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PINOCCHIO

a cura di Lidia Fassio
 

La fiaba di PINOCCHIO è una delle più conosciute al mondo, e ci può rendere particolarmente orgogliosi in quanto è stata scritta da Carlo Lorenzini, alias Collodi, un nostro connazionale.

Possiamo dire che Pinocchio è una fiaba che ripercorre il viaggio dell’Io verso l’individuazione, un vero e proprio "viaggio dell’Eroe" con tutte le sue traversie che deve affrontare per raggiungere lo scopo che è l’individuazione, ovvero il ritrovamento di sé.

Si tratta dunque di un percorso di crescita che viene qui rappresentato dall’immagine di un burattino bambino ma che nella normalità della vita psicologica possiamo datare intorno ai 28 anni, età in cui termina il primo ciclo di Saturno invitandoci a "lasciare la storia collettiva" e ad immergerci nella "storia personale".

E’ un viaggio eroico in quanto necessita di strumenti, di volontà e di forza per combattere le resistenze interiori.

I temi su cui ci invita a riflettere Pinocchio sono:

  • Il tema del genitore che vuole un figlio

  • Il bambino burattino

  • La disobbedienza

  • L’ombra

  • L’incontro con la fata

  • La lotta interna

  • L’ingoiamento

  • Il salvataggio del padre

  • La nuova legge

  • La trasformazione definitiva

 

Punto primo - Geppetto crea il "burattino" – il bimbo adattato

Pinocchio nasce da un ciocco di legno di ciliegio ed è un burattino, un burattino particolare che si muove e che sembra un bambino vero.

Tutti noi quando siamo piccoli e giovani siamo "burattini"; con questa parola possiamo intendere una incapacità per il nostro IO di potersi nutrire di valori e di contenuti personali; siamo ancora in una età in cui è difficile non essere condizionati: rispondiamo ancora ai nostri genitori, portiamo avanti pensieri e valori che appartengono a loro e proprio in questo sta quell’essere burattini che rende molto bene l’idea dell’essere manovrati da quei fili invisibili che sono i valori familiari, culturali e sociali che ci tengono legati impedendoci di essere e di divenire ciò che siamo. L’idea di un burattino di legno suggerisce una "non verità", un qualcosa di costruito e di scolpito da altri; infatti noi non siamo veri in questa parte della vita, siamo il frutto dell’educazione e delle aspettative più che dei nostri contenuti.

Il burattino è la nostra maschera di adattamento che perdura fino a quando non cominciamo il nostro percorso di individuazione.

Questa parte ci fa anche riflettere su un tema molto genitoriale: ogni genitore, e Geppetto non fa eccezione, vorrebbe che il proprio figlio seguisse le sue orme ed anche lui tende a far di Pinocchio un figlio perfetto, obbediente e buono. Sicuramente questo è un desiderio inconscio che ha un che di manipolatorio oltre che di illusorio: infatti, se il figlio obbedisse veramente al genitore non sarebbe autentico e resterebbe una "maschera, un burattino" per tutta la vita.

Ogni genitore deve dunque essere consapevole che il figlio gli viene dato ma non può essere come lui lo vuole e, per aiutarlo a crescere, deve rispettare la sua integrità.

Pinocchio, come tutti gli eroi, è spinto a conoscersi: esce e non fa proprio tutto quello che il padre gli dice; non va a scuola, si attarda dove non dovrebbe ed incontra amici poco raccomandabili.

Questa parte della storia rappresenta l’inizio del conflitto interno tra quelle due parti di noi che ad un certo punto cominciano a frizionare spalancando le porte alla futura "trasgressione – disobbedienza", atto importante nella crescita personale.

Punto secondo - La trasgressione

Pinocchio vorrebbe essere buono, tuttavia, incontra sempre amici particolari che lo invitano a trasgredire e a fare cose proibite.

Possiamo leggere questa fase come un periodo di scoperta di sé, degli altri e del mondo. Per poterlo fare bisogna "uscire dai limiti"; se stiamo dentro alle regole e alle norme che ci sono state date, non portiamo nulla di nuovo, non ci conosciamo e quindi, non cresciamo; è come dire che ripetiamo sempre la storia.

La trasgressione ci dice che ci sono forze interne che premono per lo sviluppo; è la magia, il propulsore che ci spinge a crescere e a rischiare.

La trasgressione spesso è "l’incontro con l’ombra" personale. Infatti la parte poco chiara e ambivalente di Pinocchio attira nella sua vita due figure ombra: il Gatto e la Volpe, due personaggi oscuri, poco sinceri, ladri, furbi e pronti a ingannare il piccolo burattino che è ancora identificato in un’immagine di sé "chiara e luminosa"; la sua coscienza è ancora "vergine" e l’ombra dunque si affaccia dall’esterno.

Chiaro che il Gatto e la Volpe sono parti dell’eroe stesso; sono i suoi lati meno nobili quelli che tradiscono ed ingannano: i suoi lati plutoniani, per intenderci: quelli che non può e non vuole vedere e che proietta fuori.

