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STRUTTURE PSICOLOGICHE DEL POTERE E PERSONALITÀ

a cura di Paolo Crimaldi
 

“Il potere è nel vuoto”. James Hillman

Non c’è civiltà senza una sua struttura di potere. Così come non c’è individuo che, in modo o nell’altro, esercita una qualche forma di potere.

In questo particolare momento storico il potere è sicuramente esercitato dalla scienza e dall’establishment medico che attraverso una serie di politiche sanitarie tenta di tenere a bada un qualcosa che di fondo poco conosce e tenta di arginare.

Gran parte dei vari Virostar che affollano i salotti televisivi, e non solo, mostrano strutture di personalità narcisistiche, a volte rigide e autoritarie (non autorevoli) che se inizialmente avevano una funzione rassicurante su coloro che li ascoltavano, oggi perdono sempre più di credibilità, a causa delle continue contraddizioni in cui cadono, ma soprattutto dal non essere stati supportati dai risultati che avevano promesso di volta in volta.

Il potere, o meglio il suo esercizio, è pericoloso e può facilmente portare in chi lo detiene e non è preparato o giunge da lunghi e duri anni di anonimato, frustrazione e isolamento, a cadere nella trappola dell’autoreferenzialità, nel credere di essere sempre nel giusto, nell’agire per il bene comune anche quando così non è.
È come se si sviluppasse a più livelli un vero e proprio delirio di onnipotenza, una perdita di criticità che giunge dalla paura di vedersi portar via ciò che è finito per diventare lo scopo principale della propria esistenza, ovvero il potere stesso.

Eppure la storia ci ha insegnato che chiunque è stato all’apice di un sistema, fino ad arrivare a esercitare un potere quasi assoluto, rischia, e in molti casi è una vera e propria certezza, di perderlo e talvolta in modo anche piuttosto violento e doloroso.
Basti pensare al destino crudele di tanti dittatori o leader politici, ma anche di attori, cantanti, registi osannati in un determinato momento e poi condannati all’oblio più totale, se non al dileggio e ala disprezzo.

Ma non bisogna necessariamente guardare così in alto. A volte basta semplicemente restare nel proprio ambito professionale e scoprire come un superiore che sembrava poter fare il bello e il cattivo tempo, decidendo su ogni singolo suo sottoposto, improvvisamente viene esautorato di questa funzione e messo da parte, se non allontanato e afflitto alla totale mancanza di considerazione.

Ha ragione quanto afferma James Hillman circa il potere, ossia che la sua esistenza è nel vuoto.

Provando ad analizzare le biografie di chi sposa la propria realizzazione personale con l’esercizio del potere spesso troviamo un bambino negato, in alcuni casi emarginato se non bullizzato, mai veramente considerato e visto in primis dalla madre, ma più in generale dal mondo nel quale è cresciuto. È proprio questo vuoto che si tenta di colmare, di riempire di significato e che porta a sviluppare un sentimento di risalva, un voler riempire con una visibilità in grado di attirare l’attenzione altrui sempre maggiore, perché mai veramente appagata, e che spesso è possibile solo grazie all’esercizio del potere e non grazie a una particolare qualità e potenzialità che quasi sempre è presente ma che finisce coll’essere messa in secondo piano o addirittura occultata.

Paradossalmente si cade nuovamente nella trappola della sindrome della piccola fiammiferaia, ovvero in quel particolare meccanismo psichico che fa sentire la persona esclusa da qualcosa o da qualcuno, sviluppando quella sensazione di non poter mai ricevere in modo semplice quell’attenzione che altri ottengono con naturalezza.
Ed è proprio questo modo di pensare che spinge spesso a desiderare, quasi sempre inconsciamente, di detenere un potere perché il sentimento sottostante è di scarsa autostima, è un pensare che si può meritare attenzione solo se si è in alto, si possiede qualcosa che altri non hanno ma che si può condividere e/o concedere a patto di una riconoscenza manifesta e sempre presente.

Il potere è nel nulla perché è l’esercizio del debole sul forte emotivamente, su chi non ha bisogno di imporre e pretendere ma che riceve e ottiene con assoluta spontaneità.

Ma il potere è nel nulla perché è fugace, si basa su qualcosa che non può appartenere a nessuno e porta alla solitudine, alla mancanza di fiducia nell’altro, a considerare paranoicamente i legami come tutti interessati a un qualcosa e quindi gestibili, corruttibili, acquistabili.

È quando si perde tutto che la solitudine, quasi sempre già sperimentata durante il momento di successo, diventa invasiva nella propria esistenza e caratterizza la quotidianità spingendo a cercare una nuova visibilità rievocando il proprio passato glorioso o cercando di legarsi ai nuovi potenti provando a vendere i propri servigi, l’esperienza accumulata.

Purtroppo quasi sempre accade che nessuno vuole più avere a che fare con questa persona, la isola, e non certo perché ne ha paura, ma semplicemente perché non vuole lasciarsi contagiare da quell’aura di sconfitta che potrebbe andare a inficiare la propria luce che al momento è alla ribalta e profondamente teme di poter incorrere nello stesso triste destino di chi l’ha preceduto.

Il dolore della perdita del potere va a ampliare la ferita narcisistica mai realmente rimarginata, anzi le getta del sale su per farle provare un dolore maggiore e ricordare che l’archetipo che ha costellato quel breve o lungo tratto che sia della sua esistenza, è quello Icaro, di colui che ha sfidato i saggi consigli ricevuti ed è volato così in alto con ali di cera che si sono sciolte al calore del Sole sempre più rovente quanto più ci s’innalzava in volo.

Il potere non è la cura al senso di marginalità e rifiuto che una persona prova, ma talvolta può esserne il suo veleno e rovinare una vita intera spingendo ottusamente a non vedere che ciò che si cerca, quel riconoscimento emotivo-relazionale, spesso non ha bisogno di luce ma semplicemente di fiducia nell’altro e disponibilità a godere di ciò che si possiede che per quanto poco possa essere, spesso è molto di più di ciò che ha chi esercita un potere.

Letture consigliate:
J. Hillman – Il potere – Rizzoli, 2002, Milano
J.S. Nye Jr. – Leadership e potere – Laterza, 2009, Roma/Bari




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