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LO STRESS NEI PET : CAUSE, SEGNALI E RIMEDI

a cura di Federica Farini
 

La parola stress (dal latino strictus - stretto, compresso) esprime il disagio che l’animale vive nell’ambiente (il suo contesto) incidendo su fisico, emotività e comportamento. Il fondamento per la miglior cura anti stress o sofferenza è la conoscenza della specie animale del nostro pet: delle regole della comunicazione - che è “sottile” e si basa sui gesti/segnali non verbali più che sul verbale/parola - in aggiunta alla socialità che presenta (come si inserisce in quanto animale sociale nei gruppi di specie uguale o diversa dalla propria, come quella umana).

Le cause di stress nel pet possono identificarsi in: disturbi di salute (il primo fattore da escludere), cambiamenti (di ambiente/casa, trasloco, affollamento, ma anche un distacco affettivo da altri animali o umani di riferimento), paure/fobie (a rumori forti, improvvisi e inaspettati, odori percepiti come pericolosi/allerta), trasporto/viaggi,  eccesso di calore o freddo, fame/sete, spazio vitale ridotto, impossibilità di pulirsi e toelettarsi, solitudine/isolamento/scarse interazioni con individui della stessa specie o altre specie (compresi gli esseri umani), insufficiente o eccessivo esercizio fisico/stimolazione a giochi e attività, strattonamenti e mala conduzione in uscite, ambiente vitale carente di sollecitazione emotiva e cognitiva (da arricchire con giochi adatti alla specie, oggetti e arredamento che possa invogliare il pet alla curiosità, al piacere e al divertimento come palline, bacchette, tubi, tiragraffi, scatole che stimolano l’attenzione e l’intelligenza nel pet, integrando con il movimento anche lo scarico dello stress, rilassando il livello energetico e i muscoli dell’animale) fino a traumi e maltrattamenti (dove il soggetto deve sopravvivere a situazioni privative dalle quali difficilmente guarisce completamente).

Lo stress esprime una sofferenza (spesso momentanea) che si manifesta in particolari vocalizzi, mugolii o sibili che emanano agitazione, frustrazione, tentativi di evitare il contatto fisico, preferendo la fuga o il nascondersi dalla condizione in essere. Se il pet presenta solo occasionalmente i sintomi dello stress non significa che sia negativo, ma che l’animale stia gestendo la sua paura, atteggiamento funzionale alla sopravvivenza davanti a una situazione nuova o a un cambio territoriale se - come gatto e coniglio - si tratta di specie che sono “prede” e quindi soggette al pericolo di venire cacciate da predatori. Lo stress agisce sullo stato emotivo alterando il rapporto con l’essere umano (il cane mostra inquietudine e insistenza con richieste varie, mentre il felino si isola); è importante rispettare le esigenze relazionali e territoriali del pet per mantenerlo sicuro e sereno, appagarne l’istinto predatorio (attraverso il gioco), l’esercizio fisico e la socializzazione, fondamentali per il benessere psico-affettivo (sfogare la combattività, confrontarsi nel gruppo per il cane). In caso contrario il pet può sviluppare atteggiamenti indesiderati “sostitutivi” come rosicchiare oggetti, anche in movimento (simulando la necessità di inseguire le prede che scappano in natura), oppure “stereotipie” (comportamenti ripetuti in modo ossessivo senza un’apparente funzione: strapparsi il pelo).

Se lo stress da “acuto” e occasionale diventa costante, si assiste a una riduzione delle funzioni vitali del pet nei seguenti segnali di stress cronico, che necessiteranno di un intervento di recupero comportamentale fatto da esperti: calo dell’abilità di lavoro, apatia, demotivazione, necessità di sonno e isolamento (esaurimento), diminuzione dell’appetito, autolesionismo (automutilazioni), assenza o eccessivo grooming–leccamento, scuotimenti del corpo (per creare un rilassamento muscolare), eliminazione inappropriata di feci e urine.
 
Stress nel cane – solitamente il cane prova stress di fronte a inadeguatezza o pressione in situazioni che generano in lui insicurezza. La gestione della paura passa da un “freeze” (un blocco fisico di immobilizzazione come richiesta di “pausa” e conciliazione che, se non accolta, successivamente si trasforma in attacco, carico di adrenalina) o fuga. Il disagio nel cane si manifesta in ansia/agitazione/iperattività (correre e scappare in modo frequente di fronte a situazioni specifiche come recarsi dal veterinario), ricerca eccessiva e inquieta della vicinanza dell’umano per timore (iperattaccamento), asocialità, vocalizzi/ululare, ringhiare/abbaiare con insistenza, postura e coda bassa, distruttività di oggetti e aggressività, accanirsi contro qualcosa, bere con frequenza eccessiva, salivazione, tremori, erezione del pelo, eliminazione di feci e urine.

Prestiamo quindi attenzione ai “segnali calmanti” (Turid Rugaas, educatrice cinofila) che il cane trasmette nella comunicazione, funzionali alla richiesta di “pace” (“non sono ostile”, “sii buono con me” “lasciami stare”) rifiutando il conflitto, con l’intenzione di avvertirci o sedare la situazione fonte di disagio: ansimare, grattarsi, scrollarsi, sbadigliare, socchiudere gli occhi, leccarsi (muso, naso e labbra), girarsi dall’altra parte per ridurre la tensione (testa e corpo), voltare la schiena, sedersi di spalle, immobilizzarsi, camminare lentamente, avvicinarsi disegnando una curva e non in linea diritta (indicante invece sfida), annusare a terra in ricerca (con indifferenza, in perlustrazione), inchinarsi stendendo le zampe anteriori per invitare al gioco, mostrare la pancia (segno di sottomissione).  
 
