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PHILOMENA

a cura di Francesco Astore
 

Il 2013 si è rivelato fertile da un punto di vista cinematografico e la conclusione dell’anno non poteva fare eccezione, regalandoci un’altra opera di notevole pregio artistico. Vincitore del Premio Osella per la miglior sceneggiatura alla 70^ mostra del Cinema di Venezia, è Philomena, ultimo lavoro dell’autentico “cavallo di razza” Stephen Frears, regista inglese in corsa da molti anni e che ci continua a offrire momenti di ottimo cinema d’autore.

Versatile e molto prolifico si possono citare alcuni dei suoi film più acclamati da pubblico e critica : My Beautiful Laundrette del 1985, il letterario, vero capolavoro, Le relazioni pericolose del 1988 e il pluripremiato The Queen del 2006.

Nato a Leicester il 20 giugno del 1941, Stephen Frears è un Gemelli con la Luna nel segno del cinema: il Toro. Ma in questo ultimo segno così rappresentativo del concetto di “immagine”, il regista può vantare anche la solidissima congiunzione Saturno-Urano appoggiata dal trigono di Nettuno in Vergine. La freschezza, la leggerezza di tocco, l’irresistibile vis teatrale appartengono decisamente al giocoso segno dei Gemelli, mentre la forte componente di è la matrice del realismo, della predisposizione a riportare sugli schermi cinematografici gli accadimenti della vita concreta. Realtà concreta spesso messa in subbuglio dai tanti imprevisti, dagli innumerevoli colpi di scena che, nei film del cineasta inglese, irrompono così frequentemente e violentemente. Caratteristica delle narrazioni è spesso l’evento eccezionale che sovverte la norma, della consuetudine che è spezzata dal confronto con l’insolito e l’imprevedibile, aprendo varchi per una lettura del reale più illuminante e sfaccettata.

Seguendo ancora la lettura del tema natale non domificato non è forse l’intervento di quel Marte nel segno dei Pesci in opposizione al normativo Nettuno in Vergine a dare ragione di uno dei temi più ricorrenti nelle opere cinematografiche di Stephen Frears, ovvero il contrasto tra la norma e il sovvertimento della stessa? Un Marte in Pesci che corrisponde appunto all’irruzione violenta di elementi sovversivi (o proprio conturbanti), ma così tangibilmente significanti da offrire sguardi di osservazioni nuovi, diversi, intelligenti.

E nell’ultimo suo film, Philomena, queste costanti artistiche vengono puntualmente rispettate. Frears ha spesso raccontato e portato sul grande schermo romanzi famosi, attitudine facilmente rintracciabile nella posizione di Venere nel punto zodiacale del romanzo (i gradi centrali del Cancro). La vicenda di Philomena Lee non è però presa da un romanzo, ma costituisce realtà palpitante, autentica vita vissuta. Uno scrittore dotato della più fervida fantasia non potrebbe aver inventato una trama più imprevedibile, che sfiora contorni quasi surreali.

Philomena, ragazza rimasta incinta nell’Irlanda dei primi anni ’50, è rinchiusa nel convento di Roscrea gestito dalle suore cattoliche. Tenuta in uno stato di semi prigionia, costretta a lavorare duramente insieme alle altre ragazze “perdute”, Philomena, colpevole del “misfatto” di fornicazione, presto partorirà un figlio. Dopo tre anni, il bimbo le verrà strappato via e sarà venduto (formalmente dato in adozione) a una coppia di statunitensi, pronti ad assicurare per lui un avvenire di agi. Ma il piccolo non dimenticherà. Dopo cinquant’anni l’anziana Philomena, che mai avrà potuto scordare “il suo Anthony”, svelerà alla figlia la verità. Saranno poi gli imperscrutabili fili del destino ad annodare l’incontro di questa donna con il giornalista Martin Sixsmith. Inizialmente il cinico cronista sembrerà non avere alcun interesse per la storia ma, dovendo guadagnarsi il pane (ha appena perso il suo posto presso la prestigiosa BBC), si lascerà tentare da un possibile scoop.

Inizierà così l’odissea di una madre in cerca del figlio che, col cuore colmo di trepidazione e di timori, affronterà un viaggio per gli Stati Uniti dove il suo Anthony è cresciuto. Quasi in un nuovo “rimettere al mondo” il figlio, Philomena, accompagnata dall’impassibile e fido Sixsmith, scoprirà finalmente tutta la verità.

Attorno a questo ritrovamento tra madre e figlio perduto, si consolida il rapporto speciale e affettuoso tra Martin e Philomena. In chiusura, si crea un nuovo legame parentale, come se la donna, in parte, ritrovasse il figlio perduto nella comprensione e nella nuova presenza del non più cinico giornalista.

