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ZODIAC

a cura di Francesco Astore
 

Non vi illudete, cari appassionati amici, cultori degli astri e dei segni: davvero nulla ha a che dividere con lo Zodiaco l’ultimo film di David Fincher, se non il nome di cui il rinomato serial killer si impossessa.

Thriller enigmatico, poiché non risolve il misterioso caso degli omicidi avvenuti nella zona di San Francisco tra gli anni ’60 e ’70, lasciando sospeso nell’animo dello spettatore un perenne senso di angoscia.

 

E il motivo proviene dal tortuoso meccanismo che s’innesca tra le forze dell’ordine, la stampa, clamorosamente coinvolta in prima persona, l’opinione pubblica: tutti insistentemente impotenti di fronte alle perverse manovre con cui il criminale edifica il suo malefico mito. Egli si prenderà gioco delle ricerche calligrafiche, dei detective e delle loro ambizioni, dei reporter che sacrificano sonno e famiglia, in alcuni casi portandoli all’autodistruzione.

La sensazione di angoscia si fa più evidente quanto più ci si accorge che il diabolico personaggio estende sempre fatalmente la sua influenza su chi viene in contatto con lui, e nel film coloro che tentano di mettersi sulle tracce dell’omicida sono presi da una vera e propria ossessione, così forte quasi da stritolarli (2 detective che indagano, poi il giornalista, infine il vignettista).

Quest’ultimo, malgrado le apparenze ingenue, sarà il solo in grado di portare avanti con coerenza e coraggio i suoi propositi, giungendo così ad un possibile identikit del colpevole.

 

Un po’ specchio dei sagittariani Stati Uniti, la vicenda del candido vignettista che con il suo slancio risolve il caso diventando poi scrittore di successo, incarna l’aspetto avventuroso, idealista, pronto a dedicarsi anima e corpo ad un causa che si ritrova nel Sagittario e fa riferimento all’astro signore in domicilio nel segno, l’irrequieto Nettuno.

Il vignettista in questione (che all’epoca dei fatti aveva 24 anni) è vivo e vegeto, si chiama Robert Graysmith. La sua ossessione è diventata scrittura arrivando a pubblicare ben 2 libri (Zodiac e Zodiac unmasked) sui quali la trama del film è costruita.

Chi lo può interpretare alla perfezione? Ma un brillante Sagittario come Jake Gyllenhall (Los Angeles 19 – 12 – 1980) che oltre a Venere e Mercurio, nel segno può sfoderare uno stupendo Nettuno nei suoi gradi domiciliari, quindi potentemente caricato di valenze avventurose, idealistiche e metamorfiche sagittariane.

Ma forse, potremmo anche aggiungere, molto sensibilizzato ad interpretare fedelmente i tratti caratteristici del ragazzo americano che non si lascia intimorire neppure da un efferato omicida come Zodiac.

 

Gli altri protagonisti sono il detective Dave Toschi interpretato dal convincente Scorpione Mark Ruffalo e il reporter del San Francisco Chronicle Paul Avery, interpretato dall’Ariete Robert Downey jr.: entrambi sono figli di Marte (Ariete e Scorpione rispettivamente domicilio primario e di base del pianeta, impulsivo ed infuocato l’uno, sottile, acquatico e penetrante l’altro) entrambi dunque agilmente si calano nel ruolo di guerrieri, in questo caso nella lotta contro il crimine.

 

Zodiac getta tristemente un’ennesima luce sinistra sulla tipologia contemporanea del serial killer, smanioso di notorietà, abile e calcolatore nel rapportarsi al mondo esterno con l’intento di sbeffeggiarlo, servendosi dei mass media.