Le esperienze che fa Pinocchio attraverso questi personaggi sono le prove che deve superare per diventare adulto, confrontandosi con le sue parti ombra: lasciare l’innocenza dell’infanzia richiede all’Io un dolore e una fatica.

Punto tre- Il grillo parlante

Pinocchio viene spesso contattato dal Grillo Parlante; che è una sorta di voce della coscienza. Possiamo immaginare questo animaletto come una sorta di Super Io del nostro eroe, simbolo dell’introiezione di una serie di norme, parte moralizzatrice interna che lo obbliga al confronto con sé stesso attraverso il conflitto tra il bene e il male. Pinocchio non regge questa voce interna e, dopo alcune volte, lo ammazza… indica con questo un "mettere a tacere la sua voce interna".

Pinocchio, come tutti gli eroi che lottano per la loro individuazione, passa una fase in cui è sedotto dalla strada più facile e più breve, quella che sembra a portata di mano ma che è anche pronta a farci pagare un prezzo molto elevato.

Punto quattro - La fata turchina

Pinocchio è figlio di solo padre: non ha madre e questo indica che dovrà trovare il suo lato femminile interno che è la sua Anima; sarà lei a dare valore e a fargli comprendere quali sono i sentimenti che danno significato alla vita.

Un giorno lui incontra la fata con i capelli turchini : è una parte che accoglie, che nutre e salva: non basterà tuttavia un solo incontro con lei; infatti, il nostro eroe non si impegnerà nella scoperta di questa sua parte… e dovrà fare parecchi tentativi prima di comprendere cosa gli vuole suggerire la sua "anima".

Il fatto che il femminile venga presentato sotto forma di "fata" indica che lui ha un’anima candida, desiderosa di giustizia, di nutrimento e sembra compensare la parte esterna molto più trasgressiva e ribelle.

La favola ci dice che ci vorrà del tempo prima che lui la accolga perché, preferisce di gran lunga le scorribande con i suoi amici. La favola sottolinea la difficoltà ad integrare la parte femminile: Pinocchio preferisce stare con i suoi "pari".

Da un punto di vista psicologico questo passaggio è sacrosanto: non si può accogliere il femminile, che porta al bisogno di relazione interno ed esterno, se prima non si ha un buon rapporto con il proprio maschile; l’identificazione deve passare attraverso una fase di struttura in cui si deve stare con le persone del proprio sesso.

Punto cinque - Il mare – l’ingoiamento - la salvezza del padre – la rinascita

Tra le varie prove che deve affrontare Pinocchio vi è quella in cui per scappare cade nel mare e viene inghiottito da una balena; lui però non sa dove è; si muove a tentoni, sente odor di pece e crede di essere in una caverna umida. Immaginate la sorpresa quando vede una tavola con una luce fioca e Geppetto che gli dice dove si trova veramente.

Questa parte ha molti simboli importanti: il pesce che ha ingoiato l’eroe può essere interpretato come il momento più buio dell’eroe, una fase di sprofondamento della coscienza in cui l’eroe rischia l’annientamento di sé e l’impossibilità di individuarsi; per uscire da questa fase dovrà trovare risorse nuove, dovrà testarsi e utilizzare quei potenziali che ha, ma che non ha mai utilizzato in modo positivo. Possiamo pensare al "potere personale", alle sue risorse sia razionali che intuitive. Ci sarà però anche bisogno di trovare "motivazioni vere", perché solo quelle potranno ridargli forza e orientamento dopo essersi reso conto che la via seguita fino a quel momento lo aveva portato sull’orlo della distruzione.

Pinocchio si rende conto che nessuno potrà aiutarlo e che dovrà far leva sulle sue sole forze per trovare una soluzione e non "regredire del tutto": essere ingoiati, vuol dire stare dentro ad un ventre, rischiare veramente di non individuarsi e di perdere la battaglia per la rinascita; da quella situazione bisogna uscire con un atto di volontà e, il nostro eroe, lo capisce benissimo.

Il fatto che il padre non può aiutarlo indica anche una fase in cui è chiamato a far leva sulle sue risorse e non su quelle del passato; è la nuova legge che deve vincere e trovare la forza per imporsi, altrimenti tutto è perduto.

Pinocchio qui trova veramente sé stesso; si carica il padre in spalle e nuotando senza tregua lo porta in salvo.

Possiamo vedere in questo tratto della fiaba un vero e proprio passaggio generazionale: prima era il padre a salvare il figlio; poi il figlio è cresciuto ed è in grado di assumersi le sue responsabilità; simbolicamente diventa conscio e adulto ed in quel momento anche il collettivo (PADRE) è salvo proprio perché l’individuo (FIGLIO) è pronto a fare la sua parte e a portare il nuovo nel mondo.

Punto sei - La trasformazione

Dopo quello che è accaduto, lui può avviarsi verso la realizzazione di sé, piena, meritata e chiara.

Simbolicamente la fata lo trasforma in un bambino vero come era suo desiderio da tanto tempo.

In questa parte è evidente la sua realizzazione: l’eroe si compie e può finalmente essere sé stesso e può guidare la sua vita, senza bisogno di interventi esterni.




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