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SEGNI E SUCCESSO : L'ACQUARIO, L'UOMO DELLE NUVOLE

a cura di Elena Cartotto
 

“Tom Cloudman sogna di volare, la volta celeste è per lui un richiamo irresistibile, gli uccelli lo ipnotizzano. Per questo, diventa il peggior acrobata del mondo. Con le sue peripezie involontariamente comiche, a bordo di uno strabiliante marchingegno, si lancia da altezze vertiginose, attirando folle di curiosi. Ferite e contusioni non lo spaventano né lo frenano. Un giorno, all’ennesimo incidente, Tom finisce in ospedale, dove gli scoprono un male incurabile. Tutto sembra irrimediabilmente compromesso, quando, all’improvviso, a illuminare questa nuova vita appare un’affascinante creatura: metà donna metà uccello, intrigante e seducente, gli proporrà un patto. Se Tom si unirà a lei, abbandonandosi a un’estrema metamorfosi in riva al cielo, potrà salvarsi”. Questo è l’inizio della quarta di copertina del libro “L’uomo delle nuvole” di Mathias Malzieu edito da Feltrinelli. Tom Cloudman, nel cui cognome aleggia già tutto il senso del personaggio, pare davvero un prototipo acquariano da cui sembrano emergere, a tratti e confusi assieme, i pianeti che regolano la vita di questo segno. C’è Urano, la mitologica personificazione del cielo a cui astrologicamente fanno capo invenzioni e marchingegni di ogni tipo, Saturno con la sua resistenza e resilienza, Nettuno, l’astro mutaforma per eccellenza, che chiama il nostro eroe a compiere il suo estremo viaggio di trasformazione da cui dipenderà addirittura la sua stessa esistenza.

L’aviatore statunitense Charles Lindbergh che compì la prima traversata in solitaria dell’Oceano Atlantico nel 1927, era Acquario. All’Acquario volare piace davvero: se non pratica questa attività a scopo professionale o dilettantistico, spesso la sogna come immagine inconscia. Pietro Taricone, icona del primo esperimento italiano del Grande Fratello, morto a soli 35 anni in seguito a un tragico incidente dovuto al lancio con un paracadute, era Acquario. 

Il glifo dell’Acquario apparentemente non parla di cielo: riprende, infatti, il geroglifico egizio dell’acqua primordiale. In realtà la ripetizione del glifo che troviamo segnato due volte nell’emblema dell’Acquario sta ad indicare l’acqua inferiore, la materia, e quella superiore, ossia celeste identificabile con la sfera spirituale. Questa doppia raffigurazione dell’onda rimanda al movimento delle cose, al loro passare, in modo spesso imprevedibile, dalla Terra al Cielo e viceversa in un ciclo continuo che sintetizza la medesima essenza della vita nelle sue mille forme. Come mille forme ha Nettuno, esaltato in Acquario, il cui presente che non conosce passato e futuro, è un eterno divenire.

L’Acquario trova quindi buon gioco nell’esprimersi in quei settori professionali dove il Tempo cronometrato dalla Vergine e ottimizzato dal Capricorno che precede l’Acquario nella ruota zodiacale, cessa di avere importanza, dove le forme care alla Bilancia, sua sorella d’Aria, si frantumano, dove i ruoli si mischiano. L’Acquario è il fantasista della situazione, è Jackson Pollock che abbandona la prigione dell’arte figurativa e inventa il dripping, lo sgocciolamento, come base dell’action painting. È James Dean l’attore dannato del film cult “Gioventù bruciata” che in un solo anno costruisce e demolisce la sua vita reale e artistica che terminerà anzitempo schiantata con la sua spider: se il Tempo non appartiene a Nettuno, la velocità è uno dei simboli di Urano. L’Acquario corre, vedi Valentino Rossi, e corre anche quando non lo sa. Non sempre corre per essere il primo, a volte corre per il semplice gusto di sentire il vento sulla pelle o corre per fuggire o meglio ancora per sfuggire agli sguardi, depistare l’attenzione, deviare dai ragionamenti, dai convenevoli, dal comune buon senso, dalle promesse che ha fatto in un momento di sobrietà.

In fondo come ci ricorda Morpurgo il suo motto è “Io eludo”. L’Acquario evita, si sottrae, anzi si può dire che il suo potere è essenzialmente sottrattivo: opposto al Leone che pompa e magnifica l’Ego, l’Acquario l’Ego lo rifiuta come idea, concetto, sostanza, definizione. “Io sono tanti” vorrebbe dire: sottrae se a se stesso perché non ama essere identificato in qualcosa di preciso. L’Acquario è la sua arte, la sua folle corsa verso il domani, ma non è certamente un Io. È il genio bambino e ribelle di Mozart, è Marylin Monroe, con la sua Luna in Acquario, di cui l’amica Ella Fitzgerald ebbe a dire: “era una donna insolita, un po’in anticipo sui tempi, e non lo sapeva nemmeno”.  Questo è un altro dei talenti dell’Acquario: anticipare, annusare l’aria e capire dove tirerà il vento. Per questo è un segno che non si adegua alle mode, preferisce crearle. È portato per i progetti futuristici, innovativi, per la pubblicità, specie se vi sono connotazioni sociali. Non bisogna dimenticare che in Acquario c’è sempre il domicilio base di Saturno che porta il segno a sentire una forma di responsabilità non tanto verso l’altro inteso come individuo fatto di carne e ossa, ma verso i popoli.  Il sesto senso per gli Altri è una sua condizione naturale, quasi genetica: si pensi alla grande avventura umana e intellettuale di Simone Weil, filosofa, mistica e scrittrice francese.

