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JUNG E L'ASTROLOGIA MODERNA

a cura di Luca Alberelli
 

Carl Gustav Jung fu uno dei più influenti intellettuali del XX secolo: oltre ad essere un terapeuta illuminato, un autore prolifico ed ispirato, e il fondatore di una delle maggiori scuole di psicologia del profondo spiritualmente orientate (la psicologia analitica), fu anche pioniere nell'ambito degli studi sulla dialettica tra psiche e cosmo, in relazione ai fenomeni sincronici.

Pur essendo uno scienziato rigoroso Jung era affascinato da tutto ciò che sfidava i limiti della conoscenza umana, e giunse ad incorporare nel suo originale approccio alla psicologia importanti insegnamenti “occulti”, appresi esplorando diverse discipline spirituali ed esoteriche (l'alchimia, l'astrologia, lo gnosticismo, la parapsicologia...ecc).

Dal carteggio con Freud sappiamo che il giovane Jung intuì che l'astrologia poteva rivelarsi un fecondo ambito di studi, in grado di svelare una serie di conoscenze psicologicamente significative che gli uomini del passato avevano intuitivamente proiettato sul cielo. Per questo motivo dedicò molto tempo allo studio e alla pratica della materia, e ne fu ripagato, avendo accesso ad una ricchezza di significato psicologico e spirituale. La conoscenza dell'astrologia illuminò i suoi studi sull'evoluzione del simbolismo mitico nella civilizzazione occidentale, stimolò molte delle sue riflessioni sul rapporto tra psiche e cosmo, ed ebbe una certa risonanza  anche nell'elaborazione dei principi teorici che caratterizzano il suo approccio terapeutico.

E' infatti possibile ravvisare diverse interconnessioni tra le idee centrali della psicologia analitica e i fondamenti del pensiero astrologico. Da lettere divenute di pubblico dominio sappiamo inoltre che in casi di diagnosi difficili Jung era solito interpretare il tema natale dei suoi pazienti, per avere accesso ad una prospettiva più ampia. La mediazione del simbolismo astrologico lo aiutò in diverse occasioni a chiarire degli aspetti dello psichismo dei suoi pazienti che altrimenti sarebbero rimasti oscuri (così scrisse a B.V. Raman), stimolando delle intuizioni significative che facilitarono il suo lavoro terapeutico.

L'interesse di Jung per l'astrologia non fu alimentato solamente da una fascinazione e dalla predilezione per il misticismo, ma anche da considerazioni di ordine pratico. Durante il suo impiego presso la clinica psichiatrica Burgholzli, dell'università di Zurigo, Jung ebbe modo di lavorare con diversi pazienti psicotici, a differenza di Freud, che trattò prevalentemente pazienti nevrotici, nei quali era sempre presente un Io che manteneva integro l'esame di realtà (indipendentemente dalla gravità dei loro sintomi). Fu proprio notando una serie di risonanze significative tra i deliri dei pazienti psicotici e diverse tematiche universali, descritte dai miti di tutte le culture, che Jung si rese conto dell'importanza della dimensione archetipica e simbolica della psiche, e intuì che il mito poteva permettere l'accesso anche alla psiche più disorganizzata. Siccome le ipotesi di Freud sull'inconscio non erano in grado di spiegare certi fenomeni, Jung introdusse il concetto di inconscio collettivo, che può essere pensato come un sconfinato bacino di memoria inconscia da cui provengono le immagini archetipiche e mitologiche che connettono l'umanità, per finalità evolutive.

L'idea che il mondo interiore e il mondo esteriore siano informati da modelli archetipici, e uniti da una correlazione significativa, ha dei punti di incontro con la visione platonica di un'Anima Mundi che informa il cosmo, e col principio ermetico che sostiene l'esistenza di un'analogia tra macrocosmo e microcosmo; due presupposti filosofici del pensiero astrologico.

Durante la sua pratica clinica Jung ebbe modo di notare il ripetersi di diversi eventi sincronici con risvolti profondamente significativi nella vita dei suoi pazienti, soprattutto nei periodi di crisi e di trasformazione. Conoscendo l'astrologia capì che tali eventi si verificavano in momenti ben precisi, e avanzò l'ipotesi che la dialettica psiche-cosmo fosse mediata da fenomeni sincronici (non causali), attraverso i quali si realizzano degli scambi di informazione tra inconscio personale e inconscio collettivo, in relazione ad archetipi dal grande significato simbolico. Il desiderio di far luce su questi fenomeni spinse Jung a confrontarsi con due premi nobel per la fisica, Albert Einstein e Wolfgang Pauli, per gettare le basi della fisica della coscienza.

