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BENEDETTO XVI IL SACRO FUOCO DELLA COSCIENZA

a cura di Elena Cartotto
 
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Pianista raffinato amava la musica, l’arte, la filosofia, i gatti, il preferito era Chico, e Dio naturalmente. Joseph Ratzinger consegnatosi con la morte al Paradiso, a cui tanto anelava, e alla storia, era nato con la vocazione al sublime, al possibile, all’oltre. Una volta convocò nella Cappella Sistina ben duecentocinquanta artisti tra scrittori, poeti, pittori, attori, musicisti: voleva parlare di arte e sacralità. Disse che l’arte salva più della scienza e che il suo compito, come Papa, era rendere commovente il mondo dello Spirito. Che cosa avrebbe potuto dire un uomo con una Luna in Bilancia totalmente lesa da Plutone in cuspide 5^? Non è forse il segno di una ferita emotiva profonda al senso stesso della vita che, forse, solo la bellezza può restituire nella sua integralità?

Ratzinger aveva un chiaro marchio religioso nel DNA astrologico: i due segni dello Spirito, Pesci e Sagittario, nocchieri a pari merito della nave del suo destino, trionfano nel tema natale del fu Papa emerito. L’ascendente in Pesci, domicilio di Nettuno, è congiunto a Giove signore della casa 9^ che cade in Sagittario. La cuspide della 9^ è stretta a Saturno a evidenziare la profonda e irrinunciabile tensione al pensiero e alla teologia che ne fecero un uomo, al contempo e paradossalmente, riformista e conservatore come forse vuole il suo trigono tra Saturno e Urano, pianeta quest’ultimo che troneggia in casa 1^ congiunto a Mercurio.

Nella sua tesi di abilitazione all’insegnamento universitario, su San Bonaventura, entrò in polemica col suo correlatore che lo accusò di pericoloso modernismo. E un anno prima di dimettersi da Papa, nel 2012, tenne al Seminario Romano Maggiore un discorso profondissimo incentrato sulla necessità di non conformarsi, come cristiani, ai poteri mediatici e finanziari, ma di lasciarsi trasformare dalla parola di Dio. Difficile immaginare un discorso da un lato così uraniano nel suo invito all’autodeterminazione del singolo contro potere massificante, e dall’altro così nettuniano teso com’era all’idea di una trasformazione evolutiva irrinunciabile che deve partire da dentro nella relazione con la divinità. Uraniano e nettuniano fu poi anche il primo libro del suo pontificato, “La rivoluzione di Dio” che già nel titolo mette insieme il cambiamento radicale determinato dalla fede in qualcosa di ulteriore e supremo.

Eppure è rimasta viva nella cronaca della memoria la copertina di un celebre giornale che alla sua elezione a Pontefice titolò in grande: “Il pastore tedesco” giocando sull’ambiguità di un rimando anche storicamente pesantissimo sulle sue presunte simpatie naziste che in realtà vengono smentite dalla sua stessa storia familiare se si guarda alla sostanza: era figlio di un nemico giurato dei nazisti che fece trasferire più volte la famiglia per sottrarsi all’influenza nefasta delle camicie nere che, per altro, non amavano la chiesa cattolica perché considerata un potere contrario a quello assoluto che loro volevano esercitare. Senza dimenticare la brutta storia di quel cugino del Papa di soli quattordici anni, poco più giovane di lui, e con sindrome di Down che fu internato dai nazisti per una presunta terapia e mai restituito alla famiglia. È noto che nella follia hitleriana vennero perseguitati ebrei, omosessuali, zingari e portatori di handicap in quanto considerati un insulto alla purezza della razza ariana.

Del resto le polemiche, gli attacchi mediatici, i pettegolezzi e gli scandali erano inevitabili nel cammino di un Papa con un Marte in Gemelli, segno domicilio di Mercurio, solo leso da Urano e dallo stesso Mercurio, il pianeta della comunicazione. E fu proprio per una o forse due parole di troppo che scatenò un putiferio a seguito della conferenza che tenne a Ratisbona. I temi che toccò tra cui il rapporto fede/ragione, la libertà religiosa e la jihad in cui fece pesare la palese contraddizione implicita tra Dio e la violenza, non vennero compresi da tutti nello stesso modo: nei Paesi musulmani le folle protestarono e assaltarono le chiese.

