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SEGNI E SUCCESSO : PESCI L'UOMO DELLA PIOGGIA

a cura di Elena Cartotto
 

I Pesci sono l’ultimo segno dello Zodiaco e rappresentano l’orizzonte degli eventi astrologico: chiudono la porta sul mondo dell’esperienza individuale e collettiva e, al contempo, aprono i cancelli su un Oltre che potrebbe essere l’inizio di una nuova vita.  Il cammino dello Zodiaco parte dall’Ariete che è il primo e non conosce altro da sé per terminare con i Pesci l’ultimo baluardo dell’identità umana che ha conosciuto gli altri, il mondo e se stessa e che proprio per questo mira a superarsi. Trascendere l’Ego, portarlo Altrove nello Spazio e nel Tempo attraverso la spiritualità, l’arte, la cura e la dedizione totale al prossimo, costituisce, anche per i Pesci più inconsapevoli, una direzione di vita.

A volte il superamento di sé, dei confini imposti dalle convenzioni, dal comune buon senso, dalle regole tanto care al segno opposto, la Vergine, diventa per i Pesci una fuga fine a se stessa. Lisa Morpurgo non a caso assegnava a questo segno il motto “Io fuggo” ad indicare l’essenza di una personalità che come il pesce che guizza libero nel mare, desidera sottrarsi ad ogni definizione.   Questa attitudine a fuggire ha, però, il suo lato ombra: la fuga può diventare incapacità di accettare la realtà con tutti i suoi limiti e obblighi. Da qui possono nascere vizi, dipendenze, ossessioni che illudono i Pesci di essersi salvati dalla prigione delle quotidiane meschinità, ma che di fatto li rendono schiavi di fantasie, proiezioni se non di vere e proprie patologie come la dipendenza da alcool, droghe e perfino da farmaci.

Fuggire dal già detto e dal già noto, da ciò che è come dovrebbe essere, dalla linearità del tempo e dall’angusto senso di uno spazio delimitato. Se i Pesci non mettessero costantemente in discussione ogni conoscenza basata sulla mera esperienza e sulla consequenzialità ragionata che impone la logica, non avremmo mai avuto il genio assoluto di Albert Einstein e la sua teoria della relatività.

Il glifo dei Pesci è affascinante e complesso nelle sue diverse interpretazioni. È formato da due parentesi tonde aperte in direzione contraria l’una all’altra e che rappresentano i due Pesci. Sono, infatti, un segno “doppio” che non vuol dire falso e ambiguo, ma mutevole in quanto indicante la dualità, tipica, per altro, del loro periodo stagionale che si colloca tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Le due parentesi sono unite da una stanghetta centrale che dovrebbe rappresentare l’energia che le tiene assieme. Forse si allude alle dimensioni del corpo e dell’anima che, unite in questa vita dalla stanghetta, ossia dal celebre filo d’argento, nell’ultimo segno in procinto di dissolversi nel cosmo si separeranno dopo il taglio del filo. Oppure i due semi cerchi sarebbero stati, inizialmente, parte di uno stesso cerchio che, come è noto, non avendo un inizio e una fine, è la figura geometrica più adatta a simboleggiare l’infinito. In questo senso i semicerchi opposti possono essere indicativi della vita terrena e di quella ultraterrena che si uniscono, attraverso la stanghetta centrale presente nel glifo, proprio nei Pesci, segno simboleggiante il vecchio ciclo che finisce e il nuovo che comincerà con l’Ariete.

I Pesci seguono l’Acquario la cui spinta è quella di superare tutto ciò che è individuale e personale per ascendere al cosmo, oltre la vetta raggiunta dal Capricorno che lo precede. Tocca proprio ai Pesci completare l’ascesa dell’Acquario in uno slancio di fusione ultima col Tutto. Nell’estrema linea d’orizzonte dove, a perdita d’occhio, il cielo, ossia l’Aria, e il mare, l’Acqua, si fondono, l’Acquario, l’uomo delle nuvole, diventa Pesci, l’uomo della pioggia che, nell’eterno girare della ruota zodiacale, ritorna dove tutto è cominciato.

L’universo dei Pesci è liquido: un’immagine suggestiva può essere quella di Gesù Cristo che cammina sulle acque. Gesù che moltiplica cinque pani e due pesci nel famoso miracolo e che sceglie proprio dei semplici pescatori per trasformarli, la trasformazione è un altro potere nettuniano, in pescatori d’anime. Non è dato di sapere se la data di nascita del Cristo sia proprio il 25 dicembre: varie tesi sostengono che sia stata scelta quella data perché già carica di significati in quanto corrispondente alle antiche celebrazioni pagane per il Sol Invictus. Diversi studi sostengono che il Cristo possa essere nato in prossimità della primavera: potrebbe quindi essere Pesci o Ariete con uno stellium nei Pesci dato dalla triplice congiunzione di Marte, Giove e Saturno che ne esprimerebbe la natura di combattente, Re e capro espiatorio. Alcuni, infatti, attribuiscono a questa congiunzione avvenuta ai tempi del celebre decreto per il censimento di Cesare Augusto la particolare luce che divenne, in quel periodo storico, talmente intensa da essere scambiata per una cometa. Di certo c’è che il termine “ichthys”, ossia "pesce", è un acronimo usato dai primi cristiani per indicare Gesù Cristo.

Nettuno è il pianeta staffetta tra Acquario, segno in cui è esaltato, e Pesci, segno in cui è domiciliato. E Nettuno, mitologico dio del mare, rappresenta questa tensione verso l’infinito e il divenire che caratterizza ogni movimento spirituale nascente prima che si cristallizzi in un sistema religioso codificato dalle istituzioni. I Pesci si distinguono in quella che potremmo definire una metafisica dell’Oltre: sono potenziali sciamani, guaritori, esperti del mondo olistico, ricercatori spirituali, sensitivi: si pensi a Rudolf Steiner fondatore dell’antroposofia e del famoso metodo educativo steineriano che proprio nell’antroposofia trova il proprio caposaldo, ma anche a colui che venne definito il profeta dormiente, Edgar Cayce. 

