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FIORI DI BACH : WILD ROSE LA GIOIA DI VIVERE

a cura di Corrado Nieli
 

Edward Bach fu un uomo che conobbe la sofferenza, sia mentale sia fisica. Nell'ultima fase della sua ricerca, e della vita, le sue capacità empatiche e la sua sensibilità erano così sviluppate da renderlo consapevole delle malattie di un paziente diverse ore prima che si presentasse al suo studio. Come riferisce la sua biografa e collaboratrice Nora Weeks, egli contraeva in anticipo, fisicamente ed emotivamente, i sintomi della malattia del suo paziente. Questo processo lo faceva soffrire molto, ma lo rendeva anche straordinariamente capace di comprendere le sensazioni e lo stato d'animo di coloro che avrebbe aiutato di lì a poco. Le persone che si recavano da lui si sentivano subito meglio, poiché intimamente confortate dalla sua profonda conoscenza dei loro problemi.

 

Negli ultimi sette anni della sua vita, Bach fu effettivamente molto solo, sostenuto fondamentalmente dalla sua fede e dalla sua visione. Nonostante queste difficoltà egli non divenne mai apatico, mai rassegnato, e non smise mai di sostenere ed istruire i suoi assistenti, infondendo loro quelle che definiva le qualità essenziali per una buona salute, ovvero gioia e tranquillità.

 

Le sue giornate di lavoro erano molto dure: i pazienti, l'impegno costante e frenetico nella ricerca; ma Bach trovava sempre il tempo per organizzare serate musicali alla vicina locanda, ridendo, scherzando e cantando con i suoi amici. Chi lo conobbe, lo descrisse come una figura straordinaria, che irradiava felicità, simpatia e gioia di vivere; sempre pronto ad offrire a chiunque un sorriso ed una parola di conforto.

 

Ho voluto iniziare con qualche cenno biografico su Bach perché mi sembra che la sua vita sia in tema con il fiore che tratterò in questo articolo. Leggendo di Bach, studiando il suo metodo, quello che resta di questo personaggio è un profondo amore per la vita e per il prossimo. Forse è proprio questo il motore di quella qualità umana che definiamo gioia di vivere. Ed infatti, è proprio quando non amiamo più la vita che diventiamo apatici rispetto ad essa. Quando non amiamo più la vita, conoscerla, sperimentarla, gioirne, accettarla in ogni sua manifestazione, non è più una priorità. Quando perdiamo la voglia di stare al mondo, quando poco o nulla di ciò che ci circonda stimola il nostro interesse, è allora che Wild Rose può esserci d'aiuto.

 

Questa la sintesi di Bach su Wild Rose:

“Per quelli che, senza una ragione apparente, si rassegnano a tutto ciò che accade, e scivolano così attraverso la vita, prendendola come viene. Non fanno alcuno sforzo per migliorarla o per raggiungere la felicità. Si sono arresi alle avversità della vita senza neanche lamentarsi”. - Edward Bach

 

Wild Rose, o Rosa canina, è la rosa selvatica delle siepi che tutti conosciamo. Il colore dei fiori varia dal bianco al rosa più intenso, anche se il rosa pallido è il colore col quale la riconosciamo. È un arbusto che arriva anche a 3 m di altezza, con spine piegate in giù e fiori sulla parte terminale dei rami. I fiori sono molto semplici, hanno cinque petali e sono i più grandi del repertorio di Bach. I petali appaiono molto piatti e, tutti insieme, somigliano ad una parabola, che orientandosi in tutte le direzioni, cattura oltre alla luce del sole, gli stimoli dell'ambiente circostante. I rami, che spuntano prepotentemente in primavera, sono arcuati, troppo deboli per reggersi da soli, ed hanno bisogno di un sostegno esterno per non essere alla totale balia del vento e della forza di gravità. Le spine uncinate aiutano la pianta ad “aggrapparsi”. Nel suo complesso questa appare disordinata e bisognosa di sostegno, come mancante di volontà e determinazione. I frutti della Rosa canina sono una fonte importante di vitamina C, fondamentale per la forza e la salute del corpo.

 

Un aspetto da sottolineare della natura di questa pianta è il tempo. I suoi semi sono poco vitali, solo una percentuale inferiore al 30% germoglia subito, spesso bisogna attendere il secondo anno. Ecco qui una risposta lenta e ritardata, anche se la pianta vive perfettamente in armonia con il ritmo delle stagioni, sembra quasi che abbia una scarsa capacità di cogliere le opportunità della vita, sembra procrastinare il momento di iniziare a vivere.

 

Wild Rose è conosciuto come lo stato più passivo tra tutti i quadri floreali. Nello stato negativo ci si sente come addormentati, anestetizzati. Rassegnazione, resa, demotivazione, fatalismo, disinteresse, sono solo alcune delle parole chiave associate all'espressione negativa di questo rimedio. Il tema che trattiamo qui influenza fortemente le attività della vita terrena, della vita quotidiana e della partecipazione ad essa. Così come la pianta si adagia, si aggrappa, e finisce per adattarsi ai sostegni che trova intorno a sé, la persona Wild Rose in stato negativo manca di volontà, di determinazione, di motivazione interiore, finendo per “appoggiarsi” passivamente.

