ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Astri e benessere

LA DIPENDENZA DA ALCOOL

a cura di Lidia Fassio
 

E’ di questi giorni un allarme promosso dalla regione Lombardia sul problema dell’alcool. Infatti, in questa regione sembrerebbe che una persona su quattro abbia problemi con questa sostanza e che, siano tantissime le famiglie in terapia nel tentativo di aiutare un familiare che si trova in questa situazione.

 

Riporto qui una citazione di Baudelaire che, nel suo libro “I paradisi artificiali” ha scritto: “il vino è simile all’uomo: non si saprà mai fino a che punto lo si possa stimare o disprezzare, amare ed odiare, né di quante azioni sublimi o di mostruosi misfatti sia capace. Non siamo dunque più crudeli verso di lui di quanto non lo siamo verso noi stessi e trattiamolo da pari a pari”!

 

La prima cosa che occorre segnalare rispetto all’alcool è che ci sono persone che possono bere alcolici in maniera tranquilla senza rischiare mai di diventare dipendenti; queste persone hanno un sistema di autoregolazione interna che impedisce loro di esagerare: come se nel loro corpo ci fosse un campanello di allarme che manda segnali molto forti ad ogni minimo eccesso: dolori forti e cerchio alla testa, senso di nausea e vomito, tutti sintomi che fanno sentire molto più disgusto di quanto non sia l’effetto piacevole dell’eccesso del bere.

 

Per altre persone questo sistema di allarme non esiste e possono così trovarsi con estrema facilità dentro ad un tunnell che li porta direttamente dal consumo all’abuso e alla dipendenza, senza che vi sia una reale percezione di questo scivolamento.

Tra l’altro, queste persone possono tranquillamente riprendere a bere il giorno dopo una grande sbornia,  senza sentirsi in alcun modo male.

 

Luigi Gallimberti, psichiatra che cura da anni alcolisti dice che, proprio a seguito di questa particolarità genetica, non bisognerebbe attribuire alcun merito a chi sa regolare il rapporto con l’alcool, così come nessun demerito in chi, invece, non riesce a controllarsi e finisce nel dramma dell’alcolismo. La società però fatica ad accettare questa teoria e gli alcolisti vengono sempre visti come persone che non hanno “volontà” e quindi, disprezzate quando invece avrebbero bisogno di sostegno.

 

Infatti, una delle particolarità di chi beve troppo, è quella di trovarsi immerso nel delirio della dipendenza praticamente senza avere mai preso veramente coscienza; prova ne è che in questa situazione si vengono a trovare persone che hanno retroterra culturali e stato sociale molto diversi, tutti però accomunati da una serie di comportamenti che finiscono per renderli estremamente simili tra loro.

 

Le persone che sono “guarite” dalla dipendenza da alcool concordano col dire che questa sostanza è  subdola poiché entra molto lentamente nella vita delle persone, come se fosse un’amante dall’infinita  pazienza, che apparentemente non sembra mai forzare la mano, ma che è sempre li’, instancabile, fino a che  non ha conquistato la sua preda.

Non tutti guariscono: sono tante le persone che muoiono per alcolismo o per concause legate comunque a questa malattia; non tutti infatti si affidano a chi potrebbe aiutarli ad uscire dal tunnel e così continuano a lungo ad autoingannarsi convincendosi di non avere un reale problema con la sostanza; non a caso l’associazione Alcolisti Anonimi - che ha messo a punto una terapia così detta dei “12 passi” - richiede nel “primo passo” l’ammissione di avere un reale problema con l’alcool e di non essere in grado di avere il controllo sulla situazione. Questo è fondamentale.

 

Perché si comincia a bere? Di solito si inizia nelle serate tra amici: soprattutto nell’adolescenza: lo si fa per socializzare meglio, per darsi un tono, per essere più simpatici e per abbassare le difese che producono inibizioni; l’alcool inizialmente è un antidoto alla frustrazione e alla depressione; diventa poi qualcosa che si perde nel tempo di cui non si ha più memoria.


Si beve perché si prova piacere nel farlo, soprattutto nei giovani consente certi esibizionismi e certe sensazioni di onnipotenza che fanno moda e danno un gran senso di sicurezza.

Oggi i ragazzi bevono molto; si sentono forti ed invincibili e così si ritrovano magari a 25 anni dentro ad una catena di problemi senza fine.

 

L’alcolismo non fa differenze: annovera tra le sue fila professionisti affermati nel pieno della carriera, persone giovani e gente allo sbando, e tutti si sono trovati un giorno a bere un aperitivo di troppo, un liquorino di troppo, un Martini di troppo.

 

Ciò che li accomuna è il fatto di non avere più una vita personale; tutto ad un certo punto gira attorno al bere per cui si ingannano i familiari, gli amici, fino a perdere il lavoro perché la testa non c’è più e quindi si dimenticano le cose, gli appuntamenti, gli orari e si scivola lentamente verso l’isolamento e la solitudine.

