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LA VERA CRISI DELL’OCCIDENTE

a cura di Lidia Fassio
 
Il mondo ha vissuto una nuova giornata di terrore: dopo gli innumerevoli attentati di New York, Madrid, Mosca e Londra è stata la volta di Sharm el Sheikh con il suo altissimo numero di morti e di distruzione.

Sharm el Sheikh è sicuramente un simbolo perché si trova in un paese arabo moderato, che sta anche aprendo ad Israele ed è contemporaneamente una delle mete più ambite dai turisti occidentali ed israeliani, due cose che, naturalmente non potevano passare inosservate al terrorismo mussulmano.

Al di là dell’orrore che ovviamente è sempre esecrabile in qualsiasi forma si presenti e al senso di destabilizzazione contro il quale dovremo sicuramente alzare le nostre barriere difensive, vorrei però sottoporvi alcune riflessioni più profonde riguardo al “significato” che queste azioni possono avere per noi occidentali in questo preciso momento storico.
Praticamente, la domanda che io mi pongo è in linea con i concetti psicologici della proiezione: “se in questo momento noi vediamo questi popoli come nemici, e loro ovviamente fanno lo stesso con noi, cosa è che loro ci stanno riflettendo e rimandando? Anziché limitarci a guardare il “nemico che sta fuori”, vorrei provare a vedere se riusciamo a trovare “il nostro nemico interno” giacchè solo questo tipo di riflessione ci può permettere di crescere e di ritirare, a nostra volta, le proiezioni che abbiamo fatto su di loro, tra cui vi sono sicuramente i nostri lati barbari e crudeli, ormai rimossi da una società che vuole fregiarsi di essere democratica e liberale e che invece, trattiene e rimuove sentimenti ed istinti che continuano ad alimentare ombre personali e collettive. I conflitti esterni sono il riflesso dei conflitti interni e oggi sappiamo bene che l’uomo è più che mai dilaniato e le sue parti sconnesse, inevitabilmente lottano tra di loro in una sorta di guerra mondiale interiore.

Come sempre accade il secolo che si è da poco concluso ha lasciato un sacco di domande senza risposta : personalmente sono convinta che sono ancora in piedi le stesse domande che erano già sul tappeto alla fine dell’ottocento e che hanno portato ai regimi dittatoriali e alle due guerre mondiali nel ‘900. Credo che già allora l’Occidente si stesse interrogando su dove lo avrebbe portato la “modernità e il progresso”. Da allora è passato molto tempo, sicuramente oggi abbiamo coscienza che le dittature non sono più una strada percorribile, però è come se fossimo ancora alla ricerca di un sistema in cui l’uomo riesca finalmente a coniugare le sue esigenze con quelle di “progresso, funzionalità e competitività”. Certo, oggi nessuno potrebbe negare i vantaggi del progresso, ma non possiamo neppure negare che esso ha creato ombre inquietanti con cui prima o poi avremmo dovuto fare i conti e, forse, oggi è giunto il momento in cui qualcosa deve essere “saldato”.

L’occidente con la sua civiltà tecnologica sembra essere giunto ad un “punto critico”; in effetti se si trattasse di un individuo direi, senza tema di smentita, che è “depresso”: infatti, alla depressione economica si è affiancata una depressione culturale, psicologica e spirituale” il che sta a dimostrare che il suo “esterno e il suo interno” non collimano più e questo è fortemente visibile, o almeno lo è dall’esterno oltre che nelle menti più attente ed illuminate.
Molti individui – sul piano individuale – si portano addosso questo tipo di ferita: c’è un senso di inutilità; gli obiettivi che vengono perseguiti non offrono gratificazione se non momentaneamente; si spera di colmare il vuoto spirituale attraverso un numero impressionante di palliativi che però non placano la sete di “qualcos’altro e di qualcosa di più”; i valori che andiamo sbandierando non sono più sostenuti da una reale coincidenza con i nostri comportamenti, per non parlare delle motivazioni che spesso sono contrabbandate e contraffatte e quindi anche molto facili da “smontare” .
Per molto tempo abbiamo agito come se il “male” fosse fuori di noi, lo vedevamo nell’industria, nel commercio sfrenato, nel fare soldi a qualsiasi costo; oggi sappiamo che ognuno “è parte del problema nel quale si dibatte” ed allora abbiamo cominciato a vedere che il vuoto spirituale ha lasciato la Terra più minacciata e minacciosa di prima ed un’umanità confusa, demotivata e demoralizzata.
L’occidente oggi sembra colpito da un moderno nichilismo che potremmo definire “debolismo” in cui tutto sta stagnando e, nonostante abbiamo tantissimo, siamo in realtà pochissimo.
Al nostro debolismo che si basa su una carenza di valori, su motivazioni errate e falsate, sulla mancanza assoluta di “passione”, l’altra parte del mondo ribatte con una complementarietà fondamentalista; (nichilismo e fondamentalismo sono i due lati della stessa medaglia) ed ora, più che mai, si stanno contrapponendo; psicologicamente noi siamo depressi e svuotati e loro sono nevrotici e ossessivi e si nutrono di dogmi e di rigidità; sono pieni di fanatismi che possono esprimersi molto bene con l’aggressività che viene agita contro un nemico che sembra metterli in pericolo e che, quindi, è da combattere.

E’ importante per noi questa occasione che ci viene data per capire dove sta il nostro male, perché l’anima dell’occidente sta languendo e perché non riusciamo a cauterizzare la nostra ferita. Chi ci combatte ci sta in realtà inconsciamente dicendo che la nostra immagine è ormai logora perché è contraffatta, sembrano dirci che non siamo quello che pensiamo di essere e che il nostro mondo è vuoto e senza valore così come lo sono i nostri simboli che non hanno più alcuna essenza al loro interno e che, pertanto, possono essere attaccati e abbattuti perché non ci rappresentano più.
Cio’ che cerchiamo disperatamente di esportare non è più in linea con ciò che siamo e, forse, è arrivato il momento in cui dobbiamo porci la domanda giusta giacchè – come dice Parsifal – la domanda giusta contiene già la risposta.

La ferita sta nella scissione tra i veri bisogni dell’anima dell’occidente e la macchina che ha messo in piedi e che sembra portarci a tutta velocità verso il baratro.
Plutone nel segno del Sagittario ci chiede proprio una profonda revisione dei nostri principi, della nostra filosofia di vita e di ciò in cui crediamo e tutto ciò perché possa esserci quel “risveglio e quel rinnovamento” che Nettuno in Acquario e Urano in Pesci sembrano chiedere per una nuova rinascita.
Le crisi sono necessarie e pertanto inevitabili: sappiamo però che ciò che farà veramente la differenza sarà la risposta che sapremo dare che è imperativa e urgente perché l’abbiamo procrastinata ormai fin troppo a lungo.
Se saremo in grado di lavorare su questi temi allora l’ingresso di Urano in Ariete e di Plutone in Capricorno potranno portare veramente una nuova nascita strutturata su un “nuovo ordine e una nuova legge”; se non sarà così, quelli potranno essere momenti di nemesi a tutti gli effetti, con conseguenze ora assolutamente non ipotizzabili.




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