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MERCURIO E LA SUA FUNZIONE DI “PSICOPOMPO”

a cura di Lidia Fassio
 

La psicologia Junghiana ha utilizzato immagini e personaggi provenienti dai miti rendendo così omaggio agli  antichi che avevano già individuato tantissimi “temi” appartenenti alla vita comune di ogni singolo individuo, veri e propri “passaggi cruciali” che ogni persona deve superare per arrivare ad essere adulto e maturo e per dare un senso alla vita.

Ovviamente il mito ha  selezionato dei personaggi simbolo, vere e proprie figure chiave che rappresentano particolari funzioni psicologiche (come Zeus o Crono) vedendo in essi l’incarnazione di un complesso (come nel caso di Edipo), o di un modo preciso di essere (Eracle).

In questo modo tutto diventava più semplice in quanto i tratti caratteriali e certe particolarità venivano immediatamente messe in evidenza, come vere e proprie figure teatrali che accentuavano,  caricaturizzavano e incarnavano determinati aspetti della realtà.

In effetti, dai miti, la psicologia junghiana ha attinto tantissimo interpretandoli e soprattutto “spiegandoli” alla luce delle conoscenze psicologiche attuali. E’ così che determinate divinità o personaggi possono aiutarci a comprendere meglio ciò che fa la nostra psiche e come si comporta di fronte a passaggi che possono essere considerati “mitici”, in quanto appartenenti ad ognuno di  noi.

Anche l’astrologia umanistica si avvale del simbolo per comprendere i tratti presenti in un tema natale; così, questi personaggi servono allo scopo in quanto forniscono, solo a nominarli, una serie di immagini interiori che consentono la lettura di una serie infinita di tratti.

 

Un personaggio di cui abbiamo parlato molte volte è Ermes Mercurio, il grande Dio greco conosciuto per essere uno dei figli di Zeus e per la sua rappresentazione dell’adolescenza: se si pensa a Mercurio salta immediatamente alla mente un fanciullo vivace e pieno di argento vivo, con tutti i tratti psicologici legati a quell’età: curiosità, intraprendenza, opportunismo, voglia di giocare e di divertirsi, intelligenza, ironia e spensieratezza: basta quindi un nome per “evocare” una quantità infinita di significati simbolici che, noi astrologi, utilizziamo per tradurre il simbolo presente nel tema natale.

 

Hermes nel mito aveva tantissime funzioni ed è uno degli Dei più attivi anche se, sul piano del potere, non era certo considerato tra quelli più incisivi, almeno non alla stregua di Zeus o di Apollo, tuttavia il suo mito è ricchissimo, più di tutti gli altri.

 

Il simbolo più conosciuto di Ermes, o meglio, la funzione che ha reso “famoso” Mercurio è sicuramente quella di “messaggero degli Dei” il che definisce subito il suo carattere mobile, la facilità di spostamento e il suo continuo attraversamento dei confini dei vari regni. Ermes è figlio illegittimo di Zeus e di Maja, in quanto nato fuori dal matrimonio: tuttavia, tra lui e il padre c’è una buona intesa e, quando il capo degli Dei si accorge che, con la sua visione dall’alto dell’Olimpo non può cogliere e penetrare in ciò che accade nei suoi regni, decide di incaricare il figlio a rappresentarlo, a fargli da messaggero portando le sue leggi in ogni singolo regno e riportando indietro le considerazioni e le opinioni degli altri Dei e degli abitanti dei regni che Zeus non può vedere e frequentare.

I questo modo si è formata una “coppia archetipica” ovvero una coppia che rappresenta pienamente la funzione “comunicazione, interazione, scambio” che apporta ad entrambi grandi vantaggi: infatti,

- da  un lato abbiamo Zeus che può così avere un contatto con chi è lontano e, in un certo senso, può impadronirsi dei dettagli e della realtà, lui che vive al di fuori di essa e che è in grado solo di vedere l’insieme e non le singole parti che lo compongono;

- dall’altro abbiamo Ermes che è assetato di conoscenza e di curiosità  e che, in questo suo spaziare tra un regno e l’altro, può cogliere tantissimi particolari e arricchire il suo brillante mondo cognitivo.

