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IL TRAVOLGENTE FASCINO DELLE BRUTTE

a cura di Elena Cartotto
 

Forse ha ragione lo scrittore Roberto Gervaso quando dice che la bellezza si vede e il fascino si sente. Di certo c’è che la prima, almeno secondo l’estetica filosofica che a lungo l’ha studiata, sembra rispondere a criteri oggettivi di armonia, proporzione e forma del tutto indipendenti dall’opinione personale. Insomma il bello si riconosce anche se poi non è detto che piaccia sempre, specialmente a livello emozionale. La Bilancia, in cui è domiciliata Venere ed esaltato Saturno e che ricomprende in sé l’ideale di perfezione del segno che la precede, la Vergine, rappresenta nella simbologia astrologica questo tipo di bellezza canonica caratterizzata anche dalla distanza che pone tra sé e lo sguardo che la contempla. Distanza di matrice tutta saturnina, necessaria a rendere tale bellezza degna di ammirazione e, in alcuni casi, specialmente se si tratta di opere d’arte, venerazione.

Quel “quid” misterioso che è il fascino motore del successo di tanti amori inspiegabili e perfino dell’eccezionale carriera di parecchie brutte, o presunte tali, del mondo patinato del cinema, si colloca quindi altrove rispetto alla combinata Vergine-Bilancia: forse, per rapporto dialettico, si situa proprio in posizione diametralmente opposta, ossia tra i Pesci e l’Ariete. O magari si trova giusto un passo oltre la Bilancia: non bisogna dimenticare che nella logica dello Zodiaco, lo Scorpione è il punto di caduta della Bilancia che dopo l’equinozio d’autunno, momento in cui buio e luce ancora si fronteggiano ad armi pari, perde il suo equilibrio e sprofonda nelle tenebre.

Il fascino non è identificabile con un unico elemento corporeo o psicologico, né con una perfetta armonia tra essi: non si vede, ma si percepisce diretto, nella pancia, come una qualità che intriga, ma è totalmente inafferrabile. A volte è un qualcosa in più, un eccesso che invade, cattura, appassiona. Altre è qualcosa in meno, che sfugge, da rincorrere e possedere ad ogni costo. Altre ancora è semplicemente un’anomalia di voce, di gesti, di possibilità, tra realtà e immaginazione. Spesso è una forza oscura che proviene da qualcosa di esterno, ma ci manovra dall’interno tra sensi e percezione mentale. Di sicuro il fascino è personale, unico, non cedibile e non raggiungibile attraverso programmi serrati di alimentazione, palestra e bon ton. Non dipende dai soldi, dallo status sociale, dalle qualità intellettuali, dall’imponenza fisica: infondo, a pensarci bene, è molto più democratico della bellezza che già nell’antica Grecia si accompagnava al Buono e al Vero. Il fascino, invece, può essere prerogativa dei buoni e dei cattivi, dei ricchi e dei poveri, di onesti e bugiardi, di uomini e donne, di eterosessuali e omosessuali.

Il fascino è una seria minaccia alla società liquida di Bauman fondata sul governo dei numeri: dal Pil allo share, pare non si possa più fare a meno di contare e misurare tutto, corpi compresi.  La bellezza non è più un dono, ma uno standard mediaticamente imposto e a cui adeguarsi attraverso diete miracolose, esercizi fisici devastanti, vestiti ossessivamente alla moda, ritocchi chirurgici, se non vere e proprie operazioni. Il risultato è che si è tutti più “uguali”, sostanzialmente omologati in una società che premia chi si adegua e non chi si distingue. Forse per questo ci si lamenta spesso che un po’ in ogni campo mancano le forti personalità: infondo come in nome della sicurezza si è preferito rinunciare alla passione, così per seguire la bellezza standard e rassicurante si è arrivati a tagliare fuori il fascino dalla vita postmoderna.

Il fascino è pericoloso, eversivo: ciò che non può essere contato e misurato, sfugge ad ogni controllo e può scatenare la rivoluzione. È la famosa “beauté du diable” così cara ai francesi. In questo senso il fascino è fortemente connotato da Plutone signore dello Scorpione, ma non solo.

