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VINCERE!

a cura di Francesco Astore
 
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Unico italiano in concorso a Cannes 2009, Marco Bellocchio riesce a entrare a pieno titolo nella rosa dei registi più convincenti di quest’ultima stagione cinematografica con il suo “Vincere”. Stupendo, in particolare l’inserimento di filmati storici, le musiche, la ricostruzione, i costumi: tutto efficacemente integrato nella struttura dell’opera sia sotto profilo puramente estetico che quello contenutistico.

 

“È un melodramma futurista, questo film, affonda le sue radici proprio nel melodramma, mentre la sua caratteristica futuristica si esprime in un montaggio d’attacco e molto veloce. Non dimentichiamo che questo movimento è stato soprattutto un’espressione figurativa e non musicale o letteraria”: queste le parole del regista alla conferenza stampa del Festival.

 

“Vincere”, mai verbo poteva rivelarsi così efficace, essere il requisito più emblematico per descrivere, con un sottile filo di ironia, l’epopea trionfalista e caricaturale del duce. Personaggio già “esaltato” agli albori della sua fatale ascesa, si mostrava prepotente, ambizioso, proteso alla conquista del potere ad ogni costo. 

Sempre fuori dagli schemi, sempre al di là dei luoghi comuni, Marco Bellocchio, da autentico Scorpione, sceglie una delle prospettive più inedite, misconosciute, della più volte descritta e inflazionata esistenza del duce.

Ma qui la vita del dittatore rimane quasi sullo sfondo, quel che risalta è il dramma magistralmente dipinto a tinte forti, evocative, allegoriche, delle due vittime della follia del duce, nel riflesso, nuovo, sconcertante, di un’anima davvero brutale.

 

Con la tipica profondità connaturata al suo segno solare, Bellocchio scova un lavoro finemente documentaristico, quello realizzato dal giornalista Marco Zeni che ha diligentemente ricostruito la vicenda della donna catturata da una passione funesta per il duce nei primi anni del secolo scorso.

Ida Dalser (questo il nome della protagonista) fu effettivamente una delle compagne di Mussolini (come svelato nelle memorie della stessa moglie ufficiale, Rachele) ma, forse più di tutte, fu posseduta da una passione divorante, insanabile e infine completamente irrazionale. Una passione che la portò alla morte. Un demone furibondo senz’altro, questo amore-morte, eros-thanatos, che l’accompagnò dapprima nel calvario delle cliniche psichiatriche, spinta dalla polizia segreta mussoliniana (la temibile O.V.R.A.) finendo penosamente la sua esistenza a soli 57 anni.

Sorte peggiore toccherà al figlio del duce (nato dalla Dalser nel momento più fulgido della loro unione) Benito Albino, morto, tristissimamente e di consunzione, in un manicomio della provincia di Milano a soli 26 anni, con la patetica speranza di essere riconosciuto da questo padre infame.

 

Il film è, malgrado la greve trama delle vicende narrate, estremamente poetico e riesce ad essere quasi lieve, umoristico anche, nel descrivere la parabola fatale, illogica, così priva di lucidità e persino di elementare buon senso, di questa coppia, madre e figlio.

Illusi dalla speranza e dalla pretesa di ottenere l’amore (rivendicando il loro ruolo, persino!) da un personaggio insieme così puerile e nefasto quale fu il duce nazionale.

 

In una drammatica scena del film è Ida a rivelarci la sua data di nascita: 20 agosto 1880, ovviamente sprovvista di ora, ma ugualmente utile per noi. Vi possiamo osservare, astrologicamente, come questo Cielo sia tutto un fuoco che incendia paurosamente, una fiamma che divampa e consuma.

Il Sole è in Leone al trigono di un coraggiosissimo, volitivo e intransigente Saturno in Ariete; Mercurio è nel Leone, mentre Giove sfolgora ancora in Ariete. Non abbiamo l’ascendente e la (fondamentale) posizione della Luna (probabilmente nei Pesci, a definire un ruolo da vittima designata) ma l’attrazione per l’uomo maschilista e dominatore, la facilità di lasciarsi catturare dal maschio più tradizionalista e becero che ci poteva essere è, in lei, marcatissima.

Ida aveva anche un salone di bellezza nella Milano di inizi ’900, che puntualmente non esitò a vendere improvvidamente (azione leoninamente scelleratissima!) per finanziare l’ascesa del duce, allora membro ribelle del partito socialista.

 

Come non riconoscere nelle scelte eccessivamente generose della donna i valori Fuoco del suo Cielo?

 

E soprattutto dell’impulsivo, estremista e totalitario Sole in Leone al trigono di Saturno in Ariete?

Un Saturno per niente razionale, data la sua posizione “frenata” in Ariete: è detto astrologicamente “ in caduta”!

Ad aggravare la situazione c’è anche l’ambiziosissimo Plutone, il quale, trovandosi in negativa quadratura col Sole, scatena una sete di potere che si ritorce drammaticamente contro sé stessa, sotto forma di intrighi ai sui danni.