Sentimenti contrastanti si agitano nell’animo di Philomena: perdonare le suore e non dare in pasto alla stampa tutta la storia, preservando pertanto il buon nome della Chiesa cattolica, oppure non porgere il perdono a chi non aveva avuto la minima pietà e, seguendo la giustizia, fornire all’opinione pubblica l’informazione sul malvagio operato delle monache di Roscrea? Philomena dà ancora un’ultima lezione di umanità e, ricolma di una fede mai venuta meno, concede il perdono come manifestazione di una religiosità capace di andare oltre, di scavalcare i confini. Tuttavia, perché il crimine da lei subito non possa più ripetersi e la società non ignori l’accaduto, Philomena decide di consegnare alla stampa la sua storia. Il libro The Lost Child of Philomena Lee a firma di Martin Sixsmith e pubblicato nel 2009 è difatti il testo da cui Stephen Frears adatta il suo film. Diremmo che il regista inglese crea una sorta di docufiction di altissimo livello, in quanto attinge a piene mani a una realtà che più viva di così non poteva essere.

Come ogni film che si rispetti, anche Philomena ha una lettura zodiacale di forte impatto conoscitivo che si può sintetizzare con riferimento all’asse dialettico Gemelli – Sagittario/casa 3^ - casa 9^. La ragazza appena uscita dall’adolescenza (Gemelli) deve combattere contro un ambiente circostante che è pieno di pregiudizi (casa 3^).

Metterà al mondo il suo bimbo (Sagittario – segno materno, segno della gravidanza), ma verrà presto da lui allontanata (casa 9^). Il Paese dove Anthony si costruirà una piattaforma di sicurezza materiale e morale (casa 9^) saranno gli Stati Uniti (Sagittario). Il fanatismo religioso non inaridirà la pianta della profonda religiosità di Philomena (Sagittario, che ospita Nettuno come fanatismo e misticismo, in domicilio secondario nel segno), fermo restando che la sua mentalità resterà aperta e libera dai condizionamenti gretti e meschini cui la Chiesa Cattolica resta ancorata (Gemelli, che ospita Mercurio come autonomia di pensiero, in domicilio primario). Il dovere di cronaca che soprattutto l’ultima parte del film mette in luce così vigorosamente, è ancora appannaggio di Mercurio in domicilio primario nei Gemelli. Plutone in esaltazione, infine, evidenzia l’atteggiamento moralmente disinvolto che possono avere le redazioni giornalistiche oggigiorno, interessate principalmente alla mera vendita delle news nel tentativo di creare (anche artificialmente) sensazionalismo, senza curarsi di tutte le possibili conseguenze.

Prima di osservare gli astri degli attori, diventa a questo punto obbligatorio esplorare quelli dei protagonisti reali di cui si conoscono i dati di nascita.

Partiamo da Philomena Lee che nasce in Irlanda il 24 marzo 1933 e ha un Sole nell’audace Ariete. Emerge in questo tema natale non domificato la forte componente Pesci, segno in cui si posizionano le due anime del femminile, Luna e Venere. Entrambe in Pesci, segno di inizio e fine del ciclo vitale-zodiacale, Luna e Venere esaltano una dimensione totalizzante dell’amore, amore quasi sovrumano, amore oltre la morte, amore che si indirizza a quel Sublime “lontano” che è Dio. Con molta probabilità, la Luna riesce a formare opposizioni con lo stellium in Vergine che ospita Marte in compagnia di Nettuno e di Giove. La lacerante opposizione che i tre pianeti cagionano alla Luna risponde emblematicamente della ferita ricevuta da Philomena in quanto madre e si tratta di una piaga che le ha sferrato una mentalità rigida (Vergine), fanatica (Nettuno) violenta (Marte).

Venere, oltre alla congiunzione di Sole e Mercurio, è magnificata dal trigono di Plutone in Cancro. Tecnicamente, una Venere in Pesci completamente beneficata nel tema natale è da interpretarsi nel suo significato letterale di capacità di amare oltre il consueto o oltre ogni limite. E non è forse una lampante conferma di come l’amore sia andato oltre l’ordinario, continuando in un certo qual modo anche nell’aldilà, il fatto che Philomena scopra, alla fine del film, che il suo bambino, malgrado tutto, non avesse mai dimenticato la madre originaria e avesse addirittura voluto essere sepolto dove l’aveva conosciuta?

Ha molto colpito il senso del perdono manifestato da Philomena. Anche il regista Stephen Frears, pur ammirandolo, ha dichiarato che lui non sarebbe potuto arrivare a tanto! Inoltre il regista ha affermato di augurarsi vivamente che Papa Francesco veda il film. A noi astrologi non desta poi tanto scalpore il sentimento di perdono di Philomena, vedendo Luna e Venere nel segno dei Pesci come sacrificio, sublimazione, estasi mistica, inserite in un tema natale predisposto ad accogliere questi loro significati più alti.

