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ANNA KARENINA

a cura di Francesco Astore
 
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Un sipario dai toni caldi e accesi di stoffa lievemente consumata svela il titolo, Anna Karenina impero russo, Mosca, anno 1874. Un nobile uomo fa la sua comparsa, è posto nel bel mezzo della scena e attende quasi divertito di essere sbarbato dal suo servitore. È Stiva, alle prese con una complicata situazione familiare da risolvere, anche se non sembra davvero darsene pena.

L’incipit del nuovo film di Joe Wright, Anna Karenina, ispirato dal capolavoro letterario dello scrittore russo Lev Tolstoj, fa già capire allo spettatore come il regista voglia giocare su un sottile filo di ironia.
Il film è impostato come uno spettacolo teatrale che dà subito il via a un gioco di luci e di colori, presto tramutato in un’autentica gioia per gli occhi visibili nei costumi e nelle scenografie.

L’effetto combinato di un pirotecnico Giove, pianeta dell’immagine, con i Gemelli, segno del teatro, apre a soluzioni artistiche di alto profilo creativo. Film d’autore, originalissimo, l’Anna Karenina di Joe Wright è un’opera cinematografica che osa cimentarsi con uno dei capisaldi della letteratura russa (e mondiale) di tutti i tempi, reinterpretandolo, come farebbe un direttore d’orchestra per una partitura musicale. Pur restando fedele alla trama del romanzo, il film scardina i dettami stilistici correnti, propone una tecnica del tutto nuova, una pratica cinematografica che scosta quinte e spalti teatrali, salendo e scendendo, uscendo o entrando in scena, irrompendo palesemente o segretamente nel cuore del racconto, facendo scorgere, con fulminea verve teatrale, lo spazio dove l’azione si svolge.
Un pubblico immaginario sembra intanto seguire la narrazione/recitazione, visto che il proscenio del teatro resta visibile e contornato dalle luci rigorosamente d’epoca ottocentesca. Questo non esclude di trascinare improvvisamente lo spettatore nel fascinoso paesaggio russo, spalancando gli orizzonti infiniti, gelidi e maestosi, dell’immenso paese. Le immagini si incastrano pertanto come autentiche matrioske, con una tecnica cinematografica stupenda nel circuito dell’azione scenografica.
E così il teatro incontra il cinema in un riuscito, felicissimo connubio!

Quale migliore espressione di questo transito 2013 di Giove (immagine e cinema) nel segno del teatro (i Gemelli)?

Questa versione cinematografica di Anna Karenina è una storia a sé per via proprio della scelta teatrale che il regista ha avuto il coraggio di portare avanti fino in fondo, con un casting selezionato accuratamente e con una composizione ponderata di tutti gli elementi che hanno condotto alla riuscita di questa operazione. Ottima l’interpretazione data al personaggio principale da Keira Knightley, ma non sono da meno il giovanissimo e talentuoso Aaron Taylor-Johnson nei panni di Vronsky, amante di Anna, e il portentoso e, per l’occasione, imbruttito Jude Law, che si è calato nello scomodo ruolo del marito di Anna, Karenin. Splendidi i vestiti e costruita con mano sapiente, mai scontata, la scenografia, specie per il ballo in cui Anna e Vronsky si ritrovano soli, in base a un’indovinata scelta del regista. Riuscitissima infine la colonna sonora composta dall’italiano Dario Marianelli.

Joe Wright, nato a Londra, figlio di genitori che gestivano un teatro di marionette, conosce il successo internazionale grazie ad altre significative trasposizioni cinematografiche di grandi romanzi. Nel 2005 realizza Orgoglio e pregiudizio, tratto dall’opera omonima di Jane Austen, mentre nel 2007 si dedica a Espiazione dello scrittore Ian McEwan.
Il tema natale non domificato del regista mostra un Sole nel paziente e rigoroso segno della Vergine, posizione del luminare presente in tanti registi cinematografici. Venere occupa i gradi centrali del Cancro, punto zodiacale del romanzo, collocazione che spiega la scelta di rappresentare alcuni classici della letteratura nei suoi film. La Luna si trova inoltre nel segno della sua esaltazione, i Pesci, espressione di intenso lirismo. Un bel Saturno al trigono di Urano Bilancia, che ne favorisce l’attenzione estetica, splende invece al centro dei Gemelli, proprio nel “punto zodiacale del teatro”.

