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MATTEO GARRONE : IL PITTORE DEL CINEMA ITALIANO PER IL RACCONTO DEI RACCONTI

a cura di Francesco Astore
 
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Autentico incanto visivo, gioia per gli occhi: l’ultima opera cinematografica di Matteo Garrone, “Il racconto dei racconti – Tale of the tales”, è un altro colpo messo a segno dal regista italiano più rivoluzionario del nostro tempo.
Staccandosi nettamente da altri cineasti che, come lui, stanno avvicinando il nostro cinema alle glorie del passato, Matteo Garrone regala, in questa primavera 2015, un altro suo capolavoro che rivela il coraggio della scelta intrapresa, la felice libertà espressiva e l’affresco creativo.

Il film si ispira al misconosciuto “Lo Cunto de li cunti”, pubblicato nei primi decenni del Seicento e comprendente cinquanta novelle raccontate da Giambattista Basile, scrittore del Barocco napoletano, nato nel 1566 a Giugliano in Campania.
Già dalle prime scene ci si sente catapultati nell’atmosfera fatata del film, con una sensazione di lieve vertigine all’apparire degli spazi immensi, alla vista di castelli arroccati su rocce maestose, precipitati nelle gole di una bellezza aliena, immersi nei flutti dove regnano primordiali creature sottomarine. Una vera malìa che tiene incatenato lo spettatore per tutta la durata della proiezione e, in certi momenti, sembra riportarlo all’infanzia, magica età in cui, almeno fino a qualche anno fa, zie, tate o mamme dalla sapienza antica amavano raccontare storie a bimbi deliziati. E anche se la narrazione è strutturata come una fiaba per adulti proprio come nel testo originale, non si può fare a meno di rivivere paura, attrazione per l’ignoto e gusto per l’avventura che si provavano da bambini.

Mentre scorrono le immagini la trama fluisce intessuta su tre storie prescelte dal regista sulle cinquanta, distribuite in cinque giornate, del Cunto seicentesco: La cerva fatata, La pulce e La vecchia scorticata.
Non è solo la vista a provare godimento da tutto questo splendore, ma anche la mente ne resta affascinata, soprattutto dopo un attento processo di assimilazione e riflessione per essere capito e apprezzato.
Le vicende – che non rivelerò per rispetto di chi vorrà accostarsi al film – sono simbolicamente riferibili ad alcune manie del nostro tempo. Ne troviamo conferma in una recente intervista rilasciata dal regista su Repubblica, quando espone il motivo delle tematiche a lui care: “Io parto dall’essere umano e dai suoi conflitti all’interno di certi mondi e dal linguaggio. Di cosa parlo? Di desiderio, della spinta degli estremi che diventa ossessione”.
L’ossessione della maternità voluta ad ogni costo, il mito dell’eterna giovinezza, le brame del potere patriarcale: ecco i temi centrali di oggi, come di quattrocento anni fa.

Girato totalmente in Italia in posti meravigliosi della Puglia, della Toscana, della Sicilia e del Lazio, il film si avvale di una produzione internazionale (franco- inglese- italiana) e di un cast stellare che vede la partecipazione di Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e John Christopher Reilly.
È stato definito, necessariamente per conformarsi a un genere, fantasy ma, in realtà, la definizione del film dovrebbe essere diversa: una “fiaba noir per adulti” dai sottili risvolti psicoanalitici.
Alcuni critici cinematografici lo hanno avvicinato alla serie “Il trono di spade” ma a questa saga bellico dinastica si può avvicinare solo per l’esaltante ambientazione scenografica e la bravura degli attori.
Nell’opera di Matteo Garrone c’è ben altro, c’è una profonda umanità, l’ironia partenopea, la poesia, l’intenso realismo e una ben inquadrata prospettiva storica.
Dovendo rintracciare un illustre antenato del film, possiamo ritrovarlo in territorio italiano e in un altro capolavoro realizzato con eleganza, sublime ironia e ancora con precisa aderenza storica: “C’era un volta”, film del 1967, interpretato da Sofia Loren e Omar Sharif e diretto dal compianto Francesco Rosi, che si ispira proprio allo Cunto di Basile.

Ma osserviamo ora la carta de cielo del nostro regista.

Matteo Garrone nasce a Roma il 15 ottobre 1968 alle ore 8,45.
È Bilancia ascendente Scorpione.

