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LA DIPENDENZA AFFETTIVA

a cura di Elena Cartotto
 

Qualcuno diceva che il matrimonio è la tomba dell’amore. Forse non è vero, ma in ogni caso non è necessario arrivare al matrimonio per vedere l’amore trasformarsi in una prigione e non sempre dorata. Questa sensazione di condanna a vivere relazioni sentimentali che delle prigioni hanno tutta la parvenza accompagna spesso il vissuto di coloro che soffrono di “dipendenza affettiva” un termine di uso comune ai nostri giorni per indicare dei rapporti disfunzionali che nascono in seno a relazioni sentimentali, ma anche familiari.
Riconoscere di vivere, o subire da parte del partner, un problema di dipendenza affettiva non è sempre automatico perché si cerca di trovare delle “attenuanti generiche” a manifestazioni comportamentali che, invece, dovrebbero far scattare campanelli d’allarme immediati.

Il dipendente affettivo dipende, come dice la parola stessa, dal partner come un’altra persona può dipendere dall’alcool, dal gioco, da sostanze stupefacenti: il fatto che si parli di legame tra persone e non di una relazione soggetto-oggetto, non cambia le carte in tavola. Anzi c’è da dire che spesso chi sviluppa una dipendenza affettiva può provenire da vissuti simili a quelli di coloro che maturano nel tempo dipendenze di altro genere.
All’origine di una dipendenza affettiva c’è uno squilibrio spesso risalente all’infanzia e/o adolescenza tra il dare e il ricevere amore in famiglia; una famiglia che spesso ha trascurato i bisogni emotivi della persona che svilupperà la dipendenza.
Manca una base di sicurezza e questa mancanza immette nella persona il bisogno ossessivo di controllare la relazione e il partner.

Il futuro dipendente affettivo non cerca di compensare le carenze affettive infantili lavorando su se stesso al fine di ricostruire la propria autostima, ma tende a impersonare un ruolo genitoriale nel legame di coppia perché inconsciamente s’illude che curando e proteggendo il partner e la relazione come un genitore farebbe nei confronti del proprio figlio, salverà se stesso. Freud direbbe che ci troviamo di fronte a una classica “coazione a ripetere” una scena già vista nella convinzione di cambiare il finale. In una relazione di dipendenza affettiva in cui l’autonomia di uno dei due soggetti coinvolti non si è pienamente sviluppata è impossibile ristabilire l’equilibrio originario mancante tra dare e avere, perché lo scambio affettivo nella coppia prevede un rapporto alla pari.

Chi soffre di dipendenza affettiva ha delle caratteristiche riconoscibili che possono riassumersi in cinque attitudini classiche: sobbarcarsi tutte le responsabilità e le colpe all’interno del legame, avere scarsa considerazione di sé accompagnata dal pensiero ricorrente di non meritare la felicità, ritenere l’abbandono la peggiore calamità che possa capitare, relazionarsi a persone problematiche scartando, a priori, partner potenzialmente “giusti”, ossia che dimostrano sincero interesse, disponibilità, gentilezza. Infine la persona così connotata impegna talmente tante energie nella relazione per sostenere il partner da raggiungere un grado molto elevato di stress psicofisico che finisce per impattare su tutte le altre aree della vita. 

Da questa prima panoramica generale è evidente che da un punto di vista astrologico sono in gioco due assi ben precisi e alcuni pianeti specifici nel determinare, in misura e combinazione diversa, la predisposizione a questo tipo di disturbo, sebbene i fattori d’influenza, specie nei casi più complessi, restino sempre vari e da valutare nell’insieme del tema natale.

Gli assi sono quelli che si snodano tra 2^ e 8^ casa e tra 4^ e 10^ in quanto vanno a toccare più propriamente gli ambiti dell’appartenenza e del distacco, nel primo caso, e della dipendenza e dell’autonomia nel secondo. Per altro sono i due assi collegati ai rapporti familiari intesi come clan familiare allargato se parliamo della casa 2^ e come famiglia d’origine se invece di riferiamo alla 4^. Avere questi due assi disturbati da aspetti conflittuali può favorire disfunzioni che conducono alla dipendenza affettiva. Si pensi, ad esempio, a un Marte in 8^ che vada ad a opporsi a dei valori in casa 2^ o a un Saturno in 7^ che quadri una Luna in 4^, ma anche viceversa. Nel caso dell’opposizione 2^/8^ la persona crescerà con un profondo senso di insicurezza che potrebbe derivare da perdite o separazioni familiari precoci: ne segue che andrà a ricercare nel partner quel senso di appartenenza e protezione totalizzante che avrebbe dovuto recepire dal clan. Nel caso di una 4^ lesa da una 10^, ma a maggior ragione da una 7^ può sussistere una pericolosa sovrapposizione di ruoli che può trasformare un figlio emotivamente maltrattato in un genitore apprensivo, ma non verso i propri figli, bensì nella relazione di coppia. È come se la persona non riuscisse a liberarsi da certe modalità di comportamento apprese in famiglia e le proiettasse in tutti quei contesti relazionali dove ci sono in gioco emozioni molto profonde, talmente profonde che talvolta nemmeno affiorano alla superficie, ma vengono gestite direttamente all’interno da una regia occulta.

Chiaramente sono i due pianeti indicanti la sfera emotiva e affettiva, ossia Luna e Venere quelli che più facilmente possono indirizzare la persona a rafforzare dipendenze patologiche nei legami.

Una Luna in aspetto con Urano si sente perennemente ansiosa e precaria. A compensazione necessita di sviluppare quella preziosa capacità tutta uraniana di “anticipare il futuro” come sottolineava Liz Greene nel suo libro “L’arte di rubare il fuoco. Urano nell’oroscopo” edizioni Astrolabio. Capacità che si attiva attraverso il recupero strumentale del deficit emozionale mediante attività consone che ridiano sicurezza alla persona come l’astrologia stessa, ad esempio.

Una Venere lesa da Nettuno può creare fissità morbose sul partner perché non sono chiari i confini della coppia. Nettuno è un mutaforma, costantemente in divenire, non riesce a fissare dei paletti, a dare una forma alla relazione sentimentale. Se Venere non è sostenuta da pianeti forti e strutturanti, Nettuno può diventare una nebbia che avvolge tutto in una sorta di incubo simbiotico in cui l’Io e il Tu non riescono a differenziarsi.

La relazione negativa Nettuno-Luna è considerata difficile da gestire a livello di equilibrio psichico anche quando il soggetto non è inserito in una relazione affettiva e questo perché alla base c’è un legame col materno che può essere per certi aspetti alienante. Non è difficile immaginare che una persona non risolta con se stessa a causa di una madre “anomala” che ha dato segnali di disancoramento dalla realtà o che si è sottratta al suo ruolo, non potrà trovare nel rapporto di coppia la propria centratura anche se dovesse investire mentalmente il partner di poteri taumaturgici.

Saturno va da sé che può contribuire a creare problemi di dipendenza affettiva perché blocca il normale flusso affettivo e agisce soprattutto nei termini di una responsabilizzazione eccessiva nei confronti di uno dei poli della coppia. Si pensi a quelle persone che si sentono perennemente in colpa e chiedono scusa quasi di esistere al proprio partner: in questi casi può esserci un Saturno conflittuale a Venere o alla Luna.

Naturalmente anche Plutone con la sua energia disgregante può essere pericoloso verso Luna e Venere specie se sono coinvolte le case degli assi sopra menzionati. Plutone crea il costante bisogno di monitorare, manipolare, nascondere al fine di proteggere l’oscuro oggetto del desiderio che non è l’amore, ma la paura dell’abbandono.




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