 

L’attitudine ad un lavoro connesso con il corpo, la bellezza, l’estetica, si rintraccia, invece, nella componente Vergine del Tema (Venere, Marte, Urano nel segno). I trigoni che si diramano tra i pianeti in Vergine e due corpi celesti d’impronta generazionale, Nettuno e Plutone entrambi in Toro, danno la misura dell’ossessività di cui soffrì senz’altro la donna, della sua incapacità di cambiar strada quando tutte le strade che lei intendeva seguire apparivano già irrimediabilmente sbarrate, dell’impossibilità caratteriale di saggi “mutamenti di rotta”. Questo suo lato “terrestre” testimonia infine, il duro incaponimento, la testardaggine, l’immobilismo contro tutto e contro tutti (Vergine e Toro segni di rifiuto dei cambiamenti e d’inflessibilità).

Mercurio nel Leone, leso da un quadrato a Nettuno nel Toro, è l’impossibilità della donna a veder crescere il figlio, amatissimo, l’amaro destino di non godere nel vederlo adulto. Benito Albino verrà infatti strappato crudelmente alla madre da bambino e recluso in vari collegi. La madre lo rivedrà solo un’altra volta, quando fuggita in modo rocambolesco (potenza degli indomiti valori Ariete e Leone!) dal manicomio di Venezia dirà al figlio: “Benito non piangere, porto il tuo cuore nella tomba”. Inutile dire che l’incontro sarà drammaticamente breve, dato che Ida sarà presto riagguantata dalla polizia fascista.

 

Di Benito Albino abbiamo i dati per poter erigere il Tema Natale: Milano 11 novembre 1915, ore 8,25, è uno Scorpione con ascendente Sagittario, la profondità e il mistero si uniscono (con risultati ora buoni, ora contraddittori) all’entusiasmo e all’espansività.

Colpisce nel Tema la cupa presenza di un Marte molto negativo nel Leone e in Casa Nona, rappresentate proprio l’ideale “virile” di un padre idealizzato, lontano e amato-odiato (Mussolini era un Leone ascendente Scorpione, descritto benissimo da quel Marte).

 

I trigoni a Stella tra i tre segni d’Acqua (Sole Scorpione-Saturno Cancro-Giove Pesci) fanno pensare ad una personalità magnetica, creativa, intelligente, forse anche dolce e mite (vedi Venere Sagittario congiunta all’ascendente): Benito Albino era un ragazzo infatti colto, sveglio tanto da fare il radiotelegrafista nella Marina militare e spingersi, negli anni Trenta, nella lontana Cina.

Le pesanti lesioni sul Sole in Dodicesima però, da parte di Marte e Urano, purtroppo non lasciano scampo: parlano della reclusione forzata nei collegi, degli incidenti, degli innumerevoli atti di violenza che il ragazzo e l’uomo subirono.

 

Anche Mercurio, leso alla fine della Bilancia e in Casa Undicesima (perdita di equilibrio), al duro quadrato di un Nettuno Leone e Ottava (alienazione per ideali per nulla attuabili), parla ancora chiaro.

Infine, da manuale la posizione della Luna, in Capricorno, severamente opposta a Saturno in Cancro, accentuando la sfavorevole posizione dei due corpi celesti (entrambi in esilio). Benito Albino è esposto alla privazione emotiva ed affettiva a cominciare dall’infanzia, la perdita dell’amore materno è irrimediabile, le ferite martorianti l’animo e il corpo lo accompagnano fino alla morte, la sua solitudine è enorme, devastante.

 

Soffermiamoci infine a scorrere velocemente il Tema del geniale regista, nato a Piacenza il 9 – 11 - ’39 alle 18,30: Scorpione ascendente Gemelli.

Giova notare il bel Plutone (signore per domicilio del segno solare e dell’ascendente per esalazione) in Leone e Casa Terza, faro di un’osservazione penetrante dell’universo circostante (grazie all’arte della Scatola Magica) luce sull’orizzonte passato/presente/futuro fotografato dal cineasta, trasmesso e trasfigurato in messaggio universale (Plutone è in spettacoloso trigono a Venere-Mercurio Sagittario e a un lirico Giove in Pesci!).

 

I due attori, infine, interpretano in modo direi superbo ruoli tanto impegnativi: Giovanna Mezzogiorno (9 – 11 – ’74) il personaggio di Ida, Filippo Timi (25 – 6 – ’74) Mussolini giovane e poi il figlio Benito Albino.

Entrambi si giocano la profondità, l’immedesimazione, il “calarsi fin dentro l’anima del personaggio” dei loro reciproci valori d’Acqua (Scorpione e Cancro ma anche, a ragione dell’identità generazionale, il bel Giove nei Pesci e Saturno in Cancro).

Entrambi hanno una scrupolosa Luna in Vergine (un caso?): ideale per un lavoro di fine cesello, di accuratissima ricostruzione dei personaggi stessi.

Entrambi contano su ottimi rapporti Sole – Saturno (trigono Giovanna, congiunzione Filippo) aspetti che li confermano molto razionali, infaticabili nella professione prescelta e li premiano eleggendoli attualmente come tra i migliori attori del panorama cinematografico italiano.




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