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I SIMBOLI DEI PARTITI : L'ULIVO

a cura di Giovanni Pelosini
 

Le cinque foglie verdi del rametto di olivo sono il simbolo dell’intera pianta, un albero di antichissima origine ricordato nei miti di tutto il Mediterraneo.

Narra il mito che la Dea Atena fu la prima a portare in Grecia questo albero meraviglioso, piantandone un esemplare sull’Acropoli di Atene. Neanche il potente Poseidone, con i suoi straordinari doni, riuscì a colpire così gli abitanti dell’Attica, che consacrarono la città per sempre alla dea.

Storicamente pare invece che siano stati i Fenici a diffondere l’olivo in tutto il Mediterraneo, dalle coste siriane dove probabilmente questa pianta è stata addomesticata per la prima volta.

In ogni caso, le virtù straordinarie dell’olivo sono state apprezzate per millenni in tutte le terre affacciate sul Mediterraneo: questa pianta, apparentemente fragile, ma estremamente robusta e longeva, così preziosa per il succo dei suoi frutti oleosi, è sempre ed ovunque stata apprezzata e rispettata.

Un albero così adatto al clima di queste terre da sopportare anche l’aridissima estate purché scintillasse sempre il Sole ed il grande mare che gli antichi chiamavano “nostrum” non fosse troppo lontano.

 

Per la sua antica consacrazione alla vergine Atena, l’olivo è un simbolo di castità. Era proibito bruciarne il legno, da usarsi per le effigi degli Dei, ed era assai sconveniente disperderne il prezioso olio dalle virtù taumaturgiche prima che alimentari, sacrali e simboliche prima che utili nella vita quotidiana.

L’olio d’oliva è un alimento eccellente, ricchissimo di sostanze nutritive di alta qualità: grassi polinsaturi e glucidi, proteine, vitamine e sali minerali. Era usato per i massaggi e per curare le ustioni, come lenitivo ed emolliente.

Ma la sua funzione sacra principale era quella di alimentare le lampade dei templi, di essere la fonte della Luce Divina, un vero e proprio Fuoco vegetale.

La luce delle lanterne è simbolicamente la luce della vita e della sapienza

 

Fin dall’antichità era considerato massimo disprezzo distruggere le piantagioni di olivo del nemico, ma ciò era un atto scellerato che pochi osavano fare. Persino gli Spartani, che pure si accingevano a saccheggiare l’odiata Atene, decisero di rispettare le piante di olivo delle terre avversarie.

Anche per questa antica tradizione, un rametto d’olivo è sempre stato un simbolo di pace, di prosperità, di amicizia, di solidarietà e di particolari princìpi cristiani come la mansuetudine, la misericordia e la carità.

Il cristianesimo, infatti, fin dai primi secoli adottò l’olivo come pianta sacra simbolica di Gesù, il consacrato, cioè l’Unto, così come lo erano stati in precedenza i sovrani Ittiti, i Faraoni egizi ed il biblico Re David.

Sempre l’Antico Testamento ci ricorda le virtù salvifiche della pianta con l’episodio della colomba che Noè fece volare dall’Arca in cerca di terre emerse dopo il Diluvio Universale e che ritornò con un rametto di olivo nel becco.

 

Un rametto di questa pianta sacra veniva offerto come simbolo di amicizia e di alleanza fra i popoli, e per molti secoli un’anfora d’olio d’oliva delle piante sacre di Olimpia fu l’ambito premio degli atleti più meritevoli.

Di legno d’olivo era il talamo nuziale di Odisseo e di Penelope, per consacrare l’unione che Omero narra essere durata venti anni, nonostante la lontananza dell’eroe.

 

Il nome latino, Olea europaea, richiama espressamente il nostro continente e non è un caso che i fondatori di questo partito politico si dichiarino da sempre europeisti convinti. E’ un peccato che l’albero attecchisca raramente nelle valli padane, se non sui dolci laghi, e nei campi d’oltralpe, ma ciò forse ne avvalora il significato simbolico schiettamente peninsulare e marittimo.

 

Infine un curioso aneddoto, tratto da Cesare Ripa, che scrisse (in epoca non sospetta) a proposito degli emblemi dell’olivo, che esortano

 

all’unione, allo scambievole amore e alla prontezza d’animo

 in porgere aiuto agli altri (…). Con simile scambievole amore

 e affetto devono essere gli animi civili tra loro uniti, e pronti

 a non sommergere altri, ma a levarli e liberarli dalla tempesta

 delle tribolationi, i quali pietosi offici legano i cuori degli

 huomini e si uniscono magiormente gli animi; onde tutto il

 corpo della Città felicemente prende accrescimento e vigore

 mediante la Civile Unione de’ suoi cittadini”.

 

Sembra davvero un chiaro riferimento, oltre alla necessaria unione solidale fra i cittadini, a quelle “unioni civili” che tanto hanno fatto discutere in questa campagna elettorale del 2006: quasi una profezia che giunge dal passato con l’arcano linguaggio dei simboli.




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