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LA RABBIA

a cura di Gianfranco Casalis
 
La rabbia è un’emozione primitiva facilmente osservabile sia nella specie animale sia negli esseri umani. Tutte le teorie psicologiche la considerano come un’emozione funzionale e tra le più precoci come per esempio l’emozione che riguardano la gioia e il dolore. La manifestazione della rabbia è in maggior misura soggetta all’inibizione della cultura e società attuali. Rabbia, disgusto e disprezzo rappresentano un insieme d’emozioni la cui prevalenza dell’una sull’altra è di difficile identificazione. I sinonimi linguistici che designano lo stato emotivo della rabbia intensa vengono identificati con l’esasperazione, la collera, l’ira, la violenza e il furore mentre i termini come impazienza, seccatura, irritazione, risentimento indicano la stessa emozione con una intensità minore.

La maggior parte delle teorie psicologiche considera la rabbia come una reazione a vissuti di frustrazione e repressione sia psicologica sia fisica. Ma non è così semplice trovare la relazione causale che lega la frustrazione alla rabbia, infatti, la frustrazione e la repressione non rappresentano i presupposti sufficienti affinché possa aver origine tale emozione. La condizione importante, di maggior peso che possa attivare l’emozione della rabbia sembra essere legata alla volontà di ferire che si attribuisce all’altro e insieme la possibilità di poter evitare il fatto e la situazione frustrante. E’ soprattutto l’impossibilità di realizzare un nostro bisogno e, più di ogni altra cosa, quando si percepisce l’intenzionalità di impedire e ostacolare tale appagamento che la rabbia si dichiara in modo eclatante con forte intenzione di aggredire l’oggetto frustrante attraverso un’azione che mira all’attacco.

Negli esseri umani, solitamente, si assiste oltre ad una inibizione della tendenza all’aggressione e all’attacco anche al camuffamento dei segnali della rabbia verso l’oggetto frustrante. Infatti, la cultura e le regole sociali, spesso ostacolano l’orientamento diretto di tali manifestazioni emotive verso le condizioni che scatenano la rabbia. La rabbia si orienta e scatena su tre possibili destinatari che sono l’oggetto che causa la frustrazione, un oggetto diverso da quello frustrante sul quale viene spostata la rabbia e infine trasformarsi in forme di autolesionismo che hanno come oggetto la stessa persona che ha subito la frustrazione.

In tutte le culture l’azione di corrugare la fronte e le sopracciglia, scoprire e digrignare i denti rappresenta la trasformazione sintomatica del volto che meglio esprime l’emozione della rabbia accompagnata da sensazioni soggettive di paura di perdere il controllo, l’irrequietezza, una sensazione di calore e l’irrigidimento della muscolatura, in cui il tono di voce si fa più intenso e minaccioso e l’organismo intero si prepara all’azione aggressiva e di attacco. In tale condizione psico-fisica, il soggetto vive l’accelerazione del battito cardiaco, l’aumento della tensione muscolare, della sudorazione e della pressione arteriosa.

Alcuni studi sugli effetti dell’inibizione dell’aggressività indicano che colui che non riesce ad esprimere in nessun modo i sentimenti legati all’emozione della rabbia tende a viverli più a lungo nel tempo. La tendenza all’agire con modalità aggressive è funzionale alla rimozione dell’oggetto frustrante, infatti, lo stato emotivo della rabbia aumenta nell’organismo l’energia che può essere utilizzata sia in azioni o soltanto in espressioni verbali. Le ricerche compiute in campo etologico sui comportamenti di specie diverse da quella umana, hanno dimostrato che l’ira e le manifestazioni aggressive che ne conseguono sono determinate da motivi legati direttamente o indirettamente alla sopravvivenza del singolo e della specie. Nella specie umana i motivi che troviamo alla base di un attacco di rabbia si riferiscono alla frustrazione di quelle attività legate con l’immagine e la realizzazione di sé. Quando si è arrabbiati, motivare in modo chiaro le motivazioni dello scontento e dell’insoddisfazione, può essere un ottimo sistema e criterio per ottenere un efficace e utile cambiamento.




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