Si è creata così una coppia di funzioni complementari fondamentali per rappresentare quella che chiamiamo normalmente “comunicazione” dotata di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per cogliere i tratti salienti della realtà ordinaria che si avvale dei 5 sensi e tradurre il tutto in una visione più allargata che consenta di elaborare i fatti e di sintetizzarli in vere e proprie esperienze che possono essere fissate e riutilizzate.

 

La rappresentazione simbolica di questo “spaziare” mercuriale trova collocazione nella psicologia junghiana nella funzione di “psicopompo”. Infatti Jung riconosce a Mercurio un carattere “ermetico” da mediatore e lo fa  diventare – nella sua funzione più elevata – un interprete ed un portatore di conoscenza non solo nel suo essere messaggero tra gli umani e la divinità e tra le divinità stesse, ma anche nel suo essere messaggero e mediatore in senso più strettamente metaforico tra la coscienza e l’inconscio e tra la coscienza e il super conscio.

 

Si tratta dunque di una divinità alchemica che permette la trasformazione del “piombo in oro” che, sul piano psicologico, simboleggia il passaggio dalla materia grezza (inconscio, pulsioni ed istinti) in materia raffinata (super conscio, ovvero materia spirituale che contempla contenuti più elevati); possiamo vedere in Ermes la funzione di psicopompo ovvero la capacità che ha la nostra coscienza di scendere nelle profondità degli abissi per “illuminare” contenuti che possono poi essere portati in superficie ed “analizzati”. Questo rubare all’oscurità per portare alla luce sintetizza in modo inequivocabile il lavoro continuo dell’Io e della coscienza che hanno bisogno di conoscere, di allargare la loro visione e, pertanto, di strappar contenuti all’ombra che impedisce all’uomo di essere padrone della sua vita.

 

Possiamo però immaginare anche lo psicopompo come la funzione che fa il “terapeuta” in un’analisi del profondo: in effetti, il terapeuta si deve porre come mediatore e facilitatore, come colui che aiuta  l’individuo ad evitare le trappole dell’inconscio e ad interpretare i contenuti che emergono attraverso i ricordi o i sogni, in modo da permettere la  “decodificazione” di ciò che è sintetizzato e contento nei nostri personali abissi. In effetti, il terapeuta non fa altro che aiutare il suo paziente a “spezzettare ed analizzare” il materiale che è fuoriuscito e che inizialmente si presenta “grezzo” in quanto ancora contaminato dall’ombra e dai complessi.

 

Ancora una volta il mito ci viene in soccorso poiché lo psicopompo era anche la figura che scortava le anime negli Inferi, mestiere che faceva anche l’Ermes greco o il Caronte etrusco. Il suo compito infatti era traghettare i morti ma lo scopriamo anche nella funzione di “accompagnatore di eroi”, ovvero di coloro che non entravano nel regno degli inferi in quanto morti, ma per affrontare invece una morte simbolica foriera di rinascita dopo essersi ricongiunti con la loro “metà oscura”.

Come tutti i personaggi mitici è rintracciabile in tutte le culture poiché rappresenta una funzione archetipica necessaria alla psiche. Nella mitologia celtica infatti abbiamo Lug, in quella nordica abbiamo Odino, in quella egizia abbiamo Osiride, tutte rappresentazioni di come gli antichi tenessero in conto la morte e la onorassero aiutando le anime ad entrare ed attraversare il suo regno. Anche nella mitologia cristiana abbiamo la figura di San Michele arcangelo che aveva tra le sue funzioni anche quella di accompagnare i defunti.

 

E’ indubbio che queste figure sono state create e sono diventate simboli del difficile ma importante passaggio che l’uomo si trova a fare quando viene chiamato a scoprire la sua vera identità, buttando giù le maschere create dall’Io per difendersi dai suoi fantasmi interni.

In ogni crisi l’uomo viene spinto dentro ad una sorta di baratro che lo porta al confronto con qualche contenuto inconscio che dovrà essere portato in superficie in modo che possa perdere la sua pericolosità e lasciar emergere ciò che, invece, di costruttivo ha da offrire.