Le intuizioni di Jung sulla dialettica psiche-cosmo si rivelarono corrette: successive ricerche nell'ambito della fisica quantistica confermarono che l'universo è effettivamente informato da un'energia intelligente, e che la nostra psiche si interfaccia sincronicamente ad esso tramite fenomeni quantistici che hanno luogo nei microtubuli dei nostri neuroni.

Il lavoro di Jung ebbe un impatto rivoluzionario in ambito astrologico. Molte delle sue idee furono determinanti per la nascita di un nuovo approccio all'astrologia, centrato sulla persona e focalizzato sulla conoscenza del proprio mondo interiore per finalità evolutive (l'astrologia umanistica-psicologica). Il nuovo paradigma si diffuse a partire dagli anni 30, grazie al pionieristico lavoro di sintesi e di integrazione psico-astrologica attuato da Dane Rudhyar, per conquistare una crescente popolarità nei decenni successivi.

L'integrazione del pensiero junghiano in ambito astrologico ebbe l'effetto di cambiare la prospettiva con cui gli astrologi approcciavano un tema natale, stimolandoli a riconoscere la complessità dell'animo umano e la natura mutevole e dinamica della personalità; incoraggiandoli al contempo a focalizzarsi con maggiore attenzione sullo sviluppo dei potenziali individuali inespressi, in relazione all'unicità di ogni “progetto esistenziale”, rappresentato in forma simbolica dall'interezza di un tema natale.

Jung aveva un concetto molto ampio e comprensivo della personalità; la considerava come un organismo in via di evoluzione, il cui carattere integrato e la cui completezza non dovrebbero mai essere dati per scontati, ma dovrebbero piuttosto essere considerati come finalità essenziali della vita. Integrare questa visione in ambito astrologico implicava la necessità di superare un approccio “manualistico” e dogmatico (tipico di chi tendeva ad associare in modo categorico dei tratti caratteriali stabili alle persone in funzione di determinate segnature astrologiche), per  aprirsi ad una visione più ampia, prestando maggiore attenzione alle potenziali dinamiche di personalità e all'ascolto della persona, considerando che gli archetipi astrologici possono essere integrati a diversi livelli di coscienza-consapevolezza.

Da questo punto di vista cercare di far luce sugli archetipi degradati, riconducibili agli ambiti esistenziali più problematici per una persona, poteva rivelarsi particolarmente utile. Secondo Jung non è infatti possibile diventare individui autentici senza integrare l'ombra: venendo a patti con gli aspetti “negativi” della nostra personalità che tendiamo a reprimere e a nascondere, sperimentandoli attraverso la proiezione.

Negli aspetti più oscuri della nostra natura (le parti rinnegate della nostra personalità) potremmo infatti trovare il potenziale per l'integrazione e la completezza. Esplorare la simbologia di un tema natale con questa consapevolezza può aiutarci ad entrare in profondità nella sua struttura archetipica, facilitando il collegamento tra esperienze ricorrenti e tematiche archetipiche. In questo modo anche gli archetipi degradati potranno essere affrontati in modo costruttivo, stimolando una trasformazione funzionale alla crescita.

Nel concetto di inconscio proposto da Jung è insita l’idea di una pulsione alla realizzazione della personalità individuale, che spinge l'uomo ad emanciparsi dai valori collettivi per conquistare la sua soggettività, individuandosi. Secondo Jung il processo di individuazione è guidato da un profondo principio ordinatore (il Sé) che ci spinge verso uno stato di maggior completezza ed integrazione. Siccome il tema natale può essere considerato una mappa simbolica del Sé (l'archetipo a cui si attribuisce il massimo potenziale espressivo individuale), la sua interpretazione può esserci di grande aiuto per realizzare, nella pienezza della vita, ciò che alla nascita “è scritto” a livello potenziale.

Approfondire la conoscenza simbolica del nostro tema natale può divenire uno strumento di crescita, perché ci permette di osservare con una certa obiettività: il nostro carattere, le nostre ferite, le dinamiche tra le diverse parti della nostra personalità, le sfide e i compiti a cui siamo chiamati. Mentre i transiti planetari scandiscono le tappe del nostro processo di individuazione, attivando il potenziale archetipico simboleggiato nel nostro tema natale in momenti sincronicamente significativi, in relazione alle chiamate del nostro Sé.




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