Stress nel gatto – il gatto è un pet abitudinario e territoriale; in natura la sua sopravvivenza dipende dal proprio ambiente circostante, dal quale trae sicurezza, protezione e sostentamento (caccia), ecco perché se il gatto viene trasportato o spostato di luogo può manifestare ansia e nervosismo (traslochi, sovraffollamento spaziale, separazioni o nuovi arrivi in famiglia); il cambiamento nella disposizione di luoghi/oggetti personali (come la lettiera) va effettuata in caso di necessità sempre in modo graduale e mai improvviso. Anche la mancanza di stimoli/giochi nell’ambiente di vita rende il gatto ansioso e impossibilitato nell’esercitare le sue attività predatorie di specie (correre, fare agguati, inseguire/giocare con oggetti che simulano l’attacco felino alla preda).

I segnali di stress tipici nel gatto sono: nascondersi, carenza di pulizia/dermatiti e alopecie dovute a eccessivo leccamento, aggressività (piloerezione, schiena incurvata, zampe che si tendono verso l’alto per sembrare più imponente, orecchie basse e indietro, pupille dilatate, frequenti vocalizzi acuti, denti a vista, soffiare), tremare, ansimare, salivazione eccessiva, minzione e defecazione inappropriate (fuori cassetta, spesso a causa di cistiti da stress).

Per aiutare un micio stressato è consigliato creare spazi dedicati e tranquilli (cuccia, scatole, giochi), disporre tiragraffi in giro per casa (affilare le unghie è basilare per la comunicazione territoriale e per il mantenimento della sua buona forma fisico-psichica/sicurezza), farlo giocare cambiando spesso gli oggetti, incuriosendolo con bocconcini e attivazione mentale (per soddisfare la curiosità, stimolare l’attenzione e il salutare esercizio fisico), incrementando lo spazio in verticale (salire e arrampicarsi dà sicurezza al gatto come preda) e suddividendo le aree della sua routine (cibo e acqua in spazi diversi dalla zona riposo e lettiera, non vicine agli effetti personali di altri animali o in zone di passaggio).   
 
Stress nel coniglio – Veloce e astuto per sfuggire ai predatori, del coniglio occorre considerare la vulnerabilità e il bisogno di tempo per adattarsi e sentirsi protetto in una routine abitudinaria. Se stressato diventa aggressivo e insofferente ai piccoli spazi, con atteggiamenti distruttivi, orecchie appiattite indietro, pelo eretto, pupille dilatate, suoni che normalmente non emette (come l’urlo, segnale di pericolo/allarme di grave sofferenza che lancia ai suoi simili), iperattività,  scavare continuamente, battere insistentemente uno o due arti posteriori sul terreno, affanno, tremori, leccamenti eccessivi che portano all’autolesionismo, eliminazione di feci e urine, rosicchiare le sbarre della gabbia. Attenzione a prendere in braccio il coniglio: il sollevamento evoca in lui la cattura da terra nell’attacco del rapace (una volta familiarizzato alla manipolazione umana, meglio alzarlo lentamente, tenendolo stretto al petto per non allarmarlo). Il benessere del coniglio è favorito dal lasciarlo libero in spazi dedicati, suddividendo le aree (con tubi, scatole e giochi), permettendogli di esplorare, saltare, scavare, dominando lo spazio dall'alto.
 
L’astrologia può aiutare nell’identificazione della tendenza allo stress del pet (paura, depressione, aggressività, iperattività, ansia, esaurimento, frustrazione) in abbinamento alle indicazioni di specie e razza animale di appartenenza. Il Tema Natale del pet, nei suoi delicati o critici aspetti (natali o riferiti ai transiti) rivela: sensibilità ed empatia accentuate con valori Acqua, presenza di valori o dominanti Nettuniana/Lunare, Luna/Venere difficili come bisogno di forte attaccamento affettivo (dipendenza/simbiosi con chi le figure di accudimento o verso il territorio); Saturno difficile rispetto al Sole (segno zodiacale) può spegnere la vitalità e l’umore del pet, mentre in aspetto alla Luna ne raffredda emotività e coinvolgimento; Saturno dissonante a Mercurio inaridisce la capacità di gioco, la comunicazione e la socializzazione del pet, con minore vivacità intellettiva verso gli stimoli, mentre Saturno disarmonico con Venere può influire su un distacco affettivo e Saturno duro con Marte/Plutone marca reazioni esplosive e intense di paura/aggressività.

Iperattività e ansia sono spinte da valori o dominanti Aria, Mercuriale, Uraniana, Gioviana dissonanti fra loro (se in equilibrio invece garanti di apprendimento/intelligenza, abilità nei giochi di problem solving e ricerca olfattiva), mentre valori Fuoco, dominanti Solare e Saturnina così come dissonanza tra valori o dominanti Terra e Marte/Urano/Plutone possono generare stress da insicurezza con risposte aggressive/improvvise e di possessività dell’animale. 

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