Anthony è un Cancro, essendo nato sempre in Irlanda il 5 luglio del 1952, con Venere ospitata in questo segno tenerissimo e attaccato alla famiglia. La Luna come madre è in una posizione in cui esprimere al meglio il rapporto tra Philomena e Anthony: in Sagittario, segno del viaggio, dell’allontanamento, della distanza voluta o subita.

Il traumatico distacco si inscrive nell’aspetto di quadrato formato da Mercurio in Leone con Marte in Scorpione. Questo aspetto appare aggravato dal coinvolgimento di Giove in Toro che, con l’opposizione allo stesso Marte, denuncia lo sradicamento dall’habitat (Toro) attraverso il rapimento. Gli armonici sestili che Giove in Toro (benessere, ricchezza) forma con la triplice congiunzione Sole-Venere-Urano in Cancro evidenziano la fortuna che Anthony ottiene pur sempre nella nuova famiglia che lo accoglie come un figlio.

Il giornalista Martin Sixsmith nasce vicino ad Oxford il 24 settembre 1954. È un Bilancia con Mercurio nel segno il quale conferisce quel classico aplomb inglese. A questa basilare compostezza caratteriale si aggiunge però una forte componente d’Acqua nel tema natale, espressa da Venere e Saturno nello Scorpione: congiunzione di acutezza mentale e accuratezza nell’indagine giornalistica. Ai valori scorpionici si aggiungono inoltre Giove e Urano in Cancro, unione planetaria di umanità, sensibilità verso le questioni e i drammi familiari.

Volgendo lo sguardo ai cieli astrali degli attori principali scopriamo come Steve Coogan, che interpreta appunto il giornalista, può avvalersi di una singolare coincidenza, essendo nato il 14 ottobre 1965: è anche lui Bilancia quindi con un segno solare coincidente a quello di Martin Sixsmith!

Il ruolo della madre-coraggio spetta all’inglese attrice di teatro Judi Dench, già vincitrice di un premio Oscar per l’interpretazione della regina Elisabetta I in Shakespeare in love di John Madden del 1998. Apparsa nello stupendo Camera con vista del 1986 di James Ivory, continua con l’inconfondibile M (che sembra un ruolo tagliato apposta per lei!) nella saga di James Bond, iniziata nel 1995 e conclusasi con Skyfall di Sam Mendes del 2012. Con La mia regina del 1997 di John Madden nei panni della regina Vittoria, nei famosissimi Diario di uno scandalo del 2006 di Richard Eyre, The Marigold Hotel del 2012 (ancora diretto da John Madden), senza scordare il già citato Lady Henderson presenta di Stephen Frears del 2005, ottiene la definitiva consacrazione da pubblico e critica.

Nata a York il 9 dicembre 1934, Judi Denche marca di una notevole acutezza psicologica i personaggi con cui lei si è confrontata. Il Sole è, insieme a Mercurio e Venere, nel Sagittario: delicato inizio della vita intrauterina, metamorfosi del seme accolto nel precedente Scorpione, segno della gravidanza, simbolicamente l’inizio del grande viaggio della vita quando l’embrione si comincia a trasformare in “creatura”. I gradi zodiacali che ospitano Sole e Venere del Sagittario individuano sinteticamente l’accoglienza in sé che si tramuta in feconda creazione.

I personaggi interpretati dalla Dench sono plasmati da questo singolare processo interpretativo-rigenerativo, illuminati della loro natura più aspra, sanguigna, natura a volte ingenua, a volte crudele, di cui sono inevitabilmente fatti.

Come per Sixmith e Coogan, troviamo singolarissime coincidenze tra il tema natale della Dench e quello di Philomena. Il Sole è congiunto a Venere in un segno di Fuoco, mentre Marte è nel segno della Vergine. Senza contare che le due donne, essendo quasi coetanee, hanno gli stessi pianeti lenti praticamente negli stessi gradi zodiacali (Plutone in Cancro, Nettuno in Vergine, Urano in Ariete e l’anticonvenzionale Saturno in Aquario).

Sembra molto probabile che la Dench possa ricevere ancora altre gratificazioni e altri premi da questo film (forse anche al prossimo Oscar 2014).
Intanto mi preme sottolineare che il film Philomena ha ottenuto due premi da due giurie diametralmente contrapposte ideologicamente tra loro. Sempre nel corso della 70^ Mostra del Cinema di Venezia, il film si è aggiudicato tanto il premio Brian conferitogli dagli atei e dagli agnostici razionalisti, quanto il premio Signis attribuitogli dai cattolici.




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