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MYSORE LA TERRA DEI PROFUMI

a cura di Paolo Crimaldi
 

Questa è la città dell’India che nasconde un fascino tutto suo e in alcuni momenti è possibile sperimentare tutti i 333 milioni di divinità presenti in questa terra.

Infatti si crede che ogni singolo aspetto dell’esperienza umana sia legato ad una qualche divinità e difficilmente si ha l’impressione, in questo magico paese, che non sia così, visto che qualsiasi cosa con cui si viene a contatto trasuda di spiritualità.

Ma sia ben chiaro che non si tratta di una suggestione orientaleggiante di tipo romanzesco come siamo stati abituati a leggere, ma un esperienza unica nel suo genere che ci fa comprendere che la religione per gli indiani è qualcosa di diverso da come la intendiamo noi, ossia riguarda un aspetto del Sé profondo e connaturato all’essere indiano, che qualsiasi categoria mentale non può spiegare, così come ogni possibile contraddizione non possiede alcuna rilevanza e non mina di certo l’essenza di quella determinata credenza religiosa.

 

Mysore è nota per i suoi profumi, poiché è qui che troviamo la migliore produzione e qualità d’incensi, specie quelli a base di sandalo. Infatti questa pianta è quasi onnipresente un po’ in tutta l’India, ma in questa parte dell’India è particolarmente odorosa e ogni luogo che si visita si resta immancabilmente persavi dal suo odore che entra dalle narici e induce ad uno stato contemplativo, ad una pace interiore, ma anche ad una forte sensualità che non è eros, ma una forte sensazione di presenza della propria fisicità, dei sensi che inebriano e allo stesso tempo portano in alto.

Questa sensazione è facile avvertirla anche nel mercato locale dove un misto di odori di frutta e fiori si abbraccia a quello del sandalo, così come nel bellissimo Lalitha Mahal Palace, una dimora regale fatta costruire intorno agli anni ’20 dal Maharaja locale, di cui il figlio ancora oggi ne è proprietario e nella quale organizza cene a pagamento con chi desidera tuffarsi e lasciarsi andare ai piaceri, ai colori e alle sensazioni del periodo Raj dell’India coloniale.

I colori che caratterizzano alcune sale sono il turchese e l’oro e non è improbabile che il tutto rimandi alla volta stellata e ai templi stellari di Hassan, dove il cielo è qualcosa di cui si può realmente fare esperienza, recuperando quel rapporto simpatetico microcosmo-macrocosmo che l’uomo occidentale ha definitivamente perduto con l’età moderna.

 

E come in tutte le residenze che si rispettano anche qui è possibile incontrare un astrologo.

Stranamente quello che ho incontrato non forniva consulti, ma mi ha spiegato il valore e l’importanza della Jyotish, quella che noi chiamiamo astrologia vedica o indù, visto che la sua origine risale al Rig Veda, il più antico dei testi sacri della tradizione induista, e nel quale si parla chiaramente dei dodici segni zodiacali all’interno della fascia zodiacale dei 360°.

Interessante la rappresentazione simbolica del Sole, il quale lo si raffigura trainato da sette cavalli, che rappresentano i sette pianeti della tradizione (da Mercurio a Saturno più i due Nodi lunari che nell’astrologia vedica hanno la stessa importanza dei pianeti), il tutto a spiegare che qualsiasi realizzazione personale non può essere ottenuta se non ci si confronta con tutti i campi dell’esperienza umana.

 

Tant’è che la Jyotish fa sue i quattro scopi della vita e naturalmente aiuta a realizzarli. Questi scopi sono Kama, ossia il desiderio di realizzazione emotiva e fisica; Artha, il conseguimento di una meta e l’ottenimento di quanto voluto, che spesso gli uomini riconoscono in beni materiali e nella ricchezza più in generale; Dharma, la realizzazione del nostro percorso personale, quello scelto all’atto della presente incarnazione; e infine la Moksha, ovvero la liberazione dai primi tre scopi, che però se non sperimentati non possono essere affatto superati, poiché si potrebbe entrare nel regno di Maya, dell’illusione, e quindi rincorrere una falsa libertà.

 

Nel fare questo cammino di vitale importanza evolutiva e spirituale, sono i transiti dei Nodi lunari, specie in relazione a Venere per Kama, a Giove per Artha, al Sole per il Dharma e a Saturno per la Moksha, a fornire gli aiuti necessari, e poiché si ripetono circa ogni 18 anni, l’uomo nella sua vita ha più di qualche occasione per poter raggiungere quanto necessario alla sua realizzazione esistenziale.

Una lezione che ha ben ripagato il viaggio in questo luogo dell’India ancora poco visitato e fuori dai percorsi turistici e punto di partenza per Hassan, dove andare a visitare i templi stellari di Halebid e Belur, protagonisti del prossimo articolo.




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