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ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Tu e i tuoi figli

VOLERE O NON VOLERE UN FIGLIO

a cura di Lidia Fassio
 
Volere un figlio sembrerebbe la cosa più naturale al mondo ma, per le coppie di oggi, non sempre è così semplice, o meglio, non lo è in molti i casi.
Noi occidentali siamo passati da una condizione di genitorialità scontata conseguente ad un fatto biologico ineluttabile perdurata millenni, alla possibilità di scelta se avere o non avere un figlio.
Oggi si sono aperte molte prospettive al mondo femminile per cui, tutto ciò che un tempo rappresentava l’unica realizzazione, oggi può essere rimandata o, addirittura, evitata proprio perchè le relazioni, il lavoro e la voglia di esplorare nuove opportunità offrono possibilità di autorealizzazione senza necessariamente passare attraverso la maternità.
Astrologicamente parlando sappiamo che ci sono donne con un imprescindibile istinto materno segnalate attraverso la Luna in Toro, in Cancro o in Leone, oppure la Luna in combinazione con Giove, Venere e Plutone; ma ci sono anche donne che hanno altri modi di vivere il loro senso materno, quasi alternativo, prendendosi cura di altro, o di altre persone che non siano necessariamente i figli, come quelle che hanno Luna in Acquario, in Pesci o Luna con Urano e Nettuno o in undicesima e dodicesima, per arrivare a donne che, invece, scelgono di non esercitare questa volontà; sappiamo però che ci sono anche quelle che vedono negativamente la maternità e che non esitano a ricorrere alla sterilizzazione procurando a sé stesse una vera e propria lesione all’integrità fisica, oltre che a quella psicologica, tipo alcune donne che presentano Luna Marte, Luna Urano o Luna Saturno quadrate e opposte.

Quello che mi preme di sottolineare in questa sede riguarda però il piano simbolico della genitorialità; anche se le cose sono radicalmente cambiate, l’individuo ha comunque in serbo il processo germinativo che lo vede responsabile della salvaguardia della specie; infatti, lo zodiaco, attraverso il rapporto tra le case quinta e undicesima sottolinea che il patrimonio istintivo, biologico, sessuale e creativo personale non è e non può essere solo veicolo di piacere e di gratificazione individuale, ma diventa – come ben sottolinea Freud – un veicolo di immortalità familiare e sociale, in quanto i figli di ogni singola persona rappresentano anche parte del progetto futuro di una comunità e, in ultima analisi di una razza e di una specie.
Ogni nascita, in fondo, è una speranza per il futuro collettivo oltre che per quello personale e, come tale, dovrebbe essere salutata come un dono.
L’uomo proietta sul figlio i suoi desideri ma ripone anche la sua sete di futuro e di immortalità e spera che tutto questo si realizzi.
Senza una speranza riposta sul mondo sociale futuro, non si riuscirebbe a dare alcun senso alla genitorialità: se non si crede nel mondo e nel futuro di esso, non si fanno figli.

A questo punto sorge immediata una domanda : “è per questo che oggi, nella nostra parte del mondo, è caduta drasticamente la natalità?”
Se non ci interessa la riproduzione non ci interessa neppure il domani, né il senso della comunità e neppure quello di un progetto che vada al di la del presente.
Se però continuiamo su questa strada, cadrà totalmente la dialettica tra le case 5a/11a ma cadrà anche la dialettica 5a/9a poiché la speranza non può esistere se non attraverso il senso della vita; oggi siamo particolarmente interessati all’idea di battere la morte (quadratura simbolica 5a/8a) ma, per assurdo, non facciamo nulla neppure per la vita.
Ci stiamo però dimenticando che la casa ottava sta al quadrato sia della 5a che dell’11a e ci ricorda che non può esistere società senza creatività e riproduzione personale.
Se trionfa solo l’IO egoico (5a) senza sacrificio di sé (8a), il futuro della specie (11a) non si perpetuerà, almeno non della nostra.
Se è vero che noi abbiamo paura della morte, è vero altresì che la morte è l’unica fonte di vita, per quando possa sembrare difficile per l’IO.
Oggi, forse come mai, siamo colpiti da una grande angoscia per il futuro ma, una speranza potrebbe arrivarci proprio dai figli; l’individuo così immerso nei suoi egoismi e nelle sue fantasie narcisiste, potrebbe essere spinto al cambiamento motivato dall’idea di salvaguardare la vita ai suoi figli e, di conseguenza, del suo patrimonio genetico; l’idea di un mondo migliore da costruire per loro potrebbe permetterci di fare il grande salto; vivere appieno un sacrificio sul piano individuale potrebbe essere la chiave di volta per entrare in una dimensione transpersonale che ricolleghi l’individuale all’universale.
Certo, i figli ci chiedono sicuramente di lasciare qualcosa “oggi” in cambio di qualcosa che arriverà domani ed anche questo è uno dei più nobili significati dell’asse 5a – 11a: passare dall’immediatezza del “tutto subito” prepotente ed istintivo della 5a alla reale capacità di mediare con bisogni ed interessi che non possono essere solo personali (11a), ma collettivi.




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