Di primo acchito abbiamo la conferma di alcune sue inconfondibili inclinazioni.
Il Sole, simbolo dell’Io attivo, si trova, insieme a Mercurio, simbolo di comunicazione, nei gradi zodiacali bilancini deputati alla pittura, al sapiente utilizzo della luce (secondo la scuola astrologica Morpurgo). Non ci sorprende scoprire che Garrone, prima di essere regista, è pittore. “Comunicare con la luce” parrebbe essere una sua vocazione. In uno dei suoi primi film, “L’imbalsamatore”, si ha nettamente l’idea che il regista stia omaggiando il celebre pittore barocco olandese Rembrandt van Rijn.

Bilancia, spazio e luogo di simmetrie, geometrie da comporre e scomporre, quasi ossessivamente. Bilancia, segno delle dualità armoniche da combinare e ricombinare: questo è uno dei principali leitmotiv del segno.
E anche qui non stupisce vedere nel suo ultimo film autentiche “tele d’artista” in cui risaltano le architetture grafiche che seguono a volte il rispetto di armoniosi equilibri e di rigorose simmetrie, mentre altre volte le scindono, le rompono, se ne allontanano.
Basti ricordare la scena della regina, interpretata da Salma Hayek, che si ciba del cuore del drago o rincorre il figlio nel labirinto del castello, o ancora la scena della caduta-trasmutazione della fanciulla nella foresta – impostata su toni del rosso della chioma e verde degli alberi circostanti – che sembra rievocare un’Eva rinascimentale.
In Bilancia, segno estetico per eccellenza, ritroviamo anche Urano, signore della manualità: l’uso sapiente di una tecnica accurata e sofisticata è alla base delle realizzazioni dell’autore.

La classica stoffa del regista è mostrata dal buon rapporto astrologico di sestile tra il pianeta della vista, Giove, presente nel segno della Vergine, con il pianeta della bellezza e della forma, Venere, ospitata nello Scorpione. Come per molti suoi colleghi, tale aspetto è “da manuale” e dà ragione della professione prescelta.

Ma ecco affiorare il secondo segno, secondo binario su cui scorre la personalità nel puzzle degli incastri zodiacali: l’ascendente, come accennato, in Scorpione.
È un segno che spiega alcune caratteristiche tipiche della materia in cui Matteo Garrone ama mettere le mani: eros e thanatos, esplorazione dei sentimenti umani più tormentati, complessi, a volte addirittura devianti fino al limite della follia.
Oltre alla storia del nano omosessuale, il citato “imbalsamatore”, pazzamente innamorato di un adolescente e pronto a tutto pur di averlo, ricordo il “cacciatore di anoressiche” rappresentato in “Primo amore”, vero dramma d’amore e morte che non lascia alcuna speranza.
Mai come in questi due ultimi film, Garrone tratta di vicende realmente accadute, si attiene a fatti di cronaca. La tendenza a impregnare i suoi film di realismo è offerta dall’elemento Terra di cui fa parte il segno della Vergine occupato da Plutone, Marte e Giove. I tre corpi celesti sono ospitati nel punto più alto del tema natale, ovvero la casa 10^, settore astrologico della riuscita nella vita e della carriera. Pescare dal fiume di realtà che il presente offre sembra essere una delle costanti dell’esperienza artistica e un altro dei motivi del successo del regista. Una realtà di cui ci si appropria per poi rimodellarne i contorni allo scopo di metterne in evidenza sfaccettature che sfuggono a una comprensione immediata.

Contribuisce a questa operazione di svelamento la congiunzione all’ascendente Scorpione di Venere a Nettuno, pianeta della metamorfosi, della fantasia, dell’estro geniale, della sregolatezza. Allacciata a questa congiunzione nettuniano- venusiana dall’aspetto astrologico più forte, cioè il trigono, è la Luna, parte emotiva dell’Io, nel suo punto zodiacale più felice: il Cancro.
Le corde di una sensibilità medianica cui nulla sfugge e di una creatività vulcanica trovano la loro fonte primigenia in questa posizione del Luminare. È questa l’argentea “voce della Luna” che risuona, impalpabile, in molti dei suoi film, facendo scorrere quel pathos percepibile in tutte le opere. Il Luminare femminile è ospitato nella casa 9^, settore astrologico definito “del lontano” (inteso in senso materiale o figurato) e dona una mentalità curiosa, aperta al nuovo, aliena dai pregiudizi e dalle opinioni prevalenti. “Allontanarsi” per conoscere altre culture, altri mondi, con una particolare attrazione per l’insolito e per il mistero. Un mistero che si presta a essere svelato rappresenta un altro motivo cardine della personalità artistica del regista.

