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CENTOCHIODI : LE RELIGIONI NON HANNO MAI SALVATO IL MONDO

a cura di Daniela di Gilio
 
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Uno dei più bei libri del maestro indiano Osho, intitolato "Il seme della ribellione", raccoglie 21 suoi commenti al vangelo apocrifo di San Tommaso ed è tutto centrato sulla figura di Gesù Cristo; nel terzo ed ultimo volume a proposito dei desideri della mente umana che impediscono di "penetrare il presente", Osho afferma:

 

“Se desideri la conoscenza, il tuo desiderio verrà appagato: la tua testa diventerà un'enorme biblioteca, colma di testi sacri. Ma alla fine piangerai, e tra i singhiozzi griderai: "Sono parole, nient'altro che parole, nulla che abbia sostanza. E ho sprecato tutta la mia vita per questo!"

 

Ed è ciò che accade al protagonista nell'ultima opera di Olmi, al "professorino", come viene chiamato nel film, che non ne cita mai il nome.

 

Il bel docente, interpretato da Raz Degan, insegna filosofia delle religioni all'Università di Bologna: alla fine del corso dopo aver congedato i suoi allievi lascia l'edificio universitario compiendo un gesto doppiamente sacrilego, in quanto studioso ed in quanto credente: inchioda, sfregiandoli irreparabilmente, cento pregiatissimi testi sacri della biblioteca della facoltà, curata da un anziano monsignore.

 

Dopo il gesto che sancisce un'irrimediabile rottura con il passato, trova riparo in una vecchia costruzione diroccata ed abbandonata sulle rive del Po, dove incontra una comunità di gente umile ed alla mano con cui fa amicizia e che lo ribattezza Gesu' Cristo; tra essi c'è anche Zelinda, una ragazza che fa la fornaia, con la quale nasce una tenera amicizia.

 

I ritmi lenti della natura e le suggestioni del fiume consentono la meditazione e scandiscono una vita semplice, fatta di momenti di condivisione vissuti senza clamore né glamour.

Nessuna concessione ai modelli televisivi, nella bellezza pulita di Zelinda-Maddalena attraverso la quale traspare, invece, la visione sacra della donna quale fonte di nutrimento materiale e spirituale.

 

Di tutti gli attaccamenti terreni, quello alla sapienza, alla conoscenza, deve essere il più tenace ed il più difficile da abbandonare, soprattutto per chi, attraverso i libri ha esercitato il potere ed infatti il custode della verità scritta, rappresentato dal monsignore-bibliotecario, viene accusato dal professorino, di amare più i libri che gli uomini; vengono attaccati  anche gli insegnanti, rei di essere spesso, divulgatori di false credenze.

 

Le riflessioni e le conclusioni del professore del film di Olmi, assomigliano a quelle di Casaubon, il protagonista de "Il pendolo di Foucault " di Umberto Eco, il quale dopo aver passato la vita tra i libri, comprende di averla sprecata giocando con le parole, inseguendo la verità sul mondo, sul Regno (Malkut) che invece gli si rivela molto più semplicemente, attraverso il morso dato ad una pesca gialla .."Dopo solo arguzia" scrive Eco: dopo, solo la mente che vuole spiegare, capire quando non c'è nulla da spiegare, nulla da capire.

 

Solo mangiare una pesca gialla o, come invita a fare il professorino, bere un caffè con un amico.

Ermanno Olmi, chiude la sua filmografia narrativa con questo lavoro per dedicarsi ai documentari, con i quali iniziò la carriera negli anni cinquanta. Il primo lungometraggio fu  "Il tempo si è fermato" del 1959; ricordiamo i principali lavori che seguirono: "Il posto" (1961), ".e venne un uomo" (1965) sulla figura di Papa Giovanni XIII, "Racconti di giovani amori" (1967), " I recuperanti "(1970), "Durante l'estate "(1971), "La circostanza"(1974). Nel 1978 arriva la consacrazione internazionale con la Palma d'Oro al Festival di Cannes per il capolavoro "L'albero degli zoccoli", struggente elegia del mondo contadino.

