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DUE REGINE PER UN SOLO TRONO

a cura di Daniela Di Gilio
 
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"Diario di uno scandalo", del regista Richard Eyre, è liberamente ispirato al libro di Zoe Heller
"La donna dello scandalo" del 2001 ed è fondamentalmente un film sulla solitudine, quella di due donne che per motivi diversi cercano di colmare il vuoto affettivo che c'è nelle loro vite attraverso due scandalosi amori "diversi": l'anziana insegnante Barbara, interpretata da Judi Dench, si invaghisce della giovane collega Sheba, interpretata da Cate Blachette, mentre quest'ultima inizia una "relazione pericolosa" con un suo allievo quindicenne; una volta scoperta la tresca, Barbara si illude di poter conquistare l'amore di Sheba, nascondendo la situazione al direttore della scuola ed aspettandosi in cambio eterna devozione.

Ciò che colpisce del film è che dietro la provocazione di mostrare in un colpo solo, un amore lesbico ed uno al limite della pedofilia, in realtà viene sviscerata l'impossibilità di amare, l'ossessione per l'oggetto del desiderio quando esso non corrisponde con i medesimi sentimenti.
Quando l'anziana insegnante, immagina che l'altra possa ricambiarla, trascrive nel suo diario i progetti ed i sogni di una vita insieme, con parole che non sarebbero diverse se la persona amata fosse un uomo: ella ci appare patetica, ma non in quanto omosessuale, bensì in quanto patetico appare sempre, agli occhi altrui, chi ama non ricambiato; rimarchevole, a questo proposito, la scena in cui Barbara, solitamente trascurata e sciatta, si agghinda per andare a cena dall'amica, come fosse un primo appuntamento, mentre si troverà davanti il marito ed i figli della giovane donna. Allo stesso modo ci appare patetica anche Sheba, quando viene scaricata, alla prima vera difficoltà, dal ragazzino di cui si è infatuata, il quale si dimostra per ciò che sembra, vale a dire, un adolescente in cerca di un'avventura sessuale con l'avvenente prof.


Sono molte le scene di questo film che trasmettono emozioni, cosa che invece non riesce a fare la pellicola di Stephen Frears, "The Queen", che intende narrare i retroscena della settimana che seguì la morte di Lady Diana Spencer, nel 1997 e che vide i reali inglesi al centro di polemiche per la freddezza con cui reagirono alla scomparsa della giovane donna.
Il film è giocato sui rapporti veri o presunti che intercorsero tra la regina Elisabetta II e il neoeletto primo ministro inglese Tony Blair, su come gestire le relazioni con la stampa e con il popolo inglese, che reclamavano manifestazioni di cordoglio pubblico da parte della famiglia reale.

Il racconto, non aggiunge nulla a ciò che già sapevamo: i reali rimasero nella tenuta di Balmoral, in Scozia, con la scusante di proteggere i figli di Diana dall'invasione dei media, già rei di aver provocato la morte della principessa. Secondo la tesi del film, però, essi si decisero a tornare a Londra, solo dopo le insistenze di Blair che, inoltre, convinse la regina a tenere un discorso commemorativo su lady D., nonchè a dare il suo consenso per le esequie pubbliche.
Il primo ministro laburista viene quindi indicato come il salvatore dell'istituzione della monarchia inglese, mentre i reali sono tratteggiati come ce li hanno sempre descritti: la regina Elisabetta, fredda, distaccata e ligia si suoi doveri di sovrana, la regina madre, frivola al punto tale da rammaricarsi che per i funerali di Diana verrà usato un particolare cerimoniale che l'anziana sovrana aveva ideato per la propria dipartita. Il principe Filippo ostile alla ex nuora e per nulla dispiaciuto della sua morte.

Manca, secondo noi, l'approfondimento psicologico dei personaggi ed inoltre le ricostruzioni dei momenti più intimi e privati della famiglia reale, appaiono improbabili: una scena del film mostra Carlo uscito dalla stanza dei figli, il quale dice alla madre che lo ha aspettato fuori : "L'ho detto ai ragazzi, ora cercheranno di dormire", come se fosse possibile riprendere tranquillamente il sonno dopo una simile tragedia e senza il conforto del resto della famiglia.
Un timido accenno di approfondimento, sia dei caratteri, sia degli eventi, lo abbiamo con l'episodio del cervo abbattuto, simbolo della principessa defunta e con il riferimento al fatto che la regina, con la morte di Diana, rivisse il trauma della morte prematura di suo padre, re Giorgio VI, in seguito alla quale, ella salì al trono dei Windsor: il tutto, però, viene lasciato cadere per riprendere con forza i soliti stereotipi.
Contrariamente a quanto annunciato, alla fine, il film non nuoce affatto alla corona inglese, anzi ne fa un elogio attraverso le parole di Blair; a noi rimane la sensazione di un'opera non riuscita, nè documento, nè romanzo storico, che non aiuta, come pretende di fare, a decifrare la figura dell'enigmatica sovrana inglese e la sua famiglia, compito che spetterà alla Storia, quella vera.

Veniamo ora alle attrici inglesi protagoniste dei due film in questione, Judi Dench è del sagittario, con venere e mercurio nello stesso segno; la venere in trigono ad urano, il sole quadrato a nettuno ed il sestile tra marte e plutone esprimono una personalità originale, indipendente e ricca di talento artistico; la Dench, che ha lavorato moltissimo in teatro, nel 1998 ha vinto l'oscar come migliore attrice non protagonista per il film "Shakespeare in Love", in cui interpretava la parte della regina Elisabetta I.
Nel tema natale di Helen Mirren, sole nel segno del leone, marte e venere in gemelli; il sole è congiunto a plutone, urano a venere; inoltre, marte si trova in trigono a nettuno: anche qui troviamo molti fattori astrologici che segnalano creatività e successo.
La Mirren ha vinto nel 2006 la "Coppa Volpi" alla mostra del cinema di Venezia, come miglior attrice, sempre per il film "The Queen"; inoltre ha vinto, poco prima dell'Oscar, due Golden Globe: uno per il medesimo film
ed uno per l'interpretazione della regina Elisabetta I, in una miniserie tv.

Certo che interpretare i ruoli di regine ha portato fortuna alle due interpreti inglesi; nel caso dell'Oscar, però, senza nulla togliere alla bravura della Mirren, che sicuramente ha fatto un ottimo lavoro nel riprodurre, quasi clonare le caratteristiche esteriori della sovrana britannica, crediamo che la Dench, abbia offerto una performance veramente eccezionale nel rappresentare la follia d'amore e che avrebbe meritato il trono di regina di Hollywood del 2006.




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