Benedetto XVI scelse questo nome in virtù della sua Luna in Bilancia in casa 7^ votata alla mediazione e alla promozione della pace quasi a volerne ricucire l’intima lesione. Fu infatti un nome che assunse in omaggio a Benedetto XV il Papa che definì la guerra “inutile strage”. In Ratzinger fu sempre presente questa ricerca assidua del dialogo: suo era l’aspro quanto tenace convincimento che fede e ragione non fossero in contrasto, ma che, anzi, debbano convivere e completarsi. Ebbe a dire: “Chi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia”. A confermare questa fusione tra coscienza e trascendenza il trigono di Fuoco tra Sole in Ariete e Nettuno in Leone.

Curioso che Ariete e Pesci, il primo e l’ultimo segno dello Zodiaco costituiscano l’alfa e l’omega dell’esistenza di un uomo, Ratzinger, che condensò in maniera originale questi simboli apparentemente contradditori facendo suo il primato arietino dell’umiltà e della rinuncia caratteristiche tipiche, invece, degli ultimi che sono i Pesci. Le sue dimissioni papali l’11 febbraio 2013 sotto l’egida, evidentemente non casuale, della Madonna di Lourdes protettrice dei malati, resteranno scolpite nel grande libro della storia umana, anche perché per ritrovare un altro caso simile bisogna tornare indietro di circa seicento anni.   

E forse sono stati gli stessi valori Ariete e Pesci ad avvicinare due persone che potevano sembrare lontanissime fra loro: l’atea Fallaci ascendente Pesci con la Luna in Ariete, e il capo della chiesa cattolica papa Ratzinger con Sole in Ariete e anch’egli ascendente Pesci. Lui apprezzava lo sterminato lavoro giornalistico e narrativo della giornalista: in particolare si intenerì per la celebre “Lettera a un bambino mai nato” che sembra esprimere bene il Plutone in 5^ malmesso di entrambi, perché condividevano anche questa posizione planetaria quasi che tra loro esistesse una segreta risonanza di simboli e visioni. In fondo sull’Occidente la pensavano allo stesso modo: Ratzinger diceva che l’Occidente odiava se stesso, e la Fallaci che era divorato da un cancro morale. Il Papa e la pasionaria si incontrarono senza troppi convenevoli a Castel Gandolfo e lui, forte del suo Saturno in 9^, le disse che se anche non credeva in Dio, cosa ammissibile, poteva comportarsi come se Dio esistesse. E lei che aveva Saturno allo Zenit trovò questo discorso che invitava a trovare nella vita un fondamento etico, prima ancora che religioso, molto interessante. 

Sui due Papi si è detto di tutto di tutto e di più e forse il film del 2019 di Fernando Meirelles con i protagonisti interpretati da Anthony Hopkins e Jonathan Pryce può essere illuminante a questo riguardo. In ogni caso anche le stelle sembrano rivelare come oziose molte polemiche tese a contrapporre questi due giganti dello Spirito, certamente diversi, ma dediti alla medesima causa e capaci di guardare nella stessa direzione come evidenzia la congiunzione Giove/Sole di Francesco proprio sul Medio Cielo di Ratzinger e il Sole di Ratzinger sul Medio Cielo di Francesco. Il Saturno di Francesco congiunto all’ascendente e al Giove di papa Benedetto evidenzia anche come quest’ultimo abbia riconosciuto nel suo successore un principio reale di autorità. Entrambi con ascendente d’Acqua, i due Soli in trigono tra loro e perfino le due Lune in trigono, anzi la Luna di Ratzinger riceve il doppio trigono dalla congiunzione Luna/Venere di Francesco. Marte in segni d’Aria per entrambi a testimonianza di un dialogo aperto e attivo tra i due, e il Plutone di Francesco in sestile alla Venere in Toro di Benedetto XVI.

A proposito della Venere alla fine del Toro, papa Benedetto se ne va ad una veneranda età con Saturno di transito in Acquario in quadrato largo a Venere che, come è noto, ha tra i suoi simboli anche quello della salute. Giove in Ariete nella sua prima casa attualmente congiunto a Urano e in avvicinamento al Sole ci annuncia la grande visibilità mediatica che il Papa Emerito sta avendo in questi giorni dopo la dedizione umile e costante degli ultimi anni alla preghiera, alla contemplazione e alla vita nascosta.




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