Ricordiamo anche, "Cammina cammina (1983), "Lunga vita alla signora" (1987) che vince il  Leone d'argento alla Mostra del cinema di Venezia e "La leggenda del santo bevitore"(1988) con il quale il regista vince il Leone d'oro; un'altra intensa opera è "Il mestiere delle armi" (2001), sugli ultimi giorni della breve esistenza del condottiero Giovanni de' Medici, soprannominato Giovanni delle Bande Nere.

 

Nel tema natale di Ermanno Olmi, troviamo il sole e mercurio nel segno del leone; il luminare è inoltre, congiunto a giove, il pianeta della spiritualità, che il regista, cattolico dichiarato, ha sempre
messo al centro delle sue opere.

 

Plutone e venere congiunti in cancro ed opposti a saturno in capricorno, spiegano il profondo attaccamento per il passato, per le sue radici; saturno in trigono a marte in vergine, ribadiscono l'importanza dell'elemento terra nella vita del regista il quale ha dichiarato che il suo prossimo documentario sarà  proprio "Terra madre", sul mondo contadino.

 

I transiti più significativi che hanno accompagnato le riprese del suo ultimo film sono stati, nel 2005, saturno in congiunzione a venere, plutone, sole, giove, con plutone in trigono a urano e mercurio radix.

 

Per una carriera cinematografica che si chiude per scelta del regista stesso, un'altra potrebbe aprirsi o quantomeno ripartire su basi più solide, vale a dire, quella del protagonista del film, l'israeliano ex-modello, Raz Degan, il quale offre un'efficace interpretazione della figura di Gesù, supportata  dalla grande forza evocativa della sua immagine fisica, tanto che viene da pensare vedendolo, che Gesù, esteticamente doveva essere proprio così.ricordiamo che la riuscita del personaggio si deve anche all'ottimo doppiaggio di Adriano Giannini.

Nel tema natale di Raz Degan c'è una potente concentrazione di pianeti nel segno della vergine: sole, luna, venere, mercurio, giove, plutone ed urano, a descrivere una personalità che fonde razionalità, sensibilità e creatività (ricordiamo che Degan possiede anche una galleria d'arte).

La lavorazione del film è avvenuta in concomitanza del passaggio di urano in opposizione allo stellium e di saturno in aspetto di sestile allo stesso; successivamente, saturno si è congiunto a marte (il lavoro, l'affermazione) in leone, a conferma della fine di un ciclo della carriera e l'inizio di uno nuovo, attraverso il raggiungimento di un importante traguardo professionale.

 

L'immagine dei cento libri infilzati dai chiodi rimarrà nella storia del cinema: Olmi ha dichiarato in un'intervista che la sua provocazione vuole scuotere le coscienze intorpidite, inoltre, a chi trova folle la scelta del "professorino" di lasciare carriera, fama, prestigio, soldi , ricorda di come sembrò folle la scelta di S. Francesco quando abbandonò piaceri e ricchezze.

 

La conoscenza del cuore contrapposta alla conoscenza della mente, l'amore contrapposto alla ragione, la condivisione con le persone semplici contrapposta allo snobismo dell'isolamento intellettuale, la pratica contrapposta alla grammatica: l'esempio concreto contrapposto alla regola scritta; non fu questo l'insegnamento di Gesù? Non furono i sapienti dell'epoca, i custodi della verità scritta a metterlo sulla croce? E allora perché suona tanto strano che possa succedere anche adesso?


Questa è la visione del maestro Olmi, il quale a ribadire la sua tesi, in un'altra intervista dice: "Nessuna grande storia d'amore narrata e letta in un libro, vale quanto una piccola storia d'amore vissuta personalmente". Come dargli torto?

 

D'altro canto Gesù cambiò la storia dell'umanità senza lasciare nulla di scritto.




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