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IL POTERE PERSONALE : CHE COSA È?

a cura di Lidia Fassio
 

Quando si parla di “potere” la maggior parte delle persone pensa a quello politico, economico, militare, ad un potenziale forte che si esprime pubblicamente e attraverso l’autorità; pochi riflettono sul fatto che il potere possa essere prima di tutto qualcosa di interno, di intrinseco che, prima di tutto, serve la persona, la muove e la motiva e poi, se utilizzato bene può servire  una comunità.

 

Cerchiamo allora di comprendere però cos’è il potere che spesso viene confuso con prestigio, carriera, dominio, ecc, mentre, in realtà, non è nulla di tutto ciò.

 

Cominciamo con lo sfatare subito il concetto che sia una funzione negativa; dal momento che l’astrologia ci parla di Plutone come di un Archetipo collettivo, allora dobbiamo pensare che esso sia neutro: né buono, né cattivo, ma semplicemente una potenzialità presente in ogni vita (non solo quella umana) qualcosa che può essere utilizzato in maniera positiva e costruttiva oppure in maniera negativa e distruttiva. Non possiamo dimenticare che proprio Plutone è il responsabile della nostra parte più istintiva, quella che aiuta a garantire la vita in ogni situazione.

 

Come a dire che quando è utilizzato bene è qualcosa a cui ci si può appoggiare, che aiuta a crescere e a rafforzarsi, qualcosa che offre protezione e sicurezza; quando invece viene utilizzato male, allora serve per schiacciare, sottomettere e dominare gli altri, il che indica sicuramente “abuso” che soffocherà la personalità di chi si trova a subirlo, esasperando e contaminando quella dell’abusante.

 

Indubbiamente, come per tutte le altre caratteristiche, incontriamo il “potere” attraverso il rapporto prima con i genitori e, in seguito con gli educatori; essi sono chiaramente “potenti” e soprattutto sono visti come tali da un bambino che, inevitabilmente, si trova a dipendere e quindi a sperimentare cosa significa essere in balia totale di altre persone; è in questo modo che si fanno le prime esperienze di “potere”; più che altro il bambino si trova a sperimentare la dimensione di “non avere potere” e quindi a percepirsi “impotente” per cui, le figure di “potere” saranno quelle che gli permetteranno di introiettare il primo “imprinting”. Questa percezione può essere accompagnata dalla sensazione di aver vissuto bene questa fase e di aver percepito il potere dei genitori come qualcosa di “possibile” di cui lui si poteva fidare, oppure può essere accompagnata da paure, timori e sensazioni molto negative che porteranno a vedere il potere come qualcosa che “distrugge e che vessa”, qualcosa da cui dissociarsi preferendo una situazione di sudditanza oppure, da avere a qualunque costo, schiacciando gli altri.

 

Alla domanda “cosa intendi per potere” molte persone rispondono in modo confuso e il più delle volte lo collegano a forze esterne.. mentre in realtà, almeno da adulti, il potere è del tutto indipendente dall’esterno e l’astrologia ce lo conferma proprio dal momento in cui viene rappresentato dal simbolo di Plutone che, come ben sappiamo, è qualcosa che ha molto più a che fare con le nostre risorse profonde, con l’intento e con  le motivazioni personali che non con il mondo esterno.

 

Indubbiamente, quando possiamo godere di  uno sviluppo regolare tutto ciò che riceviamo dai genitori viene interiorizzato e, in questo modo, comprendiamo bene l’ubicazione di Plutone sull’asse IIa – VIIIa perché tutto va a costruire quelle che chiameremo “risorse interne – casa VIIIa” che derivano però dall’ingoiamento e dal successivo possesso  delle “risorse ambientali – casa IIa”.

 

Chiaramente il modo in cui abbiamo interiorizzato le prime esperienze di potere deciderà il modo in cui lo percepiremo ed utilizzeremo (sperimentando una forte fiducia nelle nostre risorse) oppure se ci scollegheremo da esso delegandolo a qualcun altro (vivendo la piena sensazione di paura e di impotenza); deciderà però anche il modo in cui noi ci rapporteremo con il potere e quindi, se sapremo interagire e relazionarci con le persone di potere, affrontandole e sentendoci paritari ad esse oppure se le odieremo (dissociandoci da esse) o le invidieremo (cercando di distruggerle), o, infine, se ci ribelleremo (combattendolo) e se si,  in quale modo lo faremo (se sotterraneamente o apertamente).