Pertanto, l’idea di un personaggio che accompagni in questo difficile viaggio che, in tutto e per tutto somiglia ad una morte, da un lato rendeva il passaggio meno pericoloso ma, dall’altro, era anche un modo per mostrare che nessuno poteva sottrarsi all’inconscio che prima o poi andava affrontato.

Certo, nel mito l’eroe eroi è colui che sceglie di fare il viaggio quando si trova ad un momento cruciale della sua vita; un chiaro riferimento al processo di individuazione che altro non è che un pellegrinaggio alla ricerca della propria vera essenza.

 

La funzione di psicopompo tuttavia non è diretta solamente verso la zona dell’inconscio, ma è anche in grado di elaborare e di far esperire alla coscienza contenuti che giungono da quella zona che Assagioli chiama “super conscio”, ovvero quell’ambito della nostra psiche in cui sedimentano i contenuti più elevati, quelli più prettamente spirituali che hanno il compito di spingerci a migliorarci e a trovare sempre dentro di noi una maggior unità ed un senso di armonia con il divino.

Anche questi contenuti pur se estremamente positivi, non sono facili da essere approcciati dall’uomo comune che teme le energie sottili almeno quanto teme quelle dense.

La coscienza ha bisogno di “filtri”: non può affrontare mai direttamente gli archetipi né quelli luminosi né quelli inferi e Mercurio nella sua funzione psicopompo consente proprio questo filtro e questa “integrazione” graduale offrendo le sue qualità di interprete e di creatore di “contatti e di ponti” che possano poi essere attraversati.

 

Anche l’astrologia ha visto nel simbolo di Mercurio il lato psicopompo anche se questa potenzialità la ottiene solamente nella sua terza sede.

 

Mercurio infatti, nella sua prima sede Gemelli si presenta più come personaggio curioso e dinamico, sempre in movimento e, pertanto, instabile ma interessato a scoprire il mondo esterno, spinto dalla sua potente percezione sensoriale a cogliere tutti i minimi movimenti che registrano i suoi sensi, imparando così a decodificare, nominare, discriminare, catalogare e memorizzare. Qui vediamo al lavoro l’importanza del gioco e del movimento che aiutano e sono funzionali all’apprendere, al socializzare e al comunicare, tutte cose che il bambino fa nella primissima parte dell’infanzia (casa IIIa); in questa sede tutto deve essere portato dentro e tutto deve essere poi comunicato in modo da dare avvio allo scambio.

 

Nella sua seconda sede Vergine, Mercurio diventa lo scolaro, ovvero colui che ha stabilizzato la sua libido  e che può cominciare ad approfondire e a collegare tra loro le varie nozioni. Qui Mercurio diventa industriosità ed applicazione e fornisce al bambino la vera capacità di selezionare ciò che giunge alla sua percezione, preparandolo a scegliere. Il movimento diventa meno rapido, ma molto più preciso e in questa sede non sfugge nulla, tutto viene analizzato in modo da comprendere ciò che è valido da ciò che non lo è e che dovrà essere eliminato (casa VIa); qui non serve più prettamente la comunicazione ma mette in contatto le necessità personali con quelle collettive.

 

Nella sua terza sede Scorpione, Mercurio diventa realmente lo psicopompo. Indica un passaggio in cui la coscienza ha una sua precisa struttura e quindi è in grado di affrontare l’inconscio e di portare fuori quei contenuti che, non essendo integrati, agiscono totalmente al di fuori dall’Io e sembrano quindi non permettere all’individuo di agire secondo la sua precisa volontà.

Qui infatti Mercurio diventa il ponte tra la coscienza e l’inconscio e consente veramente quell’alchimia che giunge dalla possibilità di trasformare ed integrare ciò che prima era considerato distruttivo. In questa sede Mercurio diventa capace di “vedere dentro”, ovvero non si limita più alla vista esterna ma è in grado di  penetrare nell’oscurità (casa VIIIa).

 

E’ qui che avviene il viaggio, il pellegrinaggio agli inferi che consentirà la ripulitura di tutti i canali che prima erano contaminati da ombre, complessi e dal rimosso potendo così giungere ad una “nuova visione” più ampia, ma soprattutto più raffinata che consentirà l’accesso alla “nascita spirituale”. In questa sede Mercurio permette la costruzione di quel ponte che consentirà la riunificazione tra l’Io e il Sé.




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