astrologicamente, oltre alla già citata opposizione alla Vergine/Y/tempo lento, la quadratura che Nettuno in Pesci sta dando ai primi gradi dei Gemelli, gradi simbolicamente occupati da Mercurio, dio (questa volta) del tempo rapido, della gioventù, anatomicamente corrispondente al polso, alle mode effimere, ma anche dispensatore del pensiero critico e della capacità di discernere.

Altro è invece l’argomento toccato dal vincitore dell’Orso d’oro a Berlino 2012, lo stupendo Cesare deve morire che ci restituisce i Fratelli Taviani come li abbiamo conosciuti e amati, in quello che è un autentico capolavoro del Cinema italiano contemporaneo.

Un gruppo di detenuti nel carcere romano di Rebibbia (Pesci/Casa 12^), recita, con una bravura senza pari, ciascuno nella loro lingua/dialetto d’origine (Pesci/12^ apertura, inclusione e comprensione delle diversità), la famosa tragedia di William Shakespeare, il Giulio Cesare.

In questa occasione si mette in scena anche il dramma personale di questi detenuti che mostrano, in maniera molto dignitosa, la sofferenza tra le mura anguste della prigione, la solitudine affettiva, l’alienazione, le tentazioni suicide.
Particolarmente toccante la constatazione degli attori/carcerati che, nella tragedia shakespeariana, riescono a riconoscersi nei personaggi interpretati: il testo teatrale illustra come il tormento angosciante (per le colpe commesse, per i comportamenti delittuosi) possa essere eterno, attuale, malgrado da quel testo ci separino secoli (ritroviamo qui la dialettica Y/Nettuno come atemporalità, come respiro eterno del tempo, apparentemente sempre identico, sempre attuale, ma mai uguale, nel modus vivendi dell’umanità).

E questa rappresentazione teatrale (tutta girata nell’istituto di pena, rigorosamente in bianco e nero) diviene l’occasione di una miracolosa catarsi e di un riscatto (ancora Pesci/12^/redenzione) offerta attraverso lo strumento dell’immedesimazione teatrale (nel momento della “prima” i registi scelgono di usare, e con quanto valore simbolico, il liberatorio colore!).

Va rilevato che, astrologicamente e in questo contesto, il riconoscimento dei diritti, di condizioni umane da garantire al condannato, condizione per una giustizia illuminata, è il trigono che Nettuno in Pesci forma con Saturno in Bilancia.
Non desta certo stupore il fatto che il Cinema sia pungolato a puntare la macchina da presa sul concetto di giustizia con il transito di Saturno in Bilancia che, insistentemente, preme per ottenere nuovi supporti istituzionali, ovvero nuove leggi, più giuste.

Ed è un transito/occasione affinché il Cinema d’autore, il Cinema di qualità, ritorni all’impegno civile, mostri coraggio, si faccia paladino di una società più illuminata.




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