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LO SCORPIONE PUPI AVATI E IL PATTO CON IL SIGNOR DIAVOLO

a cura di Elena Cartotto
 
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“Mi scusi, ma perché bisogna chiamarlo proprio il Signor Diavolo?”, “perché le persone cattive” risponde il sacrestano “bisogna trattarle bene”. Così cita uno dei passaggi più suggestivi del “Il Signor Diavolo”, l’ottimo film del regista Pupi Avati, uscito nelle sale a fine agosto 2019.

Curioso che “Il piccolo diavolo” sia stato un successo di un altro grande Scorpione, Roberto Benigni e che “violinista del diavolo” sia il soprannome dello Scorpione, passato alla storia della musica di tutti i tempi, Niccolò Paganini. Si potrebbe anche parlare de “I demoni” uno dei tanti capolavori del genio scorpionico russo di Dostoevskij, ma è cosa nota che la “famiglia” Scorpione presenti dei caratteri distintivi così psicologicamente marcati da indurre dubbi anche nei più scettici riguardo alla veridicità dell’astrologia.  

Lo Scorpione Pupi Avati, nato a Bologna il 3 novembre 1938 alle 23.15, non fa quindi eccezione: impossibile per lui sfuggire alla sua natura demoniaca e al conseguente “patto col diavolo” come dimostra nel suo nuovo film, tratto da un suo romanzo.

È noto che nella tradizionale simbologia scorpionica si nasconda il mito di Lucifero l’angelo caduto diventato poi, all’interno della religione cristiana, Satana, il principe delle tenebre. Ma Lucifero, come l’origine latina del nome chiaramente suggerisce, è anche il portatore di Luce, tanto che lo Scorpione evoluto che non rimane bestiolina velenosa nell’arido deserto, può redimersi e diventare un’Aquila, l’unico animale in grado di guardare il sole negli occhi senza rimanerne offeso; Aquila che, per altro, è una delle raffigurazioni di San Giovanni, il più acuto e trascendente tra gli evangelisti, nonché autore di uno dei testi più misteriosi che la storia ricordi: l’Apocalisse.

Lo Scorpione nasce e cresce in questo humus simbolico-astrologico portandosi dentro il male come un richiamo sottile, una tentazione irresistibile, una condanna implacabile, un nemico da sconfiggere prima di tutto dentro di sé.

Il regista Pupi Avati che con il film “Il Signor Diavolo” torna alla sua vocazione per l’horror, emersa in modo chiaro nel 1976 con il capolavoro “La casa delle finestre che ridono”, rivendica il male e la cattiveria come un tratto essenziale, spesso non a sufficienza considerato, della sua stessa fisionomia interiore. In alcune interviste lo afferma, seppur con velata ironia “Io sono un uomo cattivo, godo di alcuni insuccessi dei colleghi”. Del resto è tipico dello Scorpione, e specialmente di Mercurio in Scorpione, provocare, attentare alle certezze consolidate del buon senso comune così caro a certi schematismi rassicuranti del  suo segno opposto, il Toro che pensa come vede. Curioso che Avati se filtrato solo attraverso alcuni suoi film bucolici, in salsa agrodolce, legati nostalgicamente alla sua terra e alla vita contadina, possa sembrare proprio un Toro.

L’astrologia dialettica insegna che ogni segno si porta dentro il suo opposto, e nel caso di Pupi Avati il Toro c’è, non solo come ombra dello Scorpione, ma anche come pianeta traino del tema dato che Urano, astro della modernità e del cinema, svettante in casa 10^, quella della carriera e del successo, si trova proprio in Toro ed è molteplicemente aspettato. E dalla 10^ Urano in Toro si aggancia alla casa 2^, co-significante del Toro, attraverso un trigono a Nettuno opposto, però, alla Luna Pesci in 8^. In questo complicato e fecondo triangolo planetario è possibile leggere molta della vita professionale di Pupi Avati, ma anche dei suoi tormenti. Ad esempio il fatto che la sua vocazione originaria non fosse la regia bensì, come vuole la sua Luna in Pesci, la musica.