 

In genere negli alcolisti c’è molta rabbia; l’alcool infatti permette di scaricarla su chiunque cerchi di far prendere contatto con la realtà: si finge fino a che non si arriva al bivio tra uscirne o farla finita.

 

E’ difficile che un alcolista sia in grado di sapere essattamente perché ha iniziato a bere; ognuno ha una sua storia  con la bottiglia; quello che è certo è il destino finale che conduce ad una situazione degradante in cui ci si umilia, si fanno debiti, si giunge a mendicare e a mentire… pur di bere.  C’è chi beve per stress, chi per paura, e chi perché non regge l’affiorare di fantasmi interni insostenibili; nessuno ricorda con precisione perché né come tutto è inziato; tutti concordano nell’essersi trovati un giorno seduti sulle sabbie mobili senza più possibilità di scampo.

 

Anche uscirne è molto dura: la disperazione è immensa perché, prima di una disintossicazione, si è girato a lungo immersi in un unico pensiero fisso: “bere”. Si passa la giornata a recuperare “da bere”; poi ci sono i postumi dopo sbornia da smaltire e qui è un’altra tragedia, perché si sta male e nel frattempo si pensa a quando si potrà bere di nuovo. Il corpo esige, pretende “la sostanza”; se si cerca di smettere, si sta male, si va in astinenza e i dolori diventano fortissimi e l’angoscia insostenibile e così ci si rende conto che non si può smettere perché, per star bene, bisogna bere, per affrontare qualsiasi cosa bisogna bere, per far fronte a qualsiasi cosa bisognerà bere.

Questo impegno a tempo pieno fa si che ci si trova ad un certo punto soli, o al massimo in compagnia di altri alcolisti mentre tutti gli altri rapporti si interrompono.

E’ importante tener in conto che non si tratta di una “mancanza di volontà” ma bensì di un problema di ordine sia psicologico che neurobiologico quello che non consente al soggetto di controllare il suo rapporto con l’alcool.  Si tratta di una vera e propria malattia che ha sicuramente alla base una mancanza di struttura e di controllo.

 

Per guarire bisogna andare a guardare fino in fondo le angosce, le bugie, tutte la astuzie che si sono inventate e soprattutto le ambiguità che vengono utilizzate nel rapportarsi al mondo. Poi bisogna lavorare sulla parte emotiva; negli alcolisti la parte emotiva è bloccata; per “sentire” c’è bisogno di emozioni forti e non le sanno modulare; capiscono troppo tardi quando “esplodono” dalla rabbia; si buttano in esperienze rischiose per “sentirsi vivi”; sono spesso definiti “borderline”, ed in effetti, da un punto di vista psicologico, la  loro sembrerebbe essere una problematica risalente alla fase di “attaccamento” in cui ci sono stati traumi da abbandono e separazioni che non hanno permesso di acquisire sicurezza in sé stessi e soprattutto facilità nei processi di socializzazione; questi soggetti non sanno regolare le loro reazioni nei confronti degli altri, né sanno prevedere i comportamenti altrui né tantomeno sanno difendersi in maniera positiva nelle situazioni di emergenza. I soggetti deprivati in questa fase non sono in grado di organizzare i loro comportamenti in modo adeguato e tendono a sprofondare con facilità in situazioni di angoscia a cui l’alcool, inizialmente,  risponde in modo perfetto.

 

Da un punto di vista astrologico gli alcolisti mostrano delle segnature evidenti tra Sole, Saturno e Marte in aspetto dinamico: sono dei saturniani; in questi aspetti possiamo rintracciare molte delle caratteristiche in questione: senso di inadeguatezza, situazioni di mancanza di coraggio nell’affermazione di sé; frustrazioni dovute a mancanza di sostegno e di conferme da parte degli adulti. Questi vissuti producono difficoltà con i contenuti emotivi che dovranno essere negati e rimossi con il conseguente accumulo di rabbia sotterranea che non può trovare accoglienza in quanto il Super Io ne impedisce l’espressione; a questo va aggiunto un notevole tasso di paura e di inibizione a cui l’alcool sembra porre rimedio. Questi aspetti concorrono anche al senso di solitudine e di alineazione in cui cade l’alcolista quando si ritrova a bere da solo, isolandosi dal resto del mondo.

 

Chi riesce a uscire dalla dipendenza resta con una paura fortissima: quella di ricaderci. Ogni alcolista  diventato sobrio sa che deve tenere sempre ben ferma nella sua mente l’idea della sofferenza vissuta; sarà proprio questa memoria l’antidoto perfetto che impedirà di ritornare a bere anche un solo “bicchiere”, perché sa che, se questo dovesse accadere, si rimetterà in gioco tutta la catena di disperazione e di angoscia già vissuta.




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati