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NETTUNO E LA FUGA DALLA LIBERTÀ

a cura di Elena Cartotto
 

La vita si è allungata. Siamo oltre la terza età, ormai ce ne sono una quarta, una quinta e forse un giorno nemmeno troppo lontano diverremo immortali nell’eterno presente della realtà virtuale che dopo aver immagazzinato per anni i nostri dati, compresi quelli più sensibili, farà rivivere la nostra coscienza in proiezione. Un sogno per alcuni, un incubo per altri, o semplice distopia, ma tant’è.

Tra i lati positivi di quello che pare presentarsi come un vero e proprio cambio di paradigma nel mutare di finalità, tempi e prospettive dell’esistenza stessa, c’è senz’altro anche una migliore qualità del nostro essere al mondo. Avere settant’anni oggi, arrivare ai sessanta, superare i cinquanta è molto diverso da ciò che poteva essere un tempo. Molti pensionati, ad esempio, sono ancora in ottima forma fisica, psicologicamente vivaci e scelgono di andarsene dal paese natìo per stare in luoghi climaticamente piacevoli, ma anche appetibili da un punto di vista economico. È recente la notizia di una coppia che ha prenotato cinquantuno crociere di fila perché vivere in mare è meno costoso che stare in casa di riposo!

Si comincia, per altro, a parlare di comunità di persone anziane che decidono autonomamente di condividere, in una sorta di cohousing, la cosiddetta “vecchiaia” fornendosi sostegno reciproco e stimoli. Occorre, infatti, fare i conti con la fine della società patriarcale e contadina di un tempo in cui interi clan familiari si prendevano cura dei malati e di coloro che erano prossimi alla morte. Oggi le famiglie sono costituite da nuclei più che dimezzati rispetto alle generazioni precedenti non solo a fronte dei pochi nati, ma anche della frammentazione affettiva dovuta all’incremento delle separazioni. Nascono modelli familiari nuovi che, però, arrancano a trovare una stabilità: non possono, di conseguenza, fornire una base sicura da cui ripartire per ripensare le politiche sociali.

I giovani stessi, specialmente dopo l’epoca pandemica, stanno riprogettando il proprio futuro, gli spazi in cui muoversi, le opportunità lavorative. Fanno parte della cosiddetta Yolo Generation, acronimo che sta per “You only live once”, ossia “si vive una volta sola”, motto reso celebre dal rapper Drake. Lo smart working e la chiusura coatta hanno fatto capire che può esserci un altro modo di lavorare e di vivere: un modo che non richieda la costante presenza in ufficio cinque giorni su sette. Si può essere ugualmente operativi da remoto, altrove, o addirittura abbandonare il lavoro per tentare delle imprese nuove, perfino a rischio, ma in grado di valorizzare le proprie vere passioni e di non sacrificare in modo eccessivo la vita privata. Ci sono professionisti che lasciano la città e stipendi alti per tornare in campagna a lavorare la terra e avviare aziende agricole. E altri che vendono la casa e acquistano camper tentando di trasformare l’amore per il viaggio in un business.

Da un punto di vista sentimentale l’allungamento della vita sta creando seconde e terze primavere: persone separate o vedove, e con famiglie già avviate, riscoprono sempre più spesso l’amore over 50 che diventa un’età spartiacque tra l’adulto di prima generazione e quello di seconda che si accinge a vivere appieno una nuova fase esistenziale. La coppia diventa ancora più importante perché l’amore maturo non mira tendenzialmente alla creazione di un nuovo nucleo familiare, ma proprio a godersi la relazione con qualcuno con cui si abbiano tutte quelle affinità che non si erano trovate a trent’anni troppo presi dagli ormoni e dall’istinto genitoriale. Nicola Pietrangeli, tennista di fama, ormai novantenne ha fatto sapere che vorrebbe tornare con colei che è stata il suo grande amore, la sessantenne Licia Colò. E l’esperta nutrizionista televisiva Rosanna Lambertucci si è appena sposata, a 77 anni, con il compagno di 62.

Insomma nel costante divenire di Nettuno, pianeta mutaforma per definizione e al di fuori di qualunque coordinata spazio-temporale, l’idea della vecchiaia come passare del tempo fino all’estremo punto di non ritorno che è la morte pare essere scomparsa dall’orizzonte del pensiero. Ma anche l’idea di una vita stabile e definita da punti di riferimento affettivi e professionali precisi non esiste più. Nettuno da anni domina la scena planetaria per la sua posizione prima in Acquario, segno dell’esaltazione, e oggi nei Pesci, sede del suo domicilio primario: come l’antico dio di cui porta il nome, pare trasformare in acqua tutto ciò che tocca. “Trasformarsi” è ormai la parola d’ordine per poter continuare a nuotare nell’infinito mare della vita e il fatto che anche in internet si “navighi” la dice lunga sul potere che i simboli, anche astrologici, hanno di dare forma alla realtà.

Sotto il segno di Nettuno sono le nuove tendenze comunitarie e collettive che mirano a trovare modalità di aggregazione umana diverse in grado di prescindere dai legami di sangue. E nettuniano è l’amore liquido, per dirla con Bauman: instabile, cangiante, metafisico e pseudoromantico nelle premesse e negli approdi. Un amore che deborda dai confini della coppia e familiari e che sempre più spesso si avvale di chat, applicazioni, social producendo incontri effimeri che difficilmente lasciano il segno. L’amore liquido travolge anche le amicizie che rimodulano i propri assetti: il cosiddetto fenomeno degli “amici di letto” è in aumento in uno strano mix di erotismo e disimpegno che può rimanere invariato anche per anni creando legami strani e indefiniti. 

L’amore di Nettuno non sogna più né la casetta in Canadà né la famiglia del mulino bianco, ma pratica il tradimento, ormai accettato dalla comunità come un normale fenomeno sociale, quasi un diritto.  Il “ghosting”, ossia la diffusa tendenza a sottrarsi dalle relazioni di coppia, ma anche amicali, semplicemente sparendo senza dare spiegazioni, avere un confronto, cercare compromessi, è certamente figlio di Nettuno.  E liquida, anzi fluida, è sempre di più la sessualità che sembra non aver bisogno di una base biologica per potersi esprimere. Il rifiuto ad identificarsi in un genere sessuale ci parla di quel “non luogo” che è Nettuno. Nettuno è uno smaterializzatore che cerca di liberarsi da qualunque ancora che lo voglia portare a terra, da qualunque corpo che voglia costringerlo ad indossare una maschera identitaria. Nettuno non è maschio o femmina, giovane o vecchio, qui o là: è sempre tutto e altrove nell’eterno istante che muta. 

La gigantesca intelligenza artificiale determina, al contempo, senso di onnipotenza e terrore: questo grande cervello creato dagli uomini, ma non umano, potrebbe essere un altro dei mille volti di Nettuno: una mente intangibile che galleggia nell’universo dei byte e delle possibilità.

La trasformazione è un concetto da sempre caro all’arte e alla spiritualità, ambiti sotto il l’egida di Nettuno. Fare arte è trasfigurare il mondo; credere nella dimensione spirituale è andare oltre il mondo stesso. Nettuno non può fare altro che vanificare il reale in un gioco immaginifico di illusioni. Ma Nettuno è anche fuga e forse il paradosso di questo secolo è quello di vedere essere umani in fuga dallo spazio, dal tempo, dalla morte, dal corpo e, al contempo, prigionieri di avatar che vivono in altri spazi, tempi, corpi sotto il rigido controllo di tecnologie il cui scopo dichiarato è quello di garantire una vita più sicura. Si sono abbandonate, in nome della libertà, le certezze e le ritualità legate ai cicli della natura e del tempo, ma ci si trova schiavizzati dalle spire del progresso tecnologico e dal dogma dell’infallibilità scientifica.  Quindi esattamente dove si sta andando? Stiamo fuggendo verso la libertà o, per usare il titolo di un celebre saggio di Erich Fromm, siamo in “Fuga dalla libertà”?




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