   

Il serial killer moderno come noi lo conosciamo nasce nel 1888 nell’Inghilterra vittoriana, e si chiama Jack lo squartatore. La sua figura appare nettamente diversa per i rapporti che l’orrendo assassino stabilisce (con la stampa, con la polizia Scotland Yard), da quelle di perversi pluriomicidi di epoche antecedenti a questa data, come ad esempio la crudelissima semi – vampira realmente esistita Elisabeth de Bathory (si conosce persino la data di nascita era del Leone). Inoltre lo squartatore (di povere e indifese prostitute) non venne mai assicurato alla giustizia, mai venne preso, e questo creò un pericolosissimo mito negativo, una “Moda” pazzesca a cui molti di questi personaggi (pur essendo stati poi individuati e catturati) si sono ispirati.

 

Come spiegato e analizzato più diffusamente in un lavoro da me condotto insieme alla mia amica di studi zodiacali Franca Mazzei nel 1999, (“La sindrome del cacciatore” ricerca astrologica su 51 casi di serial killer), nel 1888 troviamo una singolare configurazione celeste.

 

Plutone (crimine, sadismo, ma anche personaggio e seme creatore) si unisce in stretta congiunzione (fenomeno rarissimo) a Nettuno (Moda, creazione di un nuovo mito) nel segno dei Gemelli. Ora occorre spiegare che in Gemelli Plutone ha la sua posizione di maggior evidenza nello schema zodiacale (tecnicamente la si chiama “esaltazione”) che lo conduce a enfatizzare al massimo le sue prerogative (teatro, maschera, esibizionismo, senso di sfida e coraggio al positivo, perverversione, paranoia, crudeltà e sadismo al negativo).

Ricordiamo ancora che i Gemelli sono il segno della trasmissione delle notizie, della stampa: ebbene quale il paese dove nasce la notizia, o se preferite la news, se non l’Inghilterra, cui questo segno magicamente quasi aderisce?

Sia detto tra parentesi, questo è il paese dove “la notizia” prospera e dove il primo giornale si chiama addirittura Mercury!

Come non tirare in ballo il guizzante Mercurio così profondamente a suo agio nel territorio gemellare? Il messaggero degli dei (Hermes) si trova appunto in domicilio nei Gemelli, con la sua smania di catturare sempre il “nuovo” e prestissimo diffonderlo, estenderlo su un campo più vasto.

 

Ricapitolando: Plutone e Nettuno congiunti in Gemelli creano un’aberrante Moda, (che come trampolino di lancio ha la vittoriana Inghilterra), si tratta del mostro astuto che si diverte a traumatizzare polizia, investigatori, ma soprattutto stampa ed opinione pubblica.

E poi non viene mai preso.

Questo inquietante fenomeno ben presto si sposta, per quella che noi astrologi chiamiamo “tensione dialettica”, dai Gemelli (l’Inghilterra) al dialettico ed opposto segno del Sagittario (in cui ritroviamo gli Stati Uniti) dove lo squartatore diventa “cacciatore”.

È l’ex agente dell’Fbi John Douglas, diventato poi pscicologo a dare un nome a quella che è proprio una malattia mentale: “la sindrome del cacciatore” appunto.

 

Un “caso” che questa sindrome sia tipica degli Usa – Sagittario, cui si attribuisce il difetto di una forte spinta vorace, colonizzatrice, espansionistica?

Per noi astrologi no.

 

La ricerca prima citata evidenziava nei Temi Natali dei serial killer, l’asse Terza (cosignificante dei Gemelli) e Nona (cosignificante del Sagittario), ovvero l’asse della mobilità, della comunicazione, dei media, della curiosità e della conoscenza. Ebbene, secondo E. Hickey (Serial murderers and their victims, Brooks/Cole, ’91) tra i serial killer si trovano i “travelling killers” che coprono migliaia di km tra un omicidio e l’altro e i “local killers” i quali si spostano all’interno dello stato d’appartenenza. Caratteristica dell’intera categoria è l’alto livello di mobilità cui i grandi spazi degli Usa si prestano. La mobilità come mezzo per moltiplicare e favorire le conoscenze, gli incontri casuali in cui i “cacciatori” trovano probabili prede.

Tutto confermato puntualmente dall’osservazione dei dati astrologici, che anche in questo caso ci restituiscono una visione della realtà spietatamente fedele a eventi così drammatici.




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