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INVECCHIARE BENE? SI PUÒ

a cura di Lidia Fassio
 

Non ha senso parlare di Saturno se non si affronta il tema dell’invecchiamento perché è uno dei suoi simboli. Possiamo dire che Saturno con i suoi tre cicli segna tre tappe importanti della vita, l’ultima delle quali è la piena maturità a cui, inevitabilmente fa seguito la vecchiaia.

Che cosa si intende per vecchiaia? Il dizionario Devoto fornisce questa definizione: “la fase più avanzata del ciclo biologico nella quale si manifestano vistosi fenomeni di decadimento fisico e un generale indebolimento dell’organismo”.  

Certo, ognuno di noi è in grado di vedere che i vecchi, o meglio gli anziani, sperimentano l’invecchiamento come una caduta di tono, di vitalità, ma anche come indebolimento di certe facoltà che prima padroneggiavano, tuttavia, è lecita una domanda: “quanto è vero tutto ciò e quanto, invece,  è imposto dalla società in cui viviamo che, non a caso, non ama gli anziani e li percepisce come “inutili”.

In un sistema in cui il valore è dato dall’immagine e dalla capacità produttiva ovviamente le persone che possono perdere di più sono proprio i vecchi che, non sono più produttivi e pertanto obbligati a sperimentarsi come “un peso sociale” a carico della comunità e come soggetti che sfruttano le risorse che altri producono.

E’ abbastanza tipico accendere la tv e sentire discorsi del tipo “devono esserci tanti soggetti giovani che lavorano altrimenti mancheranno i fondi per le pensioni”… questo contribuisce a far sentire gli anziani inutili, spogliati di ogni loro ruolo, presenze “senza peso”.

 

Eppure, proprio noi che utilizziamo il simbolo come strumento di comprensione possiamo affermare con certezza  che ogni età deve regalare i suoi frutti: non avrebbe senso pensare che la vita valga la pena di essere vissuta fino a 60 anni, dopo di che, tutto debba essere inutile e brutto; non a caso, proprio il terzo ciclo di Saturno -  che inizia intorno ai 58 anni -  è quello in cui il Grande Vecchio apre il suo preziosissimo  scrigno.

 

Molti gerontologi stanno affermando che non esiste questo declino o almeno, non per tutti e che non è affatto “determinato biologicamente”: certo, questo campo è relativamente giovane in quanto non possiamo dimenticare che solamente in questo ultimo secolo le aspettative di vita sono pressochè raddoppiate per cui, nel passato, non si presentava neppure la possibilità di approcciare questo tipo di studio.

Oggi invece prevalgono teorie che sostengono che la vecchiaia non è “biologicamente programmata” ma che invece dipende molto dall’ambiente in cui si vive, dai modelli societari e ancor più dallo sviluppo infantile. Ci sono studi che dimostrano che una volta che l’uomo si è liberato dai ruoli sessuali e dagli obblighi familiari, le capacità di crescita psicologica e cognitiva possono aumentare in relazione alle scelte e al grado di libertà  che la persona è in grado di concedersi.

Alcuni sostengono che il decadimento mentale sia attribuibile in parte alla mancanza di cultura che tende a portare alla mancanza di interessi: quando l’istruzione viene mantenuta in maniera costante il decadimento cognitivo anche oltre gli ottant’anni diventa insignificante. I test fatti per supportare queste teorie dimostrano che le capacità intellettive e persino la memoria non mostrano grandi differenze tra le persone di sessanta, settanta e ottant’anni: niente di significativo … anzi, nelle persone che “invecchiano bene” addirittura sono presenti miglioramenti in entrambi i campi.

Ci sono società, tipo quella svedese, in cui la vitalità delle persone anziane è maggiore oggi di quanto non fosse solamente dieci anni fa, come a dire che il “decadimento mentale e fisico” non è inevitabile.

Uno studioso svedese James Birren sostiene addirittura che “a cent’anni gli individui possono esser molto competenti e capaci di eseguire compiti intellettuali molto sofisticati”.

 

E’ però importante ricordare che, gli anziani di cui si parla non hanno mai smesso la loro vita “sociale” e questo sembra essere un nodo cruciale.

Non a caso, se seguiamo il percorso stabilito dalle case astrologiche, dopo la decima casa, che corrisponde all’autorealizzazione, si entra nell’undicesima che è la casa in cui troviamo la combinazione di Urano e Saturno che sembrano suggerire che, alla fine del ciclo lavorativo, liberi dai ruoli e dai doveri che siamo chiamati ad interpretare, siamo finalmente liberi di rivolgerci al “sociale” che offre la possibilità di sentirci  “parte di un’organizzazione più grande” che ha come finalità il crescere, il rapportarsi e il creare condizioni di miglioramento di vita per tutti.

Come a dire che ciò che fa invecchiare di più sembrerebbe essere il “disimpegno” che può essere visto come una “resa” in cui la persona via via si chiude sempre di più fino a restare bloccata nel suo ambito, interessata solamente alla sua casa e ai rapporti.

 

Ancora una volta ci può soccorrere il simbolo: i pianeti lenti ci suggeriscono che finita l’età di Saturno entriamo in quella di Urano che, con il suo ciclo di 84 anni a pieno titolo può essere oggi il vero barometro della vita umana, allora possiamo dire che questo pianeta ci sottolinea l’importanza dell’interazione umana, dello scambio e della condivisione come modalità per uscire dagli schemi e dai condizionamenti personali e societari. Se riusciamo a sentirci ancora in gioco, allora il segreto potrebbe essere più semplice di quanto non ipotizziamo: forse la vita di gruppo, l’impegnarsi socialmente ognuno con le proprie specificità potrebbe essere veramente “la scoperta dell’acqua calda”.

 

I ricercatori  sostengono che una buona capacità di progettazione a lungo termine è alla base di una vitalità mentale e cognitiva interessante e prolungata nel tempo: coloro che con l’uscita dal ciclo produttivo si chiudono e cominciano a pensare in termini di “come eravamo e di quanto era bello quando eravamo giovani” sembrano essere candidati più di tutti gli altri al decadimento.

Urano è “progetto” e nessuno mai ci ha detto che bisogna progettare solamente da giovani; così, gli studiosi americani e svedesi ci dicono che coloro che continuano a progettare cosa fare nel futuro non solo vivono più a lungo, ma migliorano anche  la qualità della loro vita. Perché si arrivi a questo bisogna però che ci sia un costante sviluppo delle sfere emotiva, culturale e sociale perché queste sono le molle che spingono a mantenere e conservare le capacità mentali proprio per continuare a vivere in ambienti stimolanti e attivi.

Lo studio faceva anche una netta distinzione tra queste persone e quelle che a tutti i costi non volevano lasciare la loro attività lavorativa che, invece, sono persone identificate con il loro ruolo e quindi più problematiche e meno adattabili. Qui si parla invece di soggetti che hanno ceduto l’attività lavorativa ma che si sono sentiti orgogliosi di entrare a far parte di quel “socialmente utile” a cui possono contribuire proprio con la loro esperienza; nello stesso tempo sono soggetti che hanno il desiderio di partecipare, di condividere e di essere a pieno titolo membri attivi del contesto in cui vivono.

 

Indubbiamente queste persone non sono quelle che si sono sentite “obbligate” a stare a casa perché in questo caso vi è spesso una crisi profonda che può anche sfiorare la depressione perché non vi è adattamento di alcun tipo ai cicli della vita.

Lo studio si riferisce a quelle persone che hanno avuto una vita piena e che vogliono continuare a svilupparsi anche dopo i sessantacinque – settant’anni.

 

Partendo da questi assunti e da questi nuovissimi studi possiamo allora porci la domanda: “non è che la tarda età sia ancora totalmente da inventare e non possa offrirci l’occasione di crescere ancora?”.

In questo caso possiamo allora avvicinarci al mito di Saturno che ci dice che è proprio nel suo terzo passaggio, ovvero dopo il soggiorno nel Tartaro, che diventa Signore dell’Età dell’Oro, qualcosa di molto simile al Vecchio Saggio.

 

Credo infatti che bisognerà riflettere sulla vecchiaia e sulle possibilità di raggiungere anche in essa un ulteriore sviluppo psicologico quello che è rappresentato appunto dall’archetipo del Vecchio Saggio che è un soggetto molto lontano dal decadimento ma accompagnato dal “senex” ovvero da quel senso di valore che si lega all’esperienza che si è acquisita e che può fare veramente la differenza rispetto ad un giovane.

Essendo un archetipo il senex non può avere un’età particolare: infatti possiamo avere senex giovani, così come puer attempati. L’archetipo del senex più che alla saggezza (che è sempre difficile da definire) sembra invece parlare di soddisfazione, di sentirsi appagati, di saper godere di ciò che la vita offre a tutte le età, nonché di aver acquisito la capacità di affrontare le tensioni e i conflitti senza essere schiacciati da essi; significa essere usciti, come vogliono Urano e Nettuno, dalle dinamiche e dai complessi dell’Io raggiungendo quel senso di trascendenza che è “distacco” ma certo non isolamento.

 

Visto che l’età media si sta allungando è importantissimo pensare in anticipo alla vecchiaia in quanto non ci si può trovare “dentro” ma bisogna corteggiarla e aiutarla ad entrare nella vita in modo soft, mantenendo soprattutto i contatti sociali ed amicali che sono fonte di nutrimento e di scambio sia intellettuale che affettivo (non si può invecchiare senza affetti perché allora la vecchiaia è triste e la tristezza genera chiusura). Forse potremmo considerare l’undecima casa la casa anche quella della “vecchiaia” simbolica, quel luogo in cui si ha la sensazione di poter essere utili proprio in virtù della partecipazione che si ha a tutto ciò che ci circonda.

 

L’attività finalizzata e complessa, i legami sociali e i rapporti al di fuori della famiglia sembrano essere i punti che fanno la differenza tra coloro che vivono bene la loro vecchiaia e coloro che, invece, si trovano in seria difficoltà. Non solo, sembra provato anche che chi fa vita sociale ha anche un sistema immunitario più robusto e strutturato rispetto a chi è isolato e solo.

L’undicesima casa e Urano possono rappresentare proprio quel comportamento organizzato, complesso e finalizzato alla crescita e all’esplorazione e, forse, oggi, possono essere anche il simbolo di una senescenza pienamente vitale e ricca di doni. 




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