ASTROLOGIA IN LINEA
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LA SPERANZA TRA LE MACERIE

a cura di Sandra Zagatti
 

Dopo il terremoto che ha devastato la provincia dell’Aquila, l’opinione pubblica ha reagito con comprensibile choc, dolore, tristezza, oltre che con polemiche più o meno legittime o motivate su ciò che si poteva fare e su chi doveva farlo. E’ normale che la psiche umana tenda istintivamente a rifiutare l’ineluttabilità delle sofferenze inflitte da eventi drammatici come i disastri naturali, e nella disperazione cerca colpe da punire e colpevoli da additare.

Un modo per difendersi dal dolore, quando è insopportabile, è proprio quello di circoscriverlo e allontanarlo: un po’ come nel mito del “capro espiatorio”, che veniva cacciato fuori dalle mura cittadine, carico di tutte le colpe, gli errori e i peccati umani, in modo che li portasse via con sé e l’ordine civico e morale della comunità fosse ripristinato… Un tale atteggiamento rientra quindi nei cosiddetti “istinti di conservazione” che ogni organismo, individuale e sociale, attiva nei momenti di difficoltà o di pericolo. La componente razionale interviene dopo, e porta con sé altri valori: quei valori più nobili, evoluti ed evolutivi, che differenziano l’uomo dagli altri animali e ne arricchiscono la dignità.

 

Nel caso del sisma dell’Aquila è accaduto qualcosa del genere. Immediatamente è scattata la polemica su quanto affermato da Giampaolo Giuliani, il ricercatore del laboratorio del Gran Sasso che fu accusato di allarmismo quando sostenne che lo sciame sismico in corso da mesi poteva preannunciare un evento di maggiore gravità. Anche a tal proposito, l’opinione pubblica, i politici e il mondo scientifico si sono divisi in due correnti estreme, e allo stato attuale c’è da augurarsi che prevalga la via di mezzo: quella che non condanna né assolve per semplice pre-giudizio ma controlla, analizza, valuta e trae conclusioni realistiche. E, a detta di molti, sembra in effetti più sensato concludere che l’allarme di Giuliani non fosse sufficientemente circostanziato per autorizzare un trasferimento di cittadini (quanti?) verso aree sicure (quali?) e per un tempo congruo (fin quando?); ma è risultato tuttavia sufficientemente fondato per incoraggiare un doveroso esame della metodologia adottata ed approfondirne funzioni e finalità. Né sarebbe tempo o denaro sprecato, se servisse a salvare anche solo una vita, una casa, un monumento.

 

Ma il dubbio, l’interrogativo, rimane: è possibile prevedere un sisma? e, se sì, fino a che punto, fino a quale livello di dettaglio in termini temporali e spaziali?

Perché è senz’altro vero che una corretta e autentica prevenzione può sostituirsi in gran parte all’eventuale ausilio della previsione, ma è altrettanto vero che serve poco dire che forse ci sarà un terremoto da qualche parte nei prossimi tempi… Insomma: il problema è che ogni ricerca, ogni tecnica o sistema di monitoraggio può essere utile sul piano teorico e svilupparsi in direzioni promettenti, ma sul piano pratico è solo la certezza dell’evento e della sua precisa collocazione spazio-temporale a permettere interventi di salvaguardia estrema, compreso un eventuale esodo della cittadinanza minacciata. Fino a quel momento, si deve comunque continuare nell’opera di ricerca, nonché su quella di prevenzione edilizia e informazione comportamentale.

 

Per quanto riguarda la previsione astrologica, il discorso è analogo, seppur trasferito su un livello simbolico. Esistono, in effetti, alcuni segnali di periodi a rischio, evidenziati da certe configurazioni in cui la “tensione” planetaria è accompagnata dalla “compressione”. Qualcosa del genere all’opposizione Saturno-Urano in corso da mesi e che ha caratterizzato il sisma dell’Aquila. Urano è infatti un pianeta insofferente, eccentrico, fortemente dinamico: la sua energia tende a manifestarsi in eventi improvvisi e rapidi, con i quali chiede cambiamento, novità; a volte rivoluziona la realtà anche in senso positivo, perchè può demolire e permettere di superare stasi soffocanti e ormai sterili. Viceversa, Saturno è il pianeta degli “anelli” e quindi limita, blocca, rallenta: tende a mantenere e conservare, a consolidare e costruire, ed anche quando ci invita a “tagliare i rami secchi” della nostra vita, lo fa mediante un processo decisionale di lenta consapevolezza e maturazione.

Con Urano da un lato che incalzava e Saturno dall’altro che frenava, quella opposizione era dunque sospetta, ma a lungo ha mantenuto un pur precario equilibrio, come quello tra due avversari che si studiano; e c’è voluto l’intervento di Marte, in congiunzione a Urano e in opposizione a Saturno, a scatenare, purtroppo, un “evento”.

Ma il dilemma resta. Innanzitutto perché, a parità di simbolo, i livelli di manifestazione in cui può essere interpretato sono molteplici, e non è detto che tra questi sia il livello fisico o materiale quello preferenziale: in pratica, la possibilità che una tale configurazione rilasciasse la propria energia in un evento sismico era solo un’ipotesi verosimile tra tante. Ma soprattutto perché, anche volendo accettare questa ipotesi come prioritaria, una configurazione celeste non può da sola indicare un corrispondente geografico e quindi vale per tutte le zone del pianeta, oltretutto per un tempo almeno coincidente con la sua durata, cioè quasi un anno per l’opposizione Marte-Urano e qualche settimana per la congiunzione di Marte.

 

Ci sono altri segnali astrologici riconducibili alla dialettica tra tensione e compressione, tra cui un particolare “modello” che presenta una distribuzione planetaria particolare, riscontrata in diversi terremoti importanti della storia. E’ il cosiddetto Modello “Tazza”, in cui i pianeti sono tutti nello stesso emisfero e tre sestili consecutivi, intrecciati da due trigoni, coprono 180° e vengono quindi chiusi da un’opposizione di bordo. E’ evidente che i sestili e i trigoni descrivono un’energia vivace e creativa (“positiva”) che tuttavia in questo caso viene in qualche modo bloccata e limitata dall’opposizione, che agisce come un coperchio su una pentola in ebollizione.

I Modelli planetari non sono particolarmente rari, di per sé, ma spesso gli aspetti necessari vengono formati dai pianeti veloci e quindi si sciolgono in fretta, risultando invece più incisivi quando sono i pianeti lenti a formarlo. Un Modello a Tazza si è formato ad esempio a fine ottobre 2008, in particolare in occasione della Luna Nuova del 28 ottobre, con tutti i pianeti distribuiti nell’emisfero tra Vergine e Pesci, i tre sestili formati da Saturno in Vergine, Marte in Scorpione, Giove in Capricorno, Urano in Pesci, e ovviamente l’opposizione di bordo Saturno-Urano. Io stessa, qualche giorno prima, notai solo fugacemente che quel Novilunio presentava una configurazione “da terremoto”… ma è un po’ come quando d’inverno arriva un vento caldo e si usa dire “c’è aria da terremoto”, senza sapere perché. Pochi sanno che il riscaldamento degli strati superficiali del terreno può causare uno sbalzo termico troppo netto con il freddo degli strati più profondi e che questo può generare a sua volta uno spostamento critico di eventuali faglie o strutture geologiche diverse… E pochi hanno saputo del sisma che ha colpito la parte sud-occidentale del Pakistan il 29 ottobre, nonostante abbia causato quasi 150 morti. La notizia non è stata enfatizzata dai mass-media, e in fondo tra Pakistan e Afghanistan passa proprio la faglia che separa la placca tettonica indiana da quella eurasiatica: è normale che ogni tanto la terra si muova, no?

Normale sì, ma non per questo meno drammatico.

 

E dunque veniamo ad un altro aspetto cruciale, nella delicata opera di ricerca astrologica sulla previsione dei terremoti. I simboli sono assoluti, come già detto, e per “relativizzarli”, contestualizzarli e classificarli in termini di gravità è necessario qualcosa di più di una semplice e pur sospetta configurazione generica.

E’ ovvio che un terremoto in una zona disabitata può risultare ininfluente, anche se potenzialmente devastante, ed è altrettanto ovvio che un terremoto anche modesto può causare danni ingenti e persino vittime in territori ad alta densità e con costruzioni precarie. Per questo la comparazione tra le due scale Richter e Mercalli è non solo inappropriata ma a volte persino inopportuna. La misurazione Richter non è, infatti una “scala” vera e propria, perché la “magnitudo” a cui fa riferimento è una unità di misura (al pari del metro o del grammo) che quantifica l’energia rilasciata da un sisma nel suo ipocentro: cioè esattamente dove l’evento si realizza. E’ un valore assoluto, dunque. La scala Mercalli, invece, si basa su una valutazione degli effetti provocati dal terremoto sull’epicentro e dintorni, quindi sulla superficie, e non ha alcuna diretta “corrispondenza” con la Richter, nonostante quanto dicono spesso i cronisti: un sisma di Magnitudo elevata può provocare pochi danni visibili se l’ipocentro è molto profondo o se l’epicentro è in pieno oceano (e non vicino alle coste del sud-asia come per lo tsunami del dicembre 2004); oppure può corrispondere a un grado Mercalli altrettanto elevato quando crolla una scuola e muoiono tanti bambini (come nel terremoto di San Giuliano del 2002, di Magnitudo modesta), mentre l’edificio a fianco rimasto in piedi descrive un grado Mercalli bassissimo.

 

Il luogo, dunque, è importante quanto il momento; ma anche altrettanto difficile da identificare, astrologicamente parlando. Non esiste, infatti, un “tema natale” di riferimento, su cui applicare le configurazioni celesti, come si fa per i transiti individuali. Pur accettando per buona la teoria che assegna ad ogni Stato il tema della propria fondazione (quando reperibile) o almeno una correlazione zodiacale generica in sintonia con il paesaggio, la storia o il carattere degli abitanti… sarebbe comunque assurdo impostare una previsione di tipo “puntuale” perché, anche scartando i territori a basso rischio sismico, ne resterebbero sempre troppi da valutare a priori.

Se, dunque, per “domificare” – cioè trasferire sulla terra una configurazione celeste – è necessario un tema, una valida alternativa consiste nel partire dai temi collettivi, cioè lunazioni, temi di ingresso, temi di inizio anno, eclissi, e poi domificarli con l’astrogeografia: una tecnica permessa dai software informatici e che fornisce una visione del planisfero terrestre, intercettando alcuni principali luoghi con le linee planetarie di maggior tensione. In pratica, l’astrogeografia segnala le zone in cui i pianeti sorgono o culminano, cioè si portano sull’Ascendente o Medio Cielo (nel momento in cui avviene una lunazione, un ingresso, un’eclisse ecc.), e laddove i pianeti sono in aspetto dissonante e quindi le linee si incrociano, può essere facilmente identificata una zona più sensibile alla manifestazione di tali dissonanze.

 

Tutto chiaro, dunque? In teoria forse, ma in pratica ciò che possiamo raggiungere, in termini previsionali, è ancora e soltanto l’identificazione di un periodo e di alcune zone a rischio… senza nemmeno avere la certezza che si tratti di un rischio sismico.

