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QUANDO L'AMORE DIVENTA DIPENDENZA

a cura di Luca Alberelli
 

Nelle sue manifestazioni più mature, l'amore è una delle esperienze più gratificanti, evolutive e rigeneranti che si possano vivere. Purtroppo però spesso confondiamo l'amore autentico, con la passione, l'infatuazione o la dipendenza. In effetti il confine tra amore e dipendenza emotiva può divenire molto sottile, soprattutto nella prima fase dell'innamoramento, durante la quale il desiderio di intimità e la passione prendono il sopravvento, e i due partner sembrano rifugiarsi in un'isola di fatata idealizzazione in cui i confini tra l'io e il tu tendono a dissolversi.

In una relazione sana, però, il desiderio di dipendenza dovrebbe gradualmente diminuire con lo stabilizzarsi del rapporto, per lasciare sempre più spazio ad una piacevole sensazione di autonomia.
La possibilità di andare oltre la fase di innamoramento e di amare l'altro in modo sano ed autentico dipende dalla capacità dei due partner  di percepirsi come individui separati, capaci di gratificare i propri bisogni ed i propri desideri, anche all'interno della relazione.

Quando invece i propri desideri ed i propri bisogni più profondi non trovano spazio all'interno della relazione, e ci si incatena alle aspettative dell'altro, soffocando la propria individualità, si  può parlare di dipendenza affettiva. Una condizione che, nelle sue forme più estreme, presenta caratteristiche molto simili alla dipendenza da sostanze, e può essere considerata un'esasperazione disfunzionale delle caratteristiche dell'amore romantico, nella quale il desiderio di fusione, tipico dell'innamoramento, resta inalterato nel tempo.

La dipendenza affettiva è a tutti gli effetti una modalità patologica di vivere la relazione, che induce la persona dipendente (che nella maggior parte dei casi è una donna) a negare i propri bisogni e a rinunciare al proprio spazio vitale pur di non perdere il partner, che ai suoi occhi sembra essere l'unica fonte di gratificazione, amore, cura e protezione possibile.

A causa di antiche ferite non rimarginate queste persone sono terrorizzate dal fantasma dell'abbandono, hanno una scarsa autostima, ed un senso di sé fluttuante, vago ed impalpabile, che le rende facilmente manipolabili. Sono convinte che la relazione di coppia sia una condizione indispensabile per poter  essere felici, ed avvertono un bisogno esasperato di sentire la presenza dell'altro, anche quando soffrono all'interno della relazione.

Siccome la persona dipendente, a causa di una precoce frustrazione dei propri bisogni affettivi, crede di non essere degna di essere amata, è portata a ricercare inconsapevolmente partner problematici (evitanti, anaffettivi, egocentrici e-o narcisisti), che le confermino la sua auto-immagine negativa, alimentando le sue paure e le sue insicurezze. La scarsa autostima all’origine della dipendenza affettiva fa sì che la persona si comporti nei modi più disparati pur di venire incontro ai bisogni del partner, e che tenda a giustificarlo per le sue mancanze, auto-colpevolizzandosi.

Quando l'idealizzazione del partner inizierà a vacillare, si farà sentire la speranza di poterlo cambiare, salvandolo dal suo egocentrismo; una condizione spesso illusoria ma preferibile all'accettazione della realtà. E se anche l'illusione di cambiamento dovesse cadere, potrà poi essere la volontà di rivalsa a fungere da collante. Si viene così a consolidare un circolo vizioso che porta queste persone a restare invischiate nel terreno paludoso in cui prospera la dipendenza affettiva. L' illusione di benessere costringe continuamente a ritornare alla fonte della propria sofferenza, mentre la relazione diventa sempre più simile ad una prigione da cui sembra impossibile evadere.

Spesso queste persone sono consapevoli degli effetti devastanti che il partner  esercita nella loro vita, ma come dei tossicodipendenti avvertono una compulsione che   impedisce loro di astenersi dalla relazione, anche se il partner diventa violento ed abusante.

La paura ossessiva di perdere l'altro si associa ad una costante sensazione di vuoto interiore, alla convinzione di non essere in grado di affrontare la vita senza il partner, ed alla credenza che solo la presenza dell'altro potrà placare il profondo senso di angoscia che riaffiora nei momenti di solitudine. In realtà il partner non potrà mai essere in grado di estinguere questa forma di angoscia primaria, che ha radici molto profonde nell'infanzia, in un periodo in cui le difese psichiche non si erano ancora formate. Al contrario, proprio a causa di questa angoscia “di autorealizzazione” queste persone hanno sviluppato una tendenza a bloccare l'impulso all'autonomia e all'individuazione e ad esasperare il bisogno di relazione, che le porta ad adattarsi eccessivamente all'altro e a rinunciare ai propri desideri, allontanandosi dalla propria autenticità. 

Per distrarsi dal senso di vuoto e non affrontare l'angoscia, queste persone hanno bisogno dell'esaltazione emotiva. Le forti passioni rappresentano per loro una sorta di droga; ma le altalene emotive dalle quali dipendono distraggono dalla sofferenza che invece dovrebbero affrontare per crescere.

Gli indicatori astrologici che possono segnalare il rischio di sviluppare una dipendenza affettiva sono a mio avviso molteplici, e devono essere riconducibili alle fasi dello sviluppo psicologico in cui il bambino ha sperimentato l'angoscia primaria che è alla base della problematica. In particolare: l'asse II-VIII (collegato alla fase di simbiosi-separazione), e l'asse IV-X (collegato alla fase della costanza oggettiva), dovranno essere osservati con attenzione. Pianeti con aspetti dinamici in queste case, possono segnalare frustrazioni ripetute dei bisogni di amore e di appartenenza, soprattutto se la loro simbologia ha poco (o nulla) a che fare con quella della casa “ospitante”. 

Una Venere con aspetti dinamici può essere indicativa della frustrazione ripetuta di bisogni affettivi e di una scarsa autostima; mentre un Marte debole o “bloccato” può segnalare l'incapacità di essere aggressivi in modo sano, tipica di queste persone.

Nettuno ha ruolo importante in tutte le dipendenze: gli angoli con i pianeti affettivi (Luna e Venere) sono particolarmente significativi (soprattutto se dissonanti), così come il posizionamento del pianeta nelle case II-IV-VII. 

Gli aspetti dinamici tra Plutone e pianeti affettivi possono alimentare la componente compulsiva e segnalare la delega del proprio potere personale; mentre un'enfasi sulla VII casa può segnalare uno sbilanciamento eccessivo verso l'altro.

Uscire dalla prigionia della dipendenza affettiva significa ritrovare il proprio baricentro psichico, superando la focalizzazione sull'altro. E' un processo che implica la revisione delle proprie convinzioni disfunzionali e dei vecchi schemi di gratificazione. Per assumersi la piena responsabilità della propria autostima bisognerà imparare a gratificare in modo sano i bisogni della propria parte bambina sofferente, divenendo “genitori di se stessi”.




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