 

Coloro che vivono questo stato, fanno pensare ad una pianta che sopravvive a fatica, come una di quelle dimenticate su un terrazzo soleggiato, senz'acqua, in uno stato vegetativo di semi-morte. Emozioni come la tristezza, la delusione, la rabbia, la solitudine, il dolore emotivo sono state superate, si può dire che non vengono più percepite. Le emozioni sono come “ovattate” dal senso di rassegnazione, dall'indifferenza verso tutto, da uno stato di depressione divenuto cronico. Mentre in Sweet Chestnut il dolore e acuto, e sia ha la sensazione che alla fine del tunnel si rivedrà la luce, nel caso di Wild Rose, si ha la certezza che quel tunnel finirà solo con la morte, poiché quello che si ritiene essere il proprio ineluttabile destino è stato ormai accettato nella passività più totale.

 

Lo Stato Wild Rose può essere definito un lento ma inesorabile suicidio. Già, perché fare la fatica di uccidersi se non si prova più dolore? Tanto vale vegetare! E comunque non ci sarebbero le energie per un tale gesto. Il peggio è che si ha la sensazione d'aver rinunciato, ma senza riuscire ad identificare un evento che giustifichi questa atteggiamento di distacco. Non c'è nemmeno una fuga di fronte ad un'avversità o ad un dolore. Ci sono inerzia, apatia, stagnazione all'ennesima potenza.

 

Dal punto di vista fisico Wild Rose può essere utile nelle patologie di tipo Yin, quando cioè si voglia trattare un qualunque tipo di tipo ipo-funzione. Il principio transpersonale che viene associato a Wild Rose è infatti l'espressione insufficiente.

 

È importante notare che Wild Rose non si manifesta solo in persone palesemente apatiche, ma è spesso legato a un settore specifico della vita, come per esempio la professione, o il matrimonio. Ci sono molti casi Wild Rose di persone apparentemente molto attive, ma che hanno completamente rinunciato a sperare di realizzarsi in uno specifico ambito della propria vita. Sospetto però che l'ambito in questione abbia molto a che fare col progetto di vita di quella persona!

 

La favola associata a Wild Rose è la favola di Rosaspina, più conosciuta come La Bella addormentata nel bosco. In questa favola la giovane protagonista cade addormentata in seguito ad un maleficio ricevuto da una fata cattiva. La fanciulla dorme per cento anni, mentre intorno al suo castello cresce una siepe insuperabile di rose selvatiche. Molti principi tentano di salvarla, ma muoiono tra le spine. Finché uno di loro riesce nell'impresa, strappandola al suo sonno centenario con un bacio, e risvegliandola alla sua nuova vita. Simbolicamente il Sé o, come direbbe Bach l'Anima (ovvero il Principe), ricrea un contatto (bacio), risvegliando la personalità (fanciulla) dal suo lungo oblio. Anche in questo caso è interessante notare il fattore tempo: addirittura un secolo prima del risveglio!

 

Dal punto di vista astrologico, Venere e Marte vengono associati a questo rimedio. La prima per il legame con l'armonia, il femminile, la gioia di vivere; il secondo per l'azione, il sangue (rappresentante dell'Io), l'affermazione di sé. Sicuramente senza mettere in moto Marte non c'è modo di uscire da uno Stato Wild Rose negativo, tuttavia mi chiedo cosa muove Marte, e cosa lo mette in scacco. Certo Wild Rose è una passività fisica, ma sono convinto che prima di tutto, sia uno stato di profonda passività mentale. Mercurio ha perso la sua capacità di ricevere messaggi dall'Io Superiore. C'è una sorta di scollegamento dal Sé. Si tratta quindi di valutare eventuali transiti o configurazioni natali con i pianeti esterni, ed in particolare con Nettuno e Plutone. Personalmente ritengo che sia fondamentale recuperare il contatto con Plutone, quale principale rappresentante di quelle profonde motivazioni che ci hanno spinto a scegliere l'esperienza terrena, nonché quale fonte del potere creativo personale. Poiché si tratta di uno stato che dura a lungo nel tempo, mi sento di affermare che che le personalità nettuniane sono le prime, se non le uniche, candidate alla sua sperimentazione.

 

Quando, anche grazie all'assunzione del rimedio, entriamo nello stato trasformato positivo, la passività spirituale si tramuta in rinnovato interesse per l'esistenza, gioia di vivere, capacità di affidarsi nuovamente alla guida dell'Io Superiore. Piano piano ricominciamo a scoprire che in ogni giorno nella nostra vita c'è qualcosa di gioioso, qualcosa per cui valga la pena provare ancora stupore, per cui emozionarsi. Può essere  il semplice volo di un uccello, un fiore, una canzone alla radio, o l'espressione felice di un bambino. Quello che conta è ricominciare a notare la infinita bellezza della vita.

 

Ed è allora che sentiremo il desiderio di riprendere in mano il nostro destino, per vivere, ancora una volta, con gioia.




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