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I GALANTUOMINI DI EDORADO WINSPEARE

a cura di Francesco Astore
 
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“Salento: la terra del sole, del mare e del vento”, recita un verso popolare, composto per descrivere sinteticamente il luogo, rima tipica di quell’estremo lembo della Puglia, “tacco d’Italia”, finis terrae, di una regione ricca di interessi variegati e di scambi con un Oriente tradizionalmente a portata di … sponda. Salento, terra tra due mari (lo Ionio e l’Adriatico) ultimamente territorio così in auge, a dispetto di crisi economiche e politiche, così illuminato da improvvisi bagliori di una creatività artistica e culturale in pieno rigoglio.

Da tale provvida fioritura ecco sbocciare Edoardo Winspeare, figlio prediletto e orgoglioso (nonostante il cognome!) di questa madre terra arida, dura, forte di un’anima antica, pregna di tradizioni, di una discendenza rustica e fiera. Winspeare è un regista cinematografico e ci ha abituato a film girati in questo territorio (e qui soltanto!) di cui ci ha fatto conoscere l’intensità, la spigolosa durezza, la tenacia contadina, lo spirito eversore, con Pizzicata del 1995, poi Sangue vivo del 2000 in dialetto salentino, sottotitolato in italiano, quindi con Il miracolo del 2003 (presentato al Festival di Venezia di quell’anno).   

“Galantuomini” è il suo ultimo lavoro, storia di malavita intessuta sulla trama di una passione che coinvolge la mente e i sensi, assolutamente fuori dalle regole, poiché i protagonisti non potrebbero essere più distanti, più agli antipodi tra di loro: una donna capobanda e un magistrato. Entrambi i personaggi sono salentini, entrambi si ritrovano dopo lunghi anni di assenza, quasi di colpo si rincontrano, uscendo dalle scene dei loro giochi d’infanzia, tenero preludio al richiamo di un sentimento amoroso che si manifesterà più tardi, in età adulta.

Non svelerò certo la trama di un film avvincente e da vedere senz’altro per la corrispondenza perfetta tra la particolare natura dei paesaggi (stupendi) e l’interiorità psicologica dei personaggi: belli e aspri, sensuali e crudeli, umani e feroci.

Edoardo Winspeare sceglie per la prima volta di dirigere un cast di attori professionisti (la “stellare” Angela Finocchiaro, i bravissimi Fabrizio Gifuni, Beppe Fiorello) e di raccontare con maestria le contraddizioni di un mondo splendido e spietato, superbo e rozzo, senza scampo per certi versi, totalmente a sé stante, anche rispetto al resto della regione pugliese.

Basti ricordare il linguaggio (un dialetto esibito come una perentoria affermazione di identità) le antiche ascendenze (Messapia, la terra tra due mari, la Grecìa salentina) la cultura (il ballo della Pizzica e la Taranta, molto più che una danza, quindi, l’onnipresente, nelle strutture architettoniche e nei monumenti del luogo, stile Barocco).

Nel film “Galantuomini”, Winspeare fa risaltare l’inesorabile perdita di genuinità, di purezza primordiale che il territorio conservava sino a qualche decennio fa (e questo appare evidente nelle scene oniriche dei giochi infantili di inizio film) sino all’irrompere anche qui della malavita sempre più organizzata e incattivita (ha un suo nome, davvero singolare: “sacra corona unita”).

Il regista racconta appunto questa deriva mafiosa a partire dagli ultimi 15 – 20 anni, quando i delinquenti di questa sponda dell’Adriatico si alleano ai delinquenti di quell’altra sponda, sfruttandone i traffici balcanici di droga (e Dio sa di che altro ancora!).

Come per tutto il bacino del Mediterraneo anche la Puglia è sotto l’influenza di un segno drammatico e ribelle, intelligente e  passionale, violento e indomabile come lo Scorpione. Ma i singoli territori poi palesano un’influenza più distinta, riconoscibile da altri valori astrologici di appartenenza.

