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TIBET IN ESILIO : DHARAMASALA - 1 PARTE

a cura di Paolo Crimaldi
 

Il sapore, i colori, gli scenari che possono averci evocato la lettura dei libri sul Tibet di Alexandra David-Neel o di Giuseppe Tucci è molto difficile ritrovarli in questa parte d’India, montuosa si, ma assolutamente lontana anni luce quanto per struttura geomorfologia che per energia psichica e spirituale dal Tibet, il paese delle nevi, dove ogni pietra, prima dell’occupazione nel 1954 da parte della Repubblica Popolare Cinese, emanava spiritualità, dove ogni monastero possedeva la sua tradizione e i suoi riti, in un intatto quanto fatato medioevo che non sembrava creare problemi ai suoi abitanti.

Basti semplicemente pensare che, come afferma Pietro Verni nel suo libro “L’ultimo Tibet”, prima dell’invasione cinese su di una popolazione di circa 6 milioni di abitanti, 750.000 erano monaci. Ciò a confermare la grande importanza che la religione aveva non solo a livello spirituale, ma anche pratico e sociale.

 

Dalla fuga nel marzo del 1959 del Dalai Lama dal suo paese occupato, il governo in esilio del Tibet si è stanziato in questa parte dell’India nord-orientale, nello stato dell’Himachal Pradesh, località di villeggiatura estiva della comunità inglese al tempo della dominazione britannica in India, ed ora sede provvisoria da quasi 50 anni della più grande comunità tibetana in esilio.

In realtà la sede del governo tibetano si trova a McLeod Ganj, a qualche chilometro di distanza da Dharamsala, un po’ più in alto, dove il paesaggio non ha ancora subito la forte influenza della mano dell’uomo, per quanto le stradine che formano la cittadina sono piene di guest house, ristoranti indo-tibetani, coffee-shop, internet-point e naturalmente una miriade di banchetti di souvenir tra il sacro e il profano.

L’atmosfera non invita certamente alla spiritualità, ma del resto ciò che cerchiamo noi occidentali è un idea di religiosità che probabilmente appartiene più al nostro immaginario che non a qualcosa di realmente esistente, una metafora di qualcosa di perfetto che probabilmente non è mai esistito in nessuna parte del mondo.

 

Dicasi lo stesso per le tante leggende metropolitane relativa all’astrologia orientale. Non è raro ascoltare storie di persone che hanno avuto predizioni eccezionali da parte di astrologi tibetani o indù, ma poi all’atto pratico è sempre difficile risalire alla fonte e tutto si perde nell’indefinito dell’esotismo da viaggio in oriente.

A McLeod Ganj troviamo tutte le istituzioni che erano presenti nel Tibet. Sono state ricreate una dopo l’altra e vi insegnano ed operano ormai quasi tutti tibetani che però hanno ricevuto la loro formazione in India, visto che la generazione che aveva studiato nei vari centri ed università monastiche di Lhasa, Drepung e nei tanti alti rinomati luoghi di culto, è ormai morta o troppo anziana per poter praticare o semplicemente insegnare.

Andando per una stradina ripida in discesa dal centro di McLeod Ganj si giunge alla sede del governo tibetano, dove oltre ad esserci il tempio con la sala delle riunioni in cui in alcuni periodi dell’anno il Dalai Lama dà i suoi insegnamenti, troviamo anche il Tibetan medical and astrological Institute (Khara Danda Road -  Dharamsala 176215 – Kangra  HP – India), ossia il centro dove ancora si pratica e si insegna la medicina e l’astrologia tibetana.

All’interno dell’istituto c’è un piccolo museo in cui sono esposti dei poster con i disegni delle erbe e dei fiori utilizzati dalla medicina tibetana nonché dei preziosissimi Tang Kka, pitture su seta o carta di riso, raffiguranti il corpo umano e i suoi 69 punti energetici.

Ma è qui che si può provare a farsi fare una visita medica, che parte sempre dalla lettura del polso, o un oroscopo, e spesso le due cose non sono disgiunte, ma è preferibile prenotare sempre con qualche mese di anticipo visto le numerossime richieste.   

 

L’astrologia tibetana, come vedremo meglio nel prossimo articolo, è una via di mezzo tra quella vedica (che per molti versi è più simile alla nostra) e quella cinese, la quale tiene in gran considerazione soprattutto l’anno di nascita e l’elemento di appartenenza, che secondo la tradizione cinese sono cinque: fuoco, aria, acqua, legno (corrispondente alla nostra terra) e metallo, quest’ultimo non presente nel nostro sistema astrologico.  

 

 

Carlo Buldrini  -  Lontano dal Tibet  -  Ed. Lindau

Fosco Maraini  - Tibet segreto  - Ed. Corbaccio

Luciana Marinangeli  -  Astrologia tibetana  -  Ed. Mediterranee

Jhampa Shaneman & Jan V. Angel  -  Astrologia buddhista  -  Ed. Mediterranee

Men Tsee Khang  -  Tibetan astronomy & astrology  -  edizione in proprio

Giuseppe Tucci  -  Il paese delle donne dai molti mariti  -  Ed. Neri Pozza

Giuseppe Tucci  -  Le religioni del Tibet  -  Ed. Mediterranee

Pietro Verni  -  L’ultimo Tibet  -  Ed. Tea




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