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MUNICH DI STEVEN SPIELBERG

a cura di Augusta Neumann
 

11 atleti israeliani assassinati da Settembre nero alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Il mondo assiste ammutolito a una carneficina senza precedenti in diretta tv mentre 5 uomini scelti dal governo israeliano si preparano a vendicarli.

E’ questo l’inizio del nuovo film di Steven Spielberg candidato a molti premi Oscar, osannato da critica e pubblico e a nostro giudizio veramente bello e intenso perché pur raccontando fatti del passato entra nelle pieghe del nostro tempo presente: la violenza chiama violenza, la vendetta non può essere mai fredda, si può uccidere e rimanere sé stessi? Fino a che punto ci si può spingere per vendicare degli innocenti?

Avner ( interpretato da Eric Bana, 9 agosto 1968 a Melbourne, Australia ), un attore che ha saputo dare dignità a un personaggio come Hulk e anche al suo Ettore, in quel carrozzone imbarazzante che era "Troy" ) è a capo del gruppo incaricato dal Mossad, i servizi segreti israeliani, di eliminare i responsabili della strage di Monaco.

Avner inizia il suo viaggio di morte attraverso l’Europa senza aver dubbi sulla sua missione segreta, senza mettere in discussione quello che il suo paese considera una giusta vendetta. E qui Spielberg racconta in modo magistrale i cambiamenti emotivi e psicologici che questo cammino di sangue traccerà nella coscienza del protagonista.

A parte qualche perplessità ( sembra incredibile che il Mossad affidi a cinque uomini quasi improvvisati questo compito, nel flash-back del ricordo di Avner, la strage dei poveri atleti è compiuta da un terrorista mentre in realtà molto sembra essere stato causato dall’imperizia della polizia tedesca, le due figure troppo misteriose di padre e figlio francesi che aiutano Avner a trovare i colpevoli, le improbabili targhe delle auto a Roma, tutte disegnate e targate Ancona! ) il film di Spielberg ha un valore particolare nel raccontare l’animo umano alle prese con qualcosa di più grande del solo significato della parola vendetta: la difficoltà e la semplicità con le quali i cinque uomini preparano ed eseguono gli omicidi, le loro motivazioni, il loro passato si mescolano con la difficoltà e la semplicità della morte delle loro vittime, culminanti nella atroce agonia della ragazza olandese sul barcone…Avner non potrà più essere quello di prima mentre forse tutto tornerà come prima…

Nessuno sa unire tensione ad emozione come Spielberg e questo è uno dei suoi migliori films perché ti rimane dentro, perché porti via un senso di disperazione universale, perché è raccontato e girato benissimo, interpretato ad alti livelli anche da Geoffrey Rush ( Shine ) e Matthieu Kassowitz ( I fiumi di porpora 2 ), le scenografie sono strepitose perché gli interni sono ricostruiti talmente bene che quasi si avverte l’odore esatto del luogo ( Tel Aviv, Parigi, Londra, Atene, New York…).

"Munich" è cinema d’autore pur essendo un thriller e non racconta solo di palestinesi ed israeliani ma racconta qualcosa che appartiene al mondo intero, qualcosa che ha a che fare con il significato stesso di patria, di famiglia, di fede.




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