Ma un transito Giove in Gemelli in sé non basta a stimolare questi interessi e produrre tutti questi effetti. Dobbiamo per forza rivolgerci anche a Nettuno come corpo celeste cui è affidato il compito di seguire le grandi tendenze dell’arte, del costume, per creare nuovi moduli espressivi e nuovi canoni.
A un travolgente Nettuno in Pesci è assegnato infatti il compito di immergerci nelle suggestioni emotive che il pianeta sa scuotere.
E quale terreno migliore d’azione per Nettuno se non quello della grande madre Russia, paese collegato astrologicamente al segno dei Pesci?
Una Russia romantica e struggente, primitiva e passionale, arida e arretrata, ma prolifica di genialità, atemporale nei suoi riti e nei suoi costumi infondibili, quella Russia ritorna di moda nel cinema e nell’arte.

La Russia diede i natali proprio all’autore del romanzo, Lev Tolstoj, padre ideale di Anna Karenina. Nato a Tula, il 9 settembre 1828 alle ore 22 e 52, lo scrittore è Vergine con ascendente Cancro.
La componente Cancro emotiva, narrativa, sognatrice è enfatizzata al massimo. Basta soltanto notare come occupatissima sia la casa quarta, astrologicamente corrispondente al quarto segno dello Zodiaco, e in particolare dal luminare femminile, la Luna, “signora” per domicilio del Cancro.
La parte Vergine è nello stesso tempo abbastanza spiccata e traducibile sinteticamente nell’infaticabilità, nell’importanza data al lavoro e nel realistico buon senso che il grande autore non manca di sottolineare nei suoi romanzi. Oltre a denunciare, come da molti osservato, l'attrattiva dialettica del suo segno solare, la Vergine, col suo paese di nascita, la Russia, appartenente, come si diceva, ai Pesci.

Viene naturale guardare il tema di Tolstoj per ritrovare caratteri e personalità dei suoi personaggi. I personaggi più celebri degli scrittori riescono infatti a “leggersi” astrologicamente nei loro temi natali. Mi limito alla protagonista del romanzo poiché i personaggi della trama sono tutti possessori di una loro storia, profondi, complessi, interiormente e spiritualmente tormentati: impresa ardua trattarli tutti in un articolo.

Anna mi pare proprio possa essere rappresentata dalla esplosiva Venere in Leone in spettacolare trigono a Plutone in Ariete nel tema di Tolstoj. Anna è una donna altolocata, anzi, fa parte di quel bel mondo, di quella dorata società russa di metà-fine Ottocento che si imponeva come arbitra di gusto e d’eleganza per l’aristocrazia europea. È donna bellissima e ricca, in vista e mondana (Venere in casa seconda), dotata di sensualità e di fascino anche intellettuale (trigono Venere - Plutone). Il matrimonio di alto rango con Karenin è invece da identificarsi nella congiunzione di Venere a Saturno, pianeta ospitato sempre in Leone e seconda casa. La sua impronta rivoluzionaria, il suo ribellarsi a uno status quo, a convenzioni sociali e affettive più che a leggi di diritto, è scritto nell’opposizione di Venere al dirompente Urano in Capricorno e casa ottava. Anna non riesce infatti a vivere il suo amore per Vronsky perché il mondo dell’alta società russa, cui entrambi appartengono, non accetta il significato profondo di questa unione e li isola. Lacerata da un’assurda gelosia per l’amante, in preda alla disperazione, Anna si affida volontariamente alla morte come ultimo atto della sua esistenza. Da notare come la fine fatale scelta dalla protagonista sia da rintracciare nella lesione dello stesso Urano in Capricorno, segno associato ai treni e alle stazioni ferroviarie, e nella casa ottava, settore della morte. E da notare in modo più flagrante come lo stesso scrittore, all’età di ottantadue anni, terminò la sua vita nella stazione ferroviaria di Astapovo.