E, chissà, Avati sarebbe davvero potuto diventare un clarinettista jazz famoso se, ad un certo punto, nella sua band, la Doctor Dixie Jazz, non fosse arrivato quel genio, Pesci vero, di Lucio Dalla, a rubargli il posto e l’attenzione di tutti: “Ho pensato di ucciderlo” commenta francamente Avati, perché non perdonava a Dalla di essersi intromesso tra lui e il suo sogno. La Luna esaltata in Pesci in 8^ opposta a Nettuno in caduta in 2^ non racconta forse, tra le tante cose, di un sogno artistico infranto capace di generare una rabbia emotiva così intensa, quasi folle, da spingere a commettere un possibile reato passionale? Infondo la musica era, e resta, la sua passione e poi Avati è uno Scorpione, con Mercurio in Scorpione e un Plutone totalmente beneficato in 12^ al doppio trigono di Mercurio e Venere: segnali inconfondibili di una tempra fascinosa, carismatica, ma anche molto vendicativa. Senza dimenticare l’Ascendente Leone con il suo innato bisogno di essere sempre il migliore.  

Insomma, forse la regia, dopo l’illuminazione felliniana, lo ha davvero salvato da qualche fondo oscuro perchè la sua 4^ in Scorpione opposta a Urano non sembra così solida e il rischio di sprofondare nel buio degli scantinati delle case e delle chiese che ne “Il Signor Diavolo” racconta così bene, è sempre dietro l’angolo. La 4^ si aggancia all’8^ attraverso il trigono Mercurio-Luna:  è nella sua infanzia che nacque in lui quel senso così originario della paura generato dalle prediche minacciose dei preti quando parlavano del peccato e dell’inferno. Ed è stata proprio la paura a scatenare la creatività, afferma. Plutone dalla 12^ era lì, pronto con le sue risorse creative a raccogliere il terrore per trasformarlo in scrittura feconda, come suggerisce la 4^, e in visione realizzatrice, quella di Urano in Toro in 10^.

L’universo religioso così presente negli horror di Avati appartiene alle sue valenze Pesci, come è fortemente Pesci la sua compassione per i deboli, gli emarginati di cui dice che il cinema dovrebbe occuparsi di più. Pesci è anche il ragazzo malato e deforme del film,  in realtà, a guardarlo bene, quasi una proiezione della figura mitologica della chimera.  Uno strano e orrendo connubio, verrebbe da pensare, degli elementi plutonici e nettuniani presenti nel tema dello stesso Avati: Nettuno parzialmente leso in 2^ dà proprio l’idea del soggetto considerato dalla comunità - casa 2^ un diverso, ma come dice uno dei personaggi del film: “Nella cultura contadina, il diverso, il deforme vengono associati al demonio” e il demonio, senza ombra di dubbio, è Plutone signore dello Scorpione. Plutonici sono i giochi di luci e ombre così magistralmente diretti per dare corpo a certi passaggi, plutonica è l’atmosfera sempre un po’ cupa che recupera al contempo il passato-casa 4^ degli anni ’50 e i segreti nascosti nelle cantine e nei ricordi.

“Il Signor Diavolo” è il titolo del suo ultimo film, ma i primi due della sua carriera non risultano di certo meno incisivi: “Balsamus, l’uomo di Satana” e “Thomas e gli indemoniati”. Il diavolo pare quindi proprio un’ossessione per Avati che accusa l’uomo, troppo preso dai suoi successi e dalle sue conquiste in tutti i campi, di essersi distratto, anche da se stesso, permettendo al male di dilagare e di insediarsi ovunque, specialmente nel proprio cuore. Forse per questo gradisce poco la definizione di “horror-gotico” per queste sue opere di genere, la trova parziale, restrittiva:  preferisce venga loro riconosciuta la “sacralità”, intesa come fonte primigenia sia del male che del bene.




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