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PEOPLE PLEASING OVVERO LA SMANIA DI COMPIACERE SEMPRE GLI ALTRI

a cura di Elena Cartotto
 

I nuovi fenomeni socioculturali legati alla rivoluzione tecnologica e al cambio di gestione nelle relazioni che ne consegue ci hanno ormai abituati a neologismi sempre diversi spesso di matrice angloamericana. Conosciamo, ad esempio, il ghosting, ovvero la sparizione improvvisa di un partner o di un amico dalla nostra vita, attraverso meccanismi di controllo e blocco soprattutto su social e applicazioni. C’è il burnout, l’esaurimento da lavoro, e recentemente è emersa un’altra problematica codificata come “people pleasing” che si riferisce al bisogno costante di soddisfare desideri e aspettative altrui anche a scapito dei propri.

Forse tutti conosciamo persone che ci sembrano eccessivamente compiacenti, disponibili, pronte nel prestare soccorso e aiuto, ma anche, in qualche modo, camaleontiche, ossia capaci di adattarsi così bene ai propri interlocutori da cambiare atteggiamento, idee e modalità espressive a seconda di chi hanno davanti.

Costoro potrebbero rientrare nella cosiddetta categoria dei “people pleaser”, ossia avere una personalità che non riesce a dire di no in quanto incapace di porre limiti e confini precisi fra sé e gli altri. Fra le caratteristiche di quello che viene denominato disturbo di “people pleasing” rientrano il fatto di scusarsi con troppa facilità, il timore del giudizio, il volersi adeguare a standard di perfezione elevati per poter soddisfare le aspettative di tutti: quelle familiari, affettive, professionali. Si cerca in ogni modo di ottenere consenso, gratificazione e complimenti da parte altrui e ci si sente in colpa se ciò non avviene perché si pensa di aver sbagliato qualcosa.

Naturalmente attitudini simili possono emergere in chiunque, ma solo in determinate situazioni e per un tempo limitato. Quando, invece, questo modo di fare diventa abituale in ogni tipo di contesto generando ansia, attacchi di panico, crolli nervosi, emicranie, sfoghi sulla pelle, allora probabilmente siamo di fronte ad un disturbo conclamato di people pleasing. La pressione che si avverte a un certo punto diventa eccessiva e deve trovare una valvola di sfogo.

Ne ha parlato recentemente in un’intervista a elle.com l’attrice Matilda De Angelis, 27 anni, che ne ha sofferto. Ha definito il people pleasing: “Una sorta di mania di controllo, anche sul pensiero degli altri, una forma di manipolazione, perché nel tentativo di essere a tutti i costi buona e giusta, nella menzogna verso se stessi si feriscono tutti (..) sono stata ossessionata da un ideale di perfezione e dall’impossibilità di deludere. Figlia perfetta. Fidanzata perfetta. E anche nel lavoro mi sono ammazzata e non ho detto mai no, con l’unico scopo di meritarmi la posizione in cui mi trovavo. E nelle relazioni personali ho represso la mia natura e la mia volontà, in una schiavitù mentale che mi ha logorata”.

A volte si pensa, erroneamente, che persone simili siano delle banderuole, soggetti senza spina dorsale e privi di carattere costretti a “rubare” pezzi della vita e della personalità altrui per costruire il proprio Sé. In realtà questa non è la causa, ma un effetto del disturbo: i people pleaser, troppo concentrati sugli altri, finiscono per smarrire la propria identità, per non sapere più ciò che vogliono realmente provando rabbia e frustrazione sempre crescenti. Naturalmente il mondo “a specchio” in cui siamo immersi, dove la virtualità amplifica il bisogno di compiacere gli altri per non sentirsi esclusi dal variegato universo delle connessioni, non può che allargare la platea di coloro che soffrono di people pleasing trasformando in dramma quello che inizialmente è, forse, solo un problema di accettazione di sé e della realtà.

Astrologicamente è probabile che persone così segnate abbiano nel tema natale una preponderanza di pianeti a ovest dove la casa 6^, quella del servizio, la 7^ inerente le relazioni e l’8^ collegata alle risorse altrui possono, se particolarmente lese o piene, spingere a cercare consenso e a favorire gli altri in una modalità compulsiva anche con atteggiamenti manipolatori pur senza esserne totalmente consapevoli.

A livello di segni zodiacali possono spiccare gli equivalenti delle case suddette. Si pensi al tema natale non domificato proprio di Matilda De Angelis che vede il Sole nella Vergine, con la sua ossessione di perfezione e controllo, un Mercurio totalmente leso in Bilancia che può rendere difficile  prendersi la responsabilità di scegliere un’opinione che vada in direzione contraria a quella di chi ci sta vicino, ma anche un Marte in Scorpione che sembra rendere ragione di quel che lei stessa dice a proposito della capacità di manipolare gli altri con sfumature autodistruttive, per altro tipiche dello Scorpione nei suoi risvolti negativi.

Il tema della De Angelis rivela anche aspetti importanti e conflittuali di Saturno opposto a Sole e Venere che va a sancire quel senso di inadeguatezza e quel timore del giudizio che sono alla base del disturbo di people pleasing. Invece Nettuno è in trigono a Sole/Venere: da ciò probabilmente deriva la difficoltà ad intercettare un’identità precisa e strutturata perché, come è noto, Nettuno smaterializza e rende difficile delimitare e definire. Da un lato per chi come lei fa la professione di attrice, prestando volto, corpo e anima ai propri personaggi, questi aspetti sono molto costruttivi perché un Saturno potenziato e un Nettuno di scarso valore le impedirebbero di “diventare qualcun altro”. Psicologicamente, però, nella vita di tutti i giorni i medesimi aspetti possono generare, come è accaduto, una grande confusione, perché Saturno in opposizione destruttura la personalità facendola sentire perennemente sotto osservazione, criticata, fuori posto, mentre Nettuno in trigono esalta e spinge in avanti la propensione ad assumere altri volti e a mischiare la propria essenza fluida con quella altrui.

Nella problematica del people pleaser è quindi possibile che Saturno e Nettuno, a livello di rapporti con i pianeti personali, possano giocare un ruolo fondamentale: Saturno come forma e Nettuno come assenza di forma o addirittura come vera e propria deformazione che impediscono alla persona di trovare quello che i latini definivano il proprio “ubi consistam”, ossia la propria stabilità.




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