In un’azienda strutturata può essere solo l’art director, il copywriter, il super informatico geniale o ancora l’uomo delle pubbliche relazioni, difficile possa fare altro senza tentare di eludere la sorveglianza e scappare a meno di non affiancare a un lavoro grigio un hobby molto colorato.

L’Acquario vuole essere libero, lo diceva bene Giorgio Gaber che più Acquario di così si muore che poi fu la scelta, il morire, di Virginia Woolf che voleva essere così libera da decidere di sottrarsi perfino a quel flusso di coscienza con cui le stessa aveva liberato l’arte della scrittura da tutte le catene preesistenti, con un geniale guizzo acquariano.

Per la libertà dei neri il presidente Lincoln, uomo pacifico, scatenò una guerra senza precedenti e per la libertà degli americani, Franklin Delano Roosevelt, altro presidente USA, attuò il celebre New Deal, un programma ampio e radicale di riforme economiche e sociali che trascinarono fuori gli Stati Uniti dalla terribile depressione dei primi anni ’30 del secolo scorso. L’Acquario può quindi occuparsi egregiamente di politiche sociali perché ha un fiuto infallibile per capire i problemi della collettività e immaginarne le possibili soluzioni. In più a differenza del Capricorno che pure fa politica, ma in modo autorevole e impositivo in quanto ha Marte esaltato nel segno, l’Acquario nel suo essere elusivo è molto più capace di mediare. Forse gioca di filtri e di opportunismo, ma sa sedersi al tavolo delle trattive e portare a casa il risultato. Col Capricorno in fondo condivide due dei suoi pianeti chiave, Urano e Saturno, e pur nell’evidente dissomiglianza, i due coltivano nascoste risonanze. Sono entrambi segni invernali, capaci di attuare distacchi tecnici e molto ben finalizzati dalle emozioni. Il Capricorno si oppone al “sentire di pancia” del Cancro e l’Acquario va netto di traverso al “cuore” del Leone: nessuno dei due si fa condizionare da commozioni o turbamenti di sorta. Il Capricorno è più algido, l’Acquario più socievole, ma per entrambi è la testa a governare le scelte.

L’Acquario seppure pazzo, è un pazzo lucido: siamo prima dei Pesci, non c’è ancora stato il salto definitivo nell’oltre sconfinato dove l’intuito e la preveggenza decidono il da farsi contro ogni logica. L’Acquario sa che c’è un’alternativa e la fa sua, ma non ci si perde dentro come se fosse l’unica dimensione esistente. La guarda, come da un caleidoscopio. O la racconta in musica, altro talento acquariano, attraverso le note, bypassando linguaggi canonici e schemi classici. Mozart si è detto, ma anche Schubert, Fabrizio De Andrè, Vasco Rossi, Piero Pelù, Bob Marley, Phil Collins, David Bowie con il suo ascendente Acquario, o John Lennon che in Acquario aveva la Luna solo per citarne alcuni. 

Se la scienza acquariana, segno molto attratto dalla fisica, dallo spazio e dalla tecnologia, può condensarsi racchiusa, a simbolo, in quell’epopea fenomenale che fu la vita di Galileo Galilei, genio innovatore costretto all’abiura delle proprie concezioni astronomiche dal Sant’Uffizio,  Jules Gabriel Verne, scrittore francese, tra i più importanti autori di storie per ragazzi, fu autore di veri e propri romanzi scientifici, anzi si può dire sia uno dei padri della moderna fantascienza. Se il Capricorno è scientifico, l’Acquario è fantascientifico: di Verne sono celebri libri dai titoli illuminanti come “Dalla Terra alla Luna” o  “Ventimila leghe sotto i mari”.
Se l’andare più lontano del Sagittario nel Capricorno diventa un andare più in alto, l’Acquario prosegue la salita del Capricorno, ma non per mirare a un’ulteriore vetta, ma per ascendere al cosmo e diventare Uno col Tutto. Nei paesaggi marini che tutti ricordiamo c’è un momento preciso in cui il nostro occhio coglie una linea d’orizzonte all’infinito dove cielo e acqua sembrano toccarsi e diventano indistinguibili. È lì che l’Acquario si trasforma nei Pesci nell’eterno girare della ruota zodiacale. E lo spazio diventa liquido perché poi è dall’Acqua, dal liquido amniotico primordiale, che tutto sempre nasce e rinasce e i Pesci sono la porta aperta su quella rinascita.
Tanto il Capricorno detesta gli imprevisti e i cambi di programma, tanto l’Acquario li ama: l’Acquario è il tocco di genio, la guglia originale, sulle grandi cattedrali del Capricorno: è la rinuncia ascetica del Capricorno che diventa vento dello Spirito. L’Acquario è fortemente spirituale e della spiritualità sa farne un capolavoro, ma spesso lontano dalle grandi religioni rivelate.

L’Acquario ha una bellezza eterea, angelica, che sa di luce paradisiaca dopo la violenza dell’oscurità: è un po’ come veleggiare nell’intenso azzurro degli occhi di Charlotte Rampling o di Paul Newman.   
Il successo per l’Acquario passa attraverso il potere di generare cambiamenti sociali e realtà alternative siano esse artistiche, metafisiche, virtuali o anche concrete ma vissute come esperienze assolutamente indipendenti rispetto a qualsiasi sistema politico e socio-economico di riferimento. 

Perché, come meglio ha scritto l’Acquario Alessandro Baricco: “Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto”.




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