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LA BOSCOTERAPIA E IL PIANETA X

a cura di Elena Cartotto
 

Chi ha visto la straordinaria opera cinematografica “L’attimo fuggente” che alla fine degli anni’80 del secolo scorso commosse un’intera generazione di adolescenti e che ancora oggi riesce a toccare il cuore tecnologico dei Millennials, certamente ricorderà benissimo i tanti riferimenti allo scrittore e poeta Henry David Thoreau. Sua è la poesia citata nel film durante la prima riunione della risorta setta dei poeti estinti: “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.

Bosco e vita sembrano davvero costituire un binomio inscindibile non solo in letteratura, ma perfino in astrologia. Da un lato è noto il domicilio base di Venere nel Toro che diversamente da quello bilancino più connesso al Bello in senso concettuale, esalta la bellezza lussureggiante propria della madre terra, quella esplosiva, profumata e soprattutto feconda della primavera. Il Toro si oppone allo Scorpione in una dialettica che non coinvolge solo gli eterni amanti Venere e Marte, ma anche, come ha evidenziato Lisa Morpurgo, il pianeta X e Plutone. La Morpurgo considerava X e Y gli anelli mancanti dell’assetto planetario zodiacale: ai dodici segni e alle dodici case, secondo logica, dovrebbero corrispondere dodici pianeti. In effetti un pianeta transplutoniano, poi chiamato Eris, è stato scoperto nel 2005 e l’idea che Eris sia la famosa X ipotizzata dalla Morpurgo non è poi così fantasiosa.

X secondo la Morpurgo avrebbe il suo domicilio primario nel Toro, quello base nella Bilancia e la sua esaltazione nel Sagittario. In sostanza sarebbe l’alter ego femminile di Plutone, la Proserpina di mitologica memoria: tanto Plutone è occulto e rappresentativo di Thanatos, la pulsione di morte, tanto X è visibile e collegata a Eros, la pulsione di vita. Non a caso fu proprio un Toro ascendente Scorpione, Sigmund Freud, a impiantare la sua rivoluzionaria teoria psicoanalitica sui due pilastri di Eros e Thanatos. Se Plutone è il seme maschile trasportato da Marte/fallo, X è l’utero deputato ad accogliere questo seme che si unirà all’ovulo/Venere formando nuova vita. La femminilità icsiana, diversa da quella venusiana e lunare, rende questo ipotetico pianeta simbolo perfetto di elementi “femminili” umani o semplicemente presenti in natura, come i capelli e le foreste.

Il bosco/foresta in astrologia trova quindi una perfetta trasposizione nel pianeta X che è in prima istanza la manifestazione più pura della vita dialetticamente contrapposta alla morte ctonia di Plutone.

Le varie teorie sull’evoluzione della vita dal canto loro tentano e in gran parte riescono a rendere conto scientificamente, almeno nelle conseguenze pratiche, di questo incastro tra bosco e vita, dimostrando, carte alla mano, come il cosiddetto forest bathing, ossia il  bagno nella foresta inteso quale immersione totale nella natura determini conseguenze molto positive per la salute evidenziabili con chiari parametri medici: riduzione della pressione arteriosa, del battito cardiaco, dei livelli di cortisolo nel sangue, della glicemia che incide sul diabete di tipo 2, aumento dell’attività dei linfociti NK (Natural Killer) che combattono l’azione delle cellule tumorali, senza considerare, infine, i benefici che si ottengono per la mente che diventa capace di controllare tutta quella tipologia di disturbi collegati all’iperattività e alla mancanza di attenzione.

Per noi la boscoterapia è un concetto nuovo che comincia ad avere solo oggi dei percorsi studiati, degli alfieri e delle guide qualificate che, oltre il solito trekking, propongono tragitti ed esperienze sensoriali diversificate, come il bare footing ad esempio, ossia la camminata a piedi nudi in sentieri appositi. Per i giapponesi, invece, si tratta di qualcosa di molto antico, chiamato shinrin-yoku che non implica il semplice passeggiare nel bosco, ma il porsi in una sorta di contemplazione attiva: restare calmi e connessi a tutto ciò che ci circonda mediante i sensi allo scopo di ottenere una completa rigenerazione psico-fisica. Durante lo shinrin- yoku o boscoterapia si possono accarezzare gli alberi, abbracciarli, prendere le foglie secche e farle croccare, ascoltare i suoni del bosco, assaporare colori, profumi. Nella boscoterapia è compresa anche l’aromaterapia dato che molte foglie di piante presenti lungo i percorsi rilasciano i terpeni, ossia biomolecole che non solo ritroviamo in molti prodotti erboristici, ma che già fin da subito in base alla loro fragranza e struttura hanno effetti benefici e stimolanti sull’organismo che le inala.

Tutto questo mondo naturale richiama molto la simbologia del pianeta X domiciliato nel Toro ed esaltato nel Sagittario: infatti la boscoterapia oltre alle classiche componenti taurine di contatto e inglobamento sensoriale che esaltano la vita, presenta un aspetto di scoperta, avventura e l’uso privilegiato delle gambe per addentrarsi nel forest bathing, tutte connotazioni tipiche del Sagittario, segno per altro molto amante della natura e degli animali.

Secondo il Professor Jose Antonio Correia dell’Università Autonoma di Madrid la società moderna non si è evoluta insieme alla natura, ma addirittura contro di essa, attraverso la creazione di spazi urbani e abitazioni sempre più pensate perdifendersi dal pericolo naturale. Molti disturbi psicofisici, invece, fa notare Correia, derivano da veri e propri deficit di natura: dall’obesità alla carenza di vitamina D, per non parlare di tutti gli effetti dell’inquinamento ambientale il cui impatto devastante è stato verificato su molte sindromi respiratorie, ma che probabilmente influisce anche su altre malattie tipiche del mondo contemporaneo.

Di biofilia, che si può tradurre con amore per la vita, parlò per primo lo psicoanalista Erich Fromm, fu poi il biologo Edward O. Wilson a riprenderlo e a considerarlo un sentimento comune a tutti gli esseri umani. Fu, però, lo scienziato Roger Ulrich ad effettuare uno studio durato 9 anni e che dimostrò in pieno l’effetto “biofilia” su quei pazienti ricoverati che dalla loro stanza di ospedale potevano vedere degli alberi o un parco: costoro rispondevano meglio alle cure e guarivano prima di coloro che davanti alla propria finestra avevano il cemento di altre case. Addirittura si arrivò a constatare che perfino vedere l’immagine di un albero o di ambienti naturali in fotografia andava a modificare positivamente lo stato psichico di coloro che soffrivano di leggeri disturbi dell’umore. 

Non è un caso quindi che il forest bathing venga ad oggi prescritto anche dai medici come pratica per diminuire l’ansia e che determinati spazi ambientali, specialmente i frutteti e i parchi con prati e arbusti radi, siano utilizzati in alcuni ambiti psicoterapeutici al fine di gestire lo stress, in particolare quello generato dalla sindrome del burnout.




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