 

Indubbiamente gli aspetti dinamici di Plutone nel tema natale ci parleranno di tutto questo e ci faranno comprendere in modo evidente che tipo di rapporto abbiamo sviluppato con esso: se lo temiamo perché magari lo abbiamo subito in modo negativo da parte delle figure di riferimento attraverso pressioni, intimidazioni e vessazioni; se ci ribelliamo ad esso perché  abbiamo la sensazione di dover sfidare chi ha  potere per sentirci vivi e vitali e ricavare quella sensazione di potenza che all’interno è latitante. Resta ancora una possibilità, quella di delegarlo con l’obbligo di proiettarlo sempre sugli altri, illudendoci di poter comunque godere di questa funzione anche se per interposta persona.

 

Molte donne scelgono questa strada.. si scollegano da Plutone e lo proiettano su figure maschili che, almeno ad un primo approccio, sembrano essere “potenti” ed in grado di ottenere ciò che desiderano e vogliono. Tipico caso quello riportato dalla fiaba di “Barbablù” in cui l’eroina si interessa a lui  - percepito inizialmente come mostro - proprio per il “potere che ha”; un potere che deriva dai suoi “possessi”.  In questa fiaba lei si scollega dal suo potere personale nel momento in cui non si fida delle sue potenzialità e preferisce affidarsi al grande potere di lui vivendolo di riflesso: sarà proprio questa delega a portarla sull’orlo della distruzione che avviene sempre nel momento in cui si rinuncia a sé stessi e ci si affida agli altri.

 

Quando nasciamo siamo costretti a fare una esperienza di “totale impotenza e dipendenza” e, se non possiamo affidarci con facilità e serenità alle persone che hanno potere su di noi, ci sentiremo piccoli, insignificanti e senza alcun valore; le reazioni a questa situazione potranno essere due:

 

-      diventare succubi, pensando di non avere potenzialità e risorse se non attraverso ciò che possono darci gli altri (delegando il nostro potere);

-      cercando di farsi vedere “grandi” assumendo atteggiamenti e comportamenti che apparentemente sembreranno in grado di farci percepire un “falso potere”.

 

Il fatto che Plutone sia un archetipo ci ricorda che ognuno di noi possiede un “potere personale” che, del resto, è anche quello che ci appare sotto forma di “lotta per la sopravvivenza”, qualcosa che troviamo quando siamo veramente in pericolo e ci sembra di non avere più nulla da perdere. Plutone è anche la nostra capacità creativa e generativa e senza di esso non sarebbe possibile dar vita.

 

Sappiamo che Plutone inizia il suo viaggio in casa prima in Ariete, e poi continua in casa terza in Gemelli e, infine, in ottava in Scorpione; tre diverse dimensioni, tre possibilità di esprimere questo potenziale che hanno a che fare con la sopravvivenza e con la struttura della personalità/identità che, deve trovare sé stesso, le sue risorse e i suoi confini.

 

E’ interessante però pensare che Plutone è per due volte in rapporto con Marte e per le altre due in rapporto con Mercurio, due pianeti estremamente diversi tra loro; il primo viene considerato ovunque il suo “braccio destro”, colui che si incarica di eseguire le sue direttive portandole in superficie; è Marte che conquista attraverso la volontà e l’aggressività ciò che Plutone esprime sotto forma di “pulsione”; un altro binomio interessante dove operano i due è quello “amore – potere” e, non a caso, laddove ci sono Marte e Plutone, ci sono come complementari Venere e Proserpina che rappresentano la dimensione dialettica “relazione – amore”, come a dire che i quattro vanno di pari passo, anzi, stando alla ruota zodiacale possiamo dire che il bisogno di sopravvivere (prima forma di espressione plutoniana per poter un giorno pensare di avere “potere”) è prioritario persino al bisogno di essere amati o, al limite si presentano contemporaneamente. Non solo, bisogna anche pensare che Proserpina rappresenta “le risorse che ognuno di noi sente di possedere”; senza queste non si può affrontare la vita e quindi, si finisce per sentirsi “impotenti, senza possibilità”. Questa è la ragione per cui, l’ottava casa dipende in modo chiarissimo ed inequivocabile dalla seconda; se non si è stati “accolti e se non si ha avuto la possibilità di veder soddisfatti i bisogni fondamentali” non ci sarà possibilità di sentirsi forti e di affrontare ciò che la vita metterà di fronte. La sensazione di “impotenza” è dunque una cosa terribile che toglie il diritto ad esistere e lo appoggia fuori, all’esterno, su altre persone il che farà sentire i soggetti in balia del potere e della volontà altrui.

