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EROS E PSICHE

a cura di Lidia Fassio
 

Il testo della fiaba

C'era una volta…… in una città, un re e una regina che avevano tre figlie. L'ultima, Psiche, è bellissima, tanto da suscitare spesso la gelosia di Venere, la quale prega il dio Amore (Eros) di ispirare alla fanciulla una passione potente per l'uomo più vile e mostruoso della terra. Tuttavia non appena Amore vede la ragazza, se ne innamora e, per salvarla la trasporta nel suo palazzo, dove lei vive in una situazione di magia e di illusione, servita ed onorata come una regina da ancelle invisibili e dove, ogni notte, riceve la visita del Dio Amore che le giura un sentimento eterno in cambio della promessa di non guardarlo mai in viso perché, nel caso, tutto svanirebbe e lui dovrebbe lasciarla.

Psiche promette, è innamorata e si sente appagata dalle visite di lui, però si sente anche molto sola al castello e, per essere in compagnia, invita spesso le due sorelle. Inutile dire che queste due donne sono molto invidiose, e così, cominciano a instillarle il sospetto che il suo amante sia in realtà un essere mostruoso che prima o poi la distruggerà: è così che la ragazza comincia a farsi un sacco di domande e, giorno dopo giorno, la sua curiosità diventa sempre più insistente fino a quando decide di "vedere chi è" di guardarlo in viso e, segue i suggerimenti delle due sorelle: aspetta che Amore si sia addormentato e si avvicina con un lume ad olio per guardarlo in viso : ma qui c’è la vera sorpresa: lui è bellissimo, coi capelli profumati di ambrosia e le ali piene di rugiada e di luce e il collo e le guance di porpora. Psiche è frastornata e si muove affannata, colpita da tanta bellezza e, in quel momento, dalla lucerna cade una goccia di olio bollente sul corpo di Amore che si sveglia di colpo e fugge.

Lei ha violato il patto, si è rotto l'incantesimo e in quel momento sa che lo ha perduto per sempre, a meno di non incominciare un vero viaggio per ritrovarlo. Psiche disperata decide di mettersi alla ricerca dell'amato. A quel punto deve affrontare l'ira di Venere, che sfoga la sua potente gelosia imponendole di superare quattro difficilissime prove, l'ultima delle quali comporta la discesa nel regno dei morti e il farsi dare da Persefone (Dea degli Inferi, moglie di Ade) un vasetto con un unguento particolare. La favola vuole che Venere imponga a Psiche di consegnare il vasetto a lei senza aprirlo, ma la curiosità della donna ha ancora una volta la meglio e lei addirittura lo perde. La fanciulla, per punizione, cade in un sonno mortale, ma questa volta è il Dio stesso ad intervenire e a salvarla; non solo: il dio otterrà per lei da Giove l'immortalità e la farà sua sposa. Dalla loro unione nascerà una figlia, chiamata "Piacere".

Non è una favola moderna, ma una favola, anzi sarebbe più esatto considerarla un mito antichissimo già ripreso da Apuleio (nato nel 124 d.C.). Quello che però è importante è il suo simbolismo incisivo: interpretato alla luce della psicologia del profondo può essere considerato un vero e proprio saggio sullo sviluppo dell’identità "femminile" e sui passaggi che sono richiesti per portare a termine il proprio progetto.

La favola però è particolare perché si dipana attraverso il bisogno di "arrivare alla relazione vera", per ottenerla la quale Psiche deve affrontare una serie di prove che la renderanno capace di passare da una condizione di simbiosi ad una di reale unione psicologica oltre che fisica ed emotiva.

Questa storia ha importantissime similitudini con le favole che trattano il tema dello "sposo animale" di cui abbiamo già parlato in "Bella e la Bestia"; la differenza sostanziale è che nel caso di Amore e Psiche , lui è un Dio e non è affatto un mostro o un animale, se non nella fantasia delle sorelle e della famiglia di Psiche.

Questa particolarità avrà una importanza notevole in quanto, alla fine consentirà che anche Psiche diventi una Dea e venga quindi a godere di alcuni privilegi quale quello dell’immortalità.