L’Urano in casa ottava testimonia lo slancio di Anna teso a sovvertire l’esistente, ovvero la convenzione di un matrimonio di apparenze privo di passione, la caparbia volontà contro i dettami del suo tempo e l’incapacità di adattarsi al presente.

Il recupero di Venere avviene da un potente Plutone in Ariete e casa undicesima, settore cosignificante del segno antitradizionale dell’Aquario che, ancora una volta parla di ribellione alla struttura sociale/patriarcale del tempo, evidenziando la sua presa di posizione, coraggiosissima nel voler conquistare un’emancipazione femminile.

Nella vita di Tolstoj, Urano in ottava e Plutone in undicesima si espressero invece nella sua forte capacità di contestare la società russa e di dar voce a una richiesta di giustizia sociale e politica.

Non vi è soltanto Anna a mostrare la complessa e sfaccettata visione della donna, ma anche altri personaggi, in particolare Dolly, cognata e moglie di suo fratello Stiva, insieme a Kitty, giovane ragazza innamorata inizialmente di Vronsky, costretta a rinunciare a lui. Queste due figure femminili che sposano le convenzioni e la solidità dei valori, sembrano adattarsi mirabilmente invece alla posizione della Luna in Vergine e casa quarta nel tema natale di Tolstoj.
È chiaro che anche la Luna manifesterà ulteriori indicazioni sul complicato personaggio di Anna su cui ruota l’intero romanzo, ma volendo operare una sorta di sintesi nel tema dello scrittore, è necessario compiere una distinzione tra la Luna nella Vergine e Venere nel Leone, posizioni di per sé discordanti.
Dolly e Kitty appartengono alla stessa società di Anna ma, a differenza di lei, accettano la loro condizione di subordinazione (Luna Vergine e casa quarta), adattandosi allo stato delle cose. In particolare Kitty, dopo l’amara delusione amorosa, attraversa una crisi profonda che la porterà nelle braccia del giusto e vero amore riservatole dal destino, (Konstantin). In questo contesto, ha un’azione parlante la Luna completamente positiva nel tema di Tolstoj poiché sostenuta da congiunzioni e trigoni. Tra tutti questi aspetti, quello più significativo è senz’altro il trigono Luna – Nettuno tra le case quarta e settima, settori di inserimento della donna nella norma attraverso la famiglia, il marito e i figli. Kitty e Dolly, dopo aver molto patito per amore, riescono a “salvarsi”, evolvendosi interiormente (trigono Luna-Nettuno), e rappresentano quasi il contraltare del doloroso epilogo di Anna. Le loro esistenze riprendono a scorrere nella normalità cara alla Vergine e nel conforto del nido-casa quarta.

Resta da constatare come, nell’intreccio del romanzo e nello snodarsi degli eventi, sia sospeso un interrogativo che aleggia nella mente dello scrittore e vien messo sulla bocca dei suoi personaggi. Interrogativo presente anche nell’altro capolavoro di Tolstoj, Guerra e pace, pur inserito nella fede in Dio che lo scrittore abbracciò al termine della sua vita, straordinariamente aderente al messaggio dello Zodiaco.

Alla fine del romanzo (e del film), Konstantin, mentre è al lavoro con un suo contadino, afferma di essere convinto che tutto il suo agire sia stato mosso dalla razionalità e dice: “Io credo nella ragione”. Il contadino gli ribatte prontamente, con saggezza popolare degna di un filosofo, sollevando nel lettore e nello spettatore il velo del dubbio: “È con la ragione che voi avete scelto vostra moglie?”. Un’allusione alle azioni inconsapevoli, alle trame del destino, compresa la relazione di Anna con Vronsky, che hanno così condotto gli eventi al dipanarsi e al mostrarsi per quel che sarebbero dovuti essere e per il corso imprevedibile che avrebbero dovuto prendere, seguendo un loro intrinseco scopo.




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