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PETER PAN E IL BAMBINO DIVINO

a cura di Lidia Fassio
 

Peter Pan rappresenta il mondo incantato dell’infanzia e la difficoltà di crescere; tuttavia la sua simbologia a livello psicologico è molto sottile, tratta del bisogno di ognuno di noi di mantenere un rapporto con il mondo incantato dell’infanzia, non certo restando infantili, ma riuscendo a restare in contatto con quella parte creativa che ha voglia di spontaneità, che ha sentimenti autentici e che rimane collegata al cuore e alle emozioni; questo è il vero segreto della favola di Peter Pan che vuole sottolineare che il bisogno di immaginare, di fantasticare non ha nulla a che vedere con il “non crescere” ma può anzi essere quella che ci mantiene capaci di entusiasmarci e di essere creativi pur tenendo fede alle nostre responsabilità e alla nostra condizione di esseri adulti.
All’interno di ognuno di noi c’è un’istanza psichica che Jung ha chiamato “bambino divino” che è capace di improvvisare, di creare e di “trasformare”: non potrà accadere nulla nella “realtà” se non lo abbiamo prima creato e immaginato nella nostra psiche; se però non abbiamo contatto con questa parte vivremo come il signor Darling che è compresso nel suo mondo fatto di numeri, di titoli, di azioni e di tutto ciò che fa parte della vita ordinaria e materiale, perdendo però l’enorme magia che ci può arrivare dalla parte più vera e naturale di noi.
Jung diceva che noi abbiamo questa potente energia al nostro interno: l’energia del Puer - che è quella di Peter Pan - capace di costruire e vedere sempre nuove possibilità; in tutte le mitologie è presente sotto forma di “bambino divino”, quello che simbolicamente dà il via alla nuova era proprio perché con la sua energia ha il potere di ridisegnare il cosmo e il futuro dell’umanità; è la parte che ispira, che illumina, che però per essere mantenuta ha bisogno di desideri e sentimenti autentici.

Peter Pan ci dice che se ci allontaniamo troppo da questa parte perdiamo vitalità, diventiamo sterili e allora sì che invecchiamo ma non solo fisicamente; la vecchiaia non è solo un cedimento fisico ma è soprattutto una mancanza di vitalità e di voglia di programmare il futuro. La ricerca così affannosa di bellezza che tutti abbiamo sotto gli occhi e che è tipica del mondo occidentale potrebbe essere una forma di compensazione che deriva dal troppo allontanamento da sé stessi e dalla propria autenticità, dalla difficoltà di vivere in maniera spontanea e creativa e, proprio per questo il simbolo sembra trasformarsi, esasperarsi ed essere vissuto in una forma solo negativa: per assurdo oggi ci accontentiamo di non crescere fisicamente, dimenticandoci che il segreto di una reale giovinezza sta nello spirito e non nel corpo.
Il segreto di Peter Pan è sotto gli occhi di tutti: la favola si conclude con il signor Darling che, insieme a tutta la famiglia, guarda il galeone di Capitan Uncino che solca il cielo allontanandosi sopra le nuvole; egli dice: “quell’immagine l’avevo già vista tanto tempo prima..”.
Nello spazio della favola è infatti accaduto il miracolo: lui si è ammorbidito, ha lasciato andare la sua corazza e si è ricordato dell’infanzia e proprio questo gli ha ridato pace, serenità, lo ha fatto sentire bene ma, soprattutto, gli ha permesso di sognare, di ritornare giovane, di godere anche della sua fantasia e di condividere questo con i suoi figli.
Peter Pan ci insegna che possiamo essere adulti e maturi senza perdere il contatto con quella matrice originaria interna che ci permette di essere unici e speciali ma soprattutto di essere creativi e spontanei.

L’astrologia, proprio nel rapporto che noi abbiamo con il nostro Mercurio (che è l’archetipo del Puer Peter Pan) e con la nostra quinta casa, ci può segnalare in quale modo noi abbiamo integrato questo “bambino divino” e se siamo o meno in grado di esprimerlo bene in modo da cogliere tutti i suoi segreti.
Un Mercurio vissuto bene ed integrato ci accompagna a mantenere viva quella parte del bambino che vuole sperimentare, curiosare, che non si fossilizza ma vuole conoscere, imparare e scoprire tutto ciò che c’è di nuovo: anche la casa quinta ha questo potere: è la casa dove noi possiamo scoprire quello che “rigenera” e “ricarica” le nostre pile. Da sempre l’astrologia ha sottolineato il rapporto della quinta casa con i nostri hobbies; questo indica che se riusciamo a fare ciò che veramente ci piace possiamo mantenere il contatto con la creatività che deve fluire spontanea e che non deve essere organizzata altrimenti perde la sua magia: gli hobbies sono ciò che noi facciamo nel nostro tempo libero e, si presume, siano ciò che ci alimenta e ci fa sentire bene, vivi e in rapporto con il nostro centro più profondo e più vero.
La quinta casa è anche la casa dove c’è l’espressione autentica della nostra identità: se siamo in contatto con essa ci sentiremo sempre autentici e manteniamo vivo ed intatto il nostro senso vitale: se ci scolleghiamo da essa, ci scolleghiamo anche dalla vita e potremo solo imitare e mai creare.




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