Interpretazione

La favola inizia con un elemento importante: Psiche è bellissima e viene adorata come una Dea, al punto da suscitare la gelosia di Venere che decide di operare a suo danno un incantesimo e, per questo chiama Eros Amore (suo figlio), ma anche l ‘unico che può con le sue frecce far scoccare l’amore tra le persone: vuole che Eros faccia innamorare Psiche di un Mostro, un personaggio bieco e viscido; quindi Venere vuole vendetta e questa vendetta la vuole in virtù del conflitto che Psiche le procura.

Inizia dunque con il tema della gelosia e di Venere che non può essere scalzata a livello di bellezza (lei che è la Dea della Bellezza) da una fanciulla umana e quindi decide di farle un incantesimo e di farla innamorare di un mostro serpentiforme. A questo punto interviene però Amore che, una volta vista la ragazza, decide di "trasgredire" l’ordine che gli è stato dato dalla madre e di salvarla, portandola nel suo castello.

C’è quindi un tema importante sia per il mondo maschile che femminile: infatti la favola inizia con la minaccia della rottura della simbiosi di una coppia potente (Eros e Afrodite), figlio e madre. Qui si comprende già qualcosa in più della gelosia di Venere in quanto lei intuisce che la ragazza potrebbe – proprio con la sua bellezza – far innamorare Eros e portarlo così a sciogliere la simbiosi originaria. Ogni donna – madre - sa in cuor suo che ci sarà una Psiche nella vita del figlio che lo porterà lontano da lei avviandolo al percorso di relazione: qui Afrodite è ancora in veste di "Grande Madre" che tiene legato in un abbraccio mortale il figlio: infatti, se lui non si libererà verrà "castrato simbolicamente", ovvero non potrà avere mai una sua vita relazionale indipendente; però lei mostra tutto il suo conflitto materno e la sua distruttività: un lato di lei infatti lotta disperatamente contro questo processo naturale.

Il secondo tema importante si incentra sulla loro relazione iniziale che è caratterizzata da uno stato di assoluta inconscietà. Entrambi non sono in grado di avere una relazione matura ed autentica: lui è ancora totalmente immerso nella simbiosi materna e lei non ha fatto nessuna scelta, vive sull’onda del momento e non ha nessuna coscienza di sé e dei suoi sentimenti.

L’immagine di Psiche che sigilla il patto di non vedere il viso di lui è legato al tema della "non conoscenza"; in effetti lei non si conosce e quindi non può conoscere (non può vedere) e, di conseguenza, non può scegliere. Se non sa quali sono i suoi valori veri, non può neppure sapere se vuole o non vuole Eros.

Questo può essere legato alla fase di innamoramento che, viene simboleggiato nella favola sotto forma di "incantesimo". L’innamoramento infatti non è ancora conoscenza di se, ma è psicologicamente, innamoramento di sé… ci vorrà un fatto preciso e destabilizzante perché conduca al "risveglio" .. e crei l’opportunità di passare da una condizione all’altra… La fine dell’innamoramento porta con sé la possibilità di accedere alla relazione vera attraverso la messa in discussione di sé, la rottura del guscio narcisistico e la disponibilità vera all’incontro con l’altro (il diverso, l’altro da sé, ma anche…. ciò che di sé non si conosce).

Questi fatti accadono quando Psiche, sollecitata dalle sorelle (altre parti del suo femminile interno che la spingono a non restare inconscia) si lascia tentare dalla curiosità di sapere… di conoscere…

La scena di Psiche che durante la notte prende la lampada ad olio per vedere la faccia di Eros è emblematica: quello è il fatto vero e destabilizzante che la porta alla consapevolezza che l’incantesimo è finito e che lui la lascerà.

La luce, l’olio che cade, sono tutti simboli del "risveglio" che spesso passa attraverso un momento di sofferenza, di vero e proprio lutto: è il momento in cui ci dobbiamo congedare dall’illusione che le cose possano esistere senza un nostro reale intervento cosciente. Nel caso, è la separazione, la perdita e la distanza che creano le condizioni per conoscere i sentimenti e cominciare a lottare per esprimerli e per scegliere ciò che si vuole e si desidera.