Valga un esempio per tutti. Il tema di ingresso del Sole in Ariete, il 20 marzo, vedeva la linea di Venere al Medio Cielo attraversare l’Italia centrale: l’Aquila, certo, ma anche Roma ed altre città. Ciò significa che nel momento in cui il Sole è entrato in Ariete, Venere culminava sul cielo dell’Abruzzo. Il tema di Luna Nuova, il 26 marzo, vedeva invece la linea di Urano sul Discendente delle stesse coordinate; il che significa che in quel momento Urano tramontava sull’orizzonte abruzzese. Ovvio che un pianeta culmina, sorge o tramonta ogni giorno in ogni luogo, ed è quindi la concomitanza con un evento celeste particolare che può rendere più importante questa angolarità. Tuttavia, è un’angolarità che si estende su un territorio alquanto ampio, inoltre entrambi i temi presi ad esempio avevano una pertinenza temporale di un mese (Sole in un segno, Novilunio), e solo il senno del poi può farci dire, oggi, che proprio quel mese ha compreso il 6 aprile, che quella opposizione Urano-Saturno sull’orizzonte si è manifestata in un terremoto proprio nelle settimane in cui Marte l’ha stuzzicata (due giorni dopo della precisa opposizione a Saturno, pochi giorni prima della precisa congiunzione a Urano), e che quella Venere culminante quadrata a Plutone ha portato… amore, nonostante tutto: solidarietà e vicinanza, anche se in un evento di morte, di perdita, di distruzione.

Potevano bastare queste indicazioni? Possono bastare queste tecniche, per parlare di una vera previsione di terremoti?

Se vogliamo essere onesti, dobbiamo rispondere negativamente. Può sembrare frustrante come conclusione, ma non deve scoraggiare: è comunque un prezioso insegnamento di umiltà. La stessa astrologia individuale ci ricorda che il campo delle previsioni non è mai deterministico e, se pure riusciamo ad assegnare ai diversi tempi della vita una connotazione qualitativa, non è possibile identificare l’evento preciso che ci coinvolgerà, né i modi o i momenti in cui dovrebbe verificarsi. In astrologia collettiva ciò vale almeno in egual misura, se non di più. Illudersi che l’astrologia possa fornire risposte esatte, in termini di “cosa, dove, quando” (e non solo domande più giuste con cui confrontarsi), rivela l’umano bisogno di difendersi dal senso di precarietà che ci fa sentire alla mercè dell’ignoto: dell’imprevisto, appunto.

 

Eppure non siamo così vulnerabili. Le conoscenze moderne ci permettono ottime difese, sia grazie alla prevenzione edilizia e urbanistica che mediante un’adeguata informazione. Anche perché l’attività sismica, come quella vulcanica, è caratteristica di ogni pianeta “vivo” e manifesta l’esigenza della terra di muoversi e modificarsi. Questo dovrebbe semmai indurci a riflettere sugli errori commessi in decenni di opere di imbrigliamento territoriale, cementificazione e violenze idrogeologiche, facendoci capire che le “colpe” non sono di qualcuno in particolare ma culturali, e che cambiare comportamento passa attraverso l’accettazione della convivenza con la natura e il rispetto della sua energia vitale: non il suo dominio, per altro solo presunto.

In quest’ottica, risulterebbe non solo più giusto ma anche più promettente continuare nella ricerca, nella raccolta dati, nella verifica delle corrispondenze, approfondendo metodi e vagliando ulteriori strumenti: dall’astrologia alla scienza, dalla radiestesia all’osservazione del comportamento animale… Anzi, forse la possibilità di raggiungere qualche traguardo aumenterebbe se si affrontasse il problema in senso multidisciplinare: convogliando ipotesi e conoscenze in un risultato che sarebbe maggiore della somma dei singoli contributi, finora inadeguati.

Sembra un’utopia, nell’era della specializzazione e della competizione. Ma se ancora riusciamo a condividere il dolore causato da certi eventi, a unire le forze e i cuori nell’opera di solidarietà e soccorso, così come è avvenuto dopo il terremoto dell’Aquila, evidentemente non abbiamo dimenticato i valori che durano, quelli che resistono alle scosse della vita e che addirittura si pongono come riferimenti primari quando tutto sembra perduto. E forse non è del tutto assurdo sperare di riuscire a fare un passo in più, nel comune intento, se non altro per fare tesoro di queste esperienze e non aspettare di trovarci in situazioni drammatiche per sentirci più vicini e corresponsabili, come inquilini del nostro meraviglioso pianeta.




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