 

Mercurio invece è un pianeta che ha che fare con la “mente”: è il nostro talento riflessivo e comunicativo, ma è anche la nostra vera ed autentica possibilità di dividere i due mondi: quello interno e quello esterno mettendo un confine solido tra i due, distinguendoli e in ultima analisi imparando a creare una relazione tra gli stessi che ci permetta di orientarci e di comprendere ciò che arriva da dentro e ciò che, invece, appartiene al fuori, dunque, “al non IO”.  Non solo perché nella sua posizione in Scorpione, Mercurio si pone come forza mediatrice tra Plutone e Marte regalando così a tutti  la possibilità di mettere una distanza psicologica tra la “pulsione e l’azione”: quella che chiamiamo riflessione o meglio “coscienza”. Lo stato adulto ha molto a che fare con questa possibilità: non c’è modo di avere potere se non si è in grado di comprendere cosa “ci muove da dentro”, poiché, fino a che questo punto non è risolto, siamo in balia dei nostri istinti e delle nostre pulsioni e non possiamo ritenerci indipendenti.

 

Questa constatazione porta subito ad un’altra riflessione che spesso sottopongo agli allievi in modo da aiutarli a collegare i simboli; nella prima parte della ruota zodiacale, ovvero dall’Ariete alla Vergine noi abbiamo Marte che dà il via al tutto: infatti, troviamo Marte in Ariete, Venere in Toro, Mercurio in Gemelli e via di seguito; dalla formazione del primo nucleo di vera identità, (che avviene in Leone), noi troviamo invece i pianeti esattamente in ordine rovesciato ovvero Mercurio in Vergine, Venere in Bilancia e, infine, Marte in Scorpione e via dicendo. Siccome lo Zodiaco altro non è che un “modello”; possiamo definirlo “l’archetipo di come si sviluppano le cose”, allora non possiamo non notare che la vita ha bisogno prima del lato impulsivo ed istintivo in cui l’azione deve essere prioritaria poiché da essa dipende la sopravvivenza in un momento in cui non abbiamo libero arbitrio e volontà; solo in un secondo momento diventano fondamentali la riflessione e la valutazione che devono assolutamente precedere l’azione. Questo momento giunge dopo che si comincia a “conoscere i propri limiti e le proprie potenzialità”; a quel punto si può scegliere e si può essere responsabili delle stesse.

 

Ed ecco infatti che Mercurio si situa proprio nel segno dello Scorpione che ha dalla sua parte la capacità di percepire la pulsione, di analizzarla e poi di decidere se agirla,  trattenerla o, al limite, sublimarla.

Quanto sopra ci fa pensare che il potere deve essere utilizzato coscientemente, dopo aver sviluppato reali capacità di discriminazione, etica personale e scelta il che significa che ci deve essere un IO consapevole in grado di comprendere le motivazioni e di dirigerle tenendo conto dei valori di fondo che si sono andati formando; in caso contrario, tutto rimane confinato al regno dell’inconscio e alle pulsioni che, ovviamente, sono ambivalenti, non hanno etica e neppure capacità di scelta e spesso prevaricano una ragione e un Super Io fragili.

 

Ovviamente, il fatto che gli uomini abbiano sempre avuto l’opportunità di utilizzare il loro potere personale ha fatto si che abbiano una maggior dimestichezza e che siano maggiormente in grado di gestirlo e di esprimerlo; agli uomini è richiesto di “avere potere”; si usa ancora adesso utilizzare un termine preciso che, manco a dirlo, si rifà agli attributi di Plutone: un uomo per essere considerato tale doveva e ancora oggi deve dar prova di “possedere questi attributi” che simboleggiano coraggio e determinazione che permettono  di agire in base a determinati standard che comprendono la forza, soprattutto quella morale e psicologica e il potere.

Le donne in questo sono state maggiormente svantaggiate e così hanno imparato a non usare il loro potere direttamente poiché, questo spaventava e spesso faceva perdere il consenso dei maschi. Gli uomini temono le donne di potere, le considerano rivali: spesso amano averle al fianco da un punto di vista professionale, ma non le vogliono compagne. Forse, gli uomini si giocano molta ambivalenza in questa situazione poiché, da un lato desiderano comunque compagne all’altezza della situazione ma poi temono fortemente di essere in loro balia.

 

In questa situazione tuttavia, il potere non si è certo ritirato, ma ha cercato strade alternative per esprimersi: oggi chiunque è in grado di riconoscere certe armi tipicamente femminili che tendono alla manipolazione e alla seduzione sessuale; vere e proprie forme di “potere” atte ad ottenere ciò che si vuole, senza però agire direttamente, spesso anche senza chiedere ma utilizzando armi improprie che portano a risultati eccellenti anche se “poco etici”.