E’ la fine dello stato di inconscia beatitudine fortemente illusoria ed infantile: ora lei può accedere alle fasi più adulte della vita, ma sa che perderà simbolicamente il "paradiso terrestre" : Psiche si rende conto del suo stato di separazione e questo le produce sofferenza, ma sa anche che è la via per l’amore adulto.

Le prove che Psiche dovrà superare e che le vengono imposte da Venere simboleggiano l’ulteriore arrabbiatura della madre quando viene a sapere che il figlio si è innamorato di lei. Anche Venere deve crescere in questa storia così come Eros deve chiudere la sua fase edipica con la madre e cercare la sua identità.

La disobbedienza sia di Psiche che di Eros sono i due gesti iniziatici che preludono al matrimonio sacro, quello che unirà materia e spirito e trasformerà a tutti gli effetti l’identità di entrambi.

Le prove che le sono richieste apparentemente sembrerebbero senza senso ma in realtà sono il piano che Venere appronta per distruggere Psiche; in realtà la ragazza viene ogni volta aiutata e grazie a questo porta a termine il compito.

Possiamo leggere questi passaggi come un vero e proprio viaggio eroico in cui la nostra eroina viene sostenuta dalle sue forze istintive che le appartengono e a cui può accedere nel momento in cui comincia a credere veramente in sé stessa e in cui ha un obiettivo preciso da portare a termine. Però le possiamo anche vedere come un lento e graduale sviluppo di qualità e capacità personali quali quella di discriminare, selezionare, scegliere, conquistare il principio maschile senza diventarne vittima, e, infine, legare insieme ciò che sta in alto e ciò che sta in basso (terra e cielo).

In pratica queste "prove" rappresentano la sua individuazione e comportano la coscienza di sé stessa e della sua forza incorporando lentamente anche l’elemento spirituale, oltre a quello carnale.

L’ultima prova sarà un viaggio agli Inferi che comporterà anche l’uscita dall’oscurità indifferenziata che è il fondamento della psiche femminile; tutto questo avverrà proprio attraverso l’amore che lei ha per Eros.

In questa prova c’è anche l’ultimo disperato tentativo di Venere di farla regredire ad uno stato precedente (il sonno mortale), ma questa volta sarà proprio lui, Eros a salvare la sua eroina: questo atto finale trasforma il "fanciullo divino" in "uomo adulto" che incorpora anche qualcosa di umano, mentre lei viene a contatto con il lato divino.

E’ interessante il fatto che, astrologicamente, vedere e conoscere siano inizialmente uniti nel simbolismo del Toro casa IIa con i pianeti X e Venere che qui in domicilio: è importante che vi sia l’attaccamento e la simbiosi (X) che consentano di vedere sé stessi, conoscere sé stessi, valorizzare sé stessi per aprirsi poi successivamente al mondo.

Nella favola di Apuleio si parte da questa prima situazione astrologica e si passa alla fase di casa Va in cui vi è l’innamoramento che è un atto dell’Io, qualcosa di assolutamente personale come personale è questa casa che parla dell’identificazione.

Terminata questa fase la favola narra del difficile percorso che Psiche deve fare e che comporta simbolicamente il passaggio nella casa VIa, ovvero dove deve acquisire alcune capacità di confronto, di discriminazione, di limiti che, ovviamente nascono dalla percezione di una separazione e la conseguente definizione dei confini personali.

Psiche approda poi alla casa VIIa dove ritrova Venere e X che desiderano una relazione vera ed autentica; passaggio che comporta riconoscimento della differenza, separazione e distanza, condivisione, presa di coscienza della propria identità per avviarsi gradualmente a quella conoscenza di sé che apre alla conoscenza dell’altro da sé.

Qui Venere esaurisce il suo compito: consente cioè l’incontro e la nascita della relazione. Ma ci vorrà Plutone e il passaggio alla casa VIIIa per dare vita alla grande trasformazione… Psiche infatti deve attraversare il mondo degli Inferi, deve "morire e poi rinascere" attraverso l’unione degli opposti, simboleggiati nel mito dal matrimonio tra lei ed Eros dopo aver ricomposto materia e spirito ed aver sconfitto l’oscurità.




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