Racchiudere l’infinito in un suono che è anche tempo, ritmo, numero, superando ogni particolare e ogni etichetta, nella ricerca di un sentimento universale è ciò che fanno i musicisti: i Pesci abbondano in questo campo sia come autori che in veste di interpreti. Possiamo citare i nostrani Battisti, Dalla, Venditti, che al suo segno ha anche dedicato una celebre canzone, e Ligabue. All’estero ne troviamo tanti altri: da James Blunt che tra l’altro, da buon Pesci, è polistrumentista, a Jon Bon Jovi e George Harrison solo per citarne alcuni. E per tornare ai fasti del passato basti ricordare la magia di Chopin.

Ma l’infinito musicale a cui aspirano i Pesci è anche danza dato il collegamento del segno con i piedi: si veda, a tal proposito, l’epopea del grande Pesci Rudol’f Nureev uno dei più grandi danzatori del XX° secolo. È curioso che anche la rigorosa e austera scienziata due volte premio Nobel Marie Curie amasse, con la sua Luna in Pesci, il ballo. 

Come l’Acquario i Pesci si esprimono al meglio lontano dal tempo convenzionale, dalle scadenze, dalla vita impiegatizia e regolare. Nel segno, infatti, è esaltata anche la Luna che ne rafforza la tendenza a dare molto più spazio alla fantasia e all’immaginazione che alla realtà. 

Poi certo, la presenza anche di Giove che trova nel segno dei Pesci il proprio domicilio base, può spingerli ad accettare ruoli più borghesi, di rappresentanza, se non altro perché danno loro modo di divertirsi, coltivare altri piaceri e passioni. Sì, i Pesci affiancano al loro noto spirito di sacrificio che li rende molto portati alle professioni di cura e alle relazioni di aiuto, anche un’indole fortemente gaudente e del piacere possono anche farne un capolavoro se hanno un vero talento. Si pensi a Gualtiero Marchesi considerato il fondatore della “nuova cucina italiana”, espressione riuscita di Giove, uno dei tre pianeti dei Pesci, nel suo significato di cibo.

Kerouac, scrittore e poeta statunitense considerato padre del movimento Beat, anche se lui rifiutò sempre questa etichetta, con il suo celebre romanzo “On the road”, “Sulla strada”, mise su carta l’aspirazione poetica e assoluta dei Pesci segnando un’intera generazione, la propria, e quelle a venire. Di se stesso diede una definizione lapidaria tipicamente pescina: “Sono uno strano solitario pazzo mistico cattolico". E morì per la cirrosi epatica provocatagli dall’alcolismo.

Furono Pesci il premio Nobel per la Letteratura Gabriel Garcia Marquez con il suo realismo magico, Alessandro Manzoni con la sua fede nella Provvidenza che vede nella famosa conversione dell’Innominato il momento forse più alto de “I Promessi Sposi”, Michelangelo genio italico pieno di sacro fuoco artistico e spirituale da cui ci si sente inondati ammirando la Cappella Sistina o la Pietà.

Arte, spiritualità e vita si mischiano sempre nei Pesci, anche nei Pesci atei, non celebri e meno consapevoli della propria natura. Il loro andare fuori rotta cercando con un guizzo geniale di cambiare paradigmi, filosofie, visioni e destini può funzionare o fallire, ma è in questo tentativo di essere qualcosa di altro, di diverso, di alternativo che si gioca il senso del loro essere al mondo.

Si può pensare siano totalmente inadatti a vivere nel mondo tecnicizzato, regolato, controllato dei nostri giorni. Eppure Steve Jobs padre del futuro per lo conosciamo, era Pesci. Non si piegò al mondo che c’era, lo costruì per come lo immaginava. E nel suo discorso alla Stanford University che chiuse con l’ormai iconica citazione: “Stay hungry, stay foolish”, ossia “siate affamati, siate folli”, c’era tutto il mondo di un Pesci: la fame gaudente di Giove, da leggere come incessante curiosità, e la follia di Nettuno.

In Italia la Luna in Pesci ha caratterizzato l’operato dell’imprenditore più celebre di sempre, Silvio Berlusconi che all’inarrestabile forza del sogno ha dedicato anche un libro. E Pesci, giusto per non farsi mancare niente, era anche Gianni Agnelli.

La loro bellezza è strana, spesso sregolata, ha sempre qualcosa in più o in meno del dovuto. È una bellezza evanescente, affascinante, intangibile, anche quando si parla di dive prorompenti come la Sandrocchia nazionale, Sandra Milo, la cui dipartita tanta commozione ha generato nella gente. Pesci era anche Anna Magnani resa bellissima non certo dal suo volto particolare e alternativo, che oggi sarebbe completamente fuori dai canoni estetici, ma dall’intensità delle sue interpretazioni. E che dire del fascinoso Javier Bardem, il brutto che piace?

Il successo per i Pesci passa attraverso il potere di generare sogni, visioni, emozioni, spinte spirituali, filosofiche, mistiche, artistiche, trascendenti che siano porte su realtà parallele, universi alternativi, sulla possibilità di essere ciò che non si è mai stati prima.

Perché, come meglio ha scritto il Pesci Jack Kerouac: “Viviamo per desiderare, e cosi farò anch'io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo tutto alla perfezione, pieno di splendida ignoranza in cerca di una scintilla altrove”.




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