 

La donna, nei secoli, è diventata “maestra” nell’uso di certe potenzialità, le ha coltivate e sviluppate e così, in qualche modo, Plutone si è manifestato anche in lei in modo sotterraneo, creando negli uomini quella strana  sensazione di “attrazione repulsione” che tanto li lacera quando, da un lato sono attratti dalla promessa di poter essere “sedotti” ma, dall’altro, temono fortemente questo tipo di energia ambigua che non conoscono e da cui spesso non sanno difendersi.

 

Nel tempo le donne si sono rese conto del “potere che avevano sul mondo maschile” ma, soprattutto nella nostra epoca stanno pian piano comprendendo che questo potenziale, prima ritenuto meraviglioso, è invece  ciò che ancora le rende prigioniere di sé stesse e di quel  “dover sempre piacere” senza mai poter esprimere pienamente i propri valori e la propria volontà: un prezzo molto elevato che, forse, non vale più la pena di pagare. Sono sempre di più che le donne che rinunciano a questo tipo di seduzione plutoniana pensando che è un’arma a doppio taglio poiché i loro compagni la vivono sempre con “ambivalenza”, esattamente come  “in modo ambivalente” del resto viene agita.

 

In ogni caso, nessuno, uomo o donna che sia, può fare a meno di “usare il  potere personale” perché, senza di esso si è succubi di qualsiasi situazione e non c’è possibilità di poter sviluppare una sana identità ed una autonomia.

 

Il  “potere” è un’energia difficile da esprimere per chiunque, ma ancora di più dal mondo femminile che fatica ad utilizzare in modo chiaro e diretto, da un lato perché vi sono difficoltà storiche ed oggettive che hanno portato le donne a non poter sviluppare e coltivare in modo aperto il loro “potere personale” e a doverlo quindi “delegare” ad una figura maschile (padre, marito, maestro spirituale) per cui nella loro vita e nei loro temi natali spesso lo si trova “proiettato” e, dall’altro, perché è comunque più difficile per un soggetto femminile esprimere in maniera naturale un potenziale energetico – peraltro molto inconscio - che appartiene all’area “maschile”. Così, il potere nel mondo femminile è passato per buona parte nell’ombra esprimendosi in modo poco diretto ed ambivalente (così come è accaduto a Marte per tanto tempo, anche se quest’ultimo pianeta, essendo personale è comunque stato maggiormente accettato di Plutone).

 

Storicamente le donne non hanno mai goduto della possibilità di avere un potere “pubblico” che potesse essere riconosciuto ed espresso e, pertanto, si sono adeguate a viverlo in modo più sotterraneo oppure, proiettato sui partners o, come unica vera possibilità del passato, sui figli maschi. La storia è infatti piena di “madri onnipotenti” che hanno spinto i loro figli a coltivare ambizioni combattendo per ottenere posizioni di prestigio che soddisfacessero e riscattassero anche la sete di potere della loro madre.

Molti re ed imperatori sono diventati famosi per essere stati spinti da madri terribili ed insaziabili, che non  permettevano al figlio di governare se non  assoggettarsi agli infiniti consigli della genitrice.

In fondo, un figlio maschio potente poteva mettere in luce le qualità materne e, in qualche modo, fa brillare anche chi non poteva apparire e tanto meno governare; in questo modo le donne si sono abituate a portare le loro ambizioni e il loro desiderio di potere nell’ombra e a viverlo per interposta persona.

Non a caso, ogni volta che si guarda il tema di un uomo potente è opportuno guardare la sua casa decima perché ci può dare informazioni sull’eredità psicologica materna e sul suo “non vissuto” che resta sedimentato in attesa di prendere vita; investigando su ciò che esprime questa casa è possibile capire se il soggetto sta agendo i propri contenuti coscienti oppure quelli inespressi nella madre.

 

Del resto, il “potere” per esprimersi ha bisogno di spazi adeguati, di occasioni in cui provarsi, testarsi e  sentirsi forti; ha bisogno di campi in cui agirlo, esercitarlo e farlo valere e, in passato, le donne nella storia  hanno avuto quasi esclusivamente la dimensione casalinga per esprimersi e sicuramente resta un ambito  ristretto e ridotto che di certo non può competere con le possibilità che offre la posizione esterna, pubblica, visibile e riconosciuta.

Oggi le donne potranno sperimentare questa dimensione e, forse, la scoperta di Eris ci dice che potremo appropriarci di un nuovo archetipo che potrebbe mostrare un nuovo modello di utilizzo del “potere”, questa volta femminile.




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