L’anticonvenzionalità di cui si diceva all’inizio è rafforzata dal trovarsi della maggioranza dei pianeti sull’emisfero diurno della linea dell’orizzonte, informandoci di una personalità staccata dalle sicurezze dell’ambiente natale, incurante delle convenzioni e opinioni sociali, insofferente alle regole. In particolare il Sole, simbolo dell’Io, ospitato nella casa undicesima e in aspetto tecnicamente negativo di opposizione a Saturno (simbolo di durezza e potere) in Ariete, predilige rappresentare sé stesso in chiave antiautoritaria, antieroica, antipatriarcale.
Un simile imprinting zodiacale non poteva che portare dritto il regista verso una strada controcorrente anche nella professione abbracciata con successo.

Dando una rapida occhiata ai transiti planetari, non si può fare a meno di notare come per “L’imbalsamatore”, tra il 2002 e il 2003, il pianeta della tenace riuscita, Saturno, si trovasse in Gemelli e casa 8^, risolvendo, con un trigono a Sole- Mercurio Bilancia 11^ casa, la lesione natale. Giove ritornava trionfalmente sulla posizione occupata alla nascita in Vergine e 10^ casa, appoggiando così una vittoria ottenuta con le armi dell’intelligenza e dell’arte.

Il giorno del Gran Premio della Giuria di Cannes per il film “Gomorra” (25 maggio 2008), lavoro che lo porta a una visibilità mondiale, i transiti che riguardano arte e carriera sono davvero sensazionali: Urano Pesci casa 4^ è perfettamente trigono a Venere Scorpione 1^ casa; Saturno in Vergine casa 10^, perfettamente congiunto al Medio Cielo, semisestile a Urano Bilancia casa 10^; Giove, Capricorno casa 2^ è sestile a Venere Scorpione casa 1^ e trigono a Plutone Vergine casa 10^. Sono transiti che parlano di una svolta radicale, rappresentata da Urano così positivo, nel cammino stilistico - estetico. In quel momento, altri transiti negativi colpiscono i valori Ariete- Bilancia, forse riconducendo ad altri eventi della sfera privata del regista.

Si replica lo stesso premio ma, secondo i transiti, con più efficacia e vigore, in, “Reality” (27 maggio 2012). Saturno in Bilancia è fermo sulla congiunzione Sole-Mercurio, sciogliendo la dura opposizione natale. Marte è in sosta in Vergine, 10^ casa, ripetendo la posizione di nascita. Anche Venere, in anello di sosta in Gemelli casa 8^, forma un bel trigono alla congiunzione Sole-Mercurio e un contemporaneo sestile a Saturno Ariete casa 5^. I due pianeti signori del segno solare Bilancia, Venere e Saturno, sono totalmente beneficati da suggerire un periodo in cui il regista vive una meritata gloria e una soddisfazione intima.

Giungendo alla primavera 2015, proprio nel momento dell’uscita del film “Il racconto dei racconti”, scopriamo il transito di Plutone Capricorno e casa 2^ al trigono di Marte Vergine casa 10^. Saturno è, invece, Sagittario 1^ casa, al sestile di Urano Bilancia e 10^. Sempre Saturno, in retrogradazione in Scorpione, si appresta a dare un lungo e portentoso trigono alla Luna Cancro e casa 9^. Giove Leone e sempre casa 9^ è semisestile a Marte Vergine e casa 10^.
Facile prevedere una netta affermazione o forse proprio un trionfo all’estero, come indica il continuo sollecitamento della casa 9^ – casa del lontano.
Sappiamo inoltre che dobbiamo distinguere tra effetto immediato e effetto a lunga gittata nei moti planetari. Ricordando che il pianeta più lento ed esterno, ovvero Plutone, rappresenta il “seme creatore”, possiamo pensare a come questo suo significativo transito indichi un processo di “fecondazione simbolica” dagli sviluppi futuri.

Considerando che questo film è il primo in lingua inglese di Matteo Garrone, sembra facile ipotizzare Plutone in procinto di gettare il fertile seme di prestigiosi progetti oltreoceano e ancora sulla scena internazionale per regalarci naturalmente altri stupefacenti film.




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