Se si considera un prototipo femminile tutto nostrano di bellezza statuaria, scultorea e tendente alla perfezione, certamente Monica Bellucci può rappresentarlo egregiamente. Sole in Bilancia totalmente beneficato e ascendente Capricorno a creare, nemmeno a farlo apposta, una ridondanza saturnina, amplificata per altro da uno stellium nella formale, e ancora bilancina, casa 7^ in cui sono collocati i suoi pianeti femminili. A ciò si aggiunga che lo stellium nell’eversiva casa 8^ avrebbe potuto generare fascino dato che è comprensivo di Plutone, ma poiché cade nella prevedibile Vergine ed è totalmente beneficato, non innesca alcuna dinamica esplosiva: è, infatti, nota la mancanza di espressività dell’attrice quando recita. Venere per altro è lesa da Saturno e Giove, ciò, insieme ai valori Vergine, non può che accentuare l’uso razionale e programmato della propria bellezza pubblicamente riconosciuta, come testimonia la casa 7^, a fini professionali.

Molto diverso il caso delle dive brutte che almeno una volta nella vita se lo sono sentite dire in faccia. Donne considerate dal pubblico mostri sacri del cinema, vincitrici di Oscar, a cui si associano le parole istrionismo, carisma, fascino, ma attenzione, bellezza mai. Donne che, al di là della loro fisicità fuori dai canoni, hanno avuto relazioni intense e passionali, talvolta più di un marito, nel caso di Bette Davis addirittura quattro. Insomma donne veramente affascinanti che facevano girare soldi e teste nonostante il loro non essere adeguate agli standard classici della femminilità.

Bette Davis icona della donna tormentata, a tratti psichiatrica, emblema di un femminile indiavolato e dark era, all’opposto della Bellucci, Ariete a cui aggiungere un parlante ascendente Scorpione decisamente noir. Il suo Sole totalmente leso in 5^ segnala già di per sé un eccesso di energia e passionalità di tipo maschile. Fuori dalla norma e dalle regole come evidenzia il Sole quadrato al trasformista Nettuno e al rivoluzionario Urano, aveva due congiunzioni molto ambigue: la prima tra Marte in Toro e Venere in Gemelli in casa 7^. La seconda, invece, era tra Luna e Plutone sempre in Gemelli a cavallo dell’8^ e totalmente lesa. La sua femminilità era quindi androgina, istrionica, recitante, mascherata, infera, occulta: un’anomala bomba sexy capace di giocare col suo potere seduttivo. I suoi occhi grandi e magnetici, a cui fu dedicata una canzone pop rimasta nella storia, scolpiti su un viso tendenzialmente disarmonico, catturarono attenzioni e desideri di ogni tipo.

Un fascino totalmente atipico e che deve molto ad una voce che ha incantato mezzo mondo è stato anche quello di Barbra Streisand. Come nel caso di Bette Davis ci si trova nuovamente di fronte ad una congiunzione Luna-Plutone totalmente lesa, ma nel regale segno del Leone in 5^ casa. Ancora il fuoco, ancora la casa 5^ con i suoi eccessi capaci di esprimere una forza sessuale che straborda, cattura e sfugge perfino a chi la possiede. Un femminile certamente meno ambiguo di quello gemellare della Davies, ma ugualmente travolgente, appassionato e diabolico a cui va aggiungersi una Venere doppiamente anomala perché nei Pesci e perché in 12^ casa, una ridondanza che parla chiaramente di una bellezza indefinibile o bruttezza che dir si voglia in quanto opposta alla perfezione della Vergine e della casa 6^.

Venere in 12^ anche per Meryl Streep che si vide rifiutare una parte in King Kong perché troppo brutta. Anche qui, tanto per restare nel femminile sovversivo, un rapporto secco, al grado, tra Luna e Plutone stavolta di quadratura: pochi dubbi che tale aspetto abbia inciso, positivamente, su una delle interpretazioni più plutoniche dell’attrice in un film dal titolo inequivocabile “Il diavolo veste Prada”. 

E per finire un genio interpretativo del Belpaese, Anna Magnani, unica attrice italiana a vincere un Oscar in un film americano. Di lei Marlon Brando disse che era poco attraente e decisamente sessuomane. Una Venere in Ariete sestile a Plutone si pone anche qui agli antipodi della strutturata Bilancia e racconta di una donna piena di slanci e di spiccata sessualità, talmente brava ed espressiva da fare gridare alla sua bellezza quando la vedeva in azione dietro una macchina da presa. Un animale da palcoscenico, maestra di maschere e con un sentire così intenso da travalicare schermi e confini geografici. Il Sole in Pesci al felice trigono di Nettuno in 12^ e la Luna al trigono di Urano sanciscono per altri versi la sua affascinante diversità oltre i canoni estetici e di genere.




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