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PENSIERO NEGATIVO E DEPRESSIONE

a cura di Luca Alberelli
 

Il male oscuro, controverso disturbo dell'umore che Ippocrate associava ad uno squilibrio di bile nera nell'organismo, è spesso circondato da un alone di mistero e di incomunicabilità. Tanto che in molte occasioni chi ne soffre, a furia di sentirsi ripetere le stesse cose, finisce col credere che solo chi ci è già passato possa riuscire a comprendere il dramma della sua condizione.

Il termine depressione deriva dal verbo deprimere, che significa portare giù, a un livello più basso, e affondare. Nel linguaggio comune è piuttosto frequente che le persone affermino di essere “depresse” quando sono pervase da uno stato d'animo negativo caratterizzato da tristezza, noia e svogliatezza; condizione che solitamente può essere spiegata da esperienze dolorose e da avvenimenti spiacevoli, ma che rientra nel normale registro delle emozioni umane, e non altera in modo significativo le proprie abitudini di vita e la propria autoimmagine.

La depressione maggiore si differenzia in misura sostanziale dalle normali fasi di abbattimento morale ed emotivo a cui tutti siamo soggetti nei periodi più difficili della nostra vita, essendo caratterizzata da una serie di sintomi fisici, cognitivi ed emotivi molto invalidanti, in grado di alterare drasticamente lo stile di vita e l'autoimmagine di una persona.

Durante una crisi depressiva la tristezza diventa pervasiva e prende il sopravvento sulle altre emozioni; i pensieri e i giudizi sono dominati dal pessimismo, da un senso di impotenza colpevole, e dall'autosvalutazione. L'intera gamma dei desideri e delle attività spontanee viene eclissata; la capacità di reagire con allegria a una situazione spiritosa, o con rabbia a una situazione offensiva, sembra perduta. La sofferenza emotiva può raggiungere un'intensità tale che il desiderio di morire può prendere il sopravvento su quello di vivere. Per tutti questi motivi non stupisce che in passato la depressione sia stata collegata alla possessione diabolica.

Il quadro dei disturbi depressivi è variegato, e studiosi di diverso orientamento hanno opinioni contrastanti sul ruolo giocato dal pensiero negativo nella genesi delle crisi depressive. In ambito psicodinamico alcuni autori hanno individuato nel “carattere depressivo” una condizione predisponente alla depressione. A causa di situazioni interumane precedenti, le persone con carattere depressivo raggiungono una scarsa capacità di autosufficienza e di autostima, che le porta ad avere un costante bisogno di conferme, e ad alimentare forme di dipendenza e sentimenti ambivalenti. Eventi stressanti possono scompensare questo equilibrio instabile innescando una crisi depressiva.

Secondo diversi approcci psicodinamici la depressione è causata dalla perdita di un “oggetto”  (una persona, un ideale, il raggiungimento di un obiettivo ecc...) fondamentale per la propria autostima. La perdita implica il ritiro delle cariche libidiche precedentemente investite sull'oggetto, un profondo senso di colpa, e il rivolgimento della rabbia (legata ad un accumulo di ostilità inconscia nei confronti dell'oggetto) verso se stessi.

Fino agli anni 60-70 la maggior parte degli psicologi clinici riteneva che il pensiero negativo fosse semplicemente una caratteristica superficiale della depressione, le cui cause profonde andavano ricercate in un sottostante disturbo biologico o in un conflitto psicodinamico. Per questo motivo era diffusa l'opinione che curando il problema di base (a livello farmacologico o psicologico) si sarebbe ottenuto un miglioramento dei pensieri negativi.
Aaron T. Beck si rese conto che il processo agiva anche in direzione contraria, e che il pensiero negativo può causare la depressione. Inoltre, anche nei casi in cui il pensiero negativo non sia la causa primaria di un episodio depressivo, può indubbiamente contribuire a mantenerlo.

Secondo l'approccio cognitivo, di cui Beck fu pioniere, i fenomeni emotivi, motivazionali e comportamentali tipici della depressione sono la conseguenza di un abbassamento dell'autostima generato da uno stile di pensiero disfunzionale, caratterizzato da una serie di convinzioni errate e pervasive, le cosiddette “distorsioni cognitive”.

Le persone depresse tendono a vedere il futuro come l'estensione di un presente fallimentare e immutabile; hanno la propensione ad aspettarsi delle avversità e a fare previsioni ipergeneralizzate ed estreme. Il loro pessimismo scaturisce da una visione negativa di sé, che le porta ad attribuire la colpa per le perdite subite a qualche tratto stabile della loro personalità. Ritengono che nessuno possa aiutarle, e che non ci siano più speranze di ritrovare le qualità perdute. L'atteggiamento pessimistico ostacola le loro iniziative e i loro desideri, mentre la tendenza a dare molto più peso agli eventi spiacevoli che a quelli piacevoli le rende insensibili agli stimoli che possono innescare emozioni positive.

Se le persone depresse vengono incoraggiate a riconoscere le modalità attraverso cui distorcono la realtà, a individuare i pensieri negativi automatici, e a correggerli in modo costruttivo, potranno riuscire a modificare il loro atteggiamento autocritico e ad alleviare il loro pessimismo.  In questo modo il circolo vizioso tra pensieri negativi ed emozioni negative che le imprigiona in una spirale depressiva potrà essere interrotto, permettendo ai desideri costruttivi e alle emozioni positive di riemergere. Per favorire la guarigione sarà inoltre importante pianificare delle attività che implichino dei risultati concreti, perché la riuscita nelle prestazioni aumenta la motivazione e l'autostima, innescando un circolo virtuoso che permette di ricontattare quel senso di dominio personale che la malattia sembra aver annientato.

Astrologicamente parlando la depressione può essere associata ad una degradazione degli archetipi di Saturno (pessimismo, ritiro, senso di fallimento, solitudine... ecc) e di Plutone (impotenza, angoscia relativa alla perdita, emersione di pulsioni autodistruttive... ecc) che porta ad uno scollegamento dall'energia vitale (Sole-Marte) e ad un'anestesia affettiva (le funzioni psicologiche associate alla Luna e a Venere sono gravemente compromesse).

Aspetti dinamici tra Saturno, Plutone e Marte in un tema natale possono segnalare un senso di impotenza riconducibile ad un eccesso di frustrazioni sadiche subite nel periodo evolutivo; fattore che sembra essere particolarmente importante nella formazione del carattere depressivo. Carenze di autostima possono invece essere segnalate da aspetti dinamici (o da altri fattori di “debilità”) che coinvolgono Venere, eventuali pianeti in 2^ casa, e il governatore della 2^ casa. Gli angoli dissonanti tra Mercurio e Saturno possono essere indicativi di distorsioni cognitive legate al pensiero negativo, quelli tra Plutone e Mercurio all'ossessività, e quelli tra Mercurio e Giove all'esagerazione. Per gli stessi motivi altri collegamenti “stressanti” tra Saturno, Plutone, l'asse 3^- 9^ e i suoi governatori possono essere significativi.




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