Per il Salento si è indotti a tirare in causa la Vergine e il segno opposto dei Pesci, quello che chiamiamo astrologicamente l’asse dialettico della conservazione e della trasformazione, della normalità e della eccezionalità, dell’Oggi e del Tempo senza Tempo. 

Basti pensare all’influenza dell’industria calzaturiera in questa regione (scarpe, calze – Vergine, piedi – Pesci), all’importanza del movimento liberatorio (danza – Pesci, ritmo del corpo – Vergine) allo sfruttamento dell’industria della pesca (Pesci – mare, Vergine – pesca) alle risorse vitivinicole (Pesci, i cui pianeti governatori sono Giove – olio e Nettuno – vino, mentre la Vergine è governata da Mercurio – commercio) alla estrema ritualità religiosa (Vergine – norma, Pesci – religione) alla volontà di conservazione del linguaggio e delle tradizioni locali (Vergine – conservazione).

Ultima notazione (e non certamente la meno importante!) persino l’organizzazione malavitosa tipica del posto “prende a prestito” un termine di chiara ritualità religiosa! (“sacra corona” unita).

Ma ritorniamo al nostro regista. Edoardo Winspeare nasce a Klagenfurt in Austria, il 14 settembre del 1965 all’una di notte (come da lui stesso rivelato).

Nel suo Tema Natale scopriamo una fortissima dialettica tra la Vergine (il segno dove lui ha il Sole appunto, ma accompagnato anche da Mercurio, Urano, Plutone) e i Pesci dove Edoardo ha il pianeta della consapevolezza e della maturazione interiore e creatrice: Saturno. Saturno qui oppone tutto lo stellium Vergine composto dal Sole, Mercurio, Urano, Plutone.

Incredibilmente sollecitato, allora il suo Tema dai valori Vergine – Pesci poc’anzi delineati, in modo stupefacente sintonizzato sullo spirito profondo del Salento, che di questi valori appare imbevuto.

Non si fa fatica a vedere il Cinema nel suo Tema: i pianeti della Scatola Magica, Giove e Venere (signori idealmente del Toro, segno del Cinema) sono splendidamente collegati tra loro da un aspetto celeste di trigono, il più bell’aspetto che esista!

Venere è infatti in Casa Quarta e Scorpione al trigono di Giove in Casa Dodicesima e Gemelli.

Venere in Scorpione lo sensibilizza nelle problematiche delle organizzazioni malavitose, che spesso sono così abilmente celate, così facilmente annidate in casa, radicate nei focolari domestici (Venere occupa la Casa Quarta, la famiglia).

Grazie poi alla potenza suggestiva offertagli dall’ascendente nel Cancro, il regista si svela come un narratore che si serve delle memorie, che affonda in uno spazio circolare di eventi intessuti tra di loro da una trama fiabesca, nostalgica, anche se non priva di elementi perturbatori, traumatici, a volte dirompentemente violenti (anche Marte, giova ricordare, occupa lo Scorpione!).

L’attenzione per la conservazione (fortissima in questo Tema e ribadita da quattro corpi celesti congiunti in Vergine!) assume poi nel regista il contenuto di un forte impegno di preservare la sua terra e in più occasioni ha mostrato un interesse concreto a promuovere e tutelare il territorio e i beni culturali ivi presenti (tante volte minacciati da invadenze e prevaricazioni di ogni genere e animate dalle solite “ottime intenzioni”!).

La sua maturità artistica Winspeare è scandita dal transito di Saturno attualmente in Vergine e, proprio adesso il pianeta del successo meritato, sta sciogliendo la lesione di opposizione presente alla nascita.

Dobbiamo presumere che il regista ha l’occasione di veder compiere un processo cominciato da lungo tempo e alcune sue ambizioni, che apparivano in passato quasi sogni irrealizzabili, stanno trovando un posto felice nella realtà.

Non si può escludere che, a partire da questo anno fortunato, Edoardo inizi un nuovo cammino in grado di portarlo sempre più lontano, verso nuove